Friedrich Hölderlin, poeta e pensatore tedesco (1770-1843), è ricordato soprattutto per i suoi componimenti poetici di straordinaria intensità, in cui emerge il tema dell’amore, della giustizia e della sacralità della natura. Tuttavia, accanto alla poesia, il suo pensiero filosofico ed educativo merita un’attenta considerazione, in particolar modo nell’epoca odierna. Hölderlin, infatti, concepisce l’educazione come un processo profondamente umano e spirituale, nonché «una circostanza favorevole alla formazione dello spirito e del cuore» (F. Hölderlin, Prose, teatro e lettere, Mondadori, Milano 2019, p. 902). Esercitando la professione di precettore privato in diverse località tedesche, egli elabora un’idea di educazione fondata sulla centralità della libertà interiore: educare, per Hölderlin, significa anzitutto educare il proprio allievo a «divenire un essere umano» (ivi, p. 901).
Questo principio è rivoluzionario se si considera il contesto storico in cui Hölderlin si forma e opera. La cultura del tempo, situata nell’epoca di transizione dall’Illuminismo al Romanticismo, era ancora fortemente influenzata da modelli autoritari e dogmatici, che concepivano l’educazione come trasmissione verticale di conoscenze e valori. Hölderlin ne fa esperienza diretta presso il seminario teologico di Tubinga, prestigioso istituto scolastico in cui si forma durante la giovinezza ed in cui erano frequenti punizioni, vessazioni e rigidi controlli. Contro questa visione, Hölderlin propone un modello pedagogico in cui l’educazione non è semplice apprendimento, ma crescita integrale dell’individuo.
Hölderlin crede che ogni essere umano possieda in sé una tensione verso l’armonia, ossia verso una pienezza che unisce arte, pensiero e sentimento. L’educazione, dunque, la quale deve risvegliare e non soffocare questa tensione, possiede il compito di condurre alla consapevolezza che «gli spiriti devono comunicarsi l’un altro ovunque si muova anche un solo soffio vitale, congiungersi con tutto quanto non debba essere respinto» (ivi, p. 978). Non si tratta di modellare l’individuo imponendogli uno schema precostituito, ma di accompagnarlo nel processo di realizzazione di sé. Inoltre, l’educazione non rappresenta per l’autore un semplicemente processo formativo e accademico, ma un cammino di piena realizzazione etica, morale e spirituale basato sull’autonomia di pensiero, la consapevolezza emotiva e una relazione orizzontale tra l’allievo ed il maestro, in cui entrambi hanno ampie possibilità di crescita.
In questa prospettiva, il ruolo dell’educatore cambia radicalmente: non è più colui che trasmette certezze, ma colui che stimola il dubbio, invita al confronto, sollecita la riflessione personale. È una guida, non un padrone. È colui che fornisce ai più giovani gli strumenti per interpretare loro stessi ed il mondo circostante, educando all’amicizia, all’amore, alla bellezza e alla responsabilità. Allievo e maestro, secondo Hölderlin, si trovano in una relazione di reciproco, sincero e fiducioso scambio che permette ad entrambi di condividere le gioie e la fatica dell’esperienza educativa.
Elemento essenziale di questo approccio è la poesia. Essa, infatti, secondo l’autore non è solo un esercizio stilistico, ma una forza educativa che modella l’anima, forma il pensiero e orienta l’agire. In questo senso, la poesia libera dalle rigidità concettuali è capace di aprire orizzonti nuovi. Nella visione del poeta tedesco, il poeta non rappresenta un artista che scrive versi per diletto, bensì diventa un educatore del popolo, a cui insegna l’importanza della libertà e di un’autentica comunione con la natura e tutta la comunità di esseri viventi che vi abita. La parola poetica, infatti, custodisce la memoria del passato e annuncia la speranza per il futuro. In questo senso, dunque, la poesia hölderliniana è parte integrante di un ambizioso progetto politico e spirituale, volto alla formazione di cittadini consapevoli, in grado di vivere nel rispetto della dignità del prossimo.
In un contesto moderno segnato da alienazione e frammentazione, l’approccio educativo di Hölderlin appare sorprendentemente attuale. La sua fiducia nella possibilità di un’educazione interiore, lenta e profonda, si oppone alla logica dell’efficienza e della standardizzazione che domina spesso i sistemi educativi contemporanei. Pensare da sé, oggi, significa anche resistere alla superficialità e alla passività intellettuale. Significa riscoprire il valore del pensiero critico, del dialogo tra ragione e sentimento senza mai rinunciare alla meraviglia del pensare. E in un tempo che fa leva sulla velocità e la semplificazione, leggere Hölderlin ci aiuta a ricordare che educare è un atto d’amore e di fiducia, un gesto che semina libertà e consapevolezza nel cuore dei più giovani.
NOTE
[Photocredit Emmanuel Ikwuegbu via Unsplash.com]