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Per dieci minuti (Chiara Gamberale)

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca o colore dei vestiti,
chi non rischia,
chi non parla a chi non conosce.
Lentamente muore chi evita una passione,
chi vuole solo nero su bianco e i puntini sulle i
piuttosto che un insieme di emozioni;
emozioni che fanno brillare gli occchio,
quelle che fanno di uno sbaglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti agli errori e ai sentimenti.

Così recita la meravigliosa “Lentamente muore” di Pablo Neruda.

Cosa uccide più di tutto l’individuo?

Gli schemi. La routine. L’incapacità di pensare che ci siano alternative per cambiare una sequenza quotidiana che conosciamo fin troppo bene.

Ripetere i medesimi gesti ci porta a non notarli più; diventano usuali, lo diventano a tal punto da non catturare la nostra attenzione, a smettere di farci vivere per portarci ad una mera sopravvivenza.

Nel mio schema più consueto, nei miei giorni più grigi e uguali tra loro, ho avuto l’occasione di leggere un libro che mi piace definire “rivelatore”: “Per dieci minuti” di Chiara Gamberale. Scrittrice di ultima generazione, la lettura dei suoi libri mi aveva già appassionato da tempo.

Quando ho letto quest’ultimo lavoro non sono rimasta soltanto colpita, mi sono convertita ad uno stile di vita nuovo, originale rispetto al mio schema mentale, pieno di nuovi spunti e scarico da ogni tensione. Trasformare le mie ansie emotive in emozioni pure: la scoperta è sintetizzabile in questo.

Chiara, protagonista del romanzo, sta attraversando un periodo difficile della sua vita; la rottura con un marito che c’era da sempre, la perdita di un lavoro che scandiva le sue settimane, l’incapacità di ritrovare se stessa. Proprio per questo, la sua psicanalista le propone un gioco; poco comune, difficile da portare avanti con costanza, da fare ogni giorno, ma rendendolo sempre diverso al tempo stesso.

“Le va di fare un gioco?”

“Quale?”

“Per un mese, a partire da subito, per dieci minuti al giorno, faccia una cosa che non ha mai fatto. Una qualunque. Basta che non l’abbia mai fatta”.

“E poi, dottoressa, alla fine che succede? Avrò indietro la mia vita?”

“Ne riparliamo fra un mese, Chiara. Intanto giochi, si impegni e non bari, mi raccomando”.

Chiara inizia a giocare. Ogni giorno cerca un gesto mai compiuto, una novità mai considerata, un attimo di vita nuovo, una sensazione mai provata. Balla hip-hop, cucina pancakes, frequenta mercatini dell’antiquariato, fa amicizia con sconosciuti, sorride dopo tanto tempo. Un sorriso di quelli veri, scatenato dallo stupore di riuscire a godersi ancora ciò che la vita ci offre di bello.

Le conseguenze alle novità di Chiara sono inaspettate. Quei dieci minuti “diversi”, o meglio, originali perché mai vissuti prima, diventano una necessità del suo vivere quotidiano.

Non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza di cambiare,

sosteneva Eraclito.

Altrimenti ci si spegne, la luce del nostro star bene lascia spazio alla noia, alla pigrizia. Il dolore del momento ci affligge maggiormente, la paura ci invade in ogni momento di debolezza, l’insicurezza fa da padrona e gioca con l’instabilità.

Leggere “Per dieci minuti” equivale a colorare la propria giornata di novità sconsiderate e inaspettate.

Diventiamo inconsueti, egoisti nel trovare una felicità che sia soltanto nostra, poco mediocri negli obiettivi e ostinati nei sorrisi.

Di dieci minuti in dieci minuti, creiamo ciò che non sembrava appartenerci. Per essere migliori, per scoprire la parte più nascosta di noi, per apprezzare l’arte e la lettura, compagne di una vita che richiede di possedere quel qualcosa in più.

Che siano dieci minuti, o, meglio ancora, tutta la vita.

Cecilia Coletta

[Immagini tratte da Google Immagini]

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