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Mamma? No grazie.

Sono stata dal ginecologo oggi. Era una semplice visita di controllo annuale, una sorta di tagliando. Non mi sarei mai aspettata di affrontare con lui una decisione, o meglio una scelta, così importante della mia vita. È vero, potevo aspettarmi una simile domanda da parte sua. Ho trentacinque anni, il mio orologio biologico muove le sue lancette con moto inesorabile. Se volessi dei figli nel mio futuro prossimo forse questo sarebbe il momento di pensarci in modo più concreto. Nonostante questo, la nostra conversazione oggi mi ha spiazzata.

“Allora, Sara? Che tipo di programmi abbiamo per il futuro? Vogliamo avere dei figli?”

Una semplice domanda, in un certo senso “dovuta” visto il suo ruolo professionale. Una semplice risposta quella che avrei dovuto dare: no.

La risposta sarebbe dovuta essere molto semplice, visto che è una scelta su cui ho già riflettuto e preso la mia decisione. Invece mi sono trovata a biascicare qualcosa d’incomprensibile mentre navigavo nell’imbarazzo più totale. Ecco, questo mi ha spiazzata. Perché io avrei voluto rispondere che no, dottore, figli io non ne voglio. Penso di non averne mai voluti e non li voglio nemmeno adesso. Penso che ci siano tante cose nella vita da fare e per me diventare madre non è fondamentale per essere felice o soddisfatta. E non si tratta di realizzarmi professionalmente, perché penso che le due cose non siano in alternativa, ma semplicemente concepisco la maternità come una scelta e non come il destino di tutte le donne.

Mi ha dato molto fastidio non essere riuscita a rispondere in modo così risoluto al mio medico. La verità è che ogni volta che esprimo questi concetti mi sento incompresa. Mi sembra di suscitare sospetto e diffidenza nelle persone che ho davanti, quasi fossi contro natura. Mi sono sentita anormale, sbagliata, un mostro molte volte parlando di questo. Eppure io penso che essere donna non voglia dire solo essere madre. Io penso che donna voglia dire un’infinità di cose, tra cui anche l’essere madre, se lo si vuole. Sono donna anche se non partorisco.

Penso solo che sia giusto poter essere libera di scegliere affidandomi al diritto di contraccezione, compresa quella di emergenza, e all’aborto piuttosto che diventare madre perché mi ci sento costretta e trovarmi con questo disagio enorme da gestire – oltretutto da sola, perché in questa società non è permesso, a una donna che è appena diventata madre, di non esserne felice ed entusiasta. Io penso che ci siano donne che per le più disparate ragioni -culturali, economiche e sociali- non vogliono essere madri e che hanno tutto il diritto di essere ciò che vogliono essere o non-essere senza per questo sentirsi sbagliate.

Ricordando le parole di Oriana Fallaci:

Essere mamma non è un mestiere. Non è nemmeno un dovere. È solo un diritto fra tanti diritti.

Sono sempre più numerose le donne che decidono di non avere figli. Guardando ai dati statistici sono ben dieci volte più numerose rispetto a cinquant’anni fa e l’Italia detiene il primato europeo. Nonostante questo è una scelta che appare ancora oggi strana e incomprensibile, quasi fosse un tabù essere donna scegliendo di non essere madre. Un pregiudizio frutto di una cultura che definisce il ruolo che le donne devono interpretare, di una retorica di maternità e procreazione, di stereotipi sessisti. Non sono a giudicare le motivazioni intime di una scelta così privata, sono a rivendicare nel 2015 il diritto di una donna a non essere madre senza essere giudicata, a rivendicare il diritto alla libertà di poter essere come si vuole.

Le ali spiegate rendono felici.

Giordana De Anna

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[Immagini tratte da Google Immagini]

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