Home » Rivista digitale » Filosofia pratica » Mondo » Con Camus contro la pena di morte per una giustizia più umana
morte

Con Camus contro la pena di morte per una giustizia più umana

Sebbene, per emancipare l’umanità dalla condizione dell’homo homini lupus e della vendetta privata, molti Stati si siano dotati di ordinamenti rispettosi della dignità e dei diritti inalienabili dell’uomo, in Paesi come Cina, Iran, Arabia Saudita, Iraq, Pakistan e Stati Uniti persiste la pratica barbarica della pena di morte e, secondo i report di Amnesty International, con un aumento sconcertante delle esecuzioni. 

Le astratte statistiche si riferiscono a persone, a vite interrotte da un perverso senso della giustizia, che pretende di salvaguardare il diritto alla vita con la medesima legge che, paradossalmente, lo nega. Nonostante sia innegabile la necessità di punire i criminali per preservare l’ordine pubblico, non si può ignorare l’insensatezza e la brutalità della giustizia che, attraverso una dura simmetria, risarcisce la vita della vittima con quella del criminale. Se, adottando legalmente metodi di esecuzione, che vanno dalla «lieve frescura sul collo» (A. Camus, Riflessioni sulla pena di morte, SE, 1993, p. 2) del dottor Guillotin, alle impiccagioni, fino alle sedie elettriche e alle iniezioni letali, «la giustizia suprema non offre che occasioni di vomito all’uomo onesto posto sotto la sua protezione, appare difficile sostenere che essa sia destinata […] ad accrescere la pace e l’ordine in seno allo Stato. È invece evidente che essa non è meno ripugnante del delitto.» (ibidem).

Con queste parole forti e di un’attualità sconvolgente, indirizzate alla Francia del 1957, che ricorreva ancora alla ghigliottina, il filosofo Camus ci consente di riproporre una serie di inderogabili interrogativi: la giustizia che prescrive la pena di morte preserva la sua integrità? Lo Stato che adotta la condanna capitale contro i crimini non diventa esso stesso criminale? Come può la fallibile giustizia umana arrogarsi il diritto di decidere chi deve vivere e chi deve morire? Esistono giustificazioni eticamente valide per il perseguimento di questa barbarie, che molti Stati hanno consegnato alla discarica della storia?

A chi appoggia la pena di morte, argomentando sull’esemplarità del castigo, Camus risponde sottolineando l’assenza di un legame certo tra l’abolizione della pena di morte e l’incremento della criminalità e facendo notare, anzi, che spesso «la potenza dell’intimidazione [della pena di morte] agisce unicamente sui timidi non destinati al delitto» e «suscita un fascino morboso» sugli «irriducibili sui quali vorrebbe precisamente agire» (ivi, p. 8).

Se la pena di morte sanziona senza prevenire, la giustizia di cui è l’emanazione, evidenzia Camus, non ricade forse nell’arcaica pratica della vendetta, nella primitiva norma del taglione, che perpetua, anziché interromperlo, il ciclo della violenza? Con una differenza che «se l’assassinio è nella natura umana, la legge non è fatta per imitare o riprodurre questa natura. È fatta per correggerla.» (ivi, pp. 11-12). Lo Stato che adotta legalmente la pena di morte ha solo apparentemente sublimato l’istinto omicida, poiché, dietro la facciata razionale dell’azione legale, persiste il dominio dell’irrazionalità. Condannando a morte un individuo, lo Stato risponde al crimine con un crimine ancora più atroce, poiché infligge due morti. E la prima, che è quella causata dalla sofferenza e dalla paura dell’attesa impotente, solitaria e macerante, è più terribile della seconda provocata dall’esecuzione. «Paragonata a questo supplizio la legge del taglione appare ancora come una legge di civiltà. Non ha mai preteso che si dovessero cavare entrambi gli occhi a chi aveva reso cieco di un occhio il proprio fratello.» (ivi, p. 14).

Il risarcimento della società lesa non dovrebbe avvenire facendo scontare il male con il male, applicando la giustizia retributiva dell’occhio per occhio, bensì ricorrendo alla più umana e costruttiva giustizia riparativa, prevista dalla nostra Carta costituzionale (art. 27, comma 3). Quest’ultima rispetta la dignità del colpevole, poiché mira, oltre che alla punizione, alla sua rieducazione, al recupero etico-sociale, a ripristinare il senso di equità, per consentirgli l’opportunità della redenzione, del riscatto. Gli offre la speranza nel reinserimento sociale, permettendogli azioni riparatrici, di compiere «quel bene che compenserà, almeno in parte, il male seminato nel mondo.» (ivi, p. 21).

Inoltre, considerando la definitività della pena di morte, Camus si chiede: È giusto pretendere di punire una colpevolezza che è sempre relativa con un castigo assoluto e irreparabile? «Chi può garantirci che nessuno dei giustiziati fosse recuperabile? […] che nessuno fosse innocente?» (ivi, p. 17). La possibilità dell’errore permane. La giustizia umana è fallibile e pecca di presunzione e di mancanza di umiltà quando si erga a giudice supremo. 

Nella nostra esistenza tutti abbiamo commesso errori e azioni sbagliate. Nessuno è completamente giusto; ci sono solo individui più o meno dotati del senso di giustizia. Nell’esperienza comune dell’errore e dello smarrimento, allora, Camus chiede di dare voce alla solidarietà, intrinsecamente legata alla «compassione, [intesa come] sentimento dell’universale sofferenza e non come frivola indulgenza» (ivi, p. 19). Anche all’individuo più abietto dovrebbe essere sempre offerta la possibilità di redenzione, di riscatto con la stessa dedizione di un fratello che aiuta il proprio fratello a sollevarsi dall’abisso in cui il crimine lo ha precipitato.

 

NOTE
Photocredit Mathew MacQuarrie via Unsplash

Marilena Buonadonna

Marilena Buonadonna

Solare, determinata, poliedrica

Mi chiamo Maria Buonadonna, anche se per tutti sono Marilena. Ho studiato musica fino a quando sono stata folgorata dalla filosofia, la passione della mia vita, che mi ha condotta a laurearmi con lode a 21 anni, con la tesi dal titolo Filosofie della natura ed etica ambientale. Dal 2005 insegno filosofia e storia a […]

Gli ultimi articoli

RIVISTA DIGITALE

Vuoi aiutarci a diffondere cultura e una Filosofia alla portata di tutti e tutte?

Sostienici, il tuo aiuto è importante e prezioso per noi!