Cara Amica mia, inizio così la mia lettera, perché oggi – come mai prima – sento di poterti chiamare Amica.
Non è iniziata esattamente così tra noi due, non è stato “amore a prima vista”, non c’è stata intesa da subito e non c’è stata nemmeno quella che di solito mi piace chiamare empatia.
Siamo state nemiche, cara Amica mia. Siamo state nemiche per anni, potrei dire. Ne ricordo il motivo con precisione, ricordo quanto era difficile sopportare la presenza l’una dell’altra.
Ricordo il male che devo averti fatto e ricordo le parole pesanti che mi hai rivolto. Insulti e disprezzo, apparentemente il nostro “rapporto” si limitava a questo. Qualcosa non ci permetteva di esserci simpatiche; qualcosa o qualcuno, questo lo sai perfino meglio di me.
Ma non è questo ciò che oggi voglio raccontarti; quello di cui mi interessa parlare, infatti, è la seconda parte della nostra conoscenza.
Da esseri umani quali siamo, ancorati alle nostre convinzioni, trascorriamo anni ad abbracciarle per farle nostre, anche se non ci appartengono totalmente. Decidiamo che una situazione è tale e la definiamo in un certo modo da qui a “per sempre”, o meglio, ad un tempo indeterminato che non ci permette di oltrepassare i nostri limiti.
Non ci si mette in discussione, Amica mia, non si rinuncia all’orgoglio di donne, a quella rivalità vittima di sciocche contese.
Non ci si guarda, ci si critica.
Non ci si parla, si ribatte.
Non ci si analizza, ci si disprezza.
E non ci sono chiarimenti che tengano, non ci sono appuntamenti a quattr’occhi. C’è la guerra a livello di network, c’è l’aria di disprezzo che si respira, c’è la netta divisione.
Eppure un giorno, Amica mia, un giorno che sembrava come gli altri ed invece non avrebbe mai potuto essere più diverso, un giorno ci siamo stancate di criticarci. Perché abbiamo imparato ad ascoltare.
Quanto avevo sentito parlare di te, senza mai sentir parlare te.
Improvvisamente, davanti a quel caffè capitato per caso, sentivo parlare una persona così simile a me da spaventarmi quasi.
Avevo trascorso quegli anni ad odiare una persona che faceva i miei stessi pensieri e ragionamenti?
Raccontarci le nostre vite, quelle che conoscevamo soltanto per bocche di terzi. Quelle vite davvero vissute che non avremmo mai pensato di poter condividere.
Ricordo che ad un certo punto abbiamo espresso un’esclamazione all’unisono. E da quell’attimo di imbarazzo per essere state così sprovvedute da non renderci conto prima di quanto avessimo in comune, abbiamo cominciato a ridere.
Abbiamo riso per minuti, credo, non saprei quantificare il tempo preciso.
Erano due risate vere, che era bello sentire. Assonanza, comunicazione, abbattimento di un muro innalzato con troppa cura e altrettanta superficialità.
Di quante cose si convince l’uomo?
“Ha convinzioni solo chi non ha approfondito niente”, sosteneva Emil Cioran. Ci convinciamo che non ci piace una cosa o che ci deve piacere un’attività.
Ci convinciamo di un’idea o di un risultato a cui non ci interessa arrivare. Ci convinciamo per rabbia o per costrizione. Per inerzia, per noia, per non essere andati a fondo come avremmo dovuto.
Era stato un errore, Amica mia. Era stato un grosso – perdonabile – errore. Ci eravamo convinte di essere nemiche, quando invece avevamo perso qualche anno in più per essere Amiche.
A quel caffè ne sono seguiti altri, e non è stata un’amicizia come le altre. Perché, si sa, non ci si butta a capofitto in un voler bene quando fino a cinque minuti prima era un odio “convinto”.
Abbattendo le convenzioni, è venuta meno la nostra convinzione.
Un giorno alla volta, ho imparato a conoscerti un giorno alla volta, Amica mia.
Ho imparato ad apprezzare ogni lato del tuo carattere, ho imparato ad apprezzare te. Ho conosciuto ciò di cui tanto parlavo senza conoscere. Ho visto ciò che non conoscevo creando un’idea che fosse finalmente mia.
E oggi, Amica mia, oggi ci rido su quando mi chiedono se ti odio ancora.
Oggi rido se mi chiedono come ho potuto cambiare idea.
Perché, nel conoscerti, mi sarebbe stato impossibile continuare ad odiarti”.
Una delle cose belle che la vita regala ogni giorno, è proprio l’amicizia. Di tante forme e colori, un’amicizia vera difficilmente muore.
Può non essere colta in principio, può non essere vissuta per un periodo, può allontanarsi dalla nostra vita temporaneamente, ma non ci lascia mai.
Si perdono amici che apparentemente ci sono sempre stati, si trovano amici che chiamavamo con insistenza nemici.
In ogni vita ci sono amicizie che non possiamo tradire.
Amir – Il cacciatore di aquiloni
Cecilia Coletta
[immagini tratte da Google Immagini]