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L’empatia come comprensione dell’altro e di sè

Empatia, come il suo equivalente tedesco, Einfühlung, è una parola complessa, da usare con cautela perché molto spesso viene usata a sproposito, equivocando e inducendo in equivoco. Simpatia, compassione, comprensione, partecipazione, sono espressioni che si avvicinano molto ma possiedono un senso decisamente più debole.

Empatia sembra indicare un qualcosa in più, un qualcosa di più profondo, un “entrare dentro” negli stati d’animo degli altri, più che un semplice partecipare.

Con Husserl l’empatia “viene a costituire la via per mezzo della quale il soggetto sperimenta l’esistenza di soggetti altri” definendo la parola un penoso enigma.

Sarà la sua allieva Edith Stein a darne una nuova accezione, non considerandola più un enigma bensì un problema. Ci troviamo di fronte ad una sfida molto più grande: prendere coscienza dell’alterità incancellabile che sussiste tra soggetti diversi.

L’empatia si “mette in contatto con un’emozione altrui, dolorosa o di altro tipo, ma non è identificabile con la partecipazione emotiva, la condivisione di un affetto o con altre forme particolari di comunicazione con gli altri. Essa è piuttosto la via (…) per accedere all’intera persona dell’altro e rappresenta quindi la condizione di possibilità dei sentimenti di simpatia, amore, odio, pietà, compassione, nonché delle molteplici forme di comprensione degli altri

In questo modo la Stein intende chiarire “l’essenza dell’atto che sta alla base di tutte le forme attraverso le quali ci accostiamo a un altro”. In tal senso diventa l’elemento che indica l’ambito di esperienza entro il quale si danno le molteplici forme del sentire l’altro, l’amicizia, l’amore, la compassione, l’attenzione, la cura e il rispetto

Potremmo considerare l’empatia come quel movimento che ci proietta presso l’altro, per renderci conto di ciò che l’altro sente, viviamo con lui quelle stesse sensazioni con intensità pur sapendo che non si tratta del nostro mondo; non tanto movimento di assoluta identificazione quanto piuttosto un reale accesso alla realtà vissuta dell’altro.

L’empatia è acquisizione emotiva della realtà del sentire altrui

Possiamo individuare due momenti centrali di questo movimento: quello percettivo-cognitivo nel quale ci rendiamo conto di come pensa e sente l’altro, e quello pratico-morale in cui noi condividiamo e viviamo quello che l’altro sente. Non si tratta però di sentire, vivere e percepire esclusivamente le esperienze altrui ma in quest’incontro noi rielaboriamo le nostre esperienze, il nostro vissuto, le nostre emozioni a partire dal meccanismo di riconoscimento con l’altro.

il comprendere è il ritrovamento dell’Io nel Tu

 Wilhelm Dilthey individua nella comprensione, e quindi nell’interpretazione dei significati, il momento in cui noi trasformiamo le nostre esperienze, assumiamo nuovi punti di vista e rivalutiamo il nostro vissuto; in questo modo nella dinamica empatica noi comprendiamo noi stessi proprio a partire dall’osservazione interiore in atto

Empatia non è soltanto un mettersi nei panni dell’altro o vedere il mondo con gli occhi dell’altro ma è una questione di affettività profonda, nella quale noi siamo totalmente inseriti e coinvolti. Noi non guardiamo l’altra persona dall’esterno e quindi come un oggetto ma lo riconosciamo come soggetto d’esperienza.

L’empatia ci porta all’idea di un comune destino, di fragilità, di dipendenza, di bisogno dell’altro poiché in essa avviene un mutuo riconoscimento

Laurea Boella

Elena Casagrande

[Immagini tratte da Google Immagini]

Elena Casagrande

mountain lover, sognatrice, altruista

Sono nata a Conegliano nel 1992 e da sempre ho una grande passione per la natura, gli sport all’aria aperta e per la montagna. Dopo il liceo scientifico ho scelto di studiare filosofia all’Università Ca’ Foscari Venezia e mi sono bastati pochi mesi di lezioni per capire che la filosofia meritava qualcosa di più che […]

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