Home » Rivista digitale » Cultura » Che cosa fa di un oggetto, “un’opera d’arte”?

Che cosa fa di un oggetto, “un’opera d’arte”?

 Di tutte le cose, oggetti o prodotti con cui entriamo in contatto ogni giorno, ne notiamo alcuni per la loro bellezza, altri per la loro bruttezza, altri ancora ci rimangono indifferenti. Solamente di alcuni, però, possiamo dire essere delle “opere d’arte”. A chi non è capitato di entrare in un museo o in una galleria d’arte e dinanzi ad una tela squarciata o di fronte ad un’istallazione di semplici sedie da tavolo, chiedersi: perché tale realizzazione viene considerata opera d’arte? Le opere d’arte si possono riconoscere per qualche proprietà specifica? Sono tali in modo indipendente o perché deciso da esperti? E ancora, sono tali in ogni epoca storica o sono frutto del loro tempo storico?

Domande che diventano ancora più rilevanti se consideriamo opere quali la famosa Fountain firmata R.Mutt, di Marcel Duchamp, del 1917, un semplice orinatoio, o ancora 100 Brillo Boxes di Andy Warhol, costituita da una serie di scatole contenenti spugnette abrasive utilizzate per pulire le pentole, o più in generale tutti i ready-made che pian piano si sono insediati in diversi musei del mondo.

È chiaro che si tratta di oggetti qualsiasi, selezionati dalla realtà quotidiana, opere puramente concettuali, che aboliscono qualsiasi valore alla manualità e tecnica dell’artista. La bellezza in questione non è più, dunque, qualcosa di percepito tramite i nostri sensi, ma è qualcosa che va oltre le nostre proprietà sensibili e percettive.

Ciò che alla fine fa la differenza tra una scatola Brillo e un’opera d’arte che consiste in una scatola Brillo è una certa teoria dell’arte 

scrive Arthur Coleman Danto, filosofo analitico e artista;

è la teoria che la assume nel mondo dell’arte, e la preserva dal ridursi all’oggetto reale che è.

Quello che Danto intende dirci è che, l’oggetto, una volta “trasfigurato” in un’opera d’arte, assume precise proprietà relazionali, che sono strettamente connesse con ciò che Danto chiama “Mondo dell’Arte”, costituito da istituzioni, storia e teorie. L’opera d’arte è definibile solo in rapporto a quelle determinate teorie e istituzioni, e a coloro che hanno acquisito competenze di rilievo in quella particolare epoca storica.

È proprio nell’individuazione delle proprietà relazionali che si rende possibile l’interpretazione che ha strettamente a che fare con la nostra capacità di porre giudizio.

Il giudizio del bello, cui tutti noi facciamo largo uso nella nostra vita, per esempio di fronte ad una foto, ad un quadro, quando guardiamo un film o un’opera teatrale, o semplicemente di fronte ad un oggetto naturale, è suscitato dallo “stato d’animo del libero gioco della fantasia e dell’intelletto” che si genera “dall’accordo della libertà dell’immaginazione con la legalità dell’intelletto” scrive Immanuel Kant nella Critica del Giudizio. Il bello non è una proprietà oggettiva ma scaturisce dall’incontro tra il nostro spirito che contempla la “forma” dell’oggetto e l’oggetto stesso. Il bello è qualcosa di puro, un piacere universale, libero da ogni interesse e condizionamento.

La domanda da cui siamo partiti, potrebbe ora essere sostituita più correttamente con la seguente: può un nostro giudizio individuale definire un’opera d’arte?
Certamente no, a meno che non siamo parte di quel Mondo dell’arte fatto di istituzioni e teorie cui Danto fa rifermento.

Ciò non toglie la grande capacità che un’opera possiede di suscitare emozioni, sensazioni, ricordi, positivi o negativi che siano, propri per ciascuno di noi, indifferentemente dal fatto di essere critici d’arte o professionisti, definendo quello che è il nostro mondo dell’arte.

Elena Casagrande

[immagini tratte da Google Immagini: opere di Duchamp e di Piero Manzoni]

 

Elena Casagrande

mountain lover, sognatrice, altruista

Sono nata a Conegliano nel 1992 e da sempre ho una grande passione per la natura, gli sport all’aria aperta e per la montagna. Dopo il liceo scientifico ho scelto di studiare filosofia all’Università Ca’ Foscari Venezia e mi sono bastati pochi mesi di lezioni per capire che la filosofia meritava qualcosa di più che […]

Gli ultimi articoli

RIVISTA DIGITALE

Vuoi aiutarci a diffondere cultura e una Filosofia alla portata di tutti e tutte?

Sostienici, il tuo aiuto è importante e prezioso per noi!