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Olivier Bourdeaut, “Aspettando Bojangles”

Immaginate una famiglia che vive in una grande casa con un pavimento bianco e nero proprio come una scacchiera, un enorme divano blu fatto per saltarci sopra, un tavolo intorno al quale radunare molti ospiti, una credenza che perde foglie e va annaffiata regolarmente e, in un angolo del salotto, un enorme mucchio di corrispondenza mai aperta. L’animale domestico è un volatile fuori misura, una Damigella di Numidia, ribattezzata Damigella Superflua.
In quella casa c’è un papà stonato e giocoso, e una mamma che con le cose pratiche non ci sa proprio fare, ha ogni giorno un nome diverso, ma sempre la stessa voglia di ridere. Una donna che si entusiasma per tutto e se c’è una cosa che proprio non sopporta è la tristezza. La tristezza e la banalità.

«Quando la realtà è banale e triste, inventatemi una bella storia, voi che sapete mentire così bene. Sarebbe un peccato se non lo faceste».

Quei due ballano sempre, brindano e ballano sulle note di Mr. Bojangles, e il loro bambino spesso balla insieme a loro.
Sono proprio gli occhi del bambino a guidarci in una vita fatta di feste, ospiti, musica a tutte le ore del giorno e della notte, genitori gentili, che si amano e lo amano, dove andare a scuola non è un obbligo e a volte si balla così tanto da saltare anche la cena. Una famiglia anticonvenzionale, dove i ruoli sono appena sfumati, che vive fuori dagli schemi previsti dalla morale e dal buon costume.

«Non mi trattava né da adulto né da bambino, ma piuttosto come un personaggio da romanzo. Un romanzo che lei amava molto e teneramente, nel quale s’immergeva in ogni istante».

La loro vita sembra quasi un quadro, un’esibizione sulla quale non scende mai il sipario, lo spettacolo si ripete giorno dopo giorno sempre con lo stesso scroscio di applausi in sottofondo. Eppure, inaspettatamente, il sipario scenderà. Scenderà ogni volta che il filo della narrazione passerà dal figlio al padre, che analizzerà la loro vita da un’ottica differente. La realtà irromperà bruscamente in quella meravigliosa rappresentazione e, con il peggiore dei copioni, la tingerà di tinte cupe. Quella donna che ci era sembrata così eccentrica e divertente, brillante e folle, diverrà all’improvviso fragile, la sua stessa follia assumerà contorni inquietanti e imprevedibili.

«Quel conto alla rovescia, che durante i giorni felici avevo dimenticato di tenere d’occhio, si era messo a suonare come una sveglia infausta e scassata, come un allarme che spacca i timpani col suo incessante baccano, un suono spietato che intima di fuggire subito, che ti urla che la festa è finita, all’improvviso, malamente».

Aspettando Bojangles copertina - La chiave di SophiaDue cose mi hanno colpito molto di questo libro, che ho ricevuto a sorpresa e che all’inizio non sospettavo custodisse una storia così bella: la bolla di follia che circonda questa famiglia, equilibri sottili e meravigliosi, dove ognuno è niente più che se stesso; e l’amore puro che si respira, privato dalle sovrastrutture e dagli schemi che caratterizzano il comportamento adulto.
Si tratta sicuramente di una famiglia disfunzionale, che tuttavia induce il lettore a chiedersi: disfunzionale per chi? In fondo, sorrisi, amore e musica non sono tutto ciò di cui abbiamo bisogno? Un amore al quale non ci si può sottrarre, un amore pronto a tutto, insolito, irrazionale e allo stesso tempo dolcissimo.

Un esordio che non passa inosservato, una storia fuori dal comune, dove la verità sfuma nella fantasia e la ragione nella follia, un libro da leggere senza preconcetti e difficile da spiegare. Si può forse spiegare una canzone? Per comprenderla, e amarla, bisogna necessariamente ascoltarla.

«Lo so che mi amate, ma cosa ne farò di questo folle amore? Cosa ne farò di questo amore folle?»

Stefania Mangiardi

[Immagine tratta da Google Immagini]

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