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Il futuro del mondo. Scenari di denatalità globale

La Plasmon ha recentemente realizzato un cortometraggio ambientato in Italia nel 20501, anno in cui nascerebbe Adamo, l’ultimo bambino del nostro Paese, destinato a crescere solo tra adulti. I protagonisti raccontano l’angoscia di crescere un bambino destinato a essere sempre solo e le problematiche che hanno portato le persone ad abbandonare l’idea di avere figli. Reparti di maternità vuoti, asili vuoti, scuole vuote…

Se l’infanzia e la gioventù sono sempre state la base della piramide demografica, le cose stanno cominciando a mettere seriamente a rischio questa forma, che rischia di capovolgersi. In un mondo affollato di anziani e carente di giovani, quello che verrà a mancare sarà incommensurabile. A parte le ovvie difficoltà a pagare le pensioni di chi merita il riposo della sopraggiunta terza età, ci sarà una crisi dell’innovazione, perché è il nuovo che porta novità e cambiamento, cioè le nuove generazioni, menti fresche che pullulano di energia promotrice di evoluzione. Il perfetto connubio sarebbe il giusto mix tra freschezza e capacità innovativa delle menti giovani ed esperienza e maturità di menti più vissute.

Attualmente l’età media del nostro paese è 47 anni, ed è uno dei più vecchi al mondo. Ma siamo ormai in buona compagnia: tutte le 15 maggiori economie mondiali hanno un tasso di fertilità sotto 2,1. Le donne fanno meno figli perché sono troppo impegnate a far carriera? In realtà negli USA si è visto che oramai le donne meno istruite fanno pochi figli come quelle più in carriera. È evidente che la denatalità è un fenomeno complesso, multifattoriale2.

L’immigrazione dai paesi che ancora si reggono su buoni tassi di natalità potrebbe essere una soluzione, ma se le giovani menti in fuga non vengono istruite da qualche parte (paese di provenienza o paese di arrivo) non potranno essere una innovativa forza lavoro in nessuna realtà. Mentre i costi per il benessere degli anziani, per pagare le loro pensioni e le loro cure (la salute pesa molto nel bilancio della seconda fase della vita), risucchieranno buona parte dei budget delle spese di una nazione, sempre meno sarà disponibile per sostenere il mondo giovanile. Aumentare le tasse e l’età pensionabile sarà inevitabile. Anche i comportamenti economici sono molto diversi tra persone giovani e persone anziane, varie sono le previsioni a livello di impatto finanziario, non proprio rosee. Le menti giovani e fluide che mancheranno non potranno contribuire alle innovazioni scientifiche e culturali di cui abbiamo bisogno per poter sopravvivere in un mondo sempre più complesso. Alcuni paesi, come Singapore, provvedono con lauti incentivi economici a foraggiare le nascite, ma nonostante ciò la denatalità persiste. Di nuovo, le cause sono complesse.

Finirà, come ipotizza lo storico Yuval Noah Harari, che non potremmo più fare a meno dell’intelligenza artificiale come fonte di innovazione? Il che significherebbe affidare gli scenari del futuro a una intelligenza aliena: anche se creata dagli umani, non è umana. Chissà poi se, un giorno, queste IA che sembrano già ora destinate a farci da oracolo (Ehi Siri, che ne pensi di…?) potrebbero anche elaborare, tra gli intricati e oscuri chip delle loro scatole nere, un piano congruo con il fatto che l’umanità non è destinata a permanere ancora per molto (in pratica, accelerare la nostra scomparsa).

La sopravvivenza dell’umanità nella storia è stata più volte messa in discussione, si pensi all’epidemie che nel passato hanno decimato gli umani, ma mai si era presentata una situazione in cui nascano sempre meno bambini e allo stesso tempo gli anziani siano così longevi. Il baricentro della vita si sta spostando tutto verso la vecchiaia, qualcosa che la natura non avrebbe mai permesso, se non fosse per il nostro massivo intervento a modificarne le sorti. Adesso dobbiamo fronteggiare le conseguenze, ma le implicazioni etiche di questo cambiamento sono enormi, non riusciamo nemmeno a immaginarne la portata.

È necessario che i governi si prendano cura delle loro popolazioni, aprendosi a dinamiche più attente ai comportamenti globali e a un dialogo internazionale attento ai flussi su larga scala, piuttosto che focalizzarsi solo su riduttive e fuorvianti, spesso litigiose, piccole questioni. Ma questa lungimiranza non appartiene a nessuna parte politica.

 

 

NOTE:
1. Lo si può trovare al link: https://www.youtube.com/watch?v=P7lr5kEpdrk .
2. Dell’argomento tratta dettagliatamente il The Economist nell’articolo del 30 maggio 2023 dal titolo “It’s not just a fiscal fiasco: greying economies also innovate less. That compounds the problems of shrinking workforces and rising bills for health care and pensions”.
[Photo credit Caleb Woods]

Pamela Boldrin

Curiosa, ecologista, accanita lettrice

Vivo a Noventa Padovana con mio marito, mio figlio e mia figlia dal 2012, ma sono nata e cresciuta in provincia di Treviso. Mi sono laureata a Padova in qualità di tecnica di neurofisiopatologia, lavoro che faccio tuttora come libera professionista (dopo anni da dipendente ospedaliera prima al Ca’ Foncello di Treviso e poi nell’ULSS […]

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