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Il nuovo spirito di Hegel e la grandezza del negativo

Georg Wilhelm Friedrich Hegel è stato uno dei più grandi filosofi che la storia del pensiero ricordi. Facendosi largo ad ampie bracciate fra altri giganti dei suoi tempi – come Kant, Fichte e Schelling – è riuscito a costruire un sistema teoretico estremamente articolato e complesso, ma con la facciata inscalfibile di un monolita. Sebbene potesse sembrare che altre proposte filosofiche, come quelle di Schopenhauer, Kierkegaard e Marx, in aperta rottura con quella hegeliana, avessero minato le basi del pensiero del maestro di Stoccarda – facendolo cadere in disgrazia per decenni e che tale stato di sfortuna fosse destinato a perdurare con il rifiuto dei grandi sistemi da parte del postmoderno novecentesco – in realtà, nonostante tutto, Hegel non è mai stato superato.

Per questo motivo, allora, perché non tentarne una breve sintesi, che possa magari servire da nuovo strumento per leggere la contemporaneità, interpretare il nostro momento storico universale, declinato nel particolare quotidiano di ciascuno?
Quale occasione migliore per svecchiare la lettura di questo pilastro del pensiero occidentale e riprenderne gli spunti teoretici più affini al nostro momento dello Spirito?

Slavoj Žižek (uno dei più famosi interpreti viventi di Hegel) spiega che nessun pensatore, dopo Hegel, è stato veramente post-hegeliano, quanto, piuttosto, anti-hegeliano. Così, in questo tentativo di negazione del pensiero di Hegel, si pongono le basi non solo per il post-hegelismo, ma anche per una riproposizione del parere filosofico del maestro. Hegel, allora, risulta essere non più un fossile di un’era arcaica del pensiero.Piuttosto, un intellettuale attualissimo e pronto nel fornire utili strumenti per interpretare la realtà a chi riesca a ri-leggerlo senza la difficoltà di dover abbandonare le classiche esposizioni manualistiche.

Ebbene sì, il vero Hegel non è quello del banale sistema triadico, nel quale tesi e antitesi, risolvendosi nella sintesi, permettono un passaggio relativamente semplice e indolore dal negativo al positivo; piuttosto è il filosofo del superamento del principio di non contraddizione, dell’Aufhebung nel quale gli opposti non solo sono conviventi e compatibili, ma la loro compresenza rappresenta addirittura la condizione di determinabilità degli enti e costituisce intimamente tutto ciò che esiste nella realtà: ogni cosa materiale, evento storico, processo mentale ha in sé delle determinazioni e quelle a esse opposte e, proprio tale caratteristica, è ciò che permette di definire e circoscrivere cose, eventi e processi in un modo piuttosto che in un altro.

La dialettica, quindi, non è più solo la legge del pensiero, ma diventa anche quella dell’essere e il negativo, lungi dall’essere la macchia nera nel processo di realizzazione dello Spirito, diventa il punto di partenza, nonché di forza di un’Idea che ha come cifra originaria la ferita, ma che porta avanti un percorso infinito di automedicazione.

In questa prospettiva, l’Assoluto, essendo internamente contraddittorio, vive in un continuo stato di conflitto, che si manifesta nelle declinazioni concrete e particolari del mondo degli enti e, quindi, nella storia. È allora possibile operare una revisione interessante anche del processo storico concreto, nel quale la contingenza precede sempre, quasi paradossalmente, la necessità: se è vero il primato del negativo, la necessità non è un qualcosa di positivo che sussume le cose contingenti, ma il rovescio negativo di queste; è ciò che nasce sempre retroattivamente e a seguito di determinazioni storiche: la caduta dell’Impero Romano, per esempio, potrebbe essere vista come un avvenimento inevitabile, date le cause retrostanti; nella prospettiva hegeliana, invece, il crollo dell’Impero appare necessario solo perché è effettivamente avvenuto e, guardando indietro e non potendo immaginare altri scenari, viene classificato come ineluttabile.

A questo punto, anche il momento precedentemente definito di “sintesi” è opportuno che prenda un altro nome: vista la centralità della negazione, il terzo traguardo dello spirito sarà la negazione della negazione, definizione che ribadisce quanto ciò che può sembrare un ostacolo nel percorso della storia dell’Intelletto, sia, invece una condizione positiva di possibilità. Nel medesimo lume interpretativo, infine, può essere inserito anche il concetto hegeliano di ripetizione: ciò che sembra riproporsi non è un semplice ritorno dell’uguale, ma un ripresentarsi di situazioni con caratteri così radicalmente nuovi da non poter non interferire con lo svolgersi degli eventi.

Il pensiero di Hegel, comunque, al di là di ogni tentativo di semplificazione, resta di complessità e profondità uniche e impressionanti; tuttavia potrebbe fornire utili spunti per perlustrare anche il fondale dei nostri eventi quotidiani, individuando nelle nostre singole esistenze concrete barlumi particolari della luce universale dello Spirito, come ferita che si automedica: già partire dalla rinnovata centralità riconosciuta alla contraddizione, accettare la negatività – o, addirittura, renderla una conquista – ci permette di inquadrare il male del mondo e delle nostre vite in una prospettiva più ampia, come il dorso di una medaglia che ha bisogno del suo retro per completarsi e determinarsi.

 

Vittoria Schiano di Zenise

 

[Photo credit Nenad Milosevic via Unsplash]

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