Nell’articolo precedente ho parlato della cultura come vita quotidiana e ho accennato al lavoro come uno dei molti ambiti che compongono quest’ultima. Possiamo perfino affermare che il lavoro è tra gli ambiti più vicini a noi, sia quando lo produciamo – ad esempio costruendo un edificio in un cantiere – sia quando ne usufruiamo – ad esempio chiedendo un aiuto a un medico. Se è vero che ognuno di noi costruisce cultura nella vita quotidiana, allora è interessante riflettere sui modi in cui costruiamo cultura nel lavoro. In questo articolo ho parlato del modello ‘Io-Tu’ del filosofo Martin Buber come riferimento per la costruzione di cultura positiva. Ebbene, esistono realtà lavorative che, relazionandosi efficacemente con l’ambiente e la società, seguono quel riferimento.
Queste realtà sono definite società benefit: esse superano l’obiettivo del profitto praticando comportamenti etici verso le persone, la natura, i territori in cui operano ecc. La benefit corporation è una forma giuridica ammessa in alcuni stati americani dal 2010 e in Italia dal 2016; se una società benefit non si accontenta della forma e vuole misurare la propria etica, può cercare di ottenere la certificazione B Corporation.
Per conoscere più approfonditamente le società benefit ho dialogato con i fratelli Marta e Maurizio Zordan, rispettivamente la direttrice finanziaria e l’amministratore delegato di Gruppo Zordan. Questa benefit corporation progetta interior design di qualità e, dal 2016, pratica comportamenti etici in ambiti come la serenità del personale, la sua crescita professionale e la riduzione dell’impatto ambientale.
Più precisamente, per quel che riguarda la serenità del personale, il Gruppo Zordan ha creato un’iniziativa che permette ai dipendenti di equilibrare il tempo passato al lavoro con il tempo trascorso in famiglia.
Dal punto di vista della crescita professionale, invece, l’azienda ha formato tutti (sottolineo tutti) i collaboratori, anche in merito a competenze sociali come l’accoglienza dei clienti.
Sotto il profilo dell’impatto ambientale, infine, il Gruppo Zordan ha reimpiegato trentaquattro tonnellate di trucioli trasformandoli in pannelli, ha riciclato il 74% dei rifiuti e ha digitalizzato tutto il lavoro su commessa.
È interessante prestare attenzione a una delle ragioni per cui l’azienda pratica questi comportamenti: Marta e Maurizio, infatti, li interpretano come risposte a chi si è comportato o si comporterà in modo scorretto verso il Gruppo Zordan. “Chi ci attacca”, affermano i due fratelli, “non si scaglia contro l’azienda, ma contro la posizione etica che essa ha assunto”.
Questa considerazione implica alcuni aspetti critici, ma ci avvicina ai legami tra cultura e lavoro che abbiamo delineato all’inizio di questo articolo. Se crediamo che la cultura si esplichi fin dalla relazione tra l’Io e il Tu del modello di Buber, allora riteniamo plausibile che essa sia influenzata dalla quotidianità del lavoro. Più concretamente, quanto più etica è la relazione tra l’Io e il Tu nelle aziende tanto migliore sarà la cultura.
Il Tu rappresenta gli ambiti che abbiamo esplorato in questo articolo; riferendoci alla serenità e alla crescita professionale dei collaboratori, la prefazione de La Giusta Dimensione − libro di Andrea Bettini sulla storia di Gruppo Zordan − propone uno spunto di riflessione interessante: «Il comportamento di ciascun componente dell’organizzazione dipende, in buona parte, dalle sue aspettative circa le intenzioni e il comportamento degli altri». Questa reciprocità viene esaltata verso la fine del libro: «Quando ognuno sa che ogni gesto, ogni azione che compie, ha una ricaduta sull’intera attività dell’azienda, ha anche la consapevolezza del valore che può apportare attraverso il proprio lavoro. La paura di sbagliare viene soppiantata dall’entusiasmo nel creare qualcosa di nuovo».
Questi spunti ci permettono di fare un invito agli amministratori di società benefit e a chi si occupa di questa forma giuridica: perseguire fini etici nei confronti delle persone è ammirevole, ma ciò non deve esentare dalla cura delle azioni più spontanee e dei pensieri più semplici. In essi, infatti, risiede l’etica più benefica.
Stefano Cazzaro
Sono il fondatore della start up culturale Còlere. Credo che la cultura sia un’opportunità per le persone che vogliono migliorare la realtà, qualsiasi realtà. Amo tanto la scrittura quanto l’imprenditoria, perciò studio il content marketing e lo storytelling.
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