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Lo spettacolo “Botanica” per cercare di capire le piante

Le piante sono necessarie alla vita dell’uomo.

È una cosa che sappiamo tutti, ma l’abbiamo mai capita? Ne abbiamo veramente preso coscienza mentre sentiamo con un orecchio che la foresta amazzonica viene distrutta giorno per giorno nel silenzio più totale?

Forse no.

Ecco perché il professor Stefano Mancuso, botanico di fama internazionale, ha capito che il messaggio, per penetrare a fondo, doveva essere comunicato in modo nuovo. I Deproducers, gruppo che unisce importanti personalità del panorama musicale italiano, hanno contribuito a progettare e costruire una forma che si sta dimostrando vincente e che si chiama “Botanica”. Gli interventi parlati del professore, appassionati e divertenti (perciò leggeri e piacevolissimi da ascoltare), si mescolano in modo del tutto convincente con la musica, realizzata da alcuni strumenti canonici (chitarra, basso, pianola ecc) con il supporto di sporadiche e studiate percussioni su tronchi di legno, una musica modulare che si ispira alle piante stesse; a fare da sfondo ci sono grafiche colorate e a tratti psichedeliche, video rallentati di piante in movimento (e chi l’ha detto che le piante stanno ferme?), mandala digitali di forme e colori.
Noi de La chiave di Sophia abbiamo avuto modo di assistere a questo spettacolo in occasione del festival Pordenonelegge lo scorso sabato 16 settembre 2017. Siamo entrati senza sapere bene cosa aspettarci e ne siamo usciti profondamente toccati ed entusiasti.

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La balenottera azzurra non è affatto l’essere più grande esistente (la Sequoia sempervirens lo è) e le tartarughe marine non sono affatto le più longeve (cosa sono del resto 200 anni contro i 4700 del Pinus longaeva?); le piante non sono esseri individuali ma sanno instaurare rapporti sociali, non sono affatto prive di sensi né prive di intelligenza. Siamo noi uomini gli stupidi quando continuiamo imperterriti a distruggere proprio gli esseri senza i quali la nostra vita è del tutto impossibile. Circa il 97,3% della biomassa del pianeta è vegetale e nel restante 2,7% animale l’uomo costituisce più o meno lo 0,02%, perciò verrebbe da chiederci: ma chi ce lo dà il diritto di distruggere il 99,98% del pianeta? Eppure, lo stiamo facendo. Per davvero. Distruggere le foreste in particolare è il vero e proprio unico crimine nei confronti dell’umanità perché eliminare le piante significa privare noi e le generazioni future della possibilità di continuare ad esistere.

Dobbiamo solo compiere quel piccolo sforzo che ci consente di capirle, queste piante; anche perché abbiamo anche molto da imparare da loro. Dico “piccolo” ma in realtà è enorme: il loro modo di fare e di pensare è talmente diverso dal nostro da non poterlo forse mai capire fino in fondo, questo perché il loro corpo è immensamente diverso da quello animale (per esempio distribuisce in tutta la superficie gli organi, mentre nel nostro sono concentrati in punti), e il fatto che possano vivere migliaia di anni contro i nostri 80 di media ci impedisce di comprendere cosa possa significare crescere in un così ampio lasso di tempo, stare al mondo e vivere con lentezza tutti i cambiamenti che i millenni portano con sé.

Però possiamo cominciare ad interessarcene. Possiamo almeno essere a conoscenza del fatto che non sono “solo piante”, infinitamente inferiori alla grandezza dell’uomo (in realtà è l’opposto, direi), e che hanno una loro dignità. Sì, dignità. Meritano di vivere, di essere considerate e rispettate. Se non altro per la nostra stessa sopravvivenza e salute, poiché oltre all’ossigeno basti anche pensare che 9 principi medicinali su 10 derivano dalle piante: considerando che secondo molte stime conosciamo meno della metà delle specie vegetali presenti sul pianeta, rischiamo ogni giorno di distruggere le cure mediche che stiamo affannosamente cercando da anni, forse decenni.

Ma non è soltanto questo, o almeno non dovrebbe esserlo. Dovremmo rispettare le piante perché esse hanno una dignità, hanno una complessità, hanno capacità relazionale: dovremmo rispettarle perché ogni forma di vita va rispettata, anche se non riusciamo del tutto a comprenderla, dovremmo insomma rispettarla solo perché esiste ed è viva; dovremmo rispettare le piante come rispettiamo gli anziani per la loro età e saggezza, perché esse sono altrettanto anziane (ma hanno prospettive di vita molto migliori delle nostre) oltre che altrettanto capaci e sagge.

 

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L’idea di Mancuso è che lo spettatore esca da “Botanica” con la consapevolezza di tutto questo. Non si può agire, del resto, senza prima essere consapevoli. Io ho riassunto qui soltanto pochi degli spunti offerti dallo spettacolo, ma se non potete vederlo con i vostri occhi vi potranno essere da supporto il libro e il cd che sono in vendita dal medesimo titolo “Botanica”. Questo è il primo passo d’azione. Il secondo è fare la propria parte quotidiana, guardando alle piante con occhi nuovi e con un cuore un po’ più aperto.

 

Giorgia Favero

 

Informazioni sullo spettacolo qui.
Presentazione video del progetto qui. Buona visione!

 

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Giorgia Favero

plant lover, ambientalista, perennemente insoddisfatta

Vivo in provincia di Treviso insieme alle mie bellissime piante e mi nutro quotidianamente di ecologia, disillusioni e musical. Sono una pubblicista iscritta all’albo dei giornalisti del Veneto, lavoro nell’ambito dell’editoria e della comunicazione digitale tra social media management e ufficio stampa. Mi sono formata al Politecnico di Milano e all’Università Ca’ Foscari Venezia in […]

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