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Le ragioni del cuore

Dopo essere stata osannata dal pubblico e dalla critica europea, l’ultima pellicola di Lucas Belvaux arriva anche in Italia. “Sarà il mio tipo?” è una commedia romantica che riesce a non rimanere intrappolata nei classici stereotipi di genere, superandoli con leggerezza.
 
Potrebbe mai un professore di filosofia parigino innamorarsi di una sciampista sempliciotta e provinciale? L’interrogativo da cui parte una delle commedie francesi più apprezzate degli ultimi mesi è proprio questo. Mettere in scena una storia simile potrebbe sembrare piuttosto facile, ma in realtà non è esattamente così. Il rischio di cadere in situazioni e schemi banali o già visti è infatti molto alto. Tutto parte dallo stereotipo della coppia composta da due persone esattamente agli antipodi tra loro. Lui è un professore affascinante, acculturato e sagace che ha fatto della sua incapacità di amare una teoria generale delle relazioni umane. Lei, al contrario, è una bionda e vivace parrucchiera che adora i film con Jennifer Aniston e cresce un figlio da sola. Senza grandi velleità intellettuali, ma alla costante ricerca del principe azzurro che la porti via dalla sua realtà in sella a un bianco destriero. Un po’ per caso, un po’ perché l’amore è tutto fuorché razionale, i due finiscono per apprezzarsi, conoscersi ed infine innamorarsi. Una passione che tra le mura domestiche funziona alla grande, ma che in pubblico rischia di essere minata dai pregiudizi e dal bigottismo della gente, facendo nascere anche nella coppia dubbi e perplessità su quella relazione tanto magica quanto improbabile.
Mettiamo subito le cose in chiaro: “Sarà il mio tipo?” non è un gran film. Piuttosto è una commedia leggera e godibile che più di altre sa trasformare le sue caratteristiche di partenza in una serie di punti di forza. Il primo di questi è senza dubbio la prova attoriale di Émilie Dequenne che quindici anni dopo il suo esordio nello splendido “Rosetta” dei fratelli Dardenne, torna protagonista con un ruolo che sembra cucito su misura per lei. Ma la vera forza di questo film, che si lascia guardare con semplicità e piacere, è quella di trattare con grande intelligenza e un bel pizzico di filosofia, argomenti che altrimenti sarebbero risultati totalmente banali. Stravolgendo i classici cliché, Belvaux mette in mostra la rivincita della persone semplici in un gioco delle parti in cui i professori-filosofi conoscono tutto della teoria, ma scoprono i loro limiti nel momento in cui devono calarsi in prima persona nella vita di tutti i giorni. C’è molta più intelligenza in una tranquilla parrucchiera di provincia che non in tutta la sala docenti della Sorbona, sembra dirci il regista del film. Anche questo forse può sembrare a sua volta un luogo comune, ma contiene dentro di sé una grande verità. A volte sono le persone più semplici quelle in grado di capire fino in fondo la profondità della vita e dei sentimenti umani. E così la parrucchiera di provincia sopravviverà alle burrasche amorose sulle note di Gloria Gaynor, mentre il giovane docente scoprirà che la filosofia si impara vivendo ogni giorno e non solo su una serie di polverosi libri accademici. Insomma se non fosse una semplice commedia francese, potrebbe quasi essere un grande film.
Alvise Wollner
[Immagini tratte da Google Immagini]

Alvise Wollner

cinefilo, cinofilo, fotosensibile

Classe 1991, anno della capra, vivo tra Treviso e Venezia. Dopo la maturità classica e le lauree in Lettere e Giornalismo a Padova e Verona, ho pensato che scrivere potesse aiutarmi a vivere. Giornalista pubblicista, collaboro dal 2013 con la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e sono redattore del quotidiano online TrevisoToday dal 2015. […]

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