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Impara a vivere

Rumeno, ebreo, passò i primi 25 anni di vita scappando dal regime nazista e da quello comunista. Il primo prese i suoi genitori. Trasferitosi a Parigi, pubblicò traduzioni e raccolte proprie, si sposò. Ebbe diverse crisi mentali fino ad essere internato e sottoposto a cura sperimentale, la terapia del coma insulinico[1]. Vita innocentemente nomade e intensa oltre le forze del singolo, tragica nella misura in cui si spezzò per il peso del ricordo, una volta materialmente salvo. [2]

Celan è conosciuto universalmente per lo sforzo poetico di dire l’olocausto, ma questo articolo interroga una poesia diversa, indirizzata a nessuno, un promemoria per sé, forse, indicazioni per un’umanità a venire. Le tre strofe graficamente si susseguono ma sono da pensarsi circolari, da leggersi d’un fiato:

non scriverti

tra i mondi

Esplicitamente la poesia comanda di liberarci dall’eccessiva storicità, dal sentirci perfettamente parte di qualcosa, dall’adesione totale. Non scegliere un mondo da abitare, sembra dire, ma muoviti libero tra questi, magari giocandoci, magari morendoci. Celan ci ricorda di coltivare quel sentimento di alienazione che cova in ogni entusiasmo, forse la forma più meschina della libertà, ma sempre d’oro in tempi bui.

tieni testa

alla varietà dei significati,

Ci ricorda che basta un attimo per perdersi per sempre. Interpretando, rimanere abbagliati dai troppi significati di un evento non è meno pericoloso di non essere più in grado di avvertire angoscia nell’incontro con i mille altri che automaticamente escludiamo. Angoscia questa che nasce con l’uomo, con la sua brama di ca(r)pire la realtà e dal sentimento perenne che qualcosa si perda.

fidati della traccia di lacrime

e impara a vivere. [3]

Questi versi in chiusura sono forse i più difficili da commentare. Parlano direttamente dell’esperienza traumatica di chi scrive, invitano a fidarsi del segno indelebile tracciato dal dolore sui nostri corpi, le nostre menti, a vederne un disegno, non per giustificarlo, ma per averne una comprensione più autentica, meno caotica.

E imparare a vivere.

 

Francesco Fanti Rovetta

[Immagine tratta da Google Images]

 

Note

[1] La terapia del coma insulinico consisteva in ripetute somministrazioni di insulina ai pazienti che soffrissero di schizofrenia e altre malattie mentali e aveva l’effetto di indurre il paziente in stato di coma solo dopo frequenti e dolorose convulsioni. Effettivamente al risveglio il paziente era meno agitato, ma ciò era dovuto più allo choc che non a un effettivo miglioramento delle condizioni del malato. La terapia era ripetuta più volte nell’arco di poco giorni.

[2] L’immagine è un’acquaforte incisa da Gisèle Celan-Lestrange, moglie del poeta. Per ammissione dell’autrice le opere sono ispirate alle poesie del marito, questi talvolta le faceva pubblicare con le sue poesie.

[3] Paul Celan, “Sotto il tiro di presagi”, traduzione a cura di Michele Ranchetti e Jutta Leskien Einaudi, p. 187.

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