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Un diverso fato. Il potere della riscrittura

Negli ultimi mesi mi ha incuriosita il successo di una forma di scrittura certamente non nuova ma che sembra conoscere una grande rinascita: la riscrittura. Si tratta del retelling (letteralmente “raccontare di nuovo”) e, più nello specifico, del retelling mitologico e della letteratura classica sia greca che latina. Un fenomeno non solo italiano ma internazionale, al centro del quale ci sono moltissime autrici: Madeline Miller, per esempio, che con La canzone di Achille (2011) e Circe (2019) ha scalato le classifiche anche grazie al passaparola generatosi sui social, che non sembra essersi esaurito in un breve lasso temporale, come talvolta succede nel mondo dell’editoria, ma che continua ad attirare lettori e lettrici di ogni età. Al di là delle possibili operazioni di marketing, che senza dubbio esistono, viene da chiedersi, però, a quale necessità questi libri rispondano.

Come mai nel 2022 tante persone, così differenti tra loro, desiderano immergersi in storie che attingono la loro forza dal mito e nelle quali tornano figure sicuramente affascinanti ma anche in qualche modo “datate” come dèi, eroi, eroine, e temi almeno apparentemente abusati come amori e lotte? A ben vedere sembrerebbe evidente che questo tipo di narrazione non risponda solo a un bisogno di evasione ma anche ad una esigenza più profonda: riappropriarsi liberamente di alcune storie che continuano a parlarci, travalicando le epoche, donando ai loro personaggi una nuova linfa vitale e, ancor di più, una voce inedita. Attraverso la scrittura e la lettura di questi romanzi, infatti, si costruisce un diverso immaginario collettivo nel quale i personaggi, pur restando fedeli ad alcune precise caratteristiche sembrano spiccare il volo, rendersi davvero protagonisti di una vicenda che riesce ad oltrepassare quel destino già segnato che, invece, si rivela modificabile. Inoltre, l’operazione della riscrittura conferisce importanza a personaggi che, per secoli, sono stati secondari strappandoli, da un lato, ad un ruolo marginale e quasi di comparsa e, dall’altro, al loro stesso fato. Quando leggiamo un testo di questo tipo, effettivamente, ci sembra di compiere un’operazione di riconsacrazione verso figure che ci sono molto familiari, che abbiamo amato e per le quali avremmo desiderato un epilogo differente. Inoltre, soprattutto nella riscrittura da parte di autrici, vediamo emergere un’attenzione inedita verso le protagoniste ed il loro peculiare punto di vista.

Il potere della riscrittura in questo senso mi è sembrato particolarmente evidente ne L’Eneide di Didone di Marilù Oliva, edito quest’anno, che pone al centro della sua narrazione appunto Didone, una regina forte e determinata che in Virgilio si toglie la vita tragicamente per Enea, un uomo che, alla fine dei conti, è solo di passaggio a Cartagine:

«Siamo quasi tutti/e rimasti delusi per il modo in cui una regina dal carattere così risoluto abbia posto fine alla sua vita e abbia abbandonato il progetto per cui si era impegnata verso il suo popolo. Certo, Didone nell’Eineide è figura funzionale a una storia, imperniata su un uomo, che ha come scopo principale celebrare il più importante impero dell’antichità, secondo la veduta romanocentrica: Cartagine funge da area di sosta all’interno di un viaggio impegnativo e la sua regina – che dunque è soltanto una pedina di una scacchiera che per utilitas la contempla – potrebbe addirittura diventare un ostacolo per l’eroe, se non venisse in qualche modo eliminata. […] quindi quale migliore escamotage letterario per estromettere una personalità scomoda, se non il suicidio?» (M. Oliva, L’Eneide di Didone, 2022)

Il gesto di Didone nell’Eneide appare, dunque, funzionale alla storia e molto lontano dalla sua forte personalità ed è proprio qui che interviene la riscrittura a restituire a Didone una voceGraz, e a far sì che un altro destino sia possibile donando ai lettori e alle lettrici la possibilità di immaginare un’eroina libera di essere l’artefice del proprio destino.

La parola scritta e l’atto della scrittura appaiono, allora, armi potentissime capaci di modificare il corso degli eventi e di offrire non solo un nuovo finale ma anche un nuovo inizio. Un potere che dovremmo provare ad esercitare anche nel nostro quotidiano per liberare la mente da schemi precostituiti che, a volte, non osiamo superare ritrovandoci intrappolati in una storia in apparenza già conclusa, dimenticando che la penna per riscriverla è proprio lì, sotto ai nostri occhi.

 

 

[Photo credit Aaron Burden via Unsplash]

Veronica Di Gregorio Zitella

Veronica Di Gregorio Zitella

curiosa, determinata, sognatrice

Sono laureata in Lettere e Filosofia e tutto il mio percorso accademico si è svolto alla Sapienza di Roma dalla triennale al Master in Editoria, giornalismo e management culturale  e le mie più grandi passioni sono la filosofia, la lettura e la comunicazione; dalla fine del 2018 mi occupo di social media e comunicazione digitale […]

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