Home » Rivista digitale » Filosofia pratica » Attualità » Le mie Radici e le mie Ali

Le mie Radici e le mie Ali

 

Noi siamo quello che facciamo costantemente, l’eccellenza quindi non è un atto ma un’ abitudine.
Aristotele

Ho pensato a lungo con che articolo esordire nella mia nuova rubrica. Volevo qualcosa che potesse stupire, volevo qualcosa che potesse incuriosire, volevo qualcosa che potesse far pensare. In ultima, però, ho pensato che la cosa migliore fosse presentarmi. Ho pensato -per deformazione professionale- che alla base del counselling vi è la capacità di costruire una buona relazione tra terapeuta e paziente e, affinché avvenga, deve crearsi un rapporto di fiducia. Questo implica l’entrare in contatto gradualmente, comunicare in modo veritiero, toccare nell’altro “un qualcosa” a livello emotivo. Allo stesso modo ritengo utile in questo contesto cercare di creare un legame di fiducia, seppur virtuale, con chi andrà a leggere ciò che scriverò nei venerdì a seguire. Ho deciso quindi di mettermi in gioco in prima persona, cercando di guidarvi in quelle che io chiamo “le mie radici e le mie ali”, per permettervi di trovare la motivazione necessaria a proseguire insieme questo nuovo e strano cammino.

Quando avevo più o meno dieci anni i grandi dicevano già che ero una bambina strana. Io però non capivo in che senso. Non mi sentivo per niente strana. Non correvo di qua e di là per la classe, non rompevo le bambole appena comprate, non avevo amici immaginari. Ma, mentre le altre bambine volevano fare le ballerine, le cantanti, le veterinarie o le parrucchiere, io volevo fare la psicologa. Mi piaceva osservare, mi piaceva studiare gli adulti che mi erano davanti e che si animavano, senza a volte accorgersi della mia presenza. Mi sembrava di essere a teatro. Il teatro della vita quotidiana. Che cosa c’era in me di così complicato? Mi sembrava, tutto sommato, di essere una tipa piuttosto facile. Gli adulti invece si ostinavano a considerarmi strana. Forse perché me ne stavo sempre zitta. E a quanto pare questo dava fastidio. Sì, perché essere analizzati da una bambina di dieci anni, che dichiara con assoluta fermezza che nella sua vita farà la psicologa, diciamocelo, mette un po’ paura. Mette paura perché trovarsi di fronte a una persona che se ne sta prevalentemente zitta ci impedisce di capire cosa quella persona pensa. Osservavo per capire, osservavo perché mi affascinava.  Osservavo per interpretare e per interiorizzare. E scrivevo tanto. Per rileggermi e osservarmi, proprio come osservavo gli altri. Scrivevo i miei pensieri, le mie paure, le mie considerazioni, segno indelebile che esistevano. Scrivevo e dipingevo un ritratto di me stessa e del mondo che mi circondava. E adesso mi ritrovo con tanti miei ritratti, tanti fogli di altrettante numerose me.

Queste sono state le mie radici, la mia appartenenza, i miei legami, la mia attitudine. E non so neanche io spiegare il perché. E per un momento sono state solo radici. In sospeso tra ciò che ero e ciò che potevo diventare. Ero un’opera incompiuta. Ero come l’Incompiuta di Schubert, mi mancava il terzo movimento. Ma dopo, a poco a poco, ho costruito le mie ali. Ho costruito il mio terzo movimento. Le mie radici erano destinate a non avere sviluppo se non davo loro un paio d’ali che mi avrebbero permesso di andare oltre. E così ho studiato, ho indirizzato ciò che mi sono trovata -senza alcuna spiegazione- in eredità forgiandolo secondo nuovi bisogni per non perdere l’occasione della mia emancipazione. E le ali sono cresciute e continuano a crescere ogni volta che mi reinvento, ogni volta che mi permetto di andare oltre, ogni volta che utilizzo le mie radici nelle più disparate situazioni, come questo progetto.

Il nome scelto vorrebbe essere il leitmotiv di questa rubrica. Possiamo dare a noi stessi due cose: le radici e le ali. Le “Radici” ci ricordano chi siamo, le nostre storie, le nostre forze come le nostre debolezze; le “Ali” ci permettono di andare oltre, di trasformarci in ciò che vogliamo, di utilizzare e di plasmare le nostre radici per poter inseguire ciò che vogliamo diventare. Ali e radici esistono insieme: sono la creatività di creare noi stessi a partire da ciò che siamo.

Giordana De Anna

[Immagini tratte da Google Immagini]

Gli ultimi articoli

RIVISTA DIGITALE

Vuoi aiutarci a diffondere cultura e una Filosofia alla portata di tutti e tutte?

Sostienici, il tuo aiuto è importante e prezioso per noi!