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impalcature

La provvisorietà delle nostre impalcature

Nella maratona Prendiamola con Filosofia, trasmessa in streaming il 20 Marzo scorso e coordinata dai fondatori del progetto Tlon, Andrea Colamedici e Maura Gangitano, molte personalità del mondo letterario, filosofico, economico, musicale si sono avvicendate con brevi interventi e riflessioni su alcuni temi fondamentali, diventati urgenti e quasi necessari nell’anomala pausa esistenziale causata dal Coronavirus.

Dalle dieci di mattina alla mezzanotte, un vero e proprio carosello di idee è entrato nelle nostre case regalando momenti di assoluta straordinarietà in un contesto fortemente ordinario. Gli utenti eravamo noi, persone del tutto normali, chiuse in casa a preparare dolci, a litigare col coniuge o a pulire l’ennesimo strato di polvere. Eppure, come succede spesso in questi casi, a permanere nella mente, a tormentarmi con la tenacia di un tarlo affamato  non è stato il ragionamento illuminante di un filosofo o la teoria economica più in voga, ma l’accidente, l’evento singolo, una parola alla quale non avevo fatto troppo caso fino a quel momento.

Impalcatura

A dirla un cantautore. Un certo Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, che esordisce ammettendo di essere imbarazzato, di aver accettato l’invito con sospetto perché restio a mostrare l’impalcatura. Nel vocabolario italiano, il termine impalcatura è definito come la struttura provvisoria destinata a sostenere gli operai e i materiali occorrenti per l’esecuzione di un’operaÈ la provvisorietà, dunque, la sua caratteristica fondamentale; nella costruzione di un edificio essa ha senso solo nel processo in fieri, non deve rimanere anche dopo perché sarebbe di intralcio, servirebbe solo a nascondere il risultato, l’opera realizzata con tanta fatica e impegno.

Secondo il cantautore, dunque, essere ospiti a una maratona filosofica, prendere parte alla discussione poteva  voler dire dover “mostrare l’impalcatura”. C’era, secondo le sue previsioni, il pericolo di trovarsi in mezzo a persone che fanno dell’impalcatura la propria ragione d’essere.

Ma di quale impalcatura stava parlando? Jovanotti non lo dice, ma l’evolversi dell’intervista non lascia dubbi. L’impalcatura di ognuno di noi è la struttura provvisoria che ci ha sostenuto nel corso degli anni perché arrivassimo ad essere ciò che siamo, a edificare il nostro personale edificio. Se ci siamo dedicati alla filosofia, è fuor di dubbio che a sostenerci siano stati  anni di studi, corsi frequentati, discussioni, convegni; per dirla con un’immagine, i libri che molti mettono in bella mostra nello sfondo, quando vengono intervistati.

Impalcature

La persona preoccupata di trattenere l’impalcatura, forse sta confondendo il mezzo con lo scopo e qualsiasi osservatore, anche il meno accorto, sarebbe pronto a giurare che l’edificio si apprezza di più senza di essa.  Scrive Gilles Deleuze, parlando del rapporto tra pensiero e vita in Nietzsche e la filosofia (1962): «Nietzsche rimprovera spesso alla conoscenza la pretesa di opporsi alla vita, di misurarla e giudicarla, di proporre se stessa come scopo […] Nietzsche non si stancherà di ripetere che la conoscenza, da semplice strumento subordinato alla vita, si è arrogata il ruolo di fine, di giudice, di istanza suprema».

E non è un caso che proprio un cantautore abbia posto la questione. La musica tende a sfuggire alle impalcature perché attinge alla vita, perché per sua natura è essa stessa vita. Anche per il filosofo tedesco la musica è la vera filosofia, è lo spirito dionisiaco che si ribella all’apollineo, la vita che si riprende il suo posto.

Durante tutta l’intervista Jovanotti non ha sullo sfondo la sua libreria, ma un muro dove sono stati dipinti fenicotteri rosa e piante tropicali. Dal momento che la filosofia ha l’inesauribile compito di esplorare la vita, allora è sulla rimozione delle impalcature che dobbiamo lavorare. Non sono i libri da esporre, ma ciò che essi hanno contribuito a realizzare. Se poi un giorno mi capitasse di incontrare Jovanotti, credo che non esiterei a chiedergli: C’è un momento in cui anche le piante tropicali e i fenicotteri rosa rischiano di diventare delle impalcature?

 

Erica Pradal

 

[Photo credit Stephane YAICH su unsplash.com]

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Erica Pradal

creativa, empatica, appassionata

Mi chiamo Erica Pradal e vivo a Barbisano, in provincia di Treviso. Laureata in Filosofia, da anni insegno Lettere alla scuola secondaria di 1° grado “G. Toniolo” di Pieve di Soligo e il contatto con i ragazzi mi arricchisce ogni giorno. Ho molte passioni, tra cui la lettura ad alta voce, che mi ha permesso […]

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