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Economia e/o Politica

Nell’attuale situazione di crisi la politica sta cercando di individuare le possibili soluzioni per il rilancio dell’economia e creare le condizioni per ridurre la disoccupazione.

Per superare il ristagno in cui versano le economie capitalistiche si sostengono e si perseguono politiche economiche contrastanti.

Alcune dottrine economiche si sono orientate verso scelte rigorose di controllo monetario, altre si sono ispirate al pensiero Keynesiano, altre ancora hanno riproposto una sorta di rivisitazione del pensiero di ispirazione marxista.

In questo contesto risultano fondamentali le scelte operate dalla politica e il conseguente ruolo che intendono svolgere i poteri pubblici se a sostegno dell’economia e dell’occupazione oppure affidandosi alle fluttuazioni del libero mercato.

In ogni caso sono essenziali gli elementi che determinano lo sviluppo economico quali la ricerca e l’innovazione tecnologica, il ruolo, l’assetto a rete e l’internazionalizzazione delle imprese, la rilevanza e l’efficienza del sistema informativo a disposizione degli operatori economici e in generale la competitività complessiva del sistema paese.

Per elementi dello sviluppo economico si devono intendere non solo l’insieme delle cose materiali, ma anche la conoscenza, il “saper fare” servizi e le cose immateriali; la “ricchezza” comprende, pertanto, oltre alle “cose”, la moneta e il capitale finanziario, anche ciò che viene chiamato il capitale umano.

In proposito è da evidenziare che negli economisti classici, tra settecento e ottocento al tempo della trasformazione della società occidentale da prevalentemente agricola a industriale, la nozione di ricchezza, pur nella distinzione tra ricchezza dell’individuo e ricchezza della società, è strettamente legata alla nozione di felicità o benessere.

Oggi chi governa l’economia ha ancora nel suo modo di operare questo riferimento alla felicità e al benessere generale? O piuttosto si concentra sul condizionare le scelte sia a livello individuale che collettivo e quindi della politica degli stati e delle organizzazioni sovranazionali per continuare ad accumulare ricchezza?

Per questo è importante che l’opinione pubblica possa conoscere le relazioni tra il sistema economico e le istituzioni politiche, con l’obiettivo di verificare se i decisori politici perseguano effettivamente la realizzazione dei migliori assetti economico-politici possibili per le società attuali.

Anche in questo sarebbe importante avere chiaro qual è il disegno che l’intreccio esistente tra politica ed economia vogliono perseguire.

In termini “filosofici” si dovrebbe sempre poter distinguere tra giudizi di fatto e giudizi di valore. Vale a dire quando si incide sulla realtà economica con scelte politiche si dovrebbero sempre tenere presenti le ragioni di giustizia e di equità, oltre quelle meramente economiche. Ad esempio se con una finalità apparentemente positiva la politica intende intervenire sulla realtà economica per ridurre il tasso di disoccupazione giovanile, che ormai ha superato il 40 %, può procedere con provvedimenti che precarizzano in generale le condizioni di lavoro?

Risulta quindi evidente che le iniziative pubbliche in campo economico, che dovrebbero essere sempre improntate a valori etici, sono sempre più  condizionate, in modo più o meno palese, da considerazioni ideologiche e di convenienza politica. Questo non può che confermare come l’intreccio politica e economia non è mai wertfrei, cioè neutrale rispetto ai fini e ai giudizi di valore, ma inevitabilmente sempre più“politico” in termini non certo positivi.

 Matteo Montagner

[immagini tratte da Google Immagini]

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