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L'istrione contemporaneo

Istrione contemporaneo

Questa è la storia di come l’antico istrione ebbe finalmente l’opportunità di acciuffare il potere. Di come questi poté entrare – dal basso verso l’alto – e stabilirsi su ogni piano alto sociale. L’uomo contemporaneo, popolare, eguale e istrionico – colui che fa dei propri sentimenti la ribalta del proprio ragionamento – non usa la strumentazione in dotazione come mezzi, piuttosto come fini. Fanno gola gli effetti che questi producono o al massimo che in ultima ma primissima istanza facilitino la sua azione e soddisfino i suoi pensieri: la parola d’ordine, sia che si parli di effetti che di cause, è velocità dell’atto creativo.

In questi ultimi decenni, il rafforzamento dei sentimenti di natura ugualitaria, democratica e la tensione sociale dovuta ad una multiculturalità autoritaria, spinsero gli apparati e le istituzioni umane verso scelte politiche di eguale carattere e tonalità al sentimento dell’antico istrione: insincere, affettate o esibizionistiche e niente più.

Gran parte di queste politiche sono portate avanti, ad oggi, da personaggi che non detengono nessuna visione prospettica del futuro tantomeno di uno spirito di eguale portata alle idee di uguaglianza, democrazia e multiculturalità che tanto sbandierano.

Si curano anch’essi dei primi effetti e delle ultime cause ed esprimono troppo bene e profondamente la base che la sostiene: contradditoria, rapace e fortemente nichilista! Parte della base sociale sostiene l’operato perché a tale operato vi sono legati interessi nella più ampia etimologia della parola: economici, sociali, post-ideali… Politica e base sociale oggi sono più che mai l’uno il riflesso dell’altra: tanto è vero che questa è l’era dell’immagine, dove ogni parola diventa immagine di sé stessa facendone sistema. Persino la scienza si è accodata dietro la religione – il freno religioso è uno stimolante per gli scienziati: come sarebbe il mondo senza un dio? Questi infervorando la società con pensieri prettamente morali, infervora anche lo scienziato rendendolo o facendogli credere, di essere la nuova élite; una speranza e il futuro – cavalcando a pieno regime il cavallo vincente dello spirito istrionico: i sintomi del secolarismo sembrano oggi scomparire, nevvero? Un nuovo spirito, quello dell’istrione, cavalca i centri del potere religioso ed i cavalli di dio fanno gola, oggi, a tutti: che siano nemici o amici. Anche qui, l’esibizionismo e l’emotività sono tutto a discapito di una prospettiva volta al futuro.

Personalmente mi sento costretto – dico davvero! – a dover dire le cose come stanno: mi scoccia profondamente sentirmi accomodato da questo sfrenato ultra-liberismo, come mi scoccia altrettanto profondamente notare che le idee tanto propagandate nei media contemporanei – e ancor prima da quelli moderni – come ad esempio la libertà, non siano così accomodanti e ultime dello scenario idealistico umano. Insomma, non noto nessun genio e nessun pioniere nel campo delle idee, ma solo strimpellatori e tecnologici ripetitori dei vecchi sentimenti, dei vecchi ideali e del vecchio spirito dell’istrione.

Non vi sono trascinatori dallo spirito profondo e con una visione prospettica del futuro, ma mediocri uomini con un ego autopoietico e sopravvalutato: migliaia e migliaia di spiriti mediocri agghindati a sanculotti che nascondono nei loro più intimi anfratti la paura della loro dismisura!

“È questo il linguaggio di un uomo libero che crede che la libertà non possa mai avere un prezzo troppo alto?” Maximilien Robespierre, Discorsi sulla guerra, 2 gennaio 1792

La mia società non soffre di un ascesso di libertà – metafora largamente usata – ma di un empiema di libertà! La mia società soffre di cancrena dei vecchi ideali, della sua stessa codardia nell’abbracciarne di nuovi e di espellere o ridimensionare quelli antichi dando così l’opportunità all’antico istrione di rinascere più forte che mai: uno spirito che insiste nel recitare in modo enfatico, volto a suscitare sempre e solo plateali emozioni, senza nessuna utilità reale; senza nessuna prospettiva futura alla base.

Salvatore Musumarra

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