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Digital Gang. Chi ha davvero inventato internet e il metaverso?

Stando a sentire alcuni, la storia delle più grandi invenzioni della storia di internet potrebbe ispirare una serie tv sulla pirateria intitolata Digital Gang: Bill Gates ai danni di Gary Kildall; Steve Jobs di Douglas Engelbart e William English; Mark Zuckerberg dei gemelli Tyler e Cameron Winklevoos – ok, ma del furto subìto dal povero Giulio Camillo, vogliamo parlarne?!

Camillo era un filosofo italiano vissuto tra il 1480 e il 1544, un nerd totale che aveva dedicato notevoli sforzi alla progettazione del cosiddetto Teatro della Memoria: un teatro di legno diviso in gradinate, passaggi e settori, che davano vita a incroci dove si trovavano porte con impresse immagini che davano accesso a documenti scritti conservati in cassette, scaffaletti o scrigni. Lo scopo era rendere l’intero scibile umano facilmente accessibile, mentalmente come fisicamente: il teatro doveva offrire al visitatore un’esplorazione non solo intellettuale ma anche motoria dell’universo mentale umano, facendone percorrere i meandri e attraversare gli snodi, così da rendere più agevole la memorizzazione dei percorsi del sapere. Il tutto nella convinzione, tipica dell’umanista rinascimentale, che il cosmo mentale corrispondesse fedelmente al cosmo extra-mentale: se passeggiavi in quella strana finzione teatrale era come se stessi passeggiando nel mondo reale. Per raggiungere tale risultato, occorreva rovesciare i canoni teatrali: il visitatore non doveva stare dal lato del pubblico per assistere allo svolgimento di uno spettacolo, ma doveva occupare il centro della scena, agendo in qualità di attore, chiamato a muoversi all’interno di una rappresentazione che gli poteva così girare intorno. Una cosa del genere insomma: https://youtu.be/baO7p3yVYFY .

Tuttavia, a Camillo non bastava ideare simile edificio, cosa che già lo occupava a studiare da matti per preparare documenti e schizzi di ogni tipo, ma voleva a tutti i costi realizzarlo: così, si impegnò – diremmo oggi – in un’intensa attività di fund-raising volta a coinvolgere nell’impresa venture capitalist di alto rango quali Re, Duchi, Marchesi, Condottieri, Governatori e simili. Pare riscosse discreto successo, tanto da riuscire – si narra – a realizzare un primo prototipo della struttura capace di ospitare 1-2 persone: da una lettera del 28/03/1532 scritta a Erasmo da Rotterdam dall’umanista olandese Viglio Zwichem, che lo avrebbe visitato, scopriamo che Camillo chiamava la propria creazione «mente artificiale», «anima artificiale» o «anima provvista di finestre». Bene, ma che c’entra tutto ciò con Digital Gang?

Pensaci bene: Camillo aveva progettato nientemeno che internet, anzi persino il metaverso. Difatti, da un lato internet non è altro che un unico enorme archivio multimediale del sapere umano, da navigare spostandosi da un nodo a un altro e costruendosi così un itinerario personale, anziché semplicemente osservare un percorso dato (un ipertesto non è un testo); dall’altro lato “metaverso” è il nome che oggi diamo alla possibilità che navigare vada oltre allo stare davanti a uno schermo da esplorare cliccando col mouse o dando direttamente ditate, consistendo piuttosto nell’entrarci dentro immersivamente, come se si fosse davvero nel vivo nell’ambiente da esplorare. Insomma, il povero Camillo meriterebbe indubbiamente di fare un giro sul web e godersi un tour nella versione digitale della mente provvista di finestre, per poi indossare un bel visore e muoversi immersivamente nei meandri della mente artificiale: verosimilmente, sarebbe inizialmente entusiasta di fronte al suo sogno diventato realtà, ma poi realizzerebbe stizzito che quello era appunto il suo sogno! Niente profitti né meri ringraziamenti per lui!

Materiale per un’altra puntata della serie, quindi? Tempo per Camillo di far causa per ottenere un bel risarcimento? Se fossi tra i suoi avvocati, in realtà glielo sconsiglierei, perché ripensare oggi alle sue idee visionarie, all’epoca da molti percepite come bizzarre se non deliranti, ci permette piuttosto di avere un piccolo spaccato di come funziona la storia umana: tutto inizia con il sogno di qualcuno, che prefigura qualcosa di estremamente improbabile eppure possibile, prosegue con dei tentativi di dargli corpo, anche soltanto in maniera abbozzata sulla base dei mezzi al momento a disposizione, e culmina con la sua piena realizzazione, magari dopo che quell’idea sembrava sepolta o senza che chi l’ha materializzata sia consapevole del filo rosso che lo lega a quei primi strambi sognatori. Perciò, se da questo momento ti capitasse di dedicargli un pensiero qua e là durante le tue web-scorribande o gite in 3D, sarebbe già un buon modo di rendergli omaggio…

 

NOTE
[Photo credit Joshua Sortino via Unsplash]

Giacomo Pezzano

Radical Candor, concettofilo, post-ironico

Se avessi un motto, sarebbe qualcosa come: “non conoscere le idee, ma avere idee!”. Faccio il ricercatore all’Università di Torino e negli anni mi sono occupato soprattutto di antropologia filosofica, filosofia critica e ontologia, cercando di tenere insieme il rigore della ricerca e il mordente della comunicazione. Ho scritto – in ordine sparso – post, […]

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