Home » Rivista digitale » Filosofia pratica » Esistenza » A colazione con Marx
Marx

A colazione con Marx

Se vi fosse la possibilità di invitare per colazione uno solo tra i pensatori più importanti vissuti nell’Ottocento credo che sceglierei la compagnia di Karl Marx. Magari, visto la dirompente personalità, gli offrirei del caffè decaffeinato o del tè deteinato con dei biscotti rigorosamente fatti in casa. Lui arriverebbe con entrambe le braccia cariche di libri, chiedendomi subito di aggiornarlo sulla classe operaia e io, trattenendomi dal raccontargli a valanga una miriade di cose, gli direi affettuosamente di prendere posto in cucina. 

«Buongiorno dott. Marx, grazie di essere qui!»
«Buongiorno! A dire il vero ho parecchio da fare, ma una pausa dai miei studi mi farà senz’altro bene!» mi risponderebbe Marx, indicandosi con una buffa smorfia barba e capelli.

Dovete sapere, infatti, che Marx fu una persona animata da una profondissima passione per il cambiamento della società. Ricercava e studiava perché voleva assolutamente trovare il modo di dimostrare scientificamente lo sfruttamento dei lavoratori. È come se qualcuno o qualcuna oggi decidesse di impegnarsi a studiare, per proprio conto, tutto l’umanamente possibile allo scopo – ai più, forse un po’ bizzarro – di formulare dei validi argomenti a favore di una società migliore. Il ché fa di Marx una persona che tutti e tutte dovremmo voler ben conoscere. 

«Dott. Marx, il mondo di oggi è molto cambiato ma, in effetti, non ha proprio più smesso di produrre merci! Le va, allora, se parliamo un po’ di alienazione?»
«Certamente!» mi avrebbe risposto subito lui.

Marx aveva a cuore l’auto-realizzazione delle persone. Non riusciva ad accettare che si potesse vendere il proprio impegno per qualcosa come il lavoro nelle fabbriche che non era una attività né libera né creativa. Coloro che vi erano occupati dovevano adattarsi a una pesante realtà produttiva nei confronti della quale non avevano pressoché alcuna voce in capitolo. Oggi – sebbene le condizioni di lavoro, in molti settori, siano migliorate anche per la nostra attenzione alla salute e alla sicurezza – resta a noi spesso preclusa la possibilità di ampliare il senso di questa sua osservazione critica. Noi infatti, generalmente, abbracciamo l’idea dell’auto-realizzazione professionale e in questa coincidenza tra noi e il nostro lavoro, perdiamo la possibilità di valutare con distacco quello che facciamo. Coltivare la nostra persona è invece fondamentale per migliorare la nostra capacità di analisi e di giudizio.

«Dott. Marx, ne ha davvero passate tante… È stato costretto a rifugiarsi a Parigi, a Bruxelles e poi a Londra per le sue idee rivoluzionarie. Cosa la affascinava così tanto del “comunismo”?»
«Bè, allora, una precisazione! Secondo la mia analisi il comunismo sarebbe sorto dalle stesse contraddizioni del capitalismo! Nessuna utopia!>> avrebbe cercato di chiarire Marx.

In fondo, Marx nutriva il sogno di una umanità migliore. L’antagonista principale della sua battaglia era il capitalismo perché, ai suoi occhi, la struttura economica era il bersaglio prioritario del cambiamento. Per il filosofo rivoluzionario intervenire su questa struttura voleva dire cambiare anche la personalità degli esseri umani. Per Marx, infatti, l’organizzazione del lavoro capitalistico le disumanizzava poiché impediva loro l’espressione di un’attività di lavoro libera e completa. Inoltre, egli considerava ingiusto il capitalismo perché accumulava profitto a vantaggio dei soli capitalisti. Profitto che si configurava come l’eccedenza di un valore-lavoro che non veniva corrisposto a chi effettivamente lavorava. Se il salario doveva corrispondere a quanto serviva per la sussistenza dei lavoratori, il sovrappiù che si ricavava dall’organizzazione di produzione capitalistica come e a chi doveva essere distribuito? Questa era la domanda a cui Marx cercava di rispondere. Oggi, per noi, le retribuzioni sono il frutto di una contrattazione collettiva e sono giuste non tanto perché devono pareggiare la nostra sussistenza ma perché accordate tra le parti sociali. Ci resta il proposito di una retribuzione che consenta una vita dignitosa, ma demandando alla rappresentazione sindacale il compito della negoziazione, per noi è giusto ciò che risulta da un conflitto di forze, deboli o forti che siano. In questo, perdiamo il senso di una riflessione sulla comprensione di cosa sia giusto e cosa no e, di conseguenza, la sostanza e la responsabilità delle nostre argomentazioni.

«La ringrazio molto della sua disponibilità!» direi a Marx salutandolo all’uscita. «Ah, aspetti! Un’ultima cosa: il nostro primo articolo costituzionale sottolinea l’importanza del lavoro!» esclamerei un po’ sbrigativamente.
«Hai visto… Sono proprio arrivato dappertutto!» sorriderebbe Marx; ora, a mani vuote.
I suoi libri, tutti in pila, lasciati in cucina; ecco, da oggi avrò meno tempo per preparare biscotti!

 

NOTE
[Photo credit Hennie Stander via Unsplash]

Anna Castagna

dolce, creativa, solare

Sono nata e cresciuta a Verona. Ho conseguito la Laurea in Filosofia presso l’Università degli studi di Verona nel 2004. Ho lavorato per più di quindici anni in diverse realtà aziendali e vivo a Sesto al Reghena in provincia di Pordenone dal 2010. Mi piace molto leggere per capire quello che mi circonda. Approfondisco con […]

Gli ultimi articoli

RIVISTA DIGITALE

Vuoi aiutarci a diffondere cultura e una Filosofia alla portata di tutti e tutte?

Sostienici, il tuo aiuto è importante e prezioso per noi!