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Il vincente e dialogico rapporto tra filosofia e sport

In questo breve articolo fornirò un’argomentazione di quello che ho chiamato il vincente e dialogico rapporto tra mente e corpo, soffermandomi sul fecondo intreccio tra filosofia e sport. Come possono questi due ambiti apparentemente così differenti avere un punto di contatto?

Sport e filosofia sono due discipline che trovano la loro origine in Grecia, ove la vigorosità del corpo e quella della mente erano considerate collegate e complementari al fine di riuscire a perfezionare se stessi. Viene superato così un insignificante dualismo che riconduce mente e corpo a una netta separazione, facilmente confutabile attraverso quelli che la psicologia definisce sintomi psicosomatici, ovvero le parole attraverso cui il nostro corpo esprime un possibile disagio psichico. Ne è un esempio il burnout, termine di origine inglese recentemente entrato nel lessico quotidiano significante bruciato, scoppiato. Il burnout è una condizione di stress cronico e persistente associato sempre con maggiore frequenza al contesto lavorativo. Gli Antichi lodavano l’attività fisica principalmente per le sue capacità educative e di sviluppo armonico delle persone, che attraverso lo sport imparavano ed imparano la disciplina, il rispetto delle regole, la gestione e l’organizzazione del proprio tempo, la cooperazione e l’accettazione della sconfitta, nella consapevolezza di trovare la forza, sia fisica che mentale, per migliorarsi quotidianamente.

Non tutti sanno che Platone, oltre ad essere il celebre filosofo fondatore dell’Accademia, fu anche un lottatore. Nel Timeo si legge, infatti, che «chi si dedica alla ricerca scientifica o qualche altra intensa attività intellettuale bisogna che anche al corpo dia il suo movimento». La filosofia, potremmo dire, è nata con lo sport, «vale a dire con quella cultura agonale del dialogo e del confronto equo tra pari che ispirava le antiche competizioni greche»1. Platone concepisce la filosofia come «dialogo vivo, corpo a corpo, lotta ed insegna ai suoi allievi assetati di conoscenza la epimeleia heautou, ossia la cura di sé come allenamento e combattimento permanente, perché nella vita ci si trova nella posizione di un lottatore che dev’essere in grado di fronteggiare, con coraggio, gli eventi». Ed è così che gli atleti agonistici di alto livello sono sempre più affiancati dalla figura del mental coach, professionista che guida a instaurare un self talk positivo ed efficace, aiutando l’atleta a rimuovere autosabotaggi e ad avere consapevolezza delle proprie capacità durante tutto il tempo della competizione.

Lo sport può inoltre rappresentare un microcosmo sociale in cui emergono implicazioni etiche e valoriali che possono essere indagate con sguardo critico. L’attività sportiva, infatti, è a priori una pratica umana in grado di generare valori. Per questo, se si assume una prospettiva filosofico-educativa per parlare di disciplina sportiva, emerge che la potenzialità dello sport risiede nel dare la possibilità ad adulti, ma anche bambini ed adolescenti di venire a contatto con concetti morali come onestà, equità, giustizia e rispetto reciproco tra avversari e compagni di squadra. Tali  valori si scontrano rumorosamente, come sottolinea il filosofo francese Jacques Deridda, con le pratiche di doping e le logiche di potere che sappiamo fare anch’esse parte del mondo agonistico, da cui può emergere un’interessante riflessione su come l’essere umano cerchi sempre più di spingersi oltre i propri limiti, tema ben inserito all’interno della nostra società ipertecnologica che mostra l’essere umano come in-finito e onnipotente.

Per concludere, non posso tralasciare uno dei grandi portavoci del rapporto tra filosofia e sport: Julio Velasco, allenatore di pallavolo argentino naturalizzato italiano con alle spalle un’immensa carriera. Uno dei suoi aforismi più importanti recita, infatti, «che il vero talento ce l’ha chi ha la capacità di apprendimento e la mantiene nel tempo, frase che riflette profondamente la sua formazione filosofica». Se la filosofia, infatti, è l’inesauribile amore per la sapienza e la conoscenza, lo sport è l’inesausta ricerca del miglioramento, della perfezione del gesto tecnico, della volontà di resistere e mantenere concentrazione e performatività fino all’ultimo secondo della partita. E se, come afferma Velasco, «allenare è un’arte», è impossibile non fare un riferimento artistico al Discobolo, scultura realizzata da Mirone nel 455 a. C., statua raffigurante l’atleta nell’atto di lanciare il disco, durante una competizione sportiva. Uno dei punti di forza di tale scultura è l’armonia della composizione, che richiama la consonanza armonica tra filosofia e sport, tema che, come ho mostrato, abbraccia l’umanità in tutta la sua storia.

 

 

NOTE:
[1] E. Isidori, Filosofia dello sport, 2011.
[2] S. Regazzoni, La palestra di Platone: Filosofia come allenamento, 2020.

[Photo credit Martin Sanchez via unsplash.com]

Elena Alberti

Elena Alberti

Ambiziosa, Empatica, Introspettiva

Mi chiamo Elena, ho 22 anni e vengo dalla sponda bresciana del lago di Garda. Mi sono trasferita nella splendida Verona per praticare la pallavolo, allenare future giocatrici e dedicarmi allo studio della Filosofia, disciplina in cui mi sono laureata con lode questo luglio e mia grande vocazione fin dall’adolescenza. A breve mi trasferirò per […]

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