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Intervista ai Ludosofici: quando la filosofia incontra l’arte

L’Associazione Coi Ludosofici viene fondata nel 2010 da Ilaria Rodella e Francesco Mapelli che, insieme a Costanza Faravelli, Irene Pozzi e Cristina Sturaro, progettano esperienze e contenuti, originali e coinvolgenti, con lo scopo di attivare il pensiero critico, la consapevolezza e la creatività di bambini e adulti. Vengono utilizzati strumenti e metodologie derivanti dalla filosofia, dalla didattica dell’arte e dal teatro. Le attività si fanno ispirare dal patrimonio storico, dalla musica, dai film, dal digital manifacturing, dai colori, dalle foglie, dai palazzi, dalle fabbriche e, soprattutto, dalle altre persone. Con i Ludosofici si pensa facendo, per rendere visibile l’invisibile. Collaborano con prestigiosi musei (Triennale di Milano, Guggenheim di Venezia, Mart di Trento e Rovereto, Gallerie d’Italia…), con importanti festival, come Festivaletteratura di Mantova o il Festival della Mente di Sarzana. Progettano insieme a istituzioni come il Comune di Mantova o come il Comune di Milano. Collaborano con scuole e biblioteche in progetti volti a formare cittadini protagonisti del proprio tempo. Organizzano gli “Stati Generali Filosofia Bambini” col patrocinio UNESCO, a volte il festival filosofico per famiglie “A spasso con Sofia” e, sempre a volte, il Mese della filosofia. Hanno pubblicato Tu chi sei? ( 2014) e Questa non è una rosa insieme (2019) a Corraini Edizioni. Hanno ideato e progettato la sezione FilosoFare all’interno del sussidiario Leggere è… per le classi IV e V per Mondadori Educational e hanno curato il numero 0 di Internazionale Kids, insieme a Pietro Corraini, per cui continuano a curare la rubrica di filosofia. Hanno progettato insieme alle edizioni Corraini la newsletter FarFarFare, rivolta a insegnanti e educatori che non smettono di sperimentare.

 

Ciao Ludosofici! Da dove nasce il vostro desiderio di fare filosofia insieme ai bambini? 

Nasce dal fatto che i bambini sono naturalmente impertinenti e, non avendo, per ovvi motivi, alcuna riverenza nei confronti né del passato, né della storia, né tantomeno della filosofia (che non sanno neanche cosa sia), hanno una freschezza e una semplicità (da non confondere con superficialità) davvero unica  nel proporre domande e nello scorgere nuovi sentieri di ricerca. 

 

Il vostro progetto filosofico è molto legato al mondo dell’arte. Come vedete il rapporto tra arte e filosofia? Nelle vostre proposte educative viene prima l’arte o la filosofia?

Sono estremamente legate le une alle altre, senza un ordine gerarchico preciso o predefinito, in quanto sono due varchi diversi per accostarsi all’invisibile, all’astratto, al concettuale. Nel gruppo abbiamo tutti una formazione filosofica, ma abbiamo trovato nell’arte un linguaggio accessibile ai bambini e che ci evitava, al contempo, di non cadere in superficiali banalizzazioni dei concetti. In più abbiamo trovato una naturale corrispondenza tra bambini, filosofi e artisti, grazie a una serie di similitudini che possiamo sintetizzare così: sono aperti al campo del possibile, sono pronti a sfidare la visione comune e di ribellarsi alle convenzioni, sono curiosi di scoprire quello che si nasconde tra le crepe e  sono inventore di metafore e nuovi significati.

 

Nelle vostre attività c’è una radice munariana molto forte. Anche per La valigia del filosofo Bruno Munari rappresenta un riferimento, soprattutto per le attività rivolte ai più piccoli: nel laboratorio Segno, dove vai?,  per esempio, viene valorizzato il ruolo delle regole come elementi logici fondamentali per lo sviluppo della creatività. Quali aspetti della pedagogia attiva munariana vi hanno influenzato di più?  

In un’intervista Munari diceva che i bambini non rompono i giocattoli, ma li smontano per vedere come sono fatti dentro. Ecco, anche noi quando progettiamo i laboratori, cerchiamo il più delle volte di smontare domande e concetti, dando ai bambini gli strumenti e la possibilità di rimontarli poi in modo autonomo, scardinando una visione stereotipata della realtà circostante.

 

Fare attività con i bambini non dev’essere tanto facile, in questo periodo. Vi siete rivolti a qualche strumento digitale per proseguire con le vostre attività?

Abbiamo inaugurato la newsletter FarFarFare (www.farfarfare.it), rivolta a insegnanti, educatori e operatori dove poter trovare strumenti da rielaborare in modo aperto con i bambini.

 

A proposito di imparare giocando e dell’importanza del concreto per far esplorare ai bambini l’astratto, quando è nato il nostro progetto abbiamo deciso di affidarci a  una valigia. Questo da una parte perché la valigia è un contenitore di oggetti, di esperienza concreta, e tramite gli oggetti è possibile portare i bambini e i ragazzi al ragionamento, allo sviluppo delle idee e dei concetti. Dall’altra parte perché, metaforicamente, la valigia contiene più laboratori con tematiche logico-filosofiche. Se voi foste un oggetto, quale sareste?

Mi viene da dire un aquilone: leggero ma che allo stesso tempo ha bisogno di un elemento forte come il vento per alzarsi in volo e che spesso non va nelle direzione che gli si cerca di imporre. 

 

La valigia del filosofo

 

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