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Intervista a Pietro Berselli: situazioni, parole, sincerità e musica

Ascolto, Pietro Berselli, un nome e un cognome, ascolto e riascolto, Mediterraneo è strumentale e vorrei che dicesse, Mediterraneo mi tiene piacevolmente sulla corda, Debole e Brindisi e sono tra le donne, quelle fondamentali per un pomeriggio, e adesso stanno sotto al tappeto, e adesso mi ritorna alla narice l’odore della polvere. VA DETTO che lo ascolto con pregiudizio e assoluto rispetto, perché con l’arte siamo tutti un po’ sensibili, vogliamo essere colpiti nella nostra solitudine e trascinati fuori a bere qualcosa. Ecco ce l’ha fatta, è un’ottima compagnia e non perché aprirà LEVANTE il 12 Settembre al Rise Festival di Padova. È un’ottima compagnia perché mi racconta i fatti suoi così come stanno. Ci vuole fatica a dire le cose così come stanno, per le sovrastrutture che ci accompagnano e per il rischio che non ci sia granché da dire.

Domando di più, direttamente a lui, per curiosità, per avere conferme o smentite su quanto pensato…

 

Che differenza c’è tra parlare e cantare?

C’è un’enorme differenza. Prima di tutto si lascia da parte la melodia forzata, in secondo luogo si tende ad ascoltare meno la metrica. Fondamentalmente ritengo che ci sia più libertà, ovviamente ci sono pro e contro. Parlando bisogna stare molto attenti a quello che si dice, è molto facile cadere nella banalità o nell’inutilità di certi giri di parole. Dipende sempre da quello che vuoi dire e come lo vuoi dire. Certe volte un pensiero non può rimanere incatenato alla melodia.

 Racconti di cose che vengono da situazioni dell’esistenza, ma le situazioni, sono già situazioni mentre le vivi, o solo dopo, quando le scrivi?

Io parlo soltanto di situazioni vissute da me in prima persona. La maggior parte delle volte una canzone nasce esattamente nel momento in cui la situazione sta avvenendo o è appena avvenuta. Scrivere di qualcosa che è successo da tanto tempo è difficile, io ho bisogno di emozioni forti e presenti per poter scrivere. Il tempo altera sempre le cose in modo irreparabile.

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Quanto è importante la sincerità nel tuo creare, l’arte può mentire per riuscire a trasmettere?

Creare per me è per prima cosa un atto terapeutico. Scrivo per razionalizzare situazioni che mi turbano, infastidiscono o alterano. La sincerità è fondamentale per il semplice fatto che l’atto diverrebbe inutile, falso, e dovrei riscrivere daccapo il tutto per poter esorcizzare quello che mi turba. Non so come scrivano altri musicisti, probabilmente c’è che riesce a scrivere di situazioni inventate, non è così per me.

 

Nel 2015 Pietro Berselli si unisce all’etichetta padovana dei SOTTERRANEI, un’entità che si sta facendo largo prepotentemente nella scena musicale, formata musicisti e non musicisti, impegnati non solo nella creazione artistica ma anche nella promozione, nell’organizzazione di concerti e festival.

 

 Gianluca Cappellazzo

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