Home » Rivista digitale » Sguardi » Società » L’esportatore di progresso

L’esportatore di progresso

Il suo è un mestiere difficile che non prevede la pensione, nessuna indennità o malattia, non gli da diritto a programmare ferie, non si ferma mai, nemmeno il tempo riesce a contenerlo.
Questo lavoro gli piace così tanto che non ha mai firmato un contratto, non ha mai sentito il bisogno di tutelarsi o di mettere per iscritto diritti o doveri che si è imposto da solo.
E’ un libero professionista, il dipendente di se stesso, disfa e costruisce di volta in volta i suoi obiettivi, allarga gli orizzonti oppure ricalca vecchie orme in terre già battute.
Non serve avere un’età, lui per esempio non ha età, si sposta a cavallo dei secoli attraversando mondi paralleli, epoche e società.

E’ cittadino del Mondo, padrone e suddito, comanda e serve gli uomini perché hanno bisogno di lui e lui ha bisogno che essi lo usino solo per poter dire che esiste.
In Occidente lo trattano bene, c’è terreno fertile per qualsiasi sua proposta estrema, e quando ha carta bianca da il meglio di se.
Ma in che cosa consiste il suo lavoro?
Semplice, lui esporta progresso.

Un bel giorno decide che la società a cui appartiene è la migliore in assoluto, e sente il bisogno di comunicarlo a tutti gli altri privandoli della possibilità di replica.
Detta così superficialmente non contribuisce a svelare l’arcano ragionamento; occorre specificare allora quali siano le materie sociali su cui agisce.

Prendiamo la scrittura.
L’esportatore del progresso ha stabilito che i popoli senza scrittura sono primitivi, mentre quelli che la possiedono sono avanzati.
Poco importa se esistono altri metodi per raccontare o tramandare qualcosa perché l’esportatore di progresso ci riferisce che le parole scritte non sono mutabili, ergo non possono essere interpretate a seconda dei tempi, mentre l’oralità – al contrario – è e sarà sempre imperfetta.
Del resto, quando mai abbiamo modificato l’interpretazione dei testi Sacri, o altri scritti realizzati da personalità che, inevitabilmente, hanno intriso pagine e pagine di cronache ‘sporche’ del loro punto di vista?

Esistesse solo questa categoria ad impegnare il nostro progressista nel suo duro lavoro di catalogazione, non avrei detto nulla di stupefacente.
Ad un certo punto decise di esportare un modello di società ben preciso, quello Occidentale appunto e con esso anche la Democrazia.
Se vivi in una società senza strade, scuole, ospedali e altre infrastrutture che all’Occidente hanno portato al contempo benessere e complicazioni, sei automaticamente retrogrado.
All’esportatore di progresso non interessa sapere che la tua cultura ha raggiunto il suo equilibrio adattandosi all’ambiente circostante e alle tradizioni, mutabili, della propria Storia.

Non gli interessa nemmeno sapere che la via intrapresa da questa o da quell’altra società è solo una delle tante possibili, perché la migliore è quella in cui lavora, e l’ha deciso da solo.
Un po’ come autodefinirsi belli perché l’ha detto mamma.

La Democrazia invece pare sia improvvisamente diventata il migliore dei sistemi politici.
A contendersi la supremazia però sono state svariate forme di governo, tutte puntualmente esportate dal progressista e ognuna spacciata come ‘la migliore’: inizialmente fu la Monarchica assoluta retta da un sovrano despota ed illuminato, seduto sul trono per volere di Dio; poi fu il turno del Parlamento e successivamente toccò alla Repubblica borghese che pochi potevano governare…

Infine in Occidente crearono la Democrazia e decisero che tutti potevano partecipare alla Cosa Pubblica, ma non solo gli occidentali, qualsiasi persona compresa nel raggio dei quattro angoli del Mondo, e chi era rimasto ai re, ai sacerdoti e ai rituali arcaici avrebbe dovuto adeguarsi.

L’esportatore di progresso si diede molto da fare, fondò nuovi Stati, tracciò nuovi confini studiati a tavolino unendo sotto la stessa bandiera società in conflitto tra loro e separandone altre di affini; portò l’Occidente in territori non occidentali, anche appoggiando spietati dittatori, decidendo di volta in volta quale fosse ‘buono’ e quale ‘cattivo’.

Nel 2015 l’esportatore di progresso esiste ancora, vive cibandosi delle nostre incomprensioni, di tutto ciò che appare assurdo ai nostri occhi, vive delle aspre critiche che lanciamo a chi mangia cibi diversi dai nostri, a chi tratta la donna in un modo che a noi appare antiquato, a chi segue i dettami di una religione che non è la nostra, a chi abita in capanne fatte di paglia e sterco, a chiunque non indossi giacca e cravatta ma abiti ‘strani’ o ‘bizzarri’.
L’esportatore di progresso respira l’aria della superiorità che ci siamo attribuiti e dell’auto incoronazione di noi stessi.

Ci aiuta, giorno dopo giorno, a trasportare il masso lasciato in eredità da un Sisifo stanco, e questo masso serve a rinfacciare la fatica – non richiesta – spesa per la costruzione di una visione soggettiva non traducibile in altre declinazioni culturali.
Si veste di arroganza e troppo spesso applaudiamo compiacenti la sua eleganza così conforme alla nostra.
Rende assurda persino l’ovvietà fatta di numeri, quei sette miliardi di uomini e le centinaia di culture annesse che sussurrano di non sentirci troppo soli.

Che la vanagloria è un labirinto dal quale si esce solamente mettendosi in discussione.

 

 Alessandro Basso

Sono nato a Treviso nel 1988, nel 2007 ho conseguito il diploma triennale in grafica multimediale e pubblicitaria all Centro di Formazione Professionale Turazza di Treviso; dopo aver lavorato alcuni anni, ma soprattutto dopo un viaggio in Australia, sono tornato sui libri e nel 2013 ho conseguito il diploma di maturità al Liceo Linguistico G. Galilei di Treviso. Attualmente sono laureando in Storia e Antropologia all’Università Ca’Foscari di Venezia.
Mi piace molto leggere, senza tuttavia avere un genere preferito; i miei interessi spaziano dalla cultura umanistica alla sociologia, e in certi ambiti anche alla geologia.

[immagine tratta da Google Immagini]

Gli ultimi articoli

RIVISTA DIGITALE

Vuoi aiutarci a diffondere cultura e una Filosofia alla portata di tutti e tutte?

Sostienici, il tuo aiuto è importante e prezioso per noi!