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Il silenzio della Comunicazione

S’eternano le mie ore silenziose che si dispiegano nel presente come fogli di un buon libro.

Ecco la storia, che dopo un lungo viaggio, rivuole indietro tutto ciò che visse e trascorse lungo la linea del Tempo umano. Vuole il suo ritorno; vuole vita, passione ed ogni suo vecchio ideale.

La storia confuta questo presente e più la riporto a mente più si dispiega e diviene, paradossalmente, in tutto ciò che non le appartiene. Ogni mio No si rivolta ed all’unisono, sotto un simbolo ed un manifesto – un’opera, un’avventura o un romanzo – assaltano e incendiano quanto la storia insegna, riscrive e decostruisce. Ogni cosa negata al Caso ed al divenire della vita sui generis ritorna forte e potente Si: come un contraccolpo.

Divenire ed Essere: tra caso e causa

La società, la religione, la scienza, la morale: tutte queste dolci e belledonne della vita umana! Ognuna influenza l’altra ed insieme muovono la vita dell’uomo in divenire, seppure questa si percepisce meglio nell’Essere. Per quanto se ne possa dire in merito ed in discredito, società, religione, scienza e morale, insieme, convogliano nel mettere in piedi un tipo ideale di umano: tutte, apparentemente per diverse vie, convogliano in un ideale, del quale non si potrà mai raschiare il fondo ne lambirne il cielo.

La casualità della vita – e solo successivamente la causalità! – trova terreno fertile in questo gran numero di potenti iperboli seppure si nasconde dietro queste macchinose parole e dietro la Storia dell’umanità. Il Caso diventa Causa e in questa mia contemporaneità intrisa di tecnica e di duro calcolo, ogni Causa sembra divenire Caso!

La vittoria di Cartesio

La vittoria di Cartesio è totale! Scindendo l’intelletto dalla corporeità e rendendo cosciente tutto ciò che è – apparentemente – mentale, diede il primo indizio per capire che ogni fare nasce da un atto, un abitudine o da una reazione ai sintomi e agli allarmi, in primis, del corpo nel mondo et in secundis dalla fisiologia di questo mondo sul corpo, su se stesso e sulla società umana – di corpi.

Vogliamo rendere utile Cartesio? Capovolgiamo il suo intento! La vittoria di Cartesio è totale nel momento in cui si ammette che l’intelletto è inscindibile – e tutto ciò che è mentale cosciente e mentale non cosciente – dal corpo: ogni lacrima versata per l’umanità, per una tragedia che non graffia in prima istanza il corpo del soggetto in osservazione, connota il valore della profonda rete intellettuale che ogni uomo, in bene o in male, ha contribuito e contribuisce, con o senza intenzionalità, a tessere sulle parole Storia e Passato e quindi su Scienza, Religione, Morale. Sentirsi in pena per un uomo lontano e che non si conosce, è umanità; godere della sua pena e della sua povertà: anch’essa è umanità!

Il problema della comunicazione

La vita intellettuale di ogni uomo, attraverso le reti sociali, sommandosi a quello dei suoi simili, tesse l’ideale sociale, religioso, scientifico e morale influendo così sulla realtà dei singoli. Quindi con Cartesio han vinto tutti i bravi comunicatori: basti che il soggetto abbia ottime argomentazioni sulle quali far partecipare gli altri – anche in forma blanda e povera – ed è così possibile dar la forma d’ideale ad ogni scemenza! Del resto se si desidera comunicare ad un vasto pubblico un concetto profondo, bisogna prima snaturalizzarlo, renderlo blando, povero quindi fruibile!

Seppure si rinnovano, anche gli ideali degenerano e muoiono; nella vita tragica si smuovono uomini come se si arasse la terra prima della semina: potremmo smuovere il mondo come se fossimo un terremoto. Il segreto sta nel comunicare loro il meglio e al meglio: di ogni Caso farne una Causa e di ogni Causa antagonista farne un semplice Caso.

Eterno ritorno

Ah gli uomini! Questi esseri che si interrogano l’un l’altro su quanto fu, è e sarà di essi, della terra dove poggiano i piedi e del cielo in cui il loro intelletto ed il loro corpo s’inventa e s’ingegna. Un po’ tutti noi, ognuno a suo modo, affermiamo di subire gli influssi della società, della religione, della scienza e della morale: malediciamo ognuna di queste, ma in realtà ne siamo semplicemente invaghiti.

Come tutti gli amori non corrisposti vengono via via esorcizzati o come la volpe che disprezzo l’uva perché non riuscì ad ottenerla; parimenti come dei bimbi con un gelato tra le mani, siamo affascinati dai nostri mezzi e dai nostri affari purché questi non stramazzino a terra o non passino di mano. Di ogni uomo, della forza e della potenza dobbiamo farne un simpatico punto della situazione: ognuno di questi, che siano uomini, ideali, etc., si rinnoveranno seppure li percepiamo fissi ed immutabili. Durante il processo evolutivo descritto, intellettualmente, viviamo il divenire di una forma ideale come un “Essere”. Che sia l’Eterno Ritorno di nietzschiana memoria?

Beati gli uomini che vivono tutto ciò come un gioco o un avventura: questi vivono esclusivamente della e per la loro vita e ne fanno qualcosa a sé; come qualcosa scollegata dalla Terra, dall’Universo e dall’Umanità. Questi uomini saranno eternamente beati ma all’occorrenza degli eccellenti imbecilli: ma l’imbecillità è malvagia? Non credo, forse ingenua.

Se dovessimo percorrere questo surreale ragionamento dalla parte opposta al percorso fin qui dispiegato, direi che tutti gli uomini della conoscenza soffrono per ogni scelta e durante tutto il tragitto. Ogni Sapere umano riga il viso e rende pesante ogni piccola gioia: si problematizza l’ovvio e si cerca sempre una scappatoia da ciò che è consolidato ed apparentemente accertato! Ah se ci fosse un canale di comunicazione tra le virtù della povera gente e quelle dei ricchi di spirito, chissà a quanti paradossi e contraddizioni avremmo così dato il beneficio d’eclissarsi nella Storia.

Invece eccoli che ritornano: ognuno di loro, dentro la loro etichetta, imbellettati ed in bella mostra, usano mezzi e coordinate reali e virtuali che li connotano e li distinguono, come individui, l’un dall’altro e, come etichetta, divisi e distanziati da stretti abissi, usano la tecnologia ed ogni altro mezzo umano per ripresentarsi e reinterpretarsi; non si fanno scrupoli nel distinguersi fino a quando non si presenti loro un grande ideale, massificante – benigno o maligno che sia.

Il contraccolpo

La Storia gioca a favore del presente perché sa bene che ogni caratteristica di quest’ultimo è legata sentimentalmente ad ogni azione compiuta in passato e seppure, in questa contemporaneità, gli ideali son presenti, vivi e percepibili, ogni divisione si approfondisce e contemporaneamente diminuiscono le distanze, producendo sensi di vuoti e complessi d’inferiorità che inevitabilmente portano all’annichilimento del periodo e del contesto storico. Ricchi e poveri di spirito si percepiscono eguali e si avviliscono l’un l’altro.

Ah quanto è bello scrivere senza un vero senso e senza un chiaro scopo! Questo è il miglior tempo per far alchimia dell’uomo e di ogni suo prodotto intellettuale; questo è il tempo giusto per far esperimento di ogni iperbole umana e di ogni imbellettamento ideale. Questo è il tempo della Comunicazione e per quanto noi tutti ci impegniamo a chiarire ogni nostro concetto, non ci verrà dato altro tempo oltre questo, che casualmente, abbiamo di buon grado accettato. Accettandolo ne diamo un senso ed una causa mentre negandolo diamo la possibilità agli uomini postumi e a quelli futuri di trovare basi e tesi per nuovi concetti.

Questo scritto non ha nessun valore se non quello di gettar discredito sul mondo della comunicazione: è uno scritto indubbiamente surreale, forse dada. Uno scritto che usa i mezzi di comunicazione (sintassi, semiotica, lingua, mezzi tecnologici, etc.) per sovvertire il valore della stessa comunicazione.

Questo scritto non ha un senso seppure ne abbia una dolce parvenza.

Salvatore Musumarra

[Immagine tratta dal quadro di Salvatore Musumarra, “Crisiradori dada”, 2015, tecnica mista e collage]

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