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Uno sguardo distaccato sul mondo: Il Barone rampante

Eventi come quello che abbiamo vissuto i mesi scorsi e stiamo ancora vivendo, ci mettono nella condizione di sentirci fragili, completamente risucchiati in una quotidianità che non avevamo mai prima sperimentato, che ci rende prigionieri e ci costringe in abitudini non nostre. Difficile in un tale stato d’animo ragionare in maniera lucida, vivere con distacco questo nostro nuovo modo d’esistere, cercando di non farsi coinvolgere da sentimenti negativi.

Può venirci in aiuto in questa nostra impresa titanica il romanzo di Italo Calvino Il Barone Rampante (1957), il quale, pur essendo scritto quasi cento anni fa, mantiene importanti insegnamenti per il nostro tempo. L’opera narra la vicenda di Cosimo Piovasco di Rondò, un nobile rampollo ligure che, all’età di dodici anni, si ribella ai propri genitori, decidendo di salire sugli alberi per sempre.

«Cosimo salì fino alla forcella d’un grosso ramo dove poteva stare comodo e si sedette lì […] – Non cambierò mai idea, -fece mio fratello, dal ramo. -Ti farò vedere io, appena scendi! -E io non scenderò più! – E mantenne la parola»1.

La ribellione, determinata dalla volontà di non mangiare un piatto di lumache, per non uccidere le povere creature, porta Cosimo a costruirsi una vita parallela a pochi metri da terra, spingendolo ad ingegnarsi per risolvere problematiche semplici per il comune uomo quali mangiare, dormire, spostarsi ecc. Ciò gli permette da un lato di superare i propri limiti pur in una nuova condizione difficile, dall’altro di osservare gli uomini e il mondo da un altro punto di vista, distaccato rispetto a quello precedente. È il tipico comportamento che, secondo Calvino, dovrebbe avere il filosofo, o più in generale l’intellettuale: “guardare a due o tre metri” il mondo per poterlo vedere con altri occhi. Dirà infatti Biagio, il fratello di Cosimo in un passaggio significativo del romanzo: «Mio fratello sostiene, – risposi – che chi vuole guardare bene la terra deve tenersi alla distanza necessaria – e il Voltaire apprezzò molto la risposta»2.

Ciò non significa, secondo il nostro scrittore, estraniarsi dalle faccende umane, ma partecipare senza essere totalmente risucchiati dalle emozioni, dalle passioni e quindi oscurare la propria razionalità. Si pensi a quante volte, nella vita quotidiana, non riusciamo a guardare gli eventi per quello che sono, ma passioni quali la rabbia, il dolore ci mostrano una realtà distorta, per la quale il nostro punto di vista è totalizzante. Calvino, in un certo senso, ci invita con il suo barone rampante a stare “un passo più indietro”, così da poter osservare le cose nel suo insieme, non da un’angolatura particolare.

C’è un altro importante insegnamento, tuttavia, che si può trarre dal romanzo del nostro scrittore: la necessità di sapersi adattare alle difficoltà e seguire i propri propositi. «Io sono salito quassù prima di voi, signori, e ci resterò anche dopo! – Vuoi ritirarti? – gridò el Conde. -No: resistere – rispose il Barone»3Nonostante le numerose intimazioni ricevute, Cosimo non si lascia spaventare dalla sua nuova vita, trova una soluzione per tutte le piccole mansioni quotidiane: dal lavarsi il viso, al dormire, al mangiare e resiste alla sua condizione.

Persino in vecchiaia rinuncia ai benesseri di una vita più agiata, pur di rimanere fedele alle sue scelte. Ciò non deve essere letto come un’ostinazione del protagonista, quanto piuttosto ad una volontà di non demordere nonostante le innumerevoli difficoltà. Tutto ha una soluzione, sembra dire Calvino, anche la matassa che ci appare impossibile sciogliere, o il problema che non sappiamo da dove prendere.

Per concludere, si può dire che Il Barone Rampante ci possa venire d’aiuto in una situazione come quella in cui ci troviamo coinvolti o più in generale in eventi difficili della nostra vita: cerchiamo anche noi di guardare con maggiore distacco, senza per questo non essere partecipi di quello che sta succedendo; proviamo a “resistere” e cambiare le nostre abitudini, con la fiducia che in qualche modo ce la faremo. In fondo, se Cosimo è riuscito persino a vivere sugli alberi per tutta la vita… nulla è impossibile!

 

Anna Tieppo

 

 

NOTE:
1. Italo Calvino, I nostri antenati, Il barone rampante, Milano, Mondadori, 2015, p.106
2. Ivi, p. 255.
3. Ivi, p.246

[Photo credit unsplash.com]

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Anna Tieppo

empatica, precisa, buffa

Sono nata a Castelfranco Veneto nel 1991, piccola cittadina murata, dove tutt’ora vivo. Dopo il liceo ho  conseguito la laurea presso l’Università degli Studi di Padova in Lettere e successivamente in Filologia Moderna nel 2016, occupandomi principalmente di tematiche relative alla letteratura contemporanea. Il mio ingresso nel mondo del lavoro è stato nel settore dell’insegnamento, […]

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