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Bioetica: quando la Filosofia si rende utile alla vita

Nonostante sia passato più di qualche anno, ricordo ancora nitidamente il momento in cui alla fine della prova orale dell’esame di maturità il mio professore di italiano mi chiese: “Pennisi, ha già deciso quale percorso universitario intraprendere?”. Io risposi: “Veramente sono ancora molto indecisa tra filosofia e ostetricia”. Fu allora che il mio amatissimo professore di filosofia mi disse: “Beh che problema c’è, Silvia. Se decidi, e so che lo farai, di immatricolarti a filosofia sarà un po’ come se ti iscrivessi anche ad ostetricia: l’arte dialettica della maieutica (tirar fuori, dare alla luce) viene paragonata da Socrate a quella della levatrice!”. Alla fine decisi di iscrivermi a filosofia essenzialmente per il grande desiderio di “portare alla luce”, di poter trovare il lato pratico e applicativo di quella disciplina che mi affascinava così tanto e che, ne ero certa, aveva tutte le carte in regola per rendersi utile alla vita.

Le mie attese furono soddisfatte alla prima lezione di “Elementi di etica della vita”, per me la filosofia si è fatta pratica nel momento in cui la bioetica clinica è diventata il centro del mio percorso universitario e post universitario; e l’ostetricia? L’ostetricia è stata la specialità medica di cui mi sono maggiormente occupata.

La bioetica nasce nella seconda metà del Novecento, il termine venne introdotto nel 1970 dall’oncologo americano Van Reasselaer Potter e da lui definito come una scienza della sopravvivenza che ha la capacità di coniugare conoscenze biologiche e valori umani (Potter, 1970). Potter, attraverso la costruzione di questo neologismo, rese esplicita la consapevolezza dell’avanzare e del radicarsi, in quegli stessi anni, di un progresso scientifico-tecnologico che avrebbe portato con sé la possibilità e la speranza di un miglioramento delle condizioni di vita, ma anche il rischio di un disfacimento dell’uomo e della sua umanità. Di qui la necessità di costruire un ponte tra le scienze e la filosofia ricomponendo la frattura tra piano dei fatti, dei dati sperimentali e piano dei valori.

La riflessione filosofica in bioetica si occupa essenzialmente dell’analisi razionale delle questioni morali che emergono nell’ambito delle scienze biomediche, cercando di determinare i parametri di liceità della pratica medica e della ricerca scientifica, affinchè il progresso si realizzi nel rispetto di ogni essere umano e della sua dignità.

Se la bioetica nasce come una riflessione etica dettata dai cambiamenti delle condizioni di vita dell’uomo, la filosofia è interpellata dall’uomo per capire questi cambiamenti e trovare significato. All’interno della bioetica la riflessione filosofica sulla medicina non potrà che essere nel contempo una valutazione sull’utilizzo del sapere medico e sui dilemmi morali sollevati dalla medicina, nella duplice dimensione di scienza e di pratica terapeutica.

Il progresso medico oltrepassa costantemente la frontiera di ciò che possiamo fare, mentre crescono le differenze e i conflitti su ciò che vogliamo, che dovremo fare. Le scelte esistenziali sono oggetto di una problematizzazione e riflessione critica proprie di una filosofia che può, anzi deve, mettersi a servizio della medicina attraverso un passaggio da un pensiero essenzialmente teorico e spesso lontano dalla vita quotidiana, ad una modalità d’azione più diretta ai problemi concreti dell’esistenza.

Silvia Pennisi

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