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Politica ambientale: tra etica ed economia

La politica ambientale deve essere intesa come un processo innovativo permanente che tiene conto delle priorità del momento, ma che è proiettato su ciò che sarà importante per il futuro.

Le attività umane, in particolare quelle economiche, costituiscono il principale fattore di pericolo di degrado ambientale. Tuttavia l’economia costituisce solo uno degli elementi che devono essere valutati per la predisposizione di una corretta politica ambientale.

Infatti l’economia è certamente fondamentale per la politica ambientale, ma da sola non può fornire tutte le soluzioni necessarie anche se la prospettiva per i prossimi anni non può che prevedere di andare verso l’economia verde.

Un problema da risolvere è che nei bilanci economici non viene sufficientemente considerato il fattore ambientale e questo non solo a livello locale, ma anche nazionale e mondiale. In generale è preminente il reddito monetario e i flussi di beni e valori, mentre resta in secondo piano quanto riguarda il capitale naturale e quello sociale.

Nonostante ciò l’analisi costi-benefici ha raggiunto un buon livello di sviluppo e viene formalizzata nei livelli amministrativi locali e nazionali mediante la valutazione di impatto ambientale come metodo di analisi per la realizzazione di progetti sul territorio e di valutazione ambientale strategica ai fini della pianificazione.

L’elemento di criticità resta tuttavia la questione valoriale relativa ai benefici e ai costi ambientali.

Esiste infatti un rapporto di reciprocità tra equità ed efficienza. Esistono dei legami sia logici che pratici tra considerazioni di equità e di efficienza nelle valutazioni degli obiettivi ambientali. Nel definire le mete specifiche per la conservazione dei beni architettonici e naturalistici, delle specie viventi e delle risorse, e nella ricerca di opzioni compatibili con l’ambiente per le generazioni future deve essere messo in atto un approccio che non valuti solo il problema dell’efficienza in termini strettamente monetari, ma in senso più ampio di economia che tenga conto anche del “valore” dei beni artistici e della natura. In altri termini devono essere considerati prioritari nella scala valoriale gli aspetti di equità e di etica dell’ambiente.

La scala delle conseguenze delle scelte umane si è amplia pertanto oggi ad una dimensione planetaria, individuando nuovi livelli di responsabilità fino a non molto tempo fa assolutamente impensabili: estinzione delle specie, esaurimento delle risorse, problematiche legate all’inquinamento sono argomenti entrati ormai nell’ambito dell’etica.

Nella questione ambientale sono coinvolti gravi problemi di equità intragenerazionale, relativi cioè alla suddivisione internazionale dei costi, delle responsabilità e delle conseguenze dei danni ambientali. Né meno seri sono gli interrogativi circa la qualità e la vivibilità del pianeta nel quale le prossime generazioni si troveranno. Ma nel linguaggio dell’etica ambientale trovano spazio anche questioni più radicali, evocate da nozioni quali “valore intrinseco” dei non umani, “diritti della natura“, “diritti degli animali“, che portano ad un ulteriore ampliamento della riflessione morale.

L’approccio dello sviluppo sostenibile rifiuta la tradizionale posizione di “antropocentrismo assoluto”, secondo il quale è esclusivamente l’essere umano ad avere un valore peculiare ed intrinseco, mentre tutte le altre forme di vita avrebbero solamente un valore strumentale, avrebbero cioè valore in quanto servirebbero allo sviluppo ed al miglioramento della persona e delle società umane. Contemporaneamente rifiuta l’opposta visione biocentrica che pone al centro dell’agire il primato morale della natura (biosfera) intesa come organismo vivente. 

Il rifiuto di tali posizioni estreme si è accompagna alla ricerca di un approccio che non sia univoco, ma pluralista, volto quindi ad integrare e valorizzare la ricchezza e l’autenticità dei diversi valori e delle diverse posizioni in etica ambientale. 

Una cultura dello sviluppo sostenibile presuppone nuovi modi di pensare il mondo e nuovi modi di vivere nel mondo, c’è bisogno cioè di modificare comportamenti e stili di vita negli ambiti dell’economia, della scienza, della tecnologia, della politica in modo tale che l’azione che in essi viene attuata sia frutto di scelte ed espressione di un sistema di valori che rispetti e promuova la vita nella sua totalità.

Matteo Montagner

[immagini tratte da Google Immagini]

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