14 maggio 2014 Ilaria Berto

William Turner (Londra, 23 aprile 1775 – Chelsea, 19 dicembre 1851)

Sublime, dal latino Sublimis, è la manifestazione del bello e del grande, nel loro più alto grado.

Il Sublime trascina gli ascoltatori non alla persuasione, ma all’estasi: perché ciò che è meraviglioso s’accompagna sempre a un senso di smarrimento, e prevale su ciò che è solo convincente o grazioso, dato che la persuasione in genere è alla nostra portata, mentre esso, conferendo al discorso un potere e una forza invincibile, sovrasta qualunque ascoltatore.

Pseudo Longino, Trattato del sublime

 

Bello e sublime sono entrambi oggetti di un giudizio estetico e quindi hanno alcuni aspetti in comune; ma, più che questi aspetti, saltano agli occhi le differenze considerevoli: il bello è legato alla forma e alla qualità, il sublime alla mancanza di forma e quantità.

Immanuel Kant, Critica del giudizio

L’artista che più rappresenta l’estetica del Sublime è William Turner.

Nato a Londra nel 1775 e considerato fra i maggiori esponenti del Romanticismo, oltre ad essere uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, Turner e i suoi paesaggi contribuirono all’evoluzione della pittura del paesaggio degli artisti dei decenni successivi, in particolare gettò le basi per il movimento Impressionista.

La sua idea era quella di esprimere la grandezza e la forza della Natura, nei confronti della quale l’uomo risulta impotente. Il paesaggio non è più la copia fotografica di ciò che l’artista vede, ma diventa un gioco di luce, da lui rappresentata come autonoma entità atmosferica e colore. Con questa tecnica creò dei quadri che risultano quasi astratti e, ai suoi contemporanei abituati a ben altri stili, non piacquero molto; Turner, infatti, non voleva che la bravura tecnica o “il bello ideale”, come erano soliti rappresentare gli artisti del Neoclassicismo, fossero in primo piano. Il suo intento era quello di suscitare emozioni di terrore e angoscia a chi ammira le sue opere. Ecco perché fra i suoi soggetti preferiti troviamo i naufragi e le tempeste, manifestazioni naturali contro le quali nessun uomo può lottare. Il suo si può definire Sublime dinamico, utilizzando il termine coniato da Kant, che riguarda, appunto, gli elementi naturali in movimento.

Vediamo una della opere più famose di Turner:

Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi

(Snow Storm: Hannibal and his army crossing the Alps, 1892, olio su tela, 146×237 cm, Tate Gallery di Londra).

Annibale e le sue armate sono improvvisamente attaccati da una bufera di neve mentre valicano le Alpi per entrare in Italia. Immediatamente balza all’occhio dell’osservatore un’onda di neve e nuvole in tempesta e solo in un secondo momento ci si accorge degli uomini, appena distinguibili. L’artista inglese, infatti, prese come pretesto la vicenda di Annibale per creare uno studio di effetti luminosi e dinamici attivati dalla tempesta. L’artista volle rappresentare la terribile e oscura forza della natura che rende tutto più instabile e transitorio, come il destino degli uomini.

La vita è la sua più bella scoperta, la morte il suo stratagemma per otteneremolta vita, è un tutto; ma non è mai compiuta. Come fa oggi, potrà fare sempre,

nelle parole di J.W Gothe è ben espressa la condizione umana di fronte alla potenza della natura: la nostra impotenza di fronte “all’incessante divenire” del mondo naturale. In fondo,noi tutti temiamo l’inevitabile potenza della natura, perché sappiamo che contro di essa non è possibile lottare, ma ci è solo consentito subire. Turner questo lo sapeva bene, come si può notare dalla rappresentazione del rapporto uomo-natura presente in molte delle sue opere.

 

Ilaria Berto

 

[Immagine copertina: William Turner, Fort Vimieux, 1831, collezione privata; Immagine incipit: William Turner, Autoritratto, 1798, Tate Britain]

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