13 ottobre 2014 lachiavedisophia

Vendesi followers. Comprasi fiducia. Cedesi reputazione.

Quando un essere umano non sa come comportarsi, si adegua al comportamento di chi lo circonda.

Il cosiddetto principio della “riprova sociale”, se applicato al mondo del web, comporta che un basso numero di seguaci influenzi negativamente gli altri potenziali followers.
Su Facebook non metteremmo mai il decimo like, ma il millesimo si.
Su Twitter è difficile che si segua qualcuno con 30 followers. Per quante cose interessanti possa scrivere. Quasi automatico seguirne uno con almeno 4000. E appena andiamo su Twitter, ancora prima della bio, della foto, del primo tweet, l’occhio cade inevitabilmente sul numero di followers.

E come spesso accade nella vita reale, nell’arco temporale di un battito di ciglia elaboriamo un giudizio che in realtà è un pregiudizio.

Se lo seguono in pochi, non è interessante.

Con la pagina de la Chiave di Sophia ho avuto modo di osservare come seguaci di fatto, che mettevano anche like ai singoli post, sono diventati seguaci per così dire “dichiarati” solo quando la pagina ha raggiunto un considerevole numero di “ mi piace.”

believeeeee

Da qui la fortuna di agenzie specializzate in vendita  di followers, like, visualizzazioni, recensioni.

Qualche esempio:

http://www.comprafollowers.net/

http://www.magicviral.com/

http://www.recensionitripadvisor.it/

Tutti servizi nati per accrescere la reputazione on line di aziende, istituzioni, personaggi pubblici, politici, strutture alberghiere. Qualsiasi cosa e chiunque.

Il paradosso? E’ che l’effetto, se di reputazione parliamo, è esattamente l’opposto. Una volta scoperto il trucco, la reputazione è persa per sempre. La memoria del web, oblio o non oblio, non perdona.

Gli addetti ai lavori o i semplici “smanettoni” hanno sviluppato negli anni una certa sensibilità, diffidenza e soprattutto consapevolezza nei confronti del mondo che esiste alla base di un post, di una recensione, di un fashion blog, di una pagina Facebook, di milioni di visualizzazioni e migliaia di follower in 5 giorni.Una volta scoperto, è un po’ come quando ti dicono che Babbo Natale non esiste. Scopri l’inganno. E la magia finisce.
Per quanto riguarda Twitter, anche un non addetto ai lavori può agevolmente rendersi conto se i followers sono “fake” o meno. In genere i follower falsi:
a) non hanno una foto del profilo
b) non hanno una bio
c) hanno molti più following che follower e questi ultimi spesso non arrivano a 5

d)sono inattivi o i loro tweet sono standard e pubblicitari

Oppure ci si può affidare anche a servizi come  Twitter Audits e Status People per avere in pochi minuti la percentuale dei follower falsi, di quelli inattivi e di quelli reali.

Prendete un paio di politici a campione e vi renderete conto coi vostri occhi.

Le problematiche che scaturiscono dalla compravendita di consenso, non sono da sottovalutare. Basti pensare che una  recente inchiesta condotta da Nielsen afferma che il 64% degli italiani basa il proprio comportamento d’acquisto sul passaparola on line, e quindi sulle opinioni e recensioni postate sui vari social. Per non parlare dell’influenza che hanno i blogger in questo senso, soprattutto nel settore della moda, argomento che approfondiremo nelle prossime settimane.

Dove inizia e dove finisce il confine tra pubblicità ingannevole ed ordinari strumenti persuasivi del marketing? E sopratutto, come facciamo quando il finto consenso non è acquistato per l’ultimo profumo di Dior ma per un politico? O addirittura per un partito?

Abbiamo una legge sulla par condicio che cronometra minuti, secondi e nanosecondi televisivi. E nel frattempo c’è un mondo parallelo il cui consenso si forma davanti ad una tastiera. Non davanti a Porta a Porta.

 

Donatella Di Lieto

[Le opinioni espresse sono a carattere strettamente personale/ Views are my own]

[Immagini tratte da Google Immagini]

 

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