Abbiamo bisogno di almeno mille persone in Italia innamorate della scuola che ci affianchino con il loro entusiasmo e il loro amore per la scuola per portare fino in fondo questa riforma.
Questa è un’affermazione fatta dal Premier Matteo Renzi a Dicembre dello scorso anno.
Non voglio soffermarmi sul contesto che circondava tale frase ma sul senso delle parole.
Vorrei parlare dell’insegnante, di colui che ogni giorno si siede alla cattedra e cerca di trasmettere conoscenze ma soprattutto passione.
Vorrei parlare dell’insegnate, di colui che non lavora solo a scuola ma continua a casa, senza fermarsi per essere pronto per la lezione del giorno dopo.
Vorrei parlare dell’insegnante, di colui che ogni anno insegna sempre le stesse cose ma non si stanca di ripeterle.
Vorrei parlare dell’insegnante, di colui innamorato della scuola, nonostante tutto.
In Italia il lavoro dell’insegnante è spesso bistrattato, sottovalutato e reso difficile da un sistema burocratico infernale, da una società che non riconosce la giusta importanza della scuola e dalle famiglie che troppe volte difendono i figli a spada tratta ripetendo senza fine “Perché ce l’ha con mio figlio?”
Il lavoro dell’insegnante è da considerarsi una missione da svolgere con passione, dedizione e sacrificio; l’insegnante deve riuscire a trasmettere informazioni e conoscenze contornate da parole quali rispetto, educazione, sogno, fiducia, talento, perseveranza.
L”insegnante non deve solo sedersi alla cattedra e parlare, deve, prima di tutto, osservare e ascoltare chi ha di fronte, comprendere ed incoraggiare, rispettare e dare fiducia ai suoi allievi.
L’instaurarsi di un rapporto di fiducia solido può avvenire solo attraverso il “riconoscimento” dell’Altro come Altro ma soprattutto come Persona.