Chi? Maddalena Sperotto, la moda è mamma!

“Chi, loro?” vuole dare voce ai giovani di oggi, non solo attraverso le mie parole ma anche per mezzo dei loro stessi racconti.

Voci multiple e completamente diverse tra loro che compongono un unico coro cantando l’inno della realizzazione, dell’impegno e della passione.

Oggi vi presento Maddalena Sperotto, classe 1987, mamma e stilista della sua linea personale Corallo Bambù.

– Maddalena, ragazza under 30, mamma e stilista: come è iniziato il tuo percorso nel mondo della moda?

La moda è sempre stata una mia passione, fin da bambina amavo giocare con i vestiti delle bambole e sognavo di fare la stilista. Il mio percorso in questo mondo é iniziato quando mi sono iscritta all’Istituto Marangoni di Milano, dove ho conseguito il titolo di “Fashion Designer” e la soddisfazione di vedere gli outfit creati per la sfilata finale pubblicati su Vogue.it . Questa esperienza mi ha, inoltre, dato la possibilità di trovare lavoro come stilista, prima alla Replay per uno stage di sei mesi e poi da Basile a Milano dove ho lavorato per due anni, prima di decidere di lanciarmi nell’avventura di Corallo Bambù.

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– Corallo Bambù, così si chiama la tua linea di abiti sartoriali: perché questo nome e come descriveresti la tua linea?

Il corallo bambù è una reale qualita di corallo, ho dato questo nome alla mia linea perché mi piace utilizzare pietre dure e applicazioni ricercate per impreziosire i mie abiti ed inoltre le due parole vicine mi davano un sensa di raffinata freschezza. Posso descrivere il mio stile come molto femminile ed elegante, ogni abito é creato con attenzione sartoriale per mescolare con perfetto equilibrio silhouhettes moderne e tessuti ricercati.

– Essere giovane ed essere stilista: secondo te, nel nostro Paese, è un vantaggio nel tuo campo essere giovani o si rischia di sparire prima ancora di iniziare?

Credo che ogni fase della vita abbia i suoi pro e i suoi contro. La giovane età porta con sé molta energia, positività e quel pizzico di incoscienza che mi ha spinto a mettermi in gioco senza paura. Per quanto riguarda lo sparire ancora prima di iniziare, tema che non ci si possa ritenere immuni a nessuna età. 

– La moda è arte, è espressione artistica. Concordi con questa affermazione? Perché?

Certo concordo con questa affermazione. La moda è arte in quanto forma di espressione umana, penso che al pari della pittura e delle scrittura possa essere un tramite tra le nostre emozioni ed il mondo esterno.

– Molti considerano la moda qualcosa di superfluo se non frivolo. Cos’è, secondo te, che non arriva agli occhi di queste persone e quali passi in più dovrebbe fare la moda per convincerli a ricredersi?

Credo che ciascuno possa percepire la moda in modo diverso, anche non interessarsene é un’espressione del proprio essere e come tale va rispettata. Per questo non credo che si debba fare nulla per far ricredere queste persone, anche se sono sicura che nel vestirsi ogni giorno, fanno delle scelte basate su uno stile che, per quanto personale, é in qualche misura influenzato dalla moda.

– La moda come libertà espressiva parte da una riflessione dello stilista stesso: nel tuo caso, come nasce un nuovo modello?

I miei modelli ancora prima che da una riflessione, partono dall’istinto, da un’idea un po’ confusa che si materializza piano piano quando metto la matita sul foglio.

– Quale riflessione ti spinge a creare?

Come ti dicevo sono molto istintiva nella creazione dei miei modelli, mi influenzano sicuramente le tendenze del momento e i colori della stagione, ma, soprattutto, nelle forme e nei tessuti seguo molto il mio gusto personale.

– In un’intervista il regista Vanzina ha detto che ormai nessuno sa più cosa vogliano i giovani di oggi perché nessuno li racconta. Secondo te nessuno li racconta o nessun giovane ha il coraggio di esporsi? Perché?

Io direi che i giovani, non abbiano bisogno di essere raccontati, credo che siano perfettamente in grado di esprimere cosa vogliono con forza e senza timori.

– A tuo avviso, cosa vuole oggi un giovane della tua età?

Credo che i giovani della mia età abbiano tanta voglia di realizzarsi, e non solo in ambito lavorativo, ma anche negli affetti. Posso garantire che oltre agli sforzi per farsi una carriera, vedo molti miei coetanei ambire a farsi una famiglia.

– Cosa pensi della tua vita? Quali traguardi vuoi ancora raggiungere?

Non ti nascondo che sono molto contenta, sono da poco mamma ed é in assoluto l’esperienza più bella, un’avventura che ti obbliga a ridefinire la parola amore. Come traguardo, oltre a continuare con Corallo Bambù con ancora più impegno, voglio solo che la mia famiglia sia felice.

– Una domanda per il nostro sito: cosa pensi della Filosofia nei nostri giorni?

Penso che la filosofia, intesa come “amore per la conoscenza” in quanto tale, sia oggi un po’ sottovalutata, la conoscenza e lo studio sono sempre più spesso utilizzati come tramite per trovare un lavoro e la sete di sapere svilita dalla facilità con cui si possono reperire le informazioni. Ritengo pero’ che il pensiero filosofico sia ancora vivo, in quanto insito nella natura dell’essere umano. Insomma chi più chi meno, siamo tutti portati, in qualche momento della vita, a sederci a riflettere e porci quesiti esistenziali!

Maddalena è una dei tanti giovani che oltre ad essere immersa nel mondo del lavoro con entusiasmo e competenze, ha la capacità di conciliare carriera e famiglia, dimostrando quanto la volontà sia la migliore arma per arrivare al soddisfacimento dei propri obiettivi.

In bocca al lupo Maddalena!

 

Per gli interessati:

Questo il sito di Corallo Bambù

Questa la pagina FB

 

Valeria Genova

[Immagini di proprietà di Maddalena Sperotto]

Belle vere

La domenica e i miei consueti ed annoiati zapping da un canale all’altro. Mi imbatto in un programma di MTV che racconta la perdita di peso di alcune teenager. Rimango colpita; quelle ragazze hanno davvero un peso eccessivo, che non solo è pericoloso per la salute, ma non riesce a farle sentire loro stesse.

Diciott’anni, centoventi chili, quarantacinque da perdere in un’estate. La prima espressione che mi è balzata in mente è stata Forza di volontà. Fatica. Entrambi i termini con la F maiuscola, si intende.
Mary è stata seguita da un nutrizionista pronto a cambiare le sue cattive abitudini alimentari, è stata aiutata e supportata da tutti, ma prima di tutto da se stessa.
Nei momenti di sconforto ho sentito suo padre urlare che avrebbe potuto farcela, un grido che è arrivato dentro di lei. Un grido che ho sentito echeggiare dentro di me.
Durante l’estate è dimagrita venti chili, poi è partita per il college ed è riuscita a perderne altri venti.

Ha pianto di gioia. Ho visto le lacrime incorniciarle il viso; ho pianto anche io. Io che, pur non sapendo cosa significhi avere tutti quei chili in più, conosco fin troppo bene la sensazione di sentirsi a disagio, di guardarsi attorno e notare soltanto chi riteniamo “migliore”.

Mary è apparentemente un ragazza come tante; a mio vedere – invece – è una delle persone più determinate che ci siano. E’ chi è capace di trasmettere forza, ricordandomi che anche io ho molto obiettivi da raggiungere, e soprattutto anche noi, Donne che non ci sentiamo mai abbastanza adeguate.

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La parola chiave – forse – è proprio ABBASTANZA. Abbastanza belle. Abbastanza magre. Abbastanza simili alle modelle che notiamo.
Io stessa ho passato tanto, troppo tempo, a pensare di non farcela. A guardarmi in quello specchio bugiardo o troppo veritiero, che dir si voglia. Mi sono sentita dire di essere anche troppo. “Troppo cicciottella”, proprio come mi aveva detto quell’allenatrice che mi ha escluso dalla sua squadra per questo motivo.

E poi, parliamo di questa moda curvy; sì alle modelle con le forme. Perché se la cosa fosse prassi acquisita si dovrebbero sostenere campagne apposite? La moda di dare visibilità a queste persone, che altrimenti visibilità non ne avrebbero secondo i canoni.

Eppure, io viaggio controcorrente. Io credo che siano i nostri sorrisi a fare la differenza. Che siano le nostre lacrime sincere a raccontare di noi. Che siano i nostri obiettivi raggiunti a formarci. Impulso, emotività, spontaneità, capacità di pensare con la propria testa ed uscire dagli schemi. Queste siamo noi.

Dimagrire non significa togliere chili in più, è considerevole soltanto se è un obiettivo che ci si è personalmente prefissati.
E si rimane belle, non lo si diventa per la perdita di chili. Belle vere, belle da morire.

Ciò che cambia è soltanto una parola: consapevolezza.
Di guardare quel dannato, bugiardo-veritiero specchio, e ridergli in faccia, perché abbracciamo la forza che c’è in noi.

Marta Visentin

24 anni, studio servizio sociale a Venezia, una (speriamo) futura assistente sociale e passioni… bè sono fissata con il cinema, guardo almeno un film al giorno, leggo moltissimo e di tutto, e amo i fatti!

Filosofia + Moda = Glamoursofia (Debora Dolci e Francesca Gallerani

La filosofia fa parte del quotidiano ed ha sempre influenzato tutti i settori del sapere e della vita, non da meno gli usi e i costumi delle varie epoche, tra cui la moda, elemento importantissimo nel corso dei secoli per designare le abitudini delle varie epoche.

La moda è da sempre condizionata dal pensiero, dunque dalla filosofia, di un dato momento storico ed è per questo che essa è da considerarsi un fenomeno sociologico non indifferente, da scandagliare per analizzarlo in ogni sua sfaccettatura.

Tra Moda e Filosofia si frappone dunque una distanza apparente, una distanza ravvicinata.

Attraverso lo spazio e il tempo, attraverso poche mode del momento e molte icone di sempre, Debora Dolci e Francesca Gallerani elaborano un saggio rivelatore: “Glamoursofia“.

Una semplice parola che cattura la nostra attenzione; abbiamo chiesto proprio a loro, le brillanti Autrici, di raccontarci qualcosa in più, riuscendo a stupirci di quanto due mondi che sembrano distanti anni luce, in realtà riescano ad essere incredibilmente vicini.

Come nasce l’idea di Glamoursofia?

Siamo amiche, e come tutte le donne parliamo anche di moda. Guardando una nuova collezione, una vetrina, o un giornale femminile abbiamo sempre un approccio diverso, da una parte glam e dall’altra più filosofico. Abbiamo deciso di scrivere il libro quando ci siamo accorte che questa diversità ci ha arricchito. Quando dopo l’iniziale entusiasmo per un nuovo paio di scarpe ci siamo sorprese a ricordare il dialogo di Platone. Inoltre ci ritroviamo spesso in ufficio con lo stesso tipo di scarpe.

Filosofia e moda: qual è il loro punto di incontro? 

La moda è un fenomeno complesso che caratterizza fortemente la società dei consumi in cui viviamo. Dove c’è complessità, c’è spazio per interrogarsi, indagare e riflettere, un buon margine quindi per fare filosofia.

Così da una parte abbiamo cercato di capire il fenomeno mettendone in luce implicazioni e significati attraverso il racconto di alcuni suoi elementi caratterizzanti (ogni capitolo è dedicato a un tema o a un particolare capo di abbigliamento). Dall’altra lo abbiamo accostato in maniera esplicita – e a volte ironica – ad alcuni dei più importanti filosofi della storia, scoprendone affinità e differenze. Ci siamo divertite molto –

Quanto incide la moda all’interno della società? 

Citando Roland Barthes: «Quello che ci interessa del vestito è proprio il fatto che esso sembra partecipare […] alla più grande socialità».

La moda è un fenomeno essenzialmente sociale perché, in quanto linguaggio, comunica qualcosa, e quel qualcosa è un significato condiviso dalla società in cui viviamo. Quando scegliamo un abito siamo attratti dal suo valore simbolico che, per quanto sia aperto e soggetto a molteplici interpretazioni, è comunque un valore riconosciuto e sancito socialmente.

Inoltre, come ci ha insegnato Miranda Priestly, la Meryl Streep de Il diavolo veste Prada, la moda pervade la nostra società tanto da essere penetrata capillarmente nella nostra vita quotidiana, così ognuno di noi, che lo ammetta o no, ne è influenzato.

La moda: un affare politico? 

Assolutamente sì. Se pensiamo agli anni 60/70 la moda era un affare politico all’ennesima potenza. Gli hippie o i militanti di sinistra dell’epoca erano immediatamente riconoscibili grazie al loro modo di vestire, che era diventato una vera e propria divisa.

Oggi gli abiti hanno assunto sicuramente significati meno rigidi e codificati, ma ciò non implica che abbiano perso le proprie potenzialità comunicative ed espressive, anche dal punto di vista politico. A questo proposito è significativa l’attenzione rivolta di recente all’abbigliamento dei politici e al loro aspetto fisico, soprattutto di molti esponenti (per lo più donne ma non solo) dell’ala renziana del Pd. In questo caso l’abito viene guardato con sospetto, come l’elemento rivelatore della deriva a destra di una certa sinistra. Il paradosso è che a muovere certe accuse sarebbe proprio chi sostiene di disinteressarsi dell’aspetto fisico, salvo poi fare del vestito l’elemento che tradisce la fede politica più profonda di una persona a dispetto di ciò che afferma. Certi giudizi, inoltre, non sono altro che il frutto di antichi retaggi – che affondano le proprie radici negli anni 60 e 70 – fondati su categorie estetiche ormai incapaci di rendere conto della realtà odierna. Sembra una questione banale, ma in realtà riflette un problema più ampio: la vecchia guardia non si riconosce più nella nuova sinistra, e questa mancanza di riconoscimento passa anche da un piano estetico. Crediamo che il cambiamento della sinistra di oggi stia passando anche attraverso un rinnovamento delle sue categorie estetiche, in quanto quelle vecchie sono ormai obsolete.

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Nel vostro saggio si parla molto di figura femminile: quale tipo di donna rappresenta di più il 2014? 

La donna che ci è sempre piaciuta, quella libera, che non si fa condizionare da niente e nessuno.

Qual è il vostro rapporto con la moda?

Il nostro rapporto con la moda è sereno e giocoso. E crediamo che questo sia stato il messaggio vincente del nostro libro. La moda ci piace, subiamo il fascino dei vestiti, dei tessuti, delle nuove forme, ma riusciamo a mantenere uno sguardo distaccato.  Ammiriamo il genio di alcuni stilisti, la loro capacità di rendere concreto il sogno glamour, ma non ci possiamo considerare fashion victim, manteniamo ancora un forte senso critico!

Tre cose da avere nell’armadio

Tre cose sono poche! E questa è davvero la domanda più difficile alla quale rispondere. Visto che siamo in due raddoppiamo e consigliamo sei capi che non possono non accompagnarci nella vita.

Il primo è il trench perché si può portare con tutto, dai jeans al tubino da sera. Ogni occasione è perfetta per indossarlo. Il tubino nero, elegante, semplice e sexy. Trovate che il consiglio sia scontato? Provate a vivere senza. La camicia bianca, un altro classico, ma provate a portarla con una gonna lunga in chiffon. Immancabili i jeans, ormai stanno bene a tutte, i modelli sono veramente tanti, basta scegliere quello più adatto al proprio fisico. Una nostra passione la t-shirt a righe mariniere, basta poco per sentirsi sempre in vacanza. L’ultimo consiglio è il blouson di pelle,  sta bene a tutte le donne di tutte le età.

Tre cose da non indossare mai

Nel nostro libro, alla fine, abbiamo fatto l’elenco delle dieci cose da non indossare mai. Riducendo a tre possiamo dire i leggings con i tacchi, la biancheria intima troppo in vista, e i sandali tedeschi. Perché non hanno niente a  che vedere con l’eleganza , concetto al quale teniamo moltissimo.

In Glamoursofia si legge di: capi o accessori irrinunciabili, film d’autore, grandi case di moda e filosofi. Rispettivamente, per ognuna di queste categorie, chi o cosa vi rappresenta di più? 

I cappelli di ogni forma e colore, i film della Nouvelle Vague e di Tarantino (soprattutto i personaggi femminili che li abitano e i loro vestiti), l’ebbrezza concettuale di Nietzsche e il rigore di Kant.

Quali obiettivi volete realizzare attraverso la pubblicazione di Glamoursofia?

Vogliamo demistificare la posizione, ormai logora e ridotta a cliché, della donna che non ha tempo di curare il proprio corpo perché è troppo occupata a curarsi della propria mente. Che poi non è altro che una figura dell’intellettuale che si occupa solo di cose “serie” e se ne compiace disprezzando tutto ciò che viene considerato “di massa”. Solo perché un fenomeno è “di massa” non significa che sia banale, anzi probabilmente proprio perché è così diffuso avrà qualcosa da dirci su di noi e sul mondo in cui viviamo. Inoltre non c’è più molta differenza tra cultura alta o bassa. Viviamo in un’epoca di contaminazioni, in cui è ormai impossibile tracciare dei confini netti. Se guardiamo al cinema, per esempio, molti film che escono nelle sale hanno un taglio televisivo, hanno assorbito l’estetica della fiction, mentre ad aver sviluppato quelle potenzialità espressive e artistiche tradizionalmente legate al cinema oggi sono soprattutto le serie tv (in particolare quelle americane). E’ la post-modernità, e bisogna farsene una ragione. Così abbiamo fatto vedere a chi ha sempre considerato la moda un argomento frivolo, che anche dietro un tubino nero ci può essere un pensiero.

Vi hanno dedicato un articolo anche su Vogue: un punto di arrivo o un punto di partenza?

La recensione su Vogue è stata la prima, quindi ha rappresentato un incredibile punto di partenza e un ottimo auspicio, dato che poi ne sono seguite molte altre. E per Glamoursofia non esiste un punto da arrivo, c’è sempre qualcosa più avanti alla quale guardare.

Quali sono i progetti per il futuro? Glamoursofia diventerà uno “stile di vita”?

Per il futuro c’è sicuramente il progetto di continuare a lavorare insieme, anzi stiamo già lavorando al secondo libro. Glamoursofia per noi è sempre stato uno stile di vita, ora anche di moltissime e donne, e a sorpresa di tanti uomini, che ci scrivono chiedendoci consigli o dandoci nuovi spunti di riflessione. Glamoursofia è riuscito a mettere in comunicazione tipologie di persone molto differenti e solo all’apparenza molto lontane. E questo è molto interessante e costruttivo.

Non si potrebbe credere a ciò che affermano con sicurezza senza leggere il loro libro; determinata e indipendente, ma anche elegante e sensuale. Così si racconta la donna di Glamoursofia: in una parola, affascinante, proprio come il saggio scritto da Debora Dolci e Francesca Gallerani.

È meraviglioso, nell’accezione per cui “produce meraviglia”, perché stupisce pagina dopo pagina, Glamoursofia.

Stupisce coloro che ritengono che la moda sia soltanto superficialità, stupisce chi la ama e ne scopre aspetti nuovi che non aveva mai considerato.

La moda è da sempre vista come uno degli aspetti della società contemporanea più effimeri e di certo inadatti alla riflessione teoretica.

Eppure, se leggete Glamoursofia, vi rendete conto che il fenomeno della moda va oltre la superficialità di una banale scelta, ma investe tutta la sfera di una persona e di una società: non vi sarà mai fine alla riflessione sulla moda, basta solo non cadere nella banalità del frivolo e del consumismo.

Cerchiamo, ogni volta che entriamo in un negozio, di capire perché quel determinato stilista ha realizzato quella forma, perché ha scelto quel colore o quella fantasia, perché ci attrae un capo più di un altro: ci accorgeremo che dietro a tutto questo c’è studio, riflessione e, dunque, filosofia.

Oh, ma certo ho capito: tu pensi che questo non abbia niente a che vedere con te.

Tu apri il tuo armadio e scegli, non lo so, quel maglioncino azzurro infeltrito per esempio, perché vuoi gridare al mondo che ti prendi troppo sul serio per curarti di cosa ti metti addosso.

Ma quello che non sai è che quel maglioncino non è semplicemente azzurro, non è turchese, non è lapis, è effettivamente ceruleo, e sei anche allegramente inconsapevole del fatto che nel 2002 Oscar De la Renta ha realizzato una collezione di gonne cerulee e poi è stato Yves Saint Laurent – se non sbaglio – a proporre delle giacche militari color ceruleo.

E poi il ceruleo è rapidamente comparso nelle collezioni di otto diversi stilisti. Dopodiché è arrivato a poco a poco nei grandi magazzini e alla fine si è infiltrato in qualche tragico angolo casual, dove tu evidentemente l’hai pescato nel cesto delle occasioni.

Tuttavia quell’azzurro rappresenta milioni di dollari e innumerevoli posti di lavoro, e siamo al limite del comico quando penso che tu sia convinta di aver fatto una scelta fuori dalle proposte della moda. Quindi in effetti indossi un golfino che è stato selezionato per te dalle persone qui presenti… in mezzo a una pila di roba”.

Da Il Diavolo veste Prada con Meryl Streep

Seguitele nella loro pagina Facebook dedicata a Glamoursofia!

Cecilia Coletta

[Immagini tratte da Google immagini]

“Glamoursofia” – l’Amore per il Glamour

Questo non è un libro per barbie-girl. Intendiamoci, non è neanche un libro rivolto al cosiddetto “sesso forte”, perché la moda – nonostante un numero sempre maggiore di uomini ne sia attratto e sedotto – è, e resterà, un “affaire des femmes”.

Così inizia “Glamoursofia”, il saggio scritto da Debora Dolci e Francesca Gallerani, due donne che, grazie a questo libro, riescono a sfatare uno dei più grandi miti: la moda non rappresenta superficialità e poca necessità; la moda è storia, arte, fa parte del nostro essere e del nostro vivere.
In una concezione assai comune, la donna che si occupa attentamente del proprio corpo, trascura il proprio spirito, e quindi, la sua cosiddetta “interiorità”.
Eppure, proprio Nietzsche, affermava che “credere nel corpo è più fondamentale che credere nell’anima”.

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