Era il 15 gennaio del 2009 quando il volo 1549 della US Airways fu costretto a un ammaraggio d’emergenza nelle gelide acque del fiume Hudson, a New York. Grazie all’esperienza e all’incredibile sangue freddo del pilota ai comandi, 155 persone si salvarono e nessun passeggero restò ferito o perse la vita nell’incidente. Nelle settimane successive stampa e opinione pubblica etichettarono la vicenda come un vero e proprio “miracolo americano”. Una notizia ai confini della realtà destinata a trasformare un semplice uomo dedito al suo lavoro, in un vero e proprio eroe dei nostri tempi. Quell’uomo risponde al nome di Chesley “Sully” Sullenberger.
A sei anni di distanza dall’accaduto, Clint Eastwood decide di tornare dietro la macchina da presa per raccontare sul grande schermo quest’incredibile storia, rinunciando alla pomposa retorica hollywoodiana e scegliendo una prospettiva che induce lo spettatore a compiere una serie di importanti riflessioni. Senza scadere mai nell’agiografia cinematografica, Eastwood si affida a un ottimo Tom Hanks per raccontare il lato oscuro dell’eroismo. Sully (qui il trailer del film) racconta la storia, a molti sconosciuta, che ebbe luogo nei giorni successivi al miracolo sull’Hudson, quando il capitano Sullenberger divenne protagonista di un’indagine che rischiò di distruggere per sempre la sua reputazione e la sua carriera nel mondo dell’aviazione. Il pilota veterano venne accusato di aver messo a repentaglio 155 vite umane, preferendo ammarare in mezzo al fiume piuttosto che fare ritorno all’aeroporto La Guardia di New York. Seguendo, alla lontana, le orme dello splendido Flight, diretto nel 2012 da Robert Zemeckis, Eastwood mette in scena i problemi che la popolarità può causare alla vita delle persone e condanna i meccanismi miopi di una burocrazia interessata sempre più al denaro che al lato umano dei cittadini. Sully sceglie di non spettacolarizzare la realtà, preferendo concentrarsi sul complicato ventaglio di emozioni provate dal suo protagonista. La sceneggiatura è solida e precisa, la regia di servizio non si perde in inutili virtuosismi e, oltre alla splendida interpretazione di Hanks (papabile candidato ai prossimi Oscar), anche il co-protagonista Aaron Eckhart non sfigura nei panni di valido comprimario. Presentato sabato 19 novembre, in anteprima italiana al Torino Film Festival, il film arriverà nelle nostre sale a partire dal 1 dicembre. Non sarà esteticamente perfetto, ma Sully è di sicuro un’opera che centra il suo intento: raccontare, nell’epoca della cultura digitale in cui onori e gloria durano a malapena il tempo di un click, come sia sempre più difficile riuscire a riconoscere e celebrare i veri eroi del nostro tempo, troppo spesso confusi o dimenticati in favore di vacue celebrità “USA e getta”.
Alvise Wollner