La comunicazione in politica, sopravvalutata, demonizzata, sostanzialmente strumentalizzata è da alcuni anni la protagonista della vita italiana che si concretizza con le elezioni. La comunicazione è attualmente soprattutto concepita come strumenti e tecniche di trasmissione e non come comunicazione vissuta come costruzione di significati, discorso motivante all’agire, processo cognitivo, creazione d’identità.
Partendo dal mutato scenario degli strumenti che i soggetti politici hanno oggi a disposizione per intercettare il consenso degli elettori è necessaria un’analisi della comunicazione politica e dei suoi modelli, in un periodo nel quale i grandi cambiamenti sono proprio causati dai nuovi comportamenti elettorali.
Un fenomeno nuovo è l’accesso dei pubblici della comunicazione alla comunicazione stessa come protagonisti. I nostri pubblici infatti sono diventati essi stessi comunicatori. Cosicché il “governo delle relazioni” sta divenendo un imperativo irrinunciabile per le organizzazioni più diverse, anche delle più piccole. I pubblici, a differenza del passato, sono sempre in relazione tra di loro e soprattutto con i media. In questa realtà la comunicazione politica sta diventando, nella società delle campagne elettorali permanenti, il banco di prova attorno cui ruota e ruoteranno sempre più le vicende politiche.
Su questi assunti i politici sono convinti che la comunicazione politica sia la panacea di tutte le contraddizioni e che grazie ad essa ogni ostacolo possa essere superato ed ogni elezione vinta, con buona pace di fatti e misfatti compiuti.
Ma perché la comunicazione politica è così strumentalizzata? Per incapacità oggettiva a renderla pietra miliare di (ri)connessione tra il mondo politico e istituzionale e l’opinione pubblica.
Infatti la comunicazione politica si avvita su stessa e sempre più scade nell’insulto e nel turpiloquio, nelle frasi fatte e negli slogan triti e ritriti e di facile presa sugli umori più viscerali delle persone.
È semplicemente avvilente commentare questo genere di comunicazione, quando basterebbe semplicemente informare la gente sugli argomenti di loro interesse oggetto dell’azione politica.
Sarebbe sufficiente sostituire alla politica dell’annuncio e delle parole quella dei fatti, perché dire una bella cosa in televisione, alla radio o sulle agenzie di stampa, non è sufficiente a riconciliare i cittadini con la politica. Anzi, la mancata realizzazione di quanto annunciato enfaticamente fa solo aumentare la sfiducia e l’apatia verso i politici e la politica in generale.
Sta proprio in questo la motivazione di quanto affermato all’inizio: la comunicazione politica è strumentalizzata, è strumentalizzata ogni volta che viene veicolato un messaggio bugiardo, quando si disperde nel mare magnum delle banalità comunicative e nella superficialità dei messaggi.
Matteo Montagner
[Immagini tratte da Google Immagini]