Addio all’America

George Floyd è morto in mondovisione per mano di due agenti della polizia di Minneapolis, Minnesota, USA.
Difficile affermare il contrario davanti all’evidenza delle immagini, difficile, o meglio, inutile strumentalizzare l’accaduto: i vari ma, i vari però, i vari bisognerebbe vedere com’è andata nel complesso, si infrangono nel baratro di una società che ha palesemente fallito.

L’America, da quando è stata scoperta, ha sempre cavalcato l’onda dell’aura magica che le abbiamo attribuito, continuamente edulcorata grazie – o a causa – della situazione precaria, belligerante, confusa degli Stati al di qua dell’Atlantico. Il mito di una Terra Promessa, in cui i sogni avrebbero potuto prendere forme decisamente materiali, ha spinto milioni di uomini a una migrazione che non ha mai conosciuto una vera e propria interruzione.
Per molti di questi uomini ha davvero rappresentato un punto di svolta non indifferente, soprattutto dal lato economico; “far fortuna in America” è stato il motto che ha animato intere generazioni, ha ispirato musiche, canzoni, ballate, poesie, testi teatrali e letterari.
Dietro il ridente panorama di progresso e civiltà che segnava il non plus ultra della società occidentale, si annidava tuttavia il germe silenzioso che avrebbe poi generato le grandi contraddizioni dalle quali dobbiamo prendere definitivamente distanza.

Gli Stati Uniti sono stati fondati da inglesi, olandesi, svedesi, tedeschi, italiani, irlandesi, spagnoli e, con la tratta degli schiavi, africani. Per cercare di costruire un’identità comune a questo mosaico di popoli, la classe dirigente americana ha sempre fatto leva sul simbolismo: la bandiera, l’inno nazionale, la celebrazione delle ricorrenze patriottiche, la mitizzazione di alcune figure chiave come George Washington, Thomas Jefferson, Abraham Lincoln, senza dimenticare icone più popolari come l’hot-dog, il baseball e migliaia di altri stereotipi che hanno contribuito ad alimentare la great America.
Un percorso che se in origine partiva dall’Europa e dagli europei, all’inizio della Guerra Fredda, anche grazie al bipolarismo mondiale, prendeva la direzione opposta; una sorta di reflusso magico.

Eppure solo nel 1964, con la Civil Rights Act, veniva formalmente abolita la segregazione razziale e l’anno successivo aumentavano gli aventi diritto al voto. Sempre nel Paese dalle origini multietniche si è sviluppato il Ku Klux Klan, gruppo terroristico dedito all’esaltazione della razza bianca, tuttora presente e in attività.
Negli Stati Uniti è presente il Partito Nazista Americano – i “Nazisti dell’Illinois” citati nel film The Blues Brothers – un po’ in contrasto con l’esaltazione commemorativa dei veterani e dei caduti di tutte le guerre, compresa ovviamente quella vinta proprio contro i veri nazisti.
Negli USA persiste la ghettizzazione, autonoma o figlia dell’abitudine, del “perché è sempre (?) stato così”, e pur essendo una fonte di contrasto sociale che spesso sfocia in atti vandalici fino a veri e propri atti criminali, non è mai stato preso un provvedimento efficace per migliorare la coesistenza tra i popoli; probabilmente la frattura generatasi in un periodo remoto della storia americana, risulta ad oggi apparentemente insanabile.

Negli Stati Uniti sono presenti scienziati che hanno portato l’Uomo sulla Luna, e persone che sparano agli uragani convinte di poterli fermare; presidenti riconosciuti dai più come figure di riferimento, e altri presidenti che consigliano di combattere le malattie grazie all’iniezione di disinfettante; altri presidenti premiati con il Nobel per la Pace e altri ancora che sganciano l’atomica e parenti dell’atomica sulle popolazioni inermi.
Persone che protestano per l’ennesimo omicidio insensato e altre che “per protesta” assaltano negozi, abbattono statue di Cristoforo Colombo, inseguono un politicamente corretto che ne distorce ridicolmente i presupposti quando si mette sotto accusa un film di fine anni ’30 considerato improvvisamente razzista. Manca bel un rogo di libri alla Savonarola all’appello ma attendiamo fiduciosi.
Quello americano è un fallimento bello e buono, che si ripercuote nelle società volutamente subalterne con l’emulazione degli atti sopra elencati. Ciclicamente avviene una sorta di caccia alle streghe, al razzista, al sessista, al maschilista, al misogino, all’abortista, al divorzista, all’ultra-cattolico ecc. senza tuttavia provare a risolvere il problema a monte, cambiando cioè mentalità, è da essa infatti che derivano le azioni.

Una delle prime fondamentali azioni che noi, appartenenti alla società europea, potremmo fare è proprio quella di dire addio alla società americana che, all’alba del secondo ventennio del XXI secolo e alla luce delle evidenti contraddizioni inspiegabilmente irrisolte, non ha più ragione di presentarsi come modello da perseguire.
Prendere atto del crollo del mito americano significherebbe voltare coraggiosamente pagina.

 

Alessandro Basso

 

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Selezionati per voi: marzo 2017!

Marzo, note floreali che inaspettate si fanno spazio in una giornata di pioggia, cieli azzurri che invitano a fermarsi, a sollevare gli occhi, a scuotersi dal torpore invernale, la luce che in un mattino qualunque ci sorprende più limpida e pulita. Aria che profuma di nuovo, di occasioni ancora in boccio, di quella meravigliosa ostinazione alla vita chiamata primavera.

La selezione di libri di questo mese porta con sé una ventata di rinascita. Il libro Junior è all’insegna del divertimento, vero motore di queste prime giornate soleggiate, durante le quali i nostri bambini riscoprono il piacere di trascorrere dei momenti in compagnia all’aria aperta. I film, invece, ci aiutano ad aprire gli occhi sul mondo che ci circonda, aiutandoci a riflettere sulla dimensione dei rapporti interpersonali e sulla percezione dell’Altro.

 

LIBRI

chiave-di-sophia-isola_di_aliceL’isola di Alice – Daniel Sanchez Arevalo

Alice ha poco più di trent’anni, una bimba di sei anni ed un’altra in arrivo, quando riceve una telefonata nel cuore della notte: Chris, suo marito, ha avuto un brutto incidente e morirà poco dopo in ospedale. Ma questo non è tutto, il luogo in cui Chris si trovava non era quello in cui sarebbe dovuto essere. Il tarlo del dubbio si insinuerà nella mente di Alice, che si aggrapperà morbosamente alla ricerca della verità, percorrendo il suo personale sentiero verso il superamento del dolore. Un romanzo psicologico carico di fascino, in cui l’accettazione del dolore passa attraverso un sentiero dissestato fatto di segreti e bugie. Un finale assolutamente inedito, che sa stupire  ed emozionare.

 

chiave-di-sophia-magari-domani-restoMagari domani resto – Lorenzo Marone

Luce ha trent’anni e vive a Napoli, in un monolocale umido nei Quartieri Spagnoli. Ha un lavoro come avvocato che non la soddisfa pienamente e un carattere duro, caustico, forgiato dall’assenza di un padre andato via troppo presto. Una causa d’affido farà in modo che la sua strada incroci quella di Kevin, un bambino saggio con un padre camorrista. Andare o restare? Questo l’interrogativo che percorre pagine intrise di sentimento, umanità, ironia, sullo sfondo di una Napoli che ci sorprende con il suo volto migliore. 

 

casa-di-tutte-le-guerre-la-chiave-di-sophiaLa casa di tutte le guerre – Simonetta Tassinari

Siamo nel 1967. Silvia ha dieci anni e mezzo, vive a Bologna e, come ogni estate, si appresta a trascorrere i mesi di vacanza a Rocca, a casa dell’adorata nonna Mary Frances. Quei mesi per Silvia significano tante cose: chiacchierate in giardino con la nonna, manicaretti preparati dalla Bea, recite in parrocchia, pomeriggi al parco a pattinare con gli amici del paese, ore trascorse a fantasticare in una soffitta ingombra di ricordi. Proprio in quella soffitta, Silvia scoprirà qualcosa che smuoverà l’aria ferma e stantia che aleggia sulla casa dei nonni. Una storia che si dipana sullo sfondo degli anni settanta, con sentimenti teneri, sofferenze nascoste, amori familiari, vecchi strappi che non è possibile ricucire ma che, forse, possono ancora essere rattoppati.

Stefania Mangiardi

 

LIBRO JUNIOR

Ella_cop_ese.inddElla e i suoi amici – Timo Parvela

Dalla lontana Finlandia arriva questo libro carico di divertimento. Protagonisti un gruppetto di amici scatenati che con la loro simpatia riusciranno a travolgere sia i primi lettori, visto il fatto che il libro è composto da tre racconti brevi, sia i più grandicelli, vista l’ironia con la quale il testo è scritto. Ella e i suoi amici hanno un’immaginazione e una fantasia incredibili, grazie alle quali sanno rendere la loro quotidianità una vera avventura!

Federica Bonisiol

 

FILM

toni-erdmann-la-chiave-di-sophiaVi presento Toni Erdmann – Maren Ade
Con l’inizio del mese di marzo le sale italiane continuano a riempirsi di film che hanno fatto incetta di nomination durante l’ultima notte degli Oscar. Tra questi, uno dei migliori è senza dubbio il nuovo lungometraggio della regista tedesca Maren Ade che, grazie a un mix perfetto di intelligenza ed eccentricità, ha saputo raccontare la storia di un rapporto genitoriale in maniera toccante e, allo stesso tempo, completamente fuori dagli schemi. Strepitosa la recitazione dei due attori protagonisti (Peter Simonischek e Sandra Hüller), indimenticabile la sequenza sulle note della hit di Whitney Houston The greatest love of all. USCITA PREVISTA: 2 MARZO 2017

 

artwork-loving-chiave-di-sophiaLoving – Jeff Nichols
Mildred e Richard Loving si amano e decidono di sposarsi. Niente di più normale se non fosse che lui è bianco e lei e nera e che ci troviamo nell’America segregazionista degli anni ’50. Una storia d’amore travagliata e complessa, raccontata con grande enfasi dal veterano del cinema americano Jeff Nichols. Il film non è nulla di sensazionale, diversamente dalla performance della straordinaria Ruth Negga, candidata all’Oscar grazie a un’interpretazione davvero degna di nota. Da vedere in compagnia della propria dolce metà. USCITA PREVISTA: 16 MARZO 2017

 

notnegro_chiave-di-sophiaI am not your negro – Raoul Peck
Un documentario incredibilmente riuscito ed efficace, raccontato interamente con le parole di James Baldwin, attraverso il testo del suo ultimo progetto letterario rimasto incompiuto. Un affresco schietto e veritiero sull’essere persone di colore in America. Il cinema si trasforma allora in impegno civile e sociale, partendo da fatti storici realmente accaduti e arrivando a farci prendere coscienza di come l’immagine dei Neri in America venga oggi costruita e rafforzata nell’immaginario collettivo statunitense. La voce narrante del film è quella del leggendario Samuel L. Jackson. USCITA PREVISTA: 22 MARZO 2017

Alvise Wollner

[Immagini tratte da Google Immagini]

Il buio oltre la siepe: un grido limpido contro il razzismo

I temi più importanti e delicati spesso non hanno bisogno di essere raccontati in modo retorico e pomposo, con frasi altisonanti ma possono essere trasmessi a chi legge, o a chi guarda, con grande semplicità, in modo spontaneo e quasi naturale ma non per questo meno forte.
È ciò che accade guardando “Il buio oltre la siepe”, trasposizione cinematografica del 1962 dell’omonimo, famosissimo romanzo di Harper Lee (nella versione originale il titolo è To Kill a Mockingbird).

La storia si svolge in Alabama, nel profondo sud degli Stati Uniti qualche anno dopo la Grande Depressione. In una piccola cittadina immaginaria vivono Jem e Scout, fratello e sorella orfani di madre rimasti soli con il padre, Atticus Finch, un avvocato; interpretato meravigliosamente da Gregory Peck, è un uomo dai limpidi e saldi principi morali, un padre affettuoso.
Nella calda estate in cui la vicenda prende forma, i due bambini amano giocare in giardino, fantasticando sul loro misterioso vicino di casa, un ragazzo di nome Boo Radley, che vive recluso e che suscita nei due piccoli protagonisti un misto di paura e irrefrenabile curiosità.
La tranquilla vita del paese viene sconvolta da una grave vicenda; Tom Robinson, giovane uomo di colore, viene accusato di violenza nei confronti di una ragazza bianca. Sarà proprio Atticus Finch a prenderne le difese, tra i timori e la disapprovazione di molti e il sostegno di pochi. Memorabile la scena dell’arringa finale in tribunale, in cui Gregory Peck non si limita ad interpretare un ruolo; la sua recitazione è una lezione di cinema totale e che lascia senza parole, semplicemente un’opera d’arte.

La naturalezza disarmante con cui questo film parla di razzismo e diversità è senza tempo, è tanto valida oggi quanto lo era allora, in un’America in cui la segregazione era ancora forte, radicata, quando essere nero significava essere diverso nel modo peggiore, cioè criminale, sovversivo, pericoloso. Era questo il pensiero di tanti bianchi, di tante persone che sulla base di una presunta e insignificante superiorità, costringevano chi era all’apparenza diverso, a vivere in modo indegno.
Non c’è retorica in questo film, chi lo guarda viene naturalmente portato a viverlo con gli occhi della piccola Scout, che con la sua spontanea schiettezza spiazza di continuo lo spettatore; la sua è una voce pura, un modo di guardare le cose che non si può non amare, innocente e spensierato.

Il buio e l’ignoto che ricorrono in tutto il film e che idealmente separano la siepe e la casa dei Radley dal resto del mondo, rappresentano la paura che genera il pregiudizio; attraverso l’avventura di Scout e Jem si scopre e si capisce insieme a loro che ciò che non si conosce, ciò che c’è al di là della siepe, non è scuro o terribile, ma umano, rassicurante; è solo un pezzo di vita non ancora esplorato, che aspetta di essere conosciuto e capito. È un messaggio che viene trasmesso con grande forza, uno spirito che aleggia su tutta la storia, che combatte per far valere il suo ideale giusto, che alla fine arriva a trionfare, senza squilli di trombe, ma con un tocco delicato, come la mano di Atticus che si posa dolcemente sulla testa di Scout.
Dopo tanti anni fà sicuramente riflettere il fatto che questo film sia ancora così attuale. Continua ad essere una voce forte contro le discriminazioni e una lezione sulla diversità, intesa come un’occasione per scoprire, per arricchirsi di tutto ciò che per paura ignoriamo.

Con una visione semplice e innocente ci viene data la possibilità di gettare lo sguardo oltre la siepe, di illuminare il buio che ancora ci circonda perché non vogliamo affrontarlo, preferendo invece restare fermi, con la mente chiusa. Il buio oltre la siepe è un elogio della tolleranza, dell’umiltà, di una vita semplice fatta di piccole cose, è un film che commuove e che lascia negli occhi di chi guarda il ricordo di ogni personaggio, di ogni singola inquadratura. Un grido limpido contro l’ottusità e l’ignoranza che sarebbe un peccato lasciare inascoltato.

Lorenzo Gardellin