Tutto, ovunque, nello stesso momento: il multiverso

Il fisico americano Hugh Everett III, nel 1957, azzardò un’interpretazione della meccanica quantistica che lui definiva “a molti mondi” (e che chiamiamo multiverso). Riassunta in modo il più possibile chiaro (e perciò impreciso), Everett pensava che l’unico modo per confermare la contemporaneità di stati diversi previsto dalla fisica quantistica fosse contemplare l’esistenza di più mondi paralleli, uno per ogni possibilità.
Considerata più che altro un esempio di fringe science (a metà con la fantascienza), la teoria ha ottenuto popolarità negli anni, sia in campo scientifico, dove una minoranza di fisici la postula come conseguenza della teoria delle stringhe e della teoria delle bolle, sia soprattutto in campo di cultura pop. Romanzi, fumetti, film, videogame e serie tv si sono buttati sul concetto di mondi paralleli come nuova miniera d’oro di idee e trovate narrative.

Quello che viene spesso trascurato, però, è la risultante filosofica della teoria del multiverso, che può rappresentare il colpo di grazia definitivo a un antropocentrismo agonizzante fin dalla rivoluzione copernicana. Col progresso scientifico, l’uomo al centro del mondo e signore della creazione si è scoperto una specie tra tante, abitante di un pianeta minuscolo e marginale che orbita intorno a una stella che è una su miliardi, galleggiante in un universo sterminato, vuoto, oscuro, minaccioso e indifferente. La fisica quantistica toglie anche l’ultimo supporto metafisico alla vita umana: la sua unicità, e quindi il suo senso. Se esiste un universo in cui si realizza ogni mia possibile scelta, che senso ha la mia decisione qui e ora? Se esistono miliardi di miliardi di “me”, che importanza posso avere io come individuo?

A sorpresa, questo è il punto centrale di Everything Everywhere All at Once, il film dei The Daniels (Daniel Kwan e Daniel Scheinert) che ha sbancato all’ultima edizione degli Oscar. Il nodo centrale è uno scontro generazionale, quello tra l’iperattiva, stressata e infelice Michelle Yeoh (Evelyn) e sua figlia in cerca di attenzione e affetto Stephanie Hsu (Joy).
Quest’ultima, o meglio una sua versione alternativa, ha una visione d’insieme sul multiverso che la porta a un disperato e assoluto nichilismo. Ogni cosa e ogni persona, ripetute quantisticamente all’infinito, non hanno valore, e il risultato è un panorama mortificante, un nulla pieno di tutto, un crudele gioco di insensatezza cosmica. In preda a una simile angoscia esistenziale, comprensibilmente, la ragazza cerca conforto dalla mamma.

A Evelyn è chiesto di trovare una risposta impossibile, un barlume di senso in un multiverso spaventoso, sempre più complesso, sempre più oscuro e terrificante… e in qualche modo la trova, complice la natura di fabbrica dei sogni che è il cinema. Tra esplosioni di puro dadaismo e psichedelie surreali, trovate piacevolmente folli che fanno apparire il film come un trip acido particolarmente strutturato, si scava disperatamente alla ricerca di qualcosa da salvare in un cosmo alla deriva. In orizzonti di senso svaniti che portano inevitabilmente all'(auto)annientamento, di fronte all’abisso del nulla, la risposta si trova, nascosta, umile e sofferta, in una quotidianità di affetti che si concretizza nelle relazioni. Di fronte all’abisso, l’amore eroico e ostinato che insiste a valorizzare contro ogni evidenza l’oggetto del proprio affetto è l’unico argine possibile alla disperazione.

Tra le pieghe di citazioni dei Wachowski, Satoshi Kon e Kubrick, parodie di Ratatouille e scene sentimentali tra sassi, dita di wurstel e improbabili inserzioni anali, Everything Everywhere All at Once dimostra un’inaspettata profondità, una consapevolezza acuta e dolorosa di una generazione che chiede alla precedente una sola cosa: di esserci, di condividere per quanto possibile tempo, esperienze, emozioni… e magari di trovare proprio in questo una singola scintilla di senso persa nella sterminata oscurità di un multiverso che non offre alcun punto di riferimento.

 

Giacomo Mininni

 

[Photo credit Greg Rakozy via Unsplash]

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“Chiamami col tuo nome” è un inno alla bellezza

C’è una sorta di classicismo contemporaneo nella vibrante estetica che pervade le immagini del nuovo lungometraggio di Luca Guadagnino, Chiamami col tuo nome. Miglior film ai Gotham Awards di quest’anno, l’opera del regista siculo racconta l’appassionata relazione estiva tra un giovane diciassettenne e uno studente universitario di origini americane in un idilliaco borgo del Nord Italia, a pochi chilometri di distanza da Crema.

Il viaggio di Chiamami col tuo nome inizia nel gennaio del 2017 con la presentazione, in anteprima mondiale, al prestigioso Sundance Film Festival e da lì, visto il successo riscosso oltreoceano, intraprende un trionfale cammino attraverso alcuni dei festival più importanti a livello internazionale, arrivando a essere uno dei grandi nomi nella corsa ai prossimi premi Oscar. Il merito di un simile risultato è dovuto in gran parte al talento di Guadagnino nell’offrire allo spettatore l’immagine di un’Italia che oggi non esiste più, immersa nella bellezza dell’arte antica e nella memoria storica di un passato a dir poco ingombrante (una delle scene chiave del film è girata davanti a un monumento dedicato alle vittime della Grande Guerra). Come ne La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, l’immagine dell’Italia rimane sempre sospesa in bilico tra il cliché del Paese da cartolina e una location pervasa da insanabili contraddizioni che diventano lo specchio del carattere dei personaggi sul grande schermo.

La perfetta ambientazione anni Ottanta, le pedalate estive dei due protagonisti nella campagna cremasca e una colonna sonora impreziosita da ben tre indimenticabili canzoni del cantautore Sufjan Stevens sono i veri punti di forza del film che debutta nelle sale italiane giovedì 25 gennaio. Per chi non conoscesse ancora la filmografia di Guadagnino, Chiamami col tuo nome diventerà facilmente un film indimenticabile per la sensibilità con cui viene raccontata la trama e la cura dei dettagli con cui è stata preparata ogni inquadratura. Per chi invece ha già imparato a conoscere e amare il lavoro del regista siciliano dai precedenti Io sono l’amore e A bigger splash, questa trasposizione del libro dello scrittore statunitense André Aciman risulterà un piccolo passo indietro rispetto ai lavori precedenti di Guadagnino. Chiamami col tuo nome è infatti un inno alla bellezza a cui manca spesso quella componente di sublime cinematografico in grado di assurgerlo dal semplice status di ‘bel film’ a capolavoro. La pura estetica senza pulsione rischia molte volte di trasformarsi in un semplice esercizio di stile ed è un pericolo a cui i personaggi del film vanno più volte incontro, a differenza delle splendide statue elleniche nascoste nelle acque del Lago di Garda, perfette e misteriose nella loro immutabile ieraticità. Raccontando la bellezza, Guadagnino regala momenti di grande cinema nel momento in cui mette in scena il dolore e la paura del non essere accettati e corrisposti, un sentimento che i suoi personaggi incarnano alla perfezione mentre ardono nella passione di una calda estate lombarda. In quei momenti Chiamami col tuo nome non si limita a essere una semplice storia d’amore ma diventa un film capace di parlare al cuore di ognuno di noi.

 

Alvise Wollner

 

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Film selezionati per voi: giugno 2017!

A giugno inizia l’estate ed i cinema all’aperto: se volete organizzarne uno con i vostri amici o con i vostri parenti, noi abbiamo qualche bella proposta per voi. E se invece volete affidarvi ai cinema, magari con l’aria condizionata, abbiamo selezionato quelli che per noi sono i migliori film in uscita per questo mese.
Buona lettura!

 

FILM IN USCITA

i-figli-della-notteI figli della notte − Andrea De Sica
Uscirà in appena 40 sale in tutta Italia il convincente esordio alla regia di Andrea De Sica, nipote del leggendario Vittorio. Un vero peccato per un film che avrebbe meritato di sicuro una distribuzione più ampia e diffusa. La trama racconta le vite di un gruppo di giovanissimi ragazzi di buona famiglia, confinati in un’inospitale accademia arroccata sulle Alpi per ricevere un’educazione ferrea che li trasformi nella classe dirigente del futuro. Inutile dire che due di loro si ribelleranno al sistema e cercheranno di evadere dall’incubo che li attanaglia. Un po’ Attimo fuggente un po’ Solitudine dei numeri primi, il film è una delle opere prime più convincenti di questa stagione. USCITA PREVISTA: 1 GIUGNO 2017.

 
sieranevada_La chiave di SophiaSieranevada − Cristi Puiu
Non lasciatevi trarre in inganno dal titolo: l’ultima opera del regista Cristi Puiu è un originalissimo affresco della Romania contemporanea, raccontata attraverso lo sguardo di una chiassosa famiglia locale, riunita in un modesto appartamentino di Bucarest per un’indimenticabile cerimonia funebre. Tre ore di dialoghi serrati e attualissimi, ambientati a settantadue ore di distanza dall’attentato contro la redazione di Charlie Hebdo. Un ritratto di famiglia in interno costruito con una sceneggiatura impeccabile. Imperdibile per capire, da una nuova prospettiva, il presente in cui viviamo. USCITA PREVISTA: 8 GIUGNO 2017
civilta-perduta_La chiave di SophiaCiviltà perduta − James Gray
Tratto dal bestseller Z la città perduta di David Grann, il nuovo acclamatissimo film di James Gray racconta l’incredibile storia, basata su fatti realmente accaduti, di un esploratore chiamato Percy Fawcett che negli anni ’20 del Novecento scomparve nel cuore delle giungle amazzoniche per cercare il regno di El Dorado. Un’ossessione, alimentata dalla passione, che cambierà per sempre la vita dell’impavido avventuriero. Tra ambientazioni mozzafiato e un cast ricco di celebri attori (Robert Pattinson e Sienna Miller, per citarne due tra i tanti) il film si presenta come uno dei titoli più interessanti di questo mese. USCITA PREVISTA:22 GIUGNO 2017
 
 

UN DOCUMENTARIO

la-pazza-della-porta-accantoLa pazza della porta accanto − Antonietta De Lillo
Alda Merini racconta la propria vita, oscillando tra pubblico e privato, soffermandosi sui capitoli più significativi della sua esistenza in questo raffinato documentario dell’italiana Antonietta De Lillo. L’incontro, avvenuto nel 1995, è la testimonianza importantissima di un grandissimo pilastro della poesia italica. Per chi è già edotto sull’opera e soprattutto sulla biografia della Merini, inscindibile dall’opera stessa, c’è il privilegio di un’osservazione ravvicinatissima, nell’intimità di un’abitazione privata che, pur in quel poco che s’intravede, è già un altro personaggio e set affascinante. Chi non la conosce bene invece proverà comunque la curiosità di scoprirne il mistero profondo che l’ha trasformata in una figura immortale della nostra letteratura. Se l’argomento vi appassiona, da giugno potrete recuperare l’opera in dvd, distribuito dalla casa cinematografica Mariposa.

 

UN CLASSICO

imperatore La chiave di sophia L’ultimo imperatore – di Bernardo Bertolucci, 1987
Il prossimo 23 ottobre compirà 30 anni il capolavoro intramontabile di Benardo Bertolucci. Traendo spunto da Sono stato imperatore, l’autobiografia di Pu Yi (imperatore Quing della Cina) il film del regista italiano racconta una storia straordinaria, considerata ancora oggi una vera e propria pietra miliare della cinematografia mondiale. Vincitore di ben nove premi Oscar (record assoluto per un film italiano) e di nove David di Donatello, L’ultimo imperatore va ricordato per i suoi splendidi costumi, per le indimenticabili ambientazioni e per una sceneggiatura a dir poco impeccabile, capace di restituirci un protagonista piccolo ma titanico al tempo stesso. Fonte di ispirazione per tantissimi film e videoclip musicali degli anni successivi, il capolavoro di Bertolucci è un’opera che deve essere vista almeno una volta nella vita.

 

UN FILM D’ANIMAZIONE

nocedicocco la chiave di sophia Nocedicocco, il piccolo drago – di Nina Wels e Hubert Weiland
Basato sulla popolare serie di libri per bambini del tedesco Ingo Siegner, dedicata al draghetto sputafuoco più curioso che ci sia. Nocedicocco il piccolo drago è senza dubbio uno dei cartoni animati più originali in uscita al cinema questo mese. La storia parla di un cucciolo di drago che non riesce a spiccare il volo. Le ali graciline che spuntano dalla sua schiena sono ancora troppo acerbe per decollare e così Nocedicocco dovrà appellarsi a tutta la sua tenacia e all’aiuto dei suoi amici più cari per coronare il suo sogno ed entrare così nell’età adulta. Impreziosito da tematiche molto attuali come il bullismo, l’alimentazione vegetariana e la visione introspettiva del sé, questo cartone saprà divertire sia i più piccoli che i loro genitori. USCITA PREVISTA: 1 GIUGNO 2017

UNA SERIE TV

fargo_La chiave di SophiaFargo (Terza stagione) − Noah Hawley
Liberamente ispirata all’omonimo capolavoro del 1996 diretto dai fratelli Coen, la terza stagione della serie televisiva
Fargo raggiunge nel mese di giugno il suo apice narrativo. Dopo due stagioni antologiche, pensate cioè per narrare una storia ogni volta diversa, anche in questa nuova serie di episodi, ambientati in Minnesota nel 2010, tornano le tematiche cardine di un classico intramontabile (l’assurdità della violenza, l’importanza della tenacia, il valore della giustizia) impreziosite da una meravigliosa lotta fratricida messa in scena da un irriconoscibile Ewan McGregor. Straordinaria l’interpretazione di David Thewlis nei panni del terribile V.M. Varga. Dieci episodi di pura estasi televisiva attualmente in programma, in Italia, su Sky Atlantic. Non perdetela!

 

Per le nostre proposte mensili di lettura, invece, date un’occhiata a questo articolo.

Alvise Wollner

[Immagini tratte da Google Immagini]

 

 

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“Manchester by the sea”, quando il cinema diventa reale

Non è mai facile parlare o scrivere di un film che si avvicini così tanto alla tua vita. Ti immedesimi totalmente nei personaggi, vivi con loro paura, gioia, dolore. Ti sembra di essere immerso nello schermo, come se il mondo attorno a te sparisse.

Spesso il cinema ci ha abituati a storie di grande fantasia, talmente strane o irreali da risultare magiche e farci sognare. Altre volte, come in questo caso, ha raccontato la realtà, in modo anche crudo, senza tanti fronzoli. Uscito nelle sale un mese fa, Manchester by the sea di Kenneth Lonergan, appartiene a questa seconda categoria e nel vederlo mi è arrivato diretto un pugno nello stomaco. Mi sono sentito spaesato e vulnerabile, come Casey Affleck (Lee Chandler) nel gelido inverno del Massachusetts.

Ho perso mio padre due anni fa. Se n’è andato senza motivo, come accade troppo spesso purtroppo. Uno stupido scherzo se l’è portato via, dall’oggi al domani, senza lasciare il tempo di pensare, di capire, di provare a prepararsi in qualche modo, anche se non si è mai pronti di fronte alla morte. Con sé ha portato via il suo essere padre, marito e fratello, lasciandosi alle spalle una vita che meritava di essere vissuta in pace per tanti anni ancora.

Quando una persona così importante ti lascia, la tua vita cambia completamente, i ricordi si mescolano ogni giorno al dolore, alla rabbia, alla tristezza. Le persone intorno a te, per quanto possano provarci, per quanto possano volerti bene, non riescono a vedere fino in fondo quello che vedi tu. Il cambiamento è così grande e difficile che non ti sentirai più la stessa persona; qualcosa si incrina, si spezza, tocca tutti gli aspetti della tua vita così nel profondo che ti ritrovi ad essere un altro, a volte migliore, a volte peggiore.

Nel suo film Lonergan coglie a pieno tutto questo. La potenza di questa storia sta nella sua dura semplicità perché racconta di un evento che potrebbe accadere a tutti. È un cinema reale, forse come non si vedeva da tanto. La brevità delle scene, il lento susseguirsi delle cose, rappresenta alla perfezione la quotidianità di una famiglia distrutta da un lutto così grave. Fa da sfondo un paesaggio freddo e spoglio, bagnato dall’acqua dell’Atlantico, l’unico protagonista che non sembra soffrire e che cerca di riconciliare gli uomini con il suo abbraccio, chiamandoli amorevolmente a lui.

Casey Affleck è commovente. Un Oscar meritato e voluto per interpretare e forse in questo caso addirittura essere, un uomo che ha perso tanto, con una vita stravolta e tutta da ricostruire; con una grande depressione addosso e tanta rabbia, alternando momenti di estrema dolcezza e fragilità, nel recuperare i rapporti col nipote ormai orfano e con la sua ex moglie, ritrovandola a vivere un’esistenza parallela e distante. Con fatica si scorge alla fine una luce, un tentativo di riprendere in mano le cose, di ricostruire una famiglia, diversa, profondamente cambiata, ma pur sempre una famiglia.

Non è stato semplice vedere questo film, ne scriverne, come detto in precedenza. Ci sono eventi che ti segnano nel profondo e cose che ti rimangono impresse, nonostante tu combatta con tutto te stesso per scacciarle dalla mente. Può un film farti capire cosa stai passando, o cosa ne è della tua vita? Purtroppo, o per fortuna, sì. Come Lee forse ho capito che non esiste una cura per lenire il dolore della perdita, non puoi farci l’abitudine col passare del tempo. Puoi sopravvivere e lo fai, cercando di accettare il fatto che la tua vita ora è diversa, che chi ti ha lasciato non può tornare ma rimane dentro di te, in ogni parte del tuo corpo e del tuo io. In un ricordo triste e felice allo stesso tempo. Pervade le tue ore e i tuoi giorni, senza mai abbandonarti.

Lorenzo Gardellin

[Immagine tratta da Google Immagini]

Selezionati per voi: marzo 2017!

Marzo, note floreali che inaspettate si fanno spazio in una giornata di pioggia, cieli azzurri che invitano a fermarsi, a sollevare gli occhi, a scuotersi dal torpore invernale, la luce che in un mattino qualunque ci sorprende più limpida e pulita. Aria che profuma di nuovo, di occasioni ancora in boccio, di quella meravigliosa ostinazione alla vita chiamata primavera.

La selezione di libri di questo mese porta con sé una ventata di rinascita. Il libro Junior è all’insegna del divertimento, vero motore di queste prime giornate soleggiate, durante le quali i nostri bambini riscoprono il piacere di trascorrere dei momenti in compagnia all’aria aperta. I film, invece, ci aiutano ad aprire gli occhi sul mondo che ci circonda, aiutandoci a riflettere sulla dimensione dei rapporti interpersonali e sulla percezione dell’Altro.

 

LIBRI

chiave-di-sophia-isola_di_aliceL’isola di Alice – Daniel Sanchez Arevalo

Alice ha poco più di trent’anni, una bimba di sei anni ed un’altra in arrivo, quando riceve una telefonata nel cuore della notte: Chris, suo marito, ha avuto un brutto incidente e morirà poco dopo in ospedale. Ma questo non è tutto, il luogo in cui Chris si trovava non era quello in cui sarebbe dovuto essere. Il tarlo del dubbio si insinuerà nella mente di Alice, che si aggrapperà morbosamente alla ricerca della verità, percorrendo il suo personale sentiero verso il superamento del dolore. Un romanzo psicologico carico di fascino, in cui l’accettazione del dolore passa attraverso un sentiero dissestato fatto di segreti e bugie. Un finale assolutamente inedito, che sa stupire  ed emozionare.

 

chiave-di-sophia-magari-domani-restoMagari domani resto – Lorenzo Marone

Luce ha trent’anni e vive a Napoli, in un monolocale umido nei Quartieri Spagnoli. Ha un lavoro come avvocato che non la soddisfa pienamente e un carattere duro, caustico, forgiato dall’assenza di un padre andato via troppo presto. Una causa d’affido farà in modo che la sua strada incroci quella di Kevin, un bambino saggio con un padre camorrista. Andare o restare? Questo l’interrogativo che percorre pagine intrise di sentimento, umanità, ironia, sullo sfondo di una Napoli che ci sorprende con il suo volto migliore. 

 

casa-di-tutte-le-guerre-la-chiave-di-sophiaLa casa di tutte le guerre – Simonetta Tassinari

Siamo nel 1967. Silvia ha dieci anni e mezzo, vive a Bologna e, come ogni estate, si appresta a trascorrere i mesi di vacanza a Rocca, a casa dell’adorata nonna Mary Frances. Quei mesi per Silvia significano tante cose: chiacchierate in giardino con la nonna, manicaretti preparati dalla Bea, recite in parrocchia, pomeriggi al parco a pattinare con gli amici del paese, ore trascorse a fantasticare in una soffitta ingombra di ricordi. Proprio in quella soffitta, Silvia scoprirà qualcosa che smuoverà l’aria ferma e stantia che aleggia sulla casa dei nonni. Una storia che si dipana sullo sfondo degli anni settanta, con sentimenti teneri, sofferenze nascoste, amori familiari, vecchi strappi che non è possibile ricucire ma che, forse, possono ancora essere rattoppati.

Stefania Mangiardi

 

LIBRO JUNIOR

Ella_cop_ese.inddElla e i suoi amici – Timo Parvela

Dalla lontana Finlandia arriva questo libro carico di divertimento. Protagonisti un gruppetto di amici scatenati che con la loro simpatia riusciranno a travolgere sia i primi lettori, visto il fatto che il libro è composto da tre racconti brevi, sia i più grandicelli, vista l’ironia con la quale il testo è scritto. Ella e i suoi amici hanno un’immaginazione e una fantasia incredibili, grazie alle quali sanno rendere la loro quotidianità una vera avventura!

Federica Bonisiol

 

FILM

toni-erdmann-la-chiave-di-sophiaVi presento Toni Erdmann – Maren Ade
Con l’inizio del mese di marzo le sale italiane continuano a riempirsi di film che hanno fatto incetta di nomination durante l’ultima notte degli Oscar. Tra questi, uno dei migliori è senza dubbio il nuovo lungometraggio della regista tedesca Maren Ade che, grazie a un mix perfetto di intelligenza ed eccentricità, ha saputo raccontare la storia di un rapporto genitoriale in maniera toccante e, allo stesso tempo, completamente fuori dagli schemi. Strepitosa la recitazione dei due attori protagonisti (Peter Simonischek e Sandra Hüller), indimenticabile la sequenza sulle note della hit di Whitney Houston The greatest love of all. USCITA PREVISTA: 2 MARZO 2017

 

artwork-loving-chiave-di-sophiaLoving – Jeff Nichols
Mildred e Richard Loving si amano e decidono di sposarsi. Niente di più normale se non fosse che lui è bianco e lei e nera e che ci troviamo nell’America segregazionista degli anni ’50. Una storia d’amore travagliata e complessa, raccontata con grande enfasi dal veterano del cinema americano Jeff Nichols. Il film non è nulla di sensazionale, diversamente dalla performance della straordinaria Ruth Negga, candidata all’Oscar grazie a un’interpretazione davvero degna di nota. Da vedere in compagnia della propria dolce metà. USCITA PREVISTA: 16 MARZO 2017

 

notnegro_chiave-di-sophiaI am not your negro – Raoul Peck
Un documentario incredibilmente riuscito ed efficace, raccontato interamente con le parole di James Baldwin, attraverso il testo del suo ultimo progetto letterario rimasto incompiuto. Un affresco schietto e veritiero sull’essere persone di colore in America. Il cinema si trasforma allora in impegno civile e sociale, partendo da fatti storici realmente accaduti e arrivando a farci prendere coscienza di come l’immagine dei Neri in America venga oggi costruita e rafforzata nell’immaginario collettivo statunitense. La voce narrante del film è quella del leggendario Samuel L. Jackson. USCITA PREVISTA: 22 MARZO 2017

Alvise Wollner

[Immagini tratte da Google Immagini]

Selezionati per voi: gennaio 2017!

Gennaio, il freddo che entra nelle ossa, le luci delle festività che si spengono per lasciare spazio all’inverno vero, quello dai contorni sfumati in un tempo lento e sospeso, del vento gelido e dei colori opachi. Il candore della neve che ricorda quello di una pagina bianca. E una pagina bianca è l’anno che ci attende, uno spazio vuoto da riempire con lo stupore degli inizi e la fiducia in ciò che verrà.

Come vorreste iniziare questo nuovo anno? Per gli adulti abbiamo selezionato tre libri, ognuno all’insegna di un diverso stato d’animo. La scelta del libro junior come sempre è all’insegna del divertimento! Per tutti gli appassionati di cinema, invece, questo inizio d’anno si prospetta spettacolare da ogni punto di vista. Gennaio infatti sarà il mese in cui usciranno nelle sale italiane alcuni dei film più attesi dell’intera stagione cinematografica, grandi titoli destinati a diventare protagonisti assoluti della corsa ai prossimi premi Oscar. Tra le molte scelte in arrivo, abbiamo selezionato per voi tre opere che non potrete davvero fare a meno di vedere.

Come sempre, procediamo con ordine:

LIBRI

volevo-solo-andare-a-letto-presto_chiara-moscardelli_la-chiave-di-sophiaDivertimento:
Volevo solo andare a letto presto − Chiara Moscardelli

Agata Trambusti ha trentacinque anni, lavora in una casa d’aste, ha un carattere molto rigido, è ipocondriaca e lievemente nevrotica. Finché la sua vita tutta metodo e schema non andrà in frantumi, grazie all’incontro con un uomo affascinante e misterioso che la travolgerà in una serie di rocamboleschi e inaspettati eventi. Chiara Moscardelli ritorna con una commedia romantica e una protagonista femminile sopra le righe. L’ironia è sicuramente la parola chiave del romanzo, che riserverà ai lettori scene esilaranti e gag imbarazzanti. Passaggi inverosimili, risate inevitabili, lieto fine assicurato, questi gli ingredienti di un libro ideale per trascorrere una pausa all’insegna della leggerezza.

un-figlio_alejandro-palomas_la-chiave-di-sophiaSentimento:
Un figlio − Alejandro Palomas

Guille è un bambino sensibile, pacato, sorridente. La sua maestra, Sonia, pensa che si tratti di un bambino troppo perfetto. Alla classica domanda Cosa desideri fare da grande?, Guille, con il candore che lo contraddistingue, afferma che lui sarà Mary Poppins. Sonia decide di convocare il padre del bambino per un colloquio, con l’intento di comprendere il suo strano mondo. Un libro dove fantasia e realtà si mescolano in un’alchimia che tocca, commuove, lacera. Un piccolo protagonista che saprà regalarvi un grande insegnamento. Una scrittura delicata che sa dar voce alle emozioni. Un romanzo per chi crede nella purezza dei sentimenti.

alaska_brenda-novak_la-chiave-di-sophiaTensione:
Alaska − Brenda Novak

Evelyn Talbot è una giovane e talentuosa psichiatra che ha realizzato il sogno di aprire un centro di detenzione dove studiare le psicopatologie in modo innovativo. Hanover House è situata in Alaska, ai margini di un piccolo centro abitato e tutto sembra andare bene finché un orribile omicidio non sconvolge la tranquilla comunità di Hilltop. Spetterà all’unico agente della Polizia locale, Amarok, cercare di venire a capo del delitto. Servendosi di un solido substrato psicologico, l’autrice riesce a creare una storia convincente e tutt’altro che scontata. La trama rivela colpi di scena ben dosati, facendo scivolare le oltre quattrocento pagine del libro in modo fluido e incalzante. L’Alaska, con le sue atmosfere glaciali e il buio quasi perenne, si rivela uno sfondo perfetto per una storia che saprà regalarvi brividi e tensione.

Stefania Mangiardi

 

LIBRO JUNIOR

voglio-i-miei-mostri, la chiave di sophiaVoglio i miei mostri − Stefano Bordiglioni
Età di lettura: dagli 8 anni

In questo racconto i mostri dei sogni non spaventano affatto i bambini. Giorgia non ha per niente paura quando di notte la va a trovare il mostriciattolo Sbroz. Urla e smorfie sono per lei un momento di vero divertimento, tant’è vero che a Sbroz e agli altri mostri, impotenti e sconfortati, non resta che cambiare lavoro. Saranno rimpiazzati dalle fate: a Giorgia non poteva davvero andare peggio, le fate sono così noiooose!

Federica Bonisiol

 

FILM

silence-poster_La chiave di SophiaSilence − Martin Scorsese
Il maestro del cinema americano Martin Scorsese torna dietro la macchina da presa per raccontare le vicende di due sacerdoti gesuiti alla ricerca del loro mentore spirituale nel misterioso Giappone del 1600. Atmosfere suggestive e tematiche mai banali sono alla base di un’opera titanica e imponente, in cui la riflessione teologica si unisce a un’impeccabile estetica cinematografica. USCITA PREVISTA: 12 GENNAIO 2017.

 

 

arrival_poster_La chiave di SophiaArrival − Denis Villeneuve
La fantascienza torna a inquietare e a farci riflettere nel nuovo film dell’acclamato regista di Prisoners e Sicario, Denis Vilenueve. La splendida Amy Adams veste i panni di una linguista impegnata a decifrare i criptici segnali di una civiltà aliena che minaccia di distruggere il nostro Pianeta. Diretto con grande maestria e interpretato da un ottimo cast, Arrival è un film di cui sentiremo parlare a lungo. USCITA PREVISTA: 19 GENNAIO 2017.

 

 

la-la-land-poster_La chiave di SophiaLa La Land − Damien Chazelle
Il 2017 è appena iniziato ma sono già in molti a sostenere che il nuovo lungometraggio del regista di Whiplash sarà ricordato come il miglior film di quest’anno. Un musical romantico e coinvolgente che riporta in auge i fasti della Hollywood di un tempo, con una colonna sonora trascinante e una coppia di protagonisti irresistibile: Ryan Gosling ed Emma Stone. Un inno alla gioia e ai sognatori di tutto il mondo, destinato a conquistare la prossima notte degli Oscar. Andate a vederlo, non ve ne pentirete. USCITA PREVISTA: 26 GENNAIO 2017.

Alvise Wollner

[Immagini tratte da Google Immagini]

Punto Cinema – And the Oscar goes to…

La notte degli Oscar di Los Angeles è l’Olimpiade del mondo del cinema. Innanzitutto, perché è l’evento più atteso dai fedelissimi e al tempo stesso il più seguito dai tifosi “occasionali”. Quasi tutti, in entrambi i casi, vogliono dare uno sguardo al medagliere, giusto per sapere com’è andata. Quasi tutti vanno a rivedersi i video della cerimonia di apertura, o dell’opening al Kodak Theatre. Molti, prima dei due eventi, si lanciano in una delle attività preferite dagli amanti delle competizioni: i pronostici. Qui però la similitudine finisce, perché sebbene sempre di competizioni si tratti, è relativamente semplice misurare la velocità o la distanza, mentre un metro per misurare il “Miglior attore non protagonista” ancora – che io sappia – non lo abbiamo inventato. Dunque, laddove siamo sicuri che chi salterà più in alto durante la gara vincerà la medaglia d’oro, non siamo invece per nulla certi che il vincitore dell’Oscar a “Miglior film” sarà il miglior film dell’anno (in fondo, cosa ci dice obiettivamente qual è il miglior film dell’anno?).

Quindi, intendo cogliere l’occasione degli ormai prossimi premi Academy Awards 2016 per parlare dei tanti film in corsa, e quindi nelle sale (alcuni già usciti in Italia, altri no), e intendo anche esprimere da buon appassionato di sport i miei pronostici, come giocassi una schedina: quindi osservando la regola per cui non è sempre la squadra più forte a vincere la partita.

Iniziamo con i film in corsa per la medaglia d’oro: “Best Picture”. Ho davvero apprezzato tutti gli otto film candidati, e avrò modo di parlare di tutti, ma bisogna ammettere che questa è sostanzialmente una gara a due. Infatti bisogna tener presente una cosa: nell’ottica degli Oscar il miglior film non è quello con la trama migliore (per quello ci sono i premi alla sceneggiatura), né quello girato meglio (premio alla regia e premi tecnici), né quello meglio interpretato (premi agli attori). Il miglior film è in sostanza, alla luce dei precedenti, quello che riesce a tenere meglio insieme tutti questi aspetti, senza eccellere in uno di essi tralasciando gli altri. Se teniamo presente questo, è inevitabile che i film con più candidature in assoluto siano i favoriti alla vittoria del “Miglior film”. Quest’anno è il caso di “The Revenant” (12 candidature) e di “Mad Max: Fury Road” (10 candidature). Messa in questi termini, il livello sembra decisamente inferiore rispetto all’anno scorso, dove i due sfidanti (con 9 candidature a testa) erano due capolavori assoluti come “Birdman” e “Grand Budapest Hotel”, tuttavia è giusto considerare la passata edizione come particolarmente fortunata in termini artistici, quasi straordinaria, quindi è logico che il paragone possa spaventare. Ma entriamo nel merito del discorso e parliamo di Revenant. Indubbiamente il film più atteso dell’anno, se non altro perché il suo regista, scrittore e produttore –  Alejandro González Iñárritu – l’anno passato ha fatto doppietta con “Birdman”, vincendo “Miglior Film” e “Miglior Regia”. Il ruolo di protagonista interpretato da Leonardo Di Caprio non ha aiutato a smorzare le aspettative. Volendo riassumere il mio giudizio in una frase, direi che il film è tecnicamente perfetto e interpretato magistralmente, ma manca completamente di trama. La storia infatti è lineare e scontata, con una sceneggiatura senza infamia né lode e nessuna profondità di contenuti. Secondo il mio gusto personale, questi sono gli aspetti più importanti in un film, quindi sicuramente The Revenant non è il film che ho preferito nell’ultimo anno. Tuttavia resta un film davvero ben fatto, e sono assolutamente convinto che vincerà (meritatamente) i premi alla “Miglior Fotografia” (il pezzo forte dei film di Iñárritu), al “Miglior Sonoro” e al “Miglior montaggio sonoro”. Credo che vincerà anche “Miglior Film”, garantendo a Iñárritu in fantastico tris in due anni (2 film e 1 regia), ma a rovinare i sogni di un poker che avrebbe dell’incredibile quest’anno c’è George Miller, alla regia di Mad Max: Fury Road: sul podio dei registi quest’anno salirà lui. Mad Max è un film bellissimo, a tratti geniale (il chitarrista che suona metal appeso davanti al camion da guerra e Tom Hardy attaccato davanti alla vettura d’assalto come una polena sul vascello valgono il prezzo del biglietto), girato in maniera perfetta. La mancanza di trama risulta essere giustificata dal genere di film – azione, post-apocalittico – e l’ambientazione, le scenografie e il ritmo incalzante tengono lo spettatore attaccato allo schermo dall’inizio alla fine. Non vincerà il Miglior Film perché manca di profondità e di interpretazioni memorabili, ma si assicurerà un buon bottino tra Regia, Montaggio, Scenografia, Costumi e Trucco.

I premi alla sceneggiatura sono forse quelli che mi stanno più a cuore, poiché ovviamente guardano al contenuto del film, alla profondità della trama e alla struttura dei dialoghi. Quest’anno i vincitori in queste categorie sono quasi scontati, e sono due dei più bei film in concorso fuori d’ogni dubbio. Alla “Sceneggiatura originale” trionferà l’eccezionale Spotlight, già presentato a Venezia lo scorso settembre e acclamato da pubblico e critica. Nulla da dire, un film bellissimo sulla più grande inchiesta giornalistica sul tema della pedofilia nelle gerarchie ecclesiastiche. Credo che nonostante le sei nominations trionferà solo qui, ma sostanzialmente senza rivali. Lo stesso discorso in sostanza vale per La grande scommessa (basato sull’omonimo libro di Michael Lewis), che con ogni probabilità vincerà il premio a “Miglior sceneggiatura non originale”. Il film sul grande crack finanziario del 2007/2008 infatti riesce a rendere avvincente un tema decisamente complesso, spiegando nel frattempo (in termini più o meno semplici) i passi fondamentali che hanno portato al crollo delle borse mondiali. Anche in questo caso credo che nonostante l’ottimo montaggio e la fantastica interpretazione di Christian Bale, il film trionferà solo nella categoria della sceneggiatura, sebbene i bookmakers lo propongano come outsider nella corsa a miglior film. Onestamente lo vedo difficile, però mai dire mai.

Chiudiamo infine con gli attori, ovvero la categoria che quest’anno sta già facendo parlare di sé più di ogni altra. Si, è l’anno di Di Caprio come “Miglior attore protagonista”. Ormai la pressione mediatica è tale che se non dovesse vincere sarebbe una vergogna, e se dovesse vincere sarebbe una vergogna che abbia vinto con questo film, oppure che abbia vinto solo perché non poteva non vincere. Insomma, compito infame quest’anno per la Academy. In ogni caso va detto che l’interpretazione di Leo quest’anno è davvero perfetta, soprattutto se letta alla luce della sua carriera. Vedendo il film mi chiedevo: ma questo ragazzo che striscia nel fango e nella neve, che pur dicendo 5 battute in tutto il film riesce a comunicare col solo linguaggio del corpo, che estremizza il concetto di espressività fino a diventare quasi teatrale, è lo stesso di “The Wolf of Wall Street”, di “Inception” e di “Shutter Island”? Fin qui però mi si potrebbe ribattere che questa estrema versatilità e il gran numero di interpretazioni memorabili possano al limite candidarlo per un Oscar alla carriera, ma non siano garanzia del fatto che vincerà il premio di miglior attore per quest’anno. E così infatti è sempre stato, se non che le circostanze che hanno sempre sfavorito Di Caprio quest’anno paiono invece a suo favore: non è un grande anno per gli attori protagonisti e il suo vero unico rivale è Eddie Radmayne in “The Danish Girl”, il quale ha vinto la statuetta già l’anno scorso interpretando Hawking ne “La teoria del tutto”. Per lui, anche quest’anno interpretazione estrema ed eccezionale, che personalmente preferisco a quella dell’attore di Revenant, tuttavia il fatto che abbia vinto l’anno scorso e il vento mediatico a favore di Di Caprio quest’anno lasciano pochi dubbi sul trionfatore nella categoria. “The Danish Girl” rimane un film stupendo, che vedrà trionfare una fantastica Alicia Vilkander come “Miglior attrice non protagonista”, anche se poteva benissimo concorrere come protagonista data l’importanza del ruolo e il tempo trascorso in scena. In ogni caso, la coppia Radmayne-Vilkander ha fatto centro, film da vedere! Sul versante maschile della categoria ci sono molti dubbi. Credo che Mark Rylance vincerà “Miglior attore non protagonista” per “Il ponte delle spie”, non solo per la magistrale interpretazione, ma anche perché non credo che il film di Spielberg che si presenta con sei candidature vada a casa a mani vuote – anche perché nonostante le molte critiche ricevuto lo ritengo davvero un buon film, per interpretazione e per contenuti. Sulla “Miglior attrice protagonista” invece non ho dubbi: Brie Larson per “Room”, bravissima lei e bellissimo film, probabilmente quello che ho preferito tra tutti i candidati. Vederlo è d’obbligo.

Per finire la schedina (quasi completa), aggiungiamo senza ombra di dubbio Inside Out come Miglior film d’animazione, e direi The Martian agli Effetti speciali (vedo difficile che il film con Matt Damon vinca da qualche altra parte, ma anche che non vinca nulla). Per quanto riguarda le musiche invece pare che Lady Gaga porti a casa la Miglior Canzone con “Til it happens to you”, più per il significato sociale e politico che per il merito musicale, che altrimenti andrebbe senza ombra di dubbio alla “Simple Song #3” del magnifico “Youth”, o quantomeno a “Writings on the wall” di Sam Smith per Spectre, che di certo non è bella quanto Skyfall ma resta uno dei pochi punti positivi dell’ultimo (orribile) film su 007. Infine, pare che l’Italia sarà rappresentata dal maestro Morricone alla “Miglior colonna sonora” per The hateful eight del maestro Tarantino – cosa che un po’ dispiace perché sebbene sia una buona musica e un film eccezionale, è un peccato che Morricone vinca il suo primo Oscar alla colonna sonora per dei pezzi su sua stessa ammissione “riciclati da vecchi lavori”. Comunque, per il gusto personale di chi sta scrivendo, un riciclo di Morricone-Tarantino è oro che cola.

Insomma, previsioni oggettive o scommesse del tifoso? Non ci resta che attendere qualche giorno per scoprirlo: 28 febbraio 2016, Kodak Theatre – Los Angeles, California – in una delle notti più magiche dell’anno.

Alessandro Storchi