L’eterno conflitto tra bene e male: il caso di Lucifer Morningstar

L’uomo e il libero arbitrio, la relazione tra male e bene, il rapporto con la divinità sono solo alcuni dei temi affrontati dalla serie televisiva americana Lucifer Morningstar giunta nel 2019 alla sua quarta stagione. Protagonista della produzione cinematografica è nientemeno che Lucifero, il diavolo che tutti conosciamo attraverso i racconti della Bibbia, incarnazione del male e del peccato, nonché re dell’inferno a seguito della ribellione contro il padre Dio.

Giunto sulla terra per una sorta di “vacanza” dal calore infernale, il Lucifer di Netflix apre un lussuoso locale a Los Angeles: il Lux e si dedica ad una vita di svago e dissolutezza, come si addice ad un vero diavolo. Ben presto, tuttavia, si trova a dover fare i conti con sentimenti prettamente umani quali l’odio, l’amore, l’amicizia, scoprendo cosa significhi vivere tra gli uomini, intrecciare con loro delle relazioni, percepirne le fragilità e i desideri, assimilandosi per molti versi al loro modo di vivere. Da ciò nasce un Lucifero davvero molto umanizzato, un personaggio che pur conservando una visione e una conoscenza divina del mondo richiama subito la simpatia dello spettatore per la somiglianza con se stesso, con le proprie aspirazioni e paure e forse con i propri lati più oscuri.

In Lucifero convivono infatti bene e male, giusto e sbagliato, in una sorta di eterno conflitto tra loro. La natura del protagonista, incarnazione del male per eccellenza, lo porta ad essere un personaggio diabolico per molti versi, ma allo stesso tempo c’è in lui una forte tensione ad essere buono, come si nota nella sua decisione di entrare in polizia e aiutare la detective Chloe a catturare gli assassini. In un certo senso Lucifer non si arrende alla propria natura di diavolo, ma riscopre qualcosa di profondo, antico, che lo spinge a compiere buone azioni a modo suo, con i propri limiti e le proprie storture infernali.

Sembra quasi che il regista voglia insinuare il dubbio nello spettatore: quanto conta la nostra vera natura rispetto alle nostre scelte? Il bene e il male sono qualcosa di imprescindibile oppure l’uomo, con il libero arbitrio, ha la facoltà di scegliere chi o cosa vuole essere?

Stando al personaggio incarnato dall’attore Tom Ellis il male come entità pura non esiste, se non nella volontà del singolo di piegarsi ad esso e perseguirlo con i propri fini malvagi. Siamo noi che, attraverso le nostre azioni quotidiane, ci rendiamo ladri, malviventi, cattivi partners, abbracciando in un certo senso il nostro lato oscuro che ha il sopravvento su di noi.

Allo stesso modo anche Lucifer si trova in uno degli episodi più significativi della quarta stagione a dover affrontare l’altro se stesso, a scegliere chi effettivamente vuole essere, forse non potendosi liberare dell’altra metà malvagia, ma almeno riuscendo a controllarla, nel momento in cui viene affermata. È lì che nasce il dialogo con sé, il perdono verso il proprio io, anche per quegli aspetti che accettiamo di meno, che ci sembrano mostruosi, ma che in qualche modo fanno parte della nostra natura. «Credi che la persona che sto cercando di essere quando sono a lavoro sia disonesta?» chiederà Lucifer a Chloe, in preda ad una sorta di crisi di identità. «Ti piace il lavoro?» risponderà a lui la detective; «Credo che se quello che fai e chi sei sul lavoro ti fa stare bene, tu sai che è reale»1.

In conclusione siamo noi a giocare le nostre carte, a muovere le fila della nostra vita, se persino il diavolo è riuscito a provare dei sentimenti di amore e pietà, perché non credere che sia possibile cambiare e accettarsi di più! Si tratta dunque di scegliere la giusta prospettiva, perché in fondo «abbiamo tutti dei dolori che nascondiamo, che non siamo pronti a condividere con il mondo». Come dice Amenadiel, fratello di Lucifer, ma la tensione a migliorarsi può essere più forte e decisiva di qualsiasi fardello innato o di qualunque abitudine e carattere precostituito.

 

Anna Tieppo

 

NOTE 
 1. Stagione IV, Episodio VI

[Nell’immagine di copertina un fotogramma tratto dalla serie]

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Film selezionati per voi: marzo 2018!

Una proposta cinematografica ricca, quella di marzo. Date un’occhiata ai suggerimenti dei nostri esperti Rossella & Alvise! Vi propongono titoli che vi faranno riflettere su società, futuro, natura… Insomma non avete scuse per concedervi un’uscita al cinema. Buona visione!

 

FILM IN USCITA

dark_night la chiave di sophiaDark Night  Tim Sutton
Rischiava di non essere mai distribuito nel nostro Paese uno dei film più interessanti degli ultimi anni, presentato nel 2016 alla Mostra del cinema di Venezia e mai più uscito nelle sale italiane. A due anni di distanza dalla sua realizzazione, Dark Night rimane però un ritratto attualissimo della società americana e del drammatico problema legato all’utilizzo delle armi e alle stragi di innocenti nei luoghi pubblici. Liberamente ispirato al tragico caso del massacro avvenuto a Aurora nel cinema in cui stava venendo proiettato Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan, Dark Night ritrae sei personaggi, compreso il giovane killer, nelle ore precedenti l’attentato criminale. Sei giovani protagonisti immortalati con uno stile sempre in bilico tra il genere documentario e quello del film d’autore in una pellicola che non vuol dare alcun tipo di risposte, ma far riflettere sulla gravità di un problema che, oggi più che mai, continua ad apparire insanabile. Un film necessario e imperdibile. USCITA PREVISTA: 1 MARZO 2018.

annientamento la chiave di sophiaAnnientamento – Alex Garland
Non vedrà mai il buio di una sala cinematografica, ma il nuovo film del regista di Ex machina si preannuncia già come uno degli eventi filmici più importanti dell’anno. Disponibile su Netflix a partire dal 12 marzo, Annientamento è la trasposizione del primo libro della trilogia letteraria dell’Area X di Jeff VanderMeer. Un viaggio in un futuro distopico e altamente fantascientifico che promette grandi sorprese grazie a un cast di tutto rispetto, capitanato da Natalie Portman. Se il regista Alex Garland riuscirà a ricreare le stesse sensazioni visive del suo lavoro precedente, Annientamento sarà un film per cui varrà la pena abbonarsi a Netflix. USCITA PREVISTA: 12 MARZO 2018.

wind-river la chiave di sophiaI segreti di Wind River – Taylor Sheridan
Uscita a scoppio ritardato anche per un altro grande film dopo Dark Night di Tim Sutton. I segreti di Wind River rappresenta la chiusura di un’ideale trilogia iniziata con Sicario nel 2015 e proseguita nel 2016 con Hell or high water (entrambi sceneggiati da Sheridan). La chiusura di questo ciclo avviene tra i freddi ghiacci del Wyoming e ha per protagonisti un solitario cacciatore interpretato da Jeremy Renner e una recluta dell’Fbi che sta indagando su un pericoloso assassino. Avvolti da un biancore accecante i due protagonisti scopriranno una verità agghiacciante. Girato con grande maestria e sostenuto da un cast di ottimi interpreti, I segreti di Wind River è un film di genere davvero ben fatto. Un lavoro quasi d’altri tempi che unisce all’azione del thriller numerosi spunti di riflessione per lo spettatore. USCITA PREVISTA: 29 MARZO 2018.

 

UN DOCUMENTARIO

visages-villages-chiave-di-sophiaVisages, villages – JR e Agnès Varda

Film a quattro mani, Visages, Villages è un viaggio attraverso la Francia rurale contemporanea, nato dall’amicizia tra Agnès Varda, autrice di Cléo e lo street photographer JR, autore indipendente di giganteschi collage posti nel cuore delle metropoli. Un passo a due attraverso la campagna che offre una grande varietà di paesaggi e un rapporto diretto con la natura, un ritorno alle origini per Agnès, patriarca inclassificabile della Nouvelle Vague, un territorio nuovo per l’artista urbano JR. Avanzando a bordo di un cinétrain che scatta foto enormi, Agnès e JR realizzano un film inventivo interrogandosi sul senso del loro lavoro e sul valore dell’immagine, sulla loro produzione e democratizzazione. Un film collage di giochi di parole e gesti artistici. USCITA PREVISTA: 15 MARZO 2018

 

UN FILM D’ANIMAZIONE

rudolf-alla-ricerca-della-felicita-la-chiave-di-sophiaRudolf alla ricerca della felicità – Mikinori Sahakibara

Basato sul romanzo per bambini più venduto in Giappone, Rudolf to Ippaiattena, il film racconta la storia di Rudolf, un gatto nero che viene improvvisamente separato dal suo amato padrone. Inaspettatamente si sveglia in un camion diretto verso Tokyo dove incontra Ippai, un grande gatto-capo temuto da tutti in città. Non potendo tornare a casa, Rudolf inizia una vita randagia al fianco di Ippai, non così cattivo come appare. USCITA PREVISTA: 15 MARZO 2018

 

UN CLASSICO

poster-film-nata-di-marzo-la-chiave-di-sophiaNata di Marzo – Antonio Pietrangeli

Commedia borghese e briosa, Nata di Marzo, ambientata a Milano, è la storia di un matrimonio anni ’50 tra Sandro, architetto e Francesca, frivola, capricciosa, viziata, instabile − caratteristiche dei nati di marzo, appunto − con una forte volontà di indipendenza e un disperato bisogno di parità. Una sophisticated comedy del regista della Nouvelle Vague italiana, datata 1958, costruita a episodi, segmentata da tre lunghi flashback e con un finale problematico, imposto dalla produzione per salvaguardare lieto fine e morale ma senza annullare il pensiero di Pietrangeli e le istanze indipendentiste e paritarie di Francesca.

 

Rossella Farnese, Alvise Wollner

 

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Film selezionati per voi: novembre 2017!

Se non ve ne foste accorti è iniziato anche novembre. Lo scorso week end le lancette dei nostri orologi (non tutto il mondo è digitale!) sono retrocesse di un’ora e in questa prima settimana di ora solare fatichiamo ad abituarci all’andarsene della luce troppo presto. Inizia ufficialmente la stagione delle serate al cinema, per ritrovarci in compagnia e lasciarci andare a qualche ora di svago di fronte al maxi schermo. Ecco a voi i consigli dei nostri esperti Alvise e Lorenzo!

 

FILM IN USCITA

finche-ce-prosecco la chiave di sophiaFinché c’è Prosecco c’è speranza – Antonio Padovan
Dal romanzo dello scrittore veneziano Fulvio Ervas, arriva nelle sale l’atteso adattamento cinematografico di “Finché c’è Prosecco c’è speranza”, thriller enologico che ha per protagonista l’inconfondibile Giuseppe Battiston nel ruolo dell’investigatore Stucky. Con il pretesto di scovare il responsabile di una serie di morti misteriose, il regista Antonio Padovan (al suo primo lungometraggio in carriera) confeziona un film molto riuscito, capace di raccontare con grande veridicità la natura intrinseca del popolo veneto. Menzione speciale per la fotografia e per l’ottima prova corale del cast. Un film imperdibile per scoprire la bellezza dei paesaggi della Marca trevigiana e, al tempo stesso, appassionarsi a un mistero ad alto tasso alcolico. USCITA PREVISTA: 31 OTTOBRE 2017
 
the-square la chiave di sophiaThe Square – Ruben Östlund
Con l’inizio di novembre sbarca finalmente nelle sale italiane anche il film vincitore della Palma d’oro all’ultima edizione del Festival di Cannes. Un’opera visionaria e coinvolgente, diretta dal regista dell’apprezzatissimo “Forza Maggiore”. Ambientato nel mondo dell’arte, “The Square” è una grande riflessione sul valore dell’estetica e sulla centralità che la figura dell’artista meriterebbe di ricoprire all’interno della società contemporanea. Ricco di ironia e momenti onirici, “The Square” si presenta come un film per palati raffinati, freddo e misurato a livello estetico. Debordante e difficile da dimenticare a livello contenutistico. Da non perdere. USCITA PREVISTA: 9 NOVEMBRE 2017

 

Seven sisters – Tommy Wirkolaseven-sisters la chiave di sophia
In un futuro distopico sette sorelle gemelle lottano per vivere un’esistenza normale fingendo di essere tutte la stessa persona. Le cose finiranno per complicarsi quando una di loro (Lunedì) sparirà nel nulla. Inizierà così una ricerca disperata da parte delle altre sei in un mondo pieno di pericoli e minacce. Adrenalinico thriller fantascientifico, “Seven sisters” è uno dei pochi film artisticamente validi prodotti quest’anno dal colosso dello streaming Netflix. Gli elevati costi di produzione e i grandi attori presenti nel cast, hanno però convinto i produttori a distribuire il film anche nei cinema di tutto il mondo. Un piacevole prodotto di intrattenimento per trascorrere una serata al cinema in compagnia degli amici. I livelli di “Stranger Things” sono ancora molto distanti ma le emozioni sono assicurate. USCITA PREVISTA: 30 NOVEMBRE 2017

 
UN DOCUMENTARIO
never ending man la chiave di sophiaNever ending man – Hayao Miyazaki
Miyazaki è senza dubbio uno dei più grandi geni dell’animazione mondiale. La sua carriera inizia quando viene assunto come animatore alla Toei Animation. Da allora, una serie di grandi capolavori ne hanno segnato gloria e fama negli anni. In questo documentario di Kaku Arakawa si raccontano le fasi più importanti della carriera di questo grande visionario. Immagini inedite, segreti sulla realizzazione dei film che l’hanno reso celebre e molte interviste esclusive fanno di questo documentario una testimonianza preziosa per tutti i suoi estimatori italiani che potranno conoscere da metà novembre tutti i segreti del maestro nipponico. USCITA PREVISTA: 14 NOVEMBRE 201
 
 
UNA SERIE TV

fargo-la-chiave-di-sophiaFargo

Non potete fare a meno dell’ironia macabra dei fratelli Coen? Allora non perdetevi questa serie, articolata in 3 stagioni, che Joel ed Ethan Coen hanno prodotto. «Fargo non è un luogo, è uno stato mentale. È una vera storia criminale dove la realtà è più strana della finzione e i buoni devono affrontare qualcosa di orribile»; dice lo sceneggiatore Noah Hawley. Fargo è un mondo popolato da cattivi senza pietà, da buoni che per occasione diventano cattivi e da un’esigua percentuale di buoni autentici, con valori saldi, che guardano con stupore la crudeltà che li circonda. Se vi piacciono le serie tv che in un’unica stagione articolano e concludono una storia (su modello di True Detective tanto per capirsi), allora Fargo è davvero un prodotto di qualità che fa per voi.

 

Alvise Wollner & Lorenzo Gineprini

 

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Lo and Behold: Internet raccontato da Werner Herzog

Il Guardian recentemente ha sostenuto che stiamo vivendo nell’età d’oro dei documentari. Vero o meno vero che sia, il catalogo Netflix dei documentari sta vivendo un periodo florido ed è consigliabile dargli un’occhiata tra una serie e l’altra. Da poco tempo è presente nella lista anche il nuovo documentario del regista tedesco Werner Herzog, artista eclettico e slegato dai generi come pochi, intitolato Lo and Behold e uscito nei cinema ad ottobre. Tratta di internet, dalla sua nascita alle prospettive future che il suo sviluppo potrebbe comportare. Diviso in dieci capitoli, dagli albori di internet (The early days) a The future. Ognuno di questi dieci blocchi racconta o un periodo storico della breve vita della rete o un tema connesso a questa.

Il film si serve esclusivamente di interviste, è ed volutamente statico ed essenziale nelle immagini. La forza della narrazione viene così dal parlato, dai dialoghi del suo autore, molto presente, con le personalità che decide di interrogare. Queste vanno da pionieri di internet come Leonard Kleinrock e Ted Nelson, a moderni tycoon come Elon Musk, e all’hacker Kevin Mitinick, ma ci sono anche persone comuni che hanno risentito in diversa misura della crescente ingerenza della tecnologia del web nelle loro vite. Herzog ci racconta le glorie e le miserie della rete nei suoi primi 50 anni di vita. Dalla sua nascita e dal primo messaggio (il Lo, di Log-in, del titolo) mandato da un laboratorio della UCLA (Università della California, Los Angeles) a Stanford molte cose sono cambiante e altrettante muteranno. Già dai primi minuti il documentario dà quasi il senso di ineluttabilità di internet, di un progresso esponenziale che non si può fermare. Portando sì moltissime utili innovazioni, le glorie, come il gioco che ha messo in rete la ricerca sulle molecole di Rna, ma creando anche situazioni nuove e difficili da interpretare per la gente comune. La quale ne sembra quasi investita, senza la possibilità materiale e legale di fare qualcosa. Come si capisce dalla storia raccontata dalla famiglia di Nikki, le cui foto da morta sono circolate indisturbate sul web, dato che la privacy via internet decade con la fine della vita di una persona.

Il documentario di Herzog in questo senso è molto più umano che didascalico. Ci mette di fronte chi internet ha contribuito a costruirlo, fornendo un cambiamento al corso dell’umanità, chi l’ha usato nel bene e chi invece l’ha subito nel male. Non racconta la Storia di Internet, ma racconta internet oggi. Offre quello che si può chiamare in modo abusato uno spaccato della nostra società rispetto alla tecnologia che sta permeando quest’era. Ne risulta un documento quasi antropologico, molto parziale perché comunque raccontato dal filtro dell’autore, che non fa niente per nascondersi, anzi. Ma prendere o lasciare. Ed è quello che forse del documentario resta di più, la capacità di Herzog, neofita sognante quanto scettico, di indagare le contraddizioni della rete. Con anche molta ironia, come nella scena dei monaci buddisti a capo chino sullo smartphone o come quando si offre come colonizzatore di Marte ad Elon Musk. E con alcune parti surreali o fantascientifiche; quando per esempio chiede/si chiede se internet sogna se stesso.

Il tutto contribuisce a creare un prodotto ibrido: non una narrazione entusiasta delle sorti magnifiche e progressive del nostro mondo interconnesso, e neanche una produzione segnata dal catastrofismo o dal luddismo che possono nascere in risposta al primo approccio. Herzog ha molti dubbi e a volte sembra parteggiare per le vittime di questo progresso, ma al contempo ne è estremamente affascinato. Ne capisce la portata rivoluzionaria e anzi vuole indagare fino a dove si possa spingere. Così alcune delle grandi domande vengono a galla, ma senza nessuna faziosità o alcuna pregiudiziale. E si finisce per restare immersi noi stessi nella sincera curiosità di Herzog che si chiede, in definitiva, dove ci porterà tutto questo: su Marte, o alla distruzione?

Per cui se cercate qualcosa di elettrizzante, o anche solo un documentario alla Alberto Angela, allora forse Lo and Behold non fa per voi. Ma se volete molti spunti non banali per interrogarvi sulla questione, allora meglio che lasciate stare quella serie tv e clicchiate play.

Tommaso Meo

[Immagine tratta da Google Immagini]

 

Bojack Horseman, il nuovo anti-eroe è un cavallo

Dallo scorso 22 luglio è online su Netflix, e dalla stessa Netflix prodotta, la terza stagione di Bojack Horseman. A Netflix original series, come recitano i titoli di testa, e pur essendo una serie cartoon non ha niente da invidiare ad altre produzioni del colosso americano. Una buona occasione per chi non ne ha ancora vista una puntata di iniziarla buttandosi nel mondo di Bojack, il cavallo antropomorfo protagonista; mentre chi ha già guardato le prime stagioni difficilmente rinuncerà a questa.
Andiamo con ordine: Bojack è un ex stella di Hollywoo (si Hollywoo, la D è venuta a mancare durante la prima stagione) che è stata protagonista negli anni ’90 di una stucchevole sitcom di dubbia qualità, Horsin Around. Bojack ha vissuto di rendita da quel momento, ma ora alla soglia dei 50 anni deve fare i conti con lo scemare della fama e con le sue manie autodistruttive. Il mondo in cui si muove è quello vacuo e patinato dello showbiz losangelino – del quale la serie è anche una tagliente satira – popolato però sia da uomini che da animali con sembianze umane. C’è la gatta Princess Carolyn, agente di Bojack e talvolta sua amante-fidanzata, e c’è l’umano Todd il suo unico vero amico che però fa dormire da anni sul divano e al quale dà sempre del fallito. C’è il labrador Mr. Penautbutter (ingenuamente felice e positivo come molti labrador) attore e conduttore anche lui e vera nemesi dell’ombroso Bojack, e la sua ragazza Diane, che tenterà di scrivere l’autobiografia di Bojack. Anche se il protagonista è indiscutibilmente il nostro amico cavallo, questi tira con sé in un vortice auto distruttivo di continue scelte sbagliate e tentativi di porvi rimedio chiunque gli capiti a fianco, finendo per far diventare lo show una serie corale.

Il plot è quello più tipico delle fiabe, come insegnava Vonnegut, quello della caduta e della risalita: man in the hole. Senonché qui le cadute si susseguono e le risalite sono sempre più lente e dolorose. Tra momenti di puro nichilismo e altri di vero squallore Bojack Horseman mette in scena un vastissimo campionario dei peggiori comportamenti umani.
Tutte le cadute e tutti i danni che Bojack fa, a sé come a chi gli vuol bene, sono tutti imputabili a egli stesso, al suo orgoglio, alle sue paure e al non sapere cosa vuole. A partire dalla prima stagione la sua volontà di tornare sulle scene e quindi essere nuovamente apprezzato si scontra con le sue manie, con il suo scarso talento e con il suo egoismo. Il passato, in veste di un vecchio amico che ha tradito, e ora malato, tornano a tormentarlo, e il libro che Diane scrive su di lui lo dipinge esattamente come l’egoista-narcisista che è. Sul fronte delle relazioni la situazione non va certo meglio. A questo punto è possibile una risalita?

Partendo da queste premesse la serie è certamente una rivisitazione in chiave moderna e comica del tema del successo e della sua decadenza (con classici come Viale del Tramonto ha in comune l’elemento, già molto citato, della piscina), ma c’è chi ci ha visto (e c’è) anche la lucida distruzione del mito del maschio alfa. Si può dire infatti che i protagonisti delle più importanti serie tv dell’ultima decade hanno in molti casi le sembianze dell’antieroe. Ovvero: un maschio (spesso bianco), che per il suo passato, malattie o temperamento risulta diverso e ai margini della società. Questi personaggi però risultano alfa, dominanti, nel senso che riescono sempre a prendersi una rivincita sulla società grazie a qualche loro caratteristica non comune.

Bojack Horseman come serie a mio avviso ridefinisce i limiti sia della sitcom che dell’antieroe come lo conosciamo. Come sitcom dovrebbe fare ridere o almeno sorridere, e sì fa anche questo, ma via via che la serie va avanti l’introspezione dei personaggi principali si fa più profonda e mentre noi li vediamo perdersi e sbagliare il nostro riso si fa più amaro. Ci sono situazioni esilaranti, dialoghi ipertrofici e battute al vetriolo, ma quello che si segue è il dipanarsi della matassa delle emozioni dei protagonisti, imprigionati in una continua ricerca di sé e di ciò che vogliono davvero. Una dramedy quindi, oppure una tragicommedia, sta di fatto che è un genere poco esplorato soprattutto dai cartoni “per adulti”.
Per quanto riguarda il protagonista, anche se solitudine, depressione, alcolismo e autodistruzione si sono già viste in TV dopo un po’ o il personaggio che ne è affetto diventa odiato oppure riesce a prendersi la sua rivalsa e tornare ben accettato nella società grazie a qualche sua rara qualità. Il problema di Bojack personaggio è che sembra non avere qualità, o si impegna molto bene per far credere di non averne. Nessun super-potere salvifico quindi, ogni volta Bojack sbaglia e noi stiamo in pena per lui perché vorremmo facesse una volta la scelta giusta. Bojack è in definitiva un simpatico inetto per il quale non si può fare a meno di parteggiare, perché non è sul serio cattivo, ma non riesce a non essere un grandissimo stronzo. Un antieroe degli antieroi oserei dire, senza nessun pregio tranne (ogni tanto) la vera volontà di riemettere insieme la sua vita ed essere una brava persona.

In questa terza stagione Bojack è candidato ad un Oscar per un ruolo per il quale è stato in realtà sostituito da un ologramma, e soprattutto non sa se il premio è veramente ciò che vuole o crede solo di volerlo per sentirsi ancora amato e meno solo. In un mondo in cui contano solo i soldi, i likes e le comparaste in TV, dove e come trovare la vera felicità?
Lo show (e lo showbiz) va avanti catapultandoci in questa frenetica ricerca di qualcosa che valga davvero la pena, tra avventure acquatiche, orche spogliarelliste e vecchie conoscenze. Intanto quello che già si può dire è che la serie è stata rinnovata per un’altra stagione.

Tommaso Meo

[Immagine tratta da Google Immagini]