L’insostenibile leggerezza dell’essere e il passato che non ritorna

«L’idea dell’eterno ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell’imbarazzo: pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l’abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione debba ripetersi all’infinito! Che significato ha questo folle mito?»1.

In questo modo Kundera si presenta ai lettori. Con parole quasi agghiaccianti, avvalendosi del pensatore tedesco, introduce nella sua opera principale, L’insostenibile leggerezza dell’essere (1984), l’idea del passato che ritorna. 

Lo stesso ispiratore, Nietzsche, ne era terrorizzato. «Il pensiero più abissale»2 così definiva l’eterno ritorno dell’identico. Un’idea che è tanto complessa quanto antica. Il filosofo tedesco, infatti, in terre svizzere davanti al comparire di quel così strano ammasso di pietra, rischiarì una concezione presente già nell’antica Grecia, prima che il “tafanod’Atene, Socrate, comparse nei pensieri e nelle opere di Platone.

La differenza tra Nietzsche e i Presocratici, messi a confronto nella concezione del tempo, non si limita solo ai duemila anni di distanza dal loro umile comparire in «quest’atomo opaco del male»3Infatti, se per gli antichi greci l’eterno ritorno presupponeva una concezione ciclica del tempo, una ciclicità puntuale nella natura, per il pensatore tedesco anche il più insignificante evento è destinato a ripresentarsi all’infinito come a un succedersi di mondi perfettamente identici nei minimi particolari, separati gli uni dagli altri da periodiche conflagrazioni universali. 

«Il mito dell’eterno ritorno afferma, per negazione, che la vita che scompare una volta per sempre, che non ritorna, è simile a un’ombra, è priva di peso, è morta già in precedenza, e che, sia stata essa terribile, bella o splendida, quel terrore, quello splendore, quella bellezza non significano nulla. Non occorre tenerne conto […] Cambierà qualcosa se si ripeterà innumerevoli volte? Sì, qualcosa cambierà: essa diventerà un blocco che svetta e perdura, e la sua stupidità non avrà rimedio»4.

Le cose «appaiono prive della circostante attenuante della loro fugacità»5. L’effimero scompare e con esso il fascino della nostalgia. In questi termini, l’idea dell’eterno ritorno dell’identico è capace di spaventare anche il più temerario degli uomini, consapevole del peso ineluttabile che dovrà sopportare. In confronto le sette fatiche di Ercole appaiono come una scampagnata in collina. Infatti, se ogni cosa è destinata a ripersi all’infinito «siamo inchiodati all’eternità come Gesù Cristo sulla croce»6. Il peso della responsabilità come un fiume che separa due regni, la vita e la morte, insorge come un macigno difficile da sviare; «il fardello più pesante che ci opprime, ci piega, ci schiaccia al suolo»7.

In sintesi, indagare sulle conseguenze di questo concetto non è impresa facile. Troppi pensatori si sono imbattuti tra follia e risentimento nelle parole di Nietzsche, finendo poi per perirne: Deleuze, Löwith, Ferraris per fare qualche esempio. Possiamo però affermare con più sicurezza che in un mondo incompleto, mancando del ritorno del passato, eventi cruciali come il tramontare d’imperi, le innumerevoli guerre fratricide, o il comparire della ghigliottina francese in nome della Dea Ragione; tutto ciò ci può apparire come un umile comparsa nella Grande Marcia della storia tanto da lasciar perdere, quasi con ignoranza, perché non vissute in prima persona. In questo modo ci raccontiamo «è andata così, è il destino; non c’è nulla da farci»8Ci dimentichiamo, cioè, della profonda perversione morale che appartiene all’anima capace di tutto ciò. Scordiamo cosa significhi vivere un espediente, soccombere ai riflessi delle nostre azioni belle o angosciose che siano

Meglio dimenticare, girare le spalle al passato che tinto di porpora sembra svanire nel futuro prossimo che ci prestiamo a compiacere; cancelliamo connessioni celebrali, che potrebbero chiarirci chi siamo veramente; affoghiamo nel vino dell’ignoranza per poter andare avanti. Così che il masso dell’eterno ritorno si fa misero sassolino dentro le nostre tasche bucate e così passiamo la nostra esistenza. 

Impossibile poter biasimare questa scelta. Dopotutto, lo stesso Nietzsche una volta scrisse «L’uomo si meraviglia di sé stesso, di non poter imparare a dimenticare e di rimanere attaccato al passato: per quanto possa correre lontano o velocemente, la catena corre con lui. […] Allora l’uomo dice: “Mi ricordo” e invidia l’animale che dimentica immediatamente»9.

Perciò, dimentichiamo. Anche quello che abbiamo appena letto: non era importante, «non occorre tenerne conto come una guerra fra due Stati africani del XIV secolo»10.

 

Simone Pederzolli

 

NOTE:
1.M. Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, 1984 
2.F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, 1883-85 
3.G. Pascoli, Myricae, 1897
4.M. Kundera, op.cit.
5.Ibidem.
6.Ibidem.
7.Ibidem.
8.G. W. F. Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia, 1837 
9.F. Nietzsche, Considerazioni Inattuali, 1876 
10.M. Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, 1984

[Photo credit unsplash.com]

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Libri selezionati per voi: febbraio 2018!

Siamo monotoni e pedanti, avete ragione! Ogni mese la nostra selezione bibliografica vuole ricordarvi il piacere della lettura. Ebbene, questa volta vogliamo proporvi un altro punto di vista sulla questione. Leggere, infatti, non è soltanto un piacere. Leggere aiuta.. Aiuta a rilassarsi e a prendere distanza dalle preoccupazioni quotidiane; favorisce le più diverse riflessioni sulla vita e sul mondo grazie ai personaggi con cui, attraverso la lettura, facciamo conoscenza. La lettura è quel piccolo ritaglio di tempo, non importa se di soli dieci minuti o ben tre quarti d’ora, che ci ritagliamo per stare in silenzio, dando forma, colore e dimensione alle parole che, nero su bianco, viaggiano di fronte ai nostri occhi. E allora, avete capito bene: cambino i modi per dirlo, ma la sostanza resta sempre la stessa.. Fatevi compagnia con un buon libro!

 

ROMANZI CONTEMPORANEI

qualcuno-con-cui-correre-grossman-la-chiave-di-sophia Qualcuno con cui correre – David Grossman

In questo suo libro l’israeliano Grossman indaga il mistero dell’adolescenza, superando gli aspetti più capricciosi e meschini per mostrarci la generosità di cui i giovani sono capaci. Il fil rouge è rappresentato dalla cagna Dinka, la quale porta i personaggi a trovarsi e scoprirsi. È Dinka che guida il giovane Assaf in una folle corsa per le brulicanti strade di Gerusalemme, ai cui angoli incontrerà strani ed inquietanti personaggi. Fino all’incontro con una giovane, Tamar.

 

il-valzer-degli-addii-la-chiave-di-sophiaIl valzer degli addii – Milan Kundera

Uno dei romanzi più scorrevoli e semplici di Kundera. La struttura è composta di cinque atti, come del resto l’intera vicenda narrata è suddivisa in sole cinque giornate. Il tempo di un valzer, uno scambio di movimenti, di gesti del corpo in relazione all’altro da sé. L’infermiera Ruzena e il trombettista Klima si propongono come protagonisti ma saranno solo una parte di tale composizione. La staticità è rotta, impedita dalle coppie danzanti, dagli spettatori in sala fino al termine della rappresentazione, fino all’esaurimento di tutti gli atti volti ad un’unica necessaria conclusione degna delle più grandi tragedie greche.

 

UN CLASSICO

se-questo-e-un-uomo-la-chiave-di-sophiaSe questo è un uomo – Primo Levi

Da poco è trascorsa la giornata della memoria, cogliamo l’occasione per consigliarvi la lettura di un classico che molti conoscono ma non tutti hanno letto: Se questo è un uomo di Primo Levi. L’esperienza del lager, narrata in prima persona dal protagonista, coglie la drammaticità della vita precaria di chi è sottoposto ad atroci pene e si intreccia a profonde riflessioni umane. Un percorso che, dagli albori dell’esperienza leviana, attraversa l’intera vicenda storica, non risparmiando le narrazioni più crude, fatti che solo chi ha vissuto in prima persona non riesce a dimenticare. Con grande maestria Levi è in grado di raggiungere il lettore, lasciando una nota a dir poco amara, che segna le coscienze. Un romanzo adatto a tutti coloro che amano lo sguardo storico, la narrazione nuda, efficace che, senza tanti orpelli retorici, racconta la realtà dei fatti, facendo riflettere sui veri valori e sul buio profondo che talvolta riempie l’animo umano.

 

SAGGISTICA

il-ramo-doro-la-chiave-di-sophiaIl ramo d’oro – James G. Frazer

Una grande raccolta in tredici volumi di credenze e tradizioni popolari sulla magia e la religione dei popoli di tutto il mondo, pubblicata tra il 1911 e il 1936. Partendo dal culto di Nemi e distinguendo tra magia e religione, Frazer si sofferma sui riti praticati dai più diversi popoli e tribù. Li spiega in modo coerente, facendo un parallelismo fra la nascita, la morte e la rinascita della vegetazione e la nascita, morte e resurrezione del dio, che viene visto come personificazione della natura, come «dio arboreo».

 

JUNIOR

da-uno-a-infinito-la-chiave-di-sophiaDa uno a infinito – Donata Turlo

Se ai vostri bambini piacciono la matematica, gli indovinelli e gli enigmi questo è il libro adatto a loro. Protagonisti due piccoli-grandi amici, Marcy e Leo, che passano tutti i pomeriggi studiare (e fare merenda) insieme. Dopo lo strano ritrovamento di una chiavetta USB conficcata nel divano di casa di Marcy, i due intraprenderanno un misterioso viaggio davanti allo schermo del vecchio computer del papà di Leo. Un viaggio fatto di enigmi che di volta in volta li porteranno ad un livello di gioco superiore. Chi mai avrà nascosto la chiavetta? Cosa avrà voluto far sapere ai due amici? A voi la lettura per scoprirlo!

 

Sonia Cominassi, Alvise Gasparini, Anna Tieppo, Federica Bonisiol

 

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Leggerezza

Milan Kundera scrisse L’insostenibile leggerezza dell’essere, ma non è della trama del libro che si occuperà questo promemoria filosofico, bensì del significato che si cela dietro il suo titolo.

L’impercettibilità della vita, delle scelte secondo Kundera sono irrilevanti. Seppur breve e fragile il suo valore sarà da ritenersi proprio così? Questa visione sfuggente della vita, che si fa in parte evanescente, entra in conflitto con la necessità umana di ricercarne un significato, originando un paradosso insostenibile. Tante, troppe domande senza risposta restano lì, sospese senza una via d’uscita, senza sapere per certezza se una soluzione esiste davvero.

Che cos’è che alla fine rimane? Qual è la risposta che l’uomo deve darsi vivendo in questo mondo? Es muss sein, il “così deve essere” è l’unica cosa l’uomo si possa permettere di dire rispetto all’esistenza, considerando la necessità (Ananke) intesa nel senso stesso dell’esistere, per caricarla di un significato che non si può trovare. E così si risuona il ritornello dell’Eterno ritorno dell’Uguale, in cui la necessità del divenire sopraggiunge e non lascia scampo nella fragilità della vita.

Resta dunque questa leggerezza a poterci sollevare da terra, a rendere più sopportabile il peso della necessità di tutti quei perché: prenditi un attimo e ascolta il tuo respiro, così è la vita. A volte dona meraviglie, altre volte volte dolori, ma l’unico modo per viverla è una questione di spirito. La gravità ci spinge verso il basso, ma se guardiamo il cielo siamo già proiettati verso il sole. La leggerezza non è solo una misura, è uno stato d’animo, un atteggiamento che ci rende la sua proprietà, anche se non è facile da conquistare.

Quante volte vorresti essere più leggero? Leggerezza ha una connotazione positiva, ci rende più liberi da qualcosa che ci opprime. Ed è come proprio librarsi, sollevarsi in aria. Leggerezza è comprensione delle realtà in una prospettiva diversa: ciò non toglie il non prendere seriamente questioni importanti, ma riguarda solo la propria capacità di affrontare gli avvenimenti dandogli però il giusto valore o, propriamente, peso.

Credo che sia un’abilità umana che si possa imparare. Come? Di propria volontà, rendendosi conto di quanto siamo ancorati, di quanto sia forte la pressione che ci opprime. La consapevolezza del nostro peso ci può anche rendere liberi da esso e darci la possibilità di superarlo.

Sii leggero e sii libero, per te stesso. Con queste parole termina questo articolo e vi auguro una buona fine estate.

Al prossimo promemoria filosofico.

Azzurra Gianotto

 

[Immagine tratta da Google immagini]