«Questo è un piccolo passo per un uomo ma un grande balzo per l’umanità».
UN LIBRO
Una stanza tutta per sé – Virginia Woolf
Opera dal contenuto rivoluzionario. La Woolf parte da un’esperienza biografica, il rigetto della società patriarcale sentita come una prigione, per analizzare il rapporto storico tra il mondo femminile e la letteratura. Testo cardine della lotta femminista, in esso l’autrice riflette su come fino al Settecento, una donna, per quanto dotata di talento, non avrebbe mai potuto avere uno spazio in una società maschilista. Perché una donna conquisti il proprio posto nel mondo, diviene necessario non equiparare i due sessi, i quali presentano essenziali differenze, ma identica dignità. Da qui un appassionato appello alle donne affinché siano curiose, intraprendenti e non smettano di combattere per sé.
UN LIBRO JUNIOR
Che noia il ciuccio che noia! – Alessandra Goria, Serena Riffaldi
Il vostro bambino non ne vuole sapere di abbandonare il suo fedele ciuccio? Questa allegra storiella fa al caso vostro! Immagini colorate, rime e filastrocche forse lo convinceranno a realizzare questa piccola-grande conquista e a diventare grande per davvero! I più affezionati saranno contenti di trovare, nella seconda di copertina, un riquadro su cui incollare una propria foto con il ciuccio, per poi conservare il libro come un dolce ricordo d’infanzia.
UN FILM
Il diritto di contare – Theodore Melfi
Tre donne afro-americane, calcolatrici nel campus aereospaziale della NASA a Langley, Virginia, con il loro talento, le loro capacità e l’ardente desiderio di riscatto hanno posto le basi per la vittoria americana della competizione per lo spazio contro l’allora Unione Sovietica. Si tratta della matematica Katherine Johnson, l’ingegnera Mary Jackson e la responsabile del settore IBM Dorothy Vaughn, magistralmente interpretate da Taraji P. Henson, Janelle Monáe e Octavia Spencer nel film “Il diritto di contare”, pellicola del 2016 del regista Theodore Melfi. Le tre calcolatrici lavorarono ad una delle più grandi operazioni della storia: la spedizione in orbita dell’astronauta John Glenn, un obiettivo importante che non solo riportò fiducia nella nazione, ma che ribaltò completamente la “corsa allo Spazio”. Due grandi conquiste: non solo quella spaziale, ma quella del diritto al riconoscimento delle proprie capacità e del proprio talento per tre donne di colore in uno dei momenti più difficili della segregazione razziale in America.
UNA CANZONE
Il suo ritornello è un must di ogni vittoria, così noto da apparire scontato, ma quanti oltre a “Weeeee are the chaaampions my frieeeeeeeeends” hanno provato ad ascoltare (o leggere con calma) il testo? Perché il testo non parla di una vittoria qualunque ma di una vittoria conquistata con fatica e dolore. “And bad mistakes / I’ve made a few / I’ve had my share of sand kicked in my face / But I’ve come through” (“Di brutti errori / ne ho fatti un bel po’ / ho avuto la mia parte di sabbia buttata in faccia / ma ne sono venuto fuori”) canta Farrokh Bulsara in arte Freddie Mercury, e probabilmente lo fa con cognizione di causa. I Queen hanno raggiunto un successo stratosferico e infatti, a quasi trent’anni dalla morte del loro leader, troviamo i loro pezzi insinuarsi ancora negli spot commerciali, nei programmi televisivi, nei video. Sicuramente ognuno di noi ha raggiunto un successo, una piccola grande conquista, che lo può far sentire in assoluta sintonia alla canzone quando Freddie canta “But it’s been no bed of roses / no pleasure cruise / I consider it a challenge before the whole human race / and I ain’t gonna lose” (“Non è stato un letto di rose / né una crociera di lusso / La considero una sfida di fronte all’intera razza umana / e io non la perderò”): del resto è proprio grazie alla fatica che si può trarre un grande godimento dalla propria conquista.
UN’OPERA D’ARTE
Quest’opera del 1901 è tra le più famose in assoluto non solo di Klimt ma di tutta la Secessione Viennese. Il riferimento biblico è un pretesto per dipingere una donna forte, come quelle che stavano cominciando ad emergere all’inizio del Novecento e che in ogni Paese iniziavano a conquistare uno dei riconoscimenti civili più importanti: il diritto al voto. Klimt spinge questa donna all’estremo, ad una fredda crudeltà che però le consente di vincere l’oppressore (l’uomo, Oloferne) e di conquistare la propria libertà. Insieme al soggetto, anche lo stile si rende partecipe di questa volontà di conquista del proprio diritto ad essere ciò che si è e di conseguenza ad esprimersi in tal modo. Come espresso infatti dal motto scritto a chiare lettere dorate sulla facciata del Palazzo della Secessione a Vienna (“Ad ogni epoca la sua arte, ad ogni arte la sua libertà“) anche l’arte stessa in quel periodo cerca di liberarsi dal peso dell’accademia e degli stili del passato per potersi esprimere al proprio meglio e con le proprie modalità. Una delle più grandi conquiste dell’arte del Novecento.
Francesca Plesnizer, Sonia Cominassi, Federica Bonisiol, Martina Notari, Giorgia Favero