Libri selezionati per voi: dicembre 2017!

Dicembre è arrivato e con lui il conto alla rovescia per il Natale. Il periodo più magico e più luccicante dell’anno sta iniziando; d’altro canto le pubblicità in tv, gli addobbi lungo le vie del centro, i richiami dei centri commerciali non fanno altro che ricordarcelo. Non lasciamoci sopraffare dalla frenesia della corsa ai regali, ma cerchiamo di vivere questo mese con tutta la serenità che gli si addice, meglio se con un libro in mano tra una pausa e l’altra!

Ecco a voi tanti consigli di lettura, che possono essere anche un suggerimento per le vostre idee regalo. Sì, a Natale quest’anno prendetevela comoda e regalate un libro… leggere piace a tutti!

 

ROMANZI CONTEMPORANEI

piccoli-equivoci-senza-importanza-la-chiave-di-sophiaPiccoli equivoci senza importanza – Antonio Tabucchi

Si tratta di undici racconti, poco più di un centinaio di pagine. Si ha l’impressione di leggere dei ritratti postmoderni, con personaggi dubbiosi, timorosi e nostalgici. Ogni personaggio, di estrazione sociale, età e cultura differenti, viene colto dall’equivoco e dal casuale. Ciò che non avrebbe dovuto rappresentare più di un imprevisto diviene, invece, fonte di turbamento e di sconcerto. Voilà: le storie diventano racconti esistenziali solcati da salti temporali che confondono memorie e vissuto.

la-figlia-della-fortuna-la-chiave-di-sophiaLa figlia della fortuna – Isabel Allende

Nel paese natio dell’autrice una neonata, sul far dei primi decenni dell’Ottocento, viene abbandonata sulla soglia di casa di tre fratelli inglesi, i Sommers, i quali decidono di prendersene cura. Questi impartiscono alla trovatella Eliza un’educazione rigida, la quale non riesce tuttavia a sopprimerne l’animo sentimentale e passionale. La giovane, rifiutando il futuro prescelto per ogni damigella di buona famiglia, intraprende un viaggio alla ricerca dell’amato passando da una parte dell’America all’altra.

UN CLASSICO

teresa-neera-la-chiave-di-sophiaTeresa – Neera (1886)

Teresa è una giovane donna di fine Ottocento, una ragazza vivace, solare, ma allo stesso tempo segnata dalle convenzioni sociali, che la spingono a vivere con devozione e senso del dovere il ruolo che ricopre all’interno del nucleo familiare. La sua esistenza prosegue tranquilla, scandita da un ritmo stagionale, tipico del mondo rurale, fino a quando non conosce la luce e la passione del vero amore. Purtroppo però le sue ambizioni si scontreranno con ciò che il padre ha immaginato per lei, dando vita ad una serie di contrasti fisici ed interiori. Un romanzo ricco di spunti riflessivi, consigliato a tutte le donne che, con grande coraggio, sanno rispettare le proprie origini, senza tuttavia rinunciare ai più profondi, intimi desideri.

SAGGISTICA

la-democrazia-in-trenta-lezioni-la-chiave-di-sophiaLa democrazia in trenta lezioni – Giovanni Sartori

Si tratta di un saggio di trenta brevi lezioni, da circa tre pagine ciascuna, volte a fornire delle risposte ad alcune tra le più impellenti domande politiche e filosofico-politiche dell’uomo contemporaneo. Con il suo consueto linguaggio cristallino ma non semplificatore, Sartori approfondisce interrogativi come la natura della democrazia, le condizioni che la rendono possibile, le sue debolezze, il perché si deve preferire un sistema democratico, la sua potenziale esportabilità e molti altri ancora.

JUNIOR

il-merlo-e-il-pappagallo-la-chiave-di-sophiaIl merlo e il pappagallo – Antonie Schneider, Jozef Wilkon

C’era una volta un merlo nero che appollaiato nel suo comodo e caldo nido.. non riusciva a cantare. Il povero merlo non riusciva a fare amicizia con gli uccelli del vicinato, finché un giorno conobbe un bellissimo uccello colorato.. Grazie all’amico pappagallo, il merlo riuscì a prendere fiducia in se stesso, imparando ad apprezzare anche il mondo che lo circonda. Una storia per tutti i bambini della scuola primaria!

coccodrilli-a-colazione-la-chiave-di-sophiaCoccodrilli a colazione – Emanuela Nava

Eugenia e Chariza sono amici di penna. Lei abita in Italia, ha 9 anni e adora i pasticcini. Lui ha 14 anni, vive in Zimbabwe, mangia i coccodrilli e ha la faccia nera come un budino al cioccolato. Chariza è il principe nero di Eugenia, anche se non conosce la storia di Cappuccetto Rosso. Chariza promette che se Eugenia lo sposerà le racconterà una storia diversa ogni sera, una per ogni animale che conosce! Questo libro è la raccolta delle divertenti e tenere lettere che Eugenia e Chariza si inviano da un continente all’altro. Se avete 8 anni tuffatevi in questa storia di vera amicizia che unisce profondamente due bambini tanto lontani.. Sono sicura che vi piacerà!

Sonia Cominassi, Anna Tieppo, Federica Bonisiol

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Libri selezionati per voi: novembre 2017!

Ecco a voi puntuale la nostra selezione di libri per i vostri momenti di tranquillità. Senza farlo apposta, i nostri autori hanno selezionato dei libri legati tra loro da un interessante fil rouge, che può essere ben espresso in una sola parola: il concetto di esistenza! Si saranno forse lasciati influenzare dalla malinconia delle foglie che cadono? Godetevi questo mese carico di colori autunnali, accompagnati dalla nostre proposte di lettura. Buon novembre!

 

ROMANZI CONTEMPORANEI

memorie-di-adriano-la-chiave-di-sophiaMemorie di Adriano – Marguerite Yourcenar

Dopo anni di correzioni e di bozze, il libro vede la luce nel 1940, quando l’autrice si è ormai trasferita negli Stati Uniti. Prende la forma di una lunga epistola, mai noiosa, che l’anziano e ormai malato imperatore, Adriano, indirizza al giovane Marco Aurelio, suo successore. Scorgendo il profilo della sua morte, egli riflette, con una profondità che ne caratterizzò l’intera esistenza, sulla sua vita pubblica e privata, esaminando i trionfi militari, l’amore per la musica, la poesia, la filosofia e, infine, la passione per il giovane schiavo di Bitinia, Antinoo, cui cercherà di consegnare l’immortalità in terra.

 

che-tu-sia-per-me-il-coltello-la-chiave-di-sophiaChe tu sia per me il coltello – David Grossman

Il titolo, che riprende una celebre frase di Kafka, introduce il lettore nel tormento di due sconosciuti che si uniscono in un rapporto che esiste solo nella carta e nella penna con cui intrattengono una lacerante corrispondenza epistolare. Entrambi i protagonisti, Myriam e Yair, sono così soli da abbandonarsi all’altro, all’estraneo, senza pudore, esprimendo desideri così sensuali da non poter trovare realizzazione. Da ciò, emerge in entrambi la consapevolezza che c’è ancora la possibilità di conoscere e provare la bellezza e che l’attesa è più dolce della realizzazione stessa.

 

UN CLASSICO

una-donna-la-chiave-di-sophiaUna donna – Sibilla Aleramo (1906)

In un’epoca in cui l’uguaglianza e i diritti femminili costituiscono un lume troppo lontano, Rina Faccio ci consegna un romanzo carico di pathos emotivo, mettendo a nudo gli aspetti più drammatici della propria condizione di donna, quali il tema dell’affidamento di un figlio, del diritto al lavoro, dell’uguaglianza sociale rispetto all’altro sesso. Scritto in prima persona, in una sorta di auto-narrazione nella quale non appaiono i nomi dei protagonisti, Una donna si configura come un romanzo di formazione, durante il quale la protagonista cresce e prende coscienza e conoscenza di se stessa e di ciò che la circonda. Un libro che spinge alla riflessione, in un mondo, quello odierno, in cui tutto appare scontato e alcuni diritti vissuti come semplice e ovvia quotidianità.

 

SAGGISTICA

raccontarsi-la-chiave-di-sophiaRaccontarsi. L’autobiografia come cura di sé – Duccio Demetrio

Il bisogno di narrazione e di auto-narrazione è insito nell’essere umano. Coinvolti in scene di vita, veicoli d’emozioni e azioni proviamo quell’insoddisfazione, quell’incompletezza estesa tra ciò che è stato, ciò che è – o per meglio dire che sta essendo – e ciò che sarà. Nella prigionia data da un determinato lasso temporale poniamo il nostro sguardo altrove, avanti o indietro, fantasticando e ricordando. È proprio tale ultima funzione, in forma di racconto, che funge da terapia, da auto-cura che ci tiene presenti a noi stessi, che ci fa essere realizzatori della nostra soggettività.

 

JUNIOR

crack-un-anno-in-crisi-murail-la-chiave-di-sophiaCrack! Un anno in crisi – Marie-Aude Murail

Questo romanzo è la storia di una famiglia come tante altre. Ecco a voi i protagonisti: Charline, 14 anni appassionata di manga; Esteban, il fratello minore che a scuola è un asso ma fatica a farsi degli amici; mamma Nadine, maestra d’asilo quasi impeccabile; infine papà Marc, direttore d’azienda con grosse responsabilità che pesano su di lui. A loro insaputa, i quattro familiari inizieranno a sviluppare un forte desiderio di evasione e ad immaginare la loro vita in una yurta mongola.. Che cos’è??? Scopritelo con questo romanzo coinvolgente, adatto tanto a ragazze quanto ai ragazzi, dai 13 anni.

 

Sonia Cominassi, Anna Tieppo, Alvise Gasparini, Federica Bonisiol

 

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«Le sto parlando da una biblioteca!»: al telefono con Paola Mastrocola

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Stupore e sacrificio. Credo che questi due sostantivi possano ben introdurre la figura di Paola Mastrocola, un’ex insegnante di lettere, consapevole della fatica che lo studio e il raggiungimento anche di una piccola parte di sapere portano con sé (le famose “sudate carte” di Leopardi) al fine di potersi sentire in grado di capire e ammirare la bellezza e il suono delle parole dei Grandi.
Nonostante il pensiero preciso e radicale a tal proposito, considerato da alcuni un po’ superato e fuori moda, nei suoi numerosi romanzi è in grado di creare delle immagini che denunciano una capacità di osservazione non comune della realtà, delle cose e delle persone, filtrata da occhi ma soprattutto da un’anima che si stupisce ed è, in un certo senso, ancora spensierata.

 

Un nuovo anno scolastico è appena ricominciato. Con quale spirito si accingeva ad intraprendere la scuola quando insegnava e qual è la prima cosa che diceva ai suoi studenti appena entrata in classe?

Insegnando al biennio, ogni anno prendevo una prima liceo scientifico quindi era proprio ricevere i ragazzi all’inizio, lo sentivo come un impegno molto importante. Cercavo di portare in classe un libro molto bello, che piaceva a me, e gliene leggevo una parte; in genere era un libro di poesie della grande tradizione, poteva essere un pezzo di Virgilio o Montale o Orazio, oppure Eliot, qualcosa di bello, di grande. Era il mio benvenuto. Io non ho mai preparato la lezione, mi lasciavo molto portare dall’istinto; non mi piaceva perdere tempo in ciance, decidevo di far subito lezione: o su come scrivere, su come fare un tema, su cosa leggere durante l’anno, cioè cercavo, fin dal primo giorno, di dare l’idea dell’anno che avevamo davanti, di dove volessimo arrivare. Però poi il discorso mi portava sempre dove non pensavo; è il bello delle digressioni, lasciarsi portare. Abbandonare la via maestra e svicolare nei viottolini laterali perché magari siamo attratti da un boschetto, da un prato di viole… Certo, il rischio è perdere la direzione. Ma è un buon rischio, secondo me, nella scrittura.
A me piaceva molto fare lezione, era proprio il centro del mio mestiere. Come sa, la nuova pedagogia non ama che l’insegnante faccia lezione, perché trovano che durante la lezione l’allievo sia passivo; mi dica lei se quando ascoltiamo qualcuno che parla siamo passivi! È una delle follie pedagogiche attuali.

Con lei condivido il grande amore per i libri e i luoghi speciali che li contengono, le biblioteche. Le ha frequentate molto nella sua vita? Ne ha una in particolare a cui è affezionata?

Le sto parlando da una biblioteca! Io sono un caso un po’ particolare, direi un malato grave. Sono almeno trent’anni che tutti i giorni liberi vengo a scrivere alla Biblioteca Nazionale di Torino che è in centro, in piazza Carlo Alberto, una delle piazze più belle della mia città. Vengo più o meno tra le otto e le nove ed esco o alle due o alle sei, dipende. Vivo qua, scrivo qua e scrivo solo qua. Io adoro le biblioteche perché sono luoghi che io chiamo templi non religiosi, in cui c’è un silenzio particolare, un “silenzio rumoroso”, pieno di un rumore mentale: c’è tutta gente che pensa, studia, legge e le loro menti fanno questo bellissimo rumore che ci accompagna e accresce il nostro pensiero individuale. Guardi, è un’esperienza unica vivere in biblioteca! In più abbiamo i libri che ci circondano e quindi ci proteggono, ci parlano anche se non li prendiamo, loro ci sono, noi sentiamo la loro presenza.

In Non so niente di te (Einaudi, 2013) scrive: «Si cominciò a pensare che muoversi era tutto. Il valore di un essere umano iniziò a misurarsi in massima parte proprio dalle estensioni geografiche che nella vita riusciva a coprire: dal chilometraggio, in un certo qual senso. I giovani in particolare venivano giudicati a seconda di quanto più si esponessero al lontano e al diverso. Il che complessivamente veniva riassunto nel concetto del “fare esperienza”».
Che pensiero ha in merito alla generazione Erasmus?

Mi sembra che stiamo dando i numeri! Abbiamo pensato che sia un valore andare via di casa e andare lontano in mondi stranieri e, se possibile, esotici. È una follia. Pensi a Federico Fellini che io adoravo e che mi manca molto. Fellini, che ha fatto forse i film più straordinari del Novecento, non si è mai mosso da Rimini. Anzi le dirò di più: se vogliamo arricchire la nostra inventiva, la nostra originalità dobbiamo stare molto fermi e centrati in noi. Credo che le grandi scoperte si facciano dentro di noi. Certo, è bellissimo conoscere nuovi mondi, andare ogni tanto a fare un viaggio, ma proprio questo sbattersi fuori di casa per una specie di diktat collettivo che si è imposto… ma no! Se ne hai voglia, se proprio è un tuo piacere ma può riguardare il 5% dei giovani, il 10%, ma non tutta questa massa che si sente sfigata se non va via! Questo no! Ci può essere un ragazzo meraviglioso, che fa degli studi ottimi e che studia sotto casa. Non è un cretino perché studia sotto casa!
Mi rende triste che siate sottoposti a questa tortura del curriculum e che dobbiate fare una moltitudine di esperienze lavorative e di studio, anche minime, irrisorie, solo per mettere voci nel curriculum; questa cosa è demenziale. Voi non siete più valutati per quello che valete e pensate ma per quanti chilometri avete fatto, cioè no. Dovreste ribellarvi ma non so in che modo.

Nella stessa pagina del libro sopraccitato emerge anche una riflessione sul concetto di valutazione. Lei scrive: «Era iniziata una strana stagione della Storia, dove tutto doveva essere “oggettivamente misurato”, e quindi valutato secondo certe tabelle internazionali».
Che rapporto ha lei con i metodi di valutazione della scuola attuale?

Lo ritengo uno dei guai della scuola attuale! Si è imposta la pedagogia del valutare e l’Europa ha fatto molto danno in questo senso, ci obbliga ad adeguarci alle normative, agli schemi, alle statistiche… Ci sono cose non valutabili e sono, in genere, le migliori. Valutare un ragazzo in base ad un test, magari fatto in poco tempo, velocemente, in modo superficiale, è svalutare la sua vita mentale, l’originalità dei suoi pensieri, anche la sua “lentezza”, perché no? Ho combattuto contro gli Invalsi e contro ogni genere di test in tutti questi ultimi anni. I test d’ingresso, per esempio, che aberrazione! Mi avessero mai sottoposta ad un test d’ingresso non sarei entrata in nessuna università. Ci sono anche menti che non sono adatte; il test misura qualcosa di molto limitato, misura la velocità ad esempio, ma non la profondità. Stiamo selezionando una categoria di giovani discutibile.

L’importanza dell’esperienza interiore e del tempo dedicato alla solitudine con se stessi emerge chiaramente come tema fondamentale in molti dei suoi libri ma anche nelle numerose interviste rilasciate.
Nella sua vita di scrittrice, insegnante, moglie e madre è proprio la scrittura ad assumere su di sé la funzione di pausa dal mondo che scorre?

Il bisogno di isolarsi da tutto e da tutti, in modo anche molto egoistico − cioè dire ogni tanto “io non ci sono per alcune ore al giorno per nessuno” − sarebbe salutare per tutti, anche per quelli che non scrivono; nessuno può vivere sempre all’esterno di sé, sempre con altri, sempre sottoposto a stimoli continui. L’eccesso di stimoli esterni è negativo, ci frastorna, ci disturba, ci distrae, ci confonde, ci impedisce il contatto intimo con noi stessi, che è poi fonte di grande piacere. Uno deve stare con sé un pochino ogni tanto nella giornata. Sarebbe bello che tutti si sconnettessero un po’ e si isolassero anche un po’, non dico tanto, una o due ore al giorno: uno legge o passeggia, guarda, si siede su una panchina, non è che deve scrivere un romanzo per forza, ma abbiamo tutti un nostro mondo interiore da coltivare, cerchiamo di non trascurarlo. Mi preoccupa che quando abbiamo un momento di pausa lo usiamo per stare connessi, rispondere alle mail o ai messaggi, quello non è un attimo di pausa.

In Non so niente di te c’è una scena che mi ha estremamente colpito, quella in cui Fil e Malmecca, seduti, passano la giornata ad acchiappare con la lenza le foglie che cadono dagli alberi, al fine di “accompagnarle nella loro caduta”. Similmente anche una frase presente in Una barca nel bosco (Guanda, 2004) mi è rimasta impressa: «Veder piovere sul mare è tutt’altra cosa, quasi un malessere: ti chiedi cosa se ne fa il mare di tutta quest’acqua, dove se la mette».
Questa sensibilità per i gesti e gli aspetti belli, piccoli e inutili della vita, questa attitudine a rendere più umano il mondo che ci circonda e questa capacità di osservazione strettamente connessa a una grande curiosità da dove prendono origine? Qualcuno gliele ha trasmesse o è autodidatta in ciò?

Non lo so, però io penso che sia legato alla domanda precedente. Se noi aumentiamo la nostra dimestichezza con l’interiorità, con lo sguardo, con l’osservazione, con lo stare fermi anche, il mondo ci entra dentro e ci parla; quindi non dobbiamo più fare niente, viene spontaneo. Se proprio vuole che le indichi la strada forse è una specie di tornar bambini, perché è il bambino che nota tutto e si stupisce. È lo stupore la chiave della nostra vita, solo che crescendo ce lo dimentichiamo un po’. Ad esempio, prendiamo il tramonto: per gli antichi era il fatto che il carro del Sole, guidato da Helios, finiva la sua corsa a Occidente; e poi però la domanda era “ma come fa il Sole se cade a Occidente a rinascere a Oriente?”. E gli antichi avevano risposto che c’è un fiume circolare che circonda la Terra e si chiama Oceano, il carro del Sole a Occidente viene preso da una nave che percorre il fiume Oceano e lo riporta a Oriente. Non è bellissimo?
Recentemente ho ri-raccontato i miti greci (L’amore prima di noi, Einaudi, 2016): il mito è un altro grandissimo motore di stupore, quando l’umanità era bambina e non sapeva nulla di scientifico si stupiva. Noi dobbiamo semplicemente tenere assieme la scienza e il mito, non separarli!

La città in cui risiede, Torino, è una città che ha ispirato numerosi scrittori. Che rapporto ha instaurato negli anni con la sua città natale? Ha mai desiderato vivere da un’altra parte?

La mia città mi piace, ma nel senso che è mia e non la cambierei. Non l’ho mai descritta perché io non amo descrivere i luoghi reali, però credo di appartenerle. Ma in un modo molto naturale. Sono nata qui, sono sempre vissuta qui, credo che morirò qui. Fine.

Frequentando le librerie ci si accorge di come chiunque ormai possa scrivere un libro e quindi, mai quanto prima, è fondamentale essere in grado di selezionare. In generale cosa ne pensa della letteratura contemporanea italiana e quali sono le sue letture preferite?

Aggraverei il problema: non solo vengono pubblicati troppi libri ma adesso in rete tutti possono scrivere. Il problema della selezione, come dice lei, è il problema centrale e lo sarà sempre di più. Non so come farà la gente ad essere guidata nella scelta tra i capolavori, pochi, e la spazzatura, tanta. Però questo ci pare molto democratico e quindi, auguri!
Detto ciò, io penso un gran bene della letteratura contemporanea italiana a differenza dei critici, quei pochi (sempre che ne esistano ancora…) che si divertono ad affermare che non sappiamo scrivere e che non abbiamo niente da dire. Io penso che ci sia una narrativa italiana molto forte, facciamo quello che possiamo, certo, ma ci sono degli ottimi libri.

Una domanda d’obbligo alla fine di ogni intervista de La Chiave di Sophia: qual è la sua idea di filosofia e che ruolo assume nella sua vita?

A me piacerebbe che nella vita reinserissimo il concetto di mistero, non per forza in senso religioso, però che ammettessimo che qualcosa è inspiegabile e che accettassimo questo valore di non riuscire a sapere tutto e di non riuscire a spiegare tutto. C’è qualcosa che ci sfugge ed è bene che ci sfugga, probabilmente lì sta il senso della vita; il bello è cercare di capire, anche con l’idea di non riuscirci mai. È come se noi fossimo di fronte a un disegno di cui ci sono i puntini, ha presente il gioco della Settimana Enigmistica? Noi più viviamo più uniamo i puntini, ma solo alla fine vedremo il disegno finale, quando ormai sarà troppo tardi! Però il bello è esercitarci a intuire il disegno, con il rischio di sbagliare.

 

Sara Rocco

Sara Rocco, nata a Verona nel 1992, si è laureata in Architettura al Politecnico di Milano, città nella quale attualmente vive. Convinta che “il futuro ha un cuore antico”, è affascinata tanto dalla conservazione dei beni storici, quanto dall’architettura e dall’arte contemporanee, e vorrebbe unirle nella propria futura professione. Amante dei teatri, delle città e dei festival, non smetterebbe mai di viverli e frequentarli. Eternamente indecisa tra un buon libro e un avventuroso trekking in montagna.

 

Intervista rilasciata telefonicamente il 23 settembre 2017 a seguito dell’incontro con l’autrice in occasione del festival Pordenonelegge di sabato 16 settembre 2017.

Selezionati per voi libri: ottobre 2017!

L’autunno è arrivato: le foglie iniziano a ingiallirsi e a cadere dai rami e la nebbiolina serale comincia ad appannare i vetri delle nostre auto. Torniamo a ripararci tra le calde mura delle nostre case, magari con mestoli e mixer alla mano per preparare qualche bel dolce che possa profumare l’aria. Durante la cottura fatevi tentare dal vostro soffice divano e prendete in mano il libro che più preferite! Magari uno di questi..

 

UN ROMANZO CONTEMPORANEO

allende_il-piano-infinito_recensione_la-chiave-di-sophiaIl piano infinito – Isabel Allende

Con Il piano infinito la Allende dimostra senza dubbio alcuno di appartenere alla categoria degli scrittori e delle scrittrici che fanno dell’esistenza lo spirito del proprio romanzo. L’esistenza di cui si parla qui è quella del gringo Gregory Reeves, il quale incarna l’aspirazione umana al raggiungimento di una felicità che sembra sfuggire ad ogni passo. La sua avventura si intreccia all’eterna ricerca dell’uomo, inserendosi nei luoghi della storia del mondo, delle sue contraddizioni, dei suoi problemi sociali e della sua miseria.

UN CLASSICO

marcovaldo-la-chiave-di-sophiaMarcovaldo – Italo Calvino (1963)

Marcovaldo è una raccolta di racconti che narra le avventure dell’omonimo protagonista che dalla vita rurale si trasferisce in una città industriale, faticando ad adattarsi alla nuova realtà. Dimostrandosi ingenuo e credulone, Marcovaldo crede di poter assaporare la natura così come era propria abitudine in campagna, ma si ritrova invece a dover fare i conti con un ambiente molto diverso. Scritto con note fortemente parodiche e critiche, il libro di Calvino si fa portavoce di un’epoca in cui il rispetto per il territorio risulta carente, manchevole dei dovuti riguardi. Consigliato a tutti coloro che amano la satira dolceamara e le riflessioni sul mondo circostante, espresse in un linguaggio molto semplice, vivace e per nulla pedante.

 

SAGGISTICA

carlo-rovelli_sette-brevi-lezioni-di-fisica_recensione_la-chiave-di-sophiaSette brevi lezioni di fisica – Carlo Rovelli

Spesso e volentieri l’ambito scientifico è considerato un circolo privato accessibile a pochi. I vari fenomeni che si compiono ogni giorno, che ci circondano e ci investono costituiscono il dispiegarsi delle nostre azioni, del nostro stare al mondo. Eppure la maggior parte delle persone è esclusa dalla discussione, anzi addirittura dalla comprensione stessa. In sette lezioni su quanti, teoria della relatività, sulla probabilità e il cosmo Carlo Rovelli ci dona libertà, ci permette di accedere con leggerezza e semplicità – non ingenuità – all’informazione scientifica in tempi in cui la disinformazione è ormai una costante del quotidiano.

JUNIOR

la_mia_resistenza_182-la-chiave-di-sophiaLa mia resistenza – Roberto Denti

Un racconto autobiografico che ci riporta negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Roberto Denti, famoso libraio e scrittore, in queste pagine offre a tutti i suoi amati lettori i suoi ricordi di giovane partigiano. Il testo, al contempo semplice e profondo, è adatto a tutti: ideale tanto per una lettura in classe quanto per una lettura integrale durante le vacanze. La lettura è consigliata a tutti i ragazzi a partire dall’età della scuola media, desiderosi di conoscere il passato del nostro paese e il vissuto di tanti ragazzi che, come l’autore, dovettero confrontarsi con il peso della guerra.

 

Sonia Cominassi, Anna Tieppo, Alvise Gasparini, Federica Bonisiol

 

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Libri selezionati per voi: settembre 2017!

Settembre è il mese che riporta, non senza difficoltà, tutti all’ordine. Le scampagnate in montagna, i week end al mare e le gite fuori porta lentamente sfumeranno per lasciare posto all’organizzazione del rientro a scuola, simbolo per antonomasia del nono mese dell’anno. Settembre è uno snodo, tra l’estate che pian piano ci saluta e l’autunno che non vuole tardare a regalarci i suoi colori e i suoi profumi. Se durante i prossimi trenta giorni sarete sommersi di cose da fare, non vi dimenticate della lettura, e della tranquillità che solo lei può darvi! Ecco, dunque, qualche consiglio.

 

ROMANZI CONTEMPORANEI

il-museo-del-mondo-la-chiave-di-sophiaIl museo del mondo – Melania G. Mazzucco (2014)

Il museo del mondo raccoglie cinquantadue dipinti, ognuno dei quali è profondamento amato dall’autrice. Mazzucco sceglie opere con le quali crede che valga la pena trascorrere del tempo, non necessariamente degli artisti più celebri, magari scovate in piccole e per lo più sconosciute chiese o esposte in grandi mostre. Costruisce così un museo che abbraccia ogni continente e ogni tempo: nelle stanze di esso il lettore ha l’opportunità di avventurarsi con mente e cuore, ammirando ogni dipinto da solo e senza restrizioni.

 

pamuk-istanbul-la-chiave-di-sophiaIstanbul – Orhan Pamuk (2003)

A volte per viaggiare bastano le parole e il loro divenire narrazione. Pamuk regala al lettore un dettagliato e nitido ritratto della sua città natale, così malinconica e affascinante. Il suo è un libro in cui è facile perdersi: opera letteraria e autobiografia, guida turistica e romanzo familiare. Va letto gradualmente, senza fretta, come un romanzo di formazione. In esso l’autore riesce a intrecciare le vie, le atmosfere e i colori di Istanbul con le sue percezioni, intuizioni e sentimenti, non senza un certo imbarazzo nel gettare uno sguardo così profondo su una realtà per molti versi opaca.

 

UN CLASSICO

la-coscienza-di-zeno-la-chiave-di-sophiaLa coscienza di Zeno – Italo Svevo (1923)

L’ultimo e il più noto romanzo dell’autore, La coscienza di Zeno si configura come il monologo interiore del protagonista Zeno Cosini che, su consiglio del proprio psicanalista, narra in prima persona la sua storia, scrivendola su una sorta di diario. La scelta sveviana cade ancora una volta sulla vita grigia e monotona degli ambienti borghesi, che non lascia spazio alle passioni. Zeno è un inetto, incapace di prendere le giuste decisioni: dalle più banali come rinunciare al fumo a quelle più sentite quali dichiararsi alla donna che ama; ne segue una vera e propria malattia che fa del protagonista un uomo incerto, poco risoluto e mai in grado di comprendere davvero sé e gli altri. Consigliato a tutti coloro che amano ragionare sull’interiorità, sulla psicanalisi, sui tortuosi e intricati meandri dell’animo umano, La coscienza di Zeno si staglia tra i classici per la forte e cruda contemporaneità delle riflessioni e per la profonda introspezione delle debolezze umane.

 

SAGGISTICA

il-corpo-nellarte-contemporanea_la-chiave-di-sophiaIl corpo nell’arte contemporanea – Sally O’Reilly (2011)

L’arte non ha a che fare con il bello ma con la vita: per questo motivo l’arte parla di noi uomini, delle nostre speranze, dubbi, timori e della società in cui viviamo. Per questo motivo l’arte racconta anche il nostro rapporto spesso travagliato con il nostro corpo: la ricerca ossessiva di un’ideale, il senso di inferiorità nei confronti della macchina e di tutto ciò che è artificiale ma imperituro, i feticci da nascondere, il disgusto per la debolezza della carne. La O’Reilly presenta una panoramica sugli artisti contemporanei che hanno affrontato la tematica, opere che hanno creato o affondato modelli di perfezione, altre che hanno difeso o distrutto la figura del mostro, indagando anche quel sottile confine che divide l’arte dal gesto attraverso il quale anche il corpo stesso si fa mezzo di rappresentazione.

 

JUNIOR

officinamillegiri-la-chiave-si-sophiaOfficina millegiri – Andrea Satta, Eleonora Antonioni (2016)

Questo fumetto di sessanta pagine raccoglie delle storie che agli occhi dei lettori appariranno come delle dolci suggestioni, legate tra loro dalla passione che i protagonisti nutrono per la.. bicicletta! Una lettura veloce, ideale per una pausa dai compiti, dalla televisione, dallo smartphone e dalle corse al parco, per tutti i ragazzi a partire dai 10 anni!

 

SPECIALE RIVISTA

officina-18-fuoco_la-chiave-di-sophiaOfficina* n. 18 – Fuoco

Nel percorso di indagine sui cambiamenti climatici globali che OFFICINA* sta affrontando nel 2017, il numero 18 è dedicato al fuoco, un elemento  che nella rivista assume numerose sembianze: da fonte energetica a strumento di distruzione, da risorsa necessaria a pericolo per la vita umana. Nello scorrere delle pagine, ricercatori, scienziati ed esperti ci illustrano le loro esperienze professionali e di studio con l’intento comune di rispondere ad alcune domande: come gestire consapevolmente l’energia? Come sfruttare i benefici che il Sole ci offre? Come arginare il problema del riscaldamento globale?
Tra i numerosi spunti di riflessione proposti dagli autori si erge però potente un monito: i +2°C sono la “soglia del pianeta”, un punto di non ritorno. È ora di agire. Dobbiamo agire!

 

Sperando di avervi offerto buon pane per i vostri denti vi rimandiamo a questo link per la nostra selezione cinematografica.
Buon settembre!

 

Sonia Cominassi, Anna Tieppo, Giorgia Favero, Federica Bonisiol, Emilio Antoniol

 

 

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Libri selezionati per voi: agosto 2017!

Leggere per… Rilassarsi, informarsi, evadere, fantasticare…

Leggere sdraiati nel divano durante il tempo libero; e leggere in viaggio, in piedi contro ad un finestrino, trasportati dal rumore macchinoso dell’autobus di linea.

Leggere per dovere, rispettando gli ordini dettati da qualche prof durante gli ultimi giorni di scuola; e leggere per passione e piacere, rapiti dalle trame e dai personaggi dei nostri autori preferiti.

Puntuali, in questo mese di piena estate, i nostri consigli di lettura!

 

ROMANZI CONTEMPORANEI

paula-la-chiave-di-sophia Paula – Isabel Allende

Quella di Paula è una storia vera. La sofferenza raccontata è il lungo urlo prolungato di una madre che deve dire addio alla figlia. Allende, accovacciata sul letto ospedaliero della figlia, ripercorre la sua vita e la genesi della sua famiglia, quasi a voler assicurare a Paula, se mai si fosse risvegliata, una piena memoria delle vicende e delle persone con cui la sua vita è intrecciata. Nonostante l’aggravarsi della sua condizione, il lettore rimane attaccato alle pagine e, come un amico fedele, accompagna instancabilmente l’autrice nel suo addio alla figlia.

9788867159055_la_societa_letteraria_sella_di_lepre-la-chiave-di-sophia Là società letteraria di Sella di Lepre – Pasi Ilmari Jääskeläinen

La storia prende piede nel piccolo paese di Sella di Lepre dove vive una giovane e bella supplente, Ella Milana, con il sogno di diventare scrittrice e di entrare a far parte della Società letteraria della cittadina, ormai famosa in tutto il mondo. I suoi scritti verranno ben presto notati ed Ella vi sarà catapultata dentro, scoprendo che la Società letteraria di Sella di Lepre non è come sembra e che oscuri segreti vengono celati. Segreti che Ella, vestendo i panni dell’investigatrice, porterà gradualmente alla luce.

 

UN CLASSICO

fosca-la-chiave-di-sophia Fosca – Igino Ugo Tarchetti

Tra le migliori espressioni letterarie della Scapigliatura, il romanzo di Igino Ugo Tarchetti narra la vicenda di un triangolo amoroso, nel quale il protagonista si trova sentimentalmente coinvolto. Diviso tra due donne: Clara, donna angelo, luce di un amore retto e onesto, e Fosca, sorta di femme fatale, bruttissima e maledetta, espressione di un amore tormentato, l’io narrante vive un groviglio di passioni contrastanti che non gli permettono di scegliere razionalmente la propria compagna, secondo dei canoni precisi, lasciandolo in balia delle proprie pulsioni e dei propri dubbi interiori. Consigliato a tutti coloro che apprezzano le storie amorose di stampo decadente, l’opera di Tarchetti esprime l’immagine di un soggetto malato che trova a confrontarsi con figure che lo attraggono e lo respingono allo stesso tempo e che, in fondo, rappresentano un alter-ego dell’io stesso.

 

SAGGISTICA

discorso-sulla-servitu-volontaria-la-chiave-di-sophia Discorso sulla servitù volontaria – Etienne de la Boétie

È possibile essere schiavi e al contempo volerlo? In che modo si diviene attivamente passivi di un potere dominante? In questa breve ma intensa opera, Etienne de la Boetie ci guida nel percorso che avrebbe condotto l’essere umano a rinunciare alla sua naturale libertà originaria, assecondando volontariamente il potere del più forte. La ragione di un tale asservimento? L’abitudine. L’habitus, attraverso la ripetizione consolidata nel corso dei secoli, avrebbe fatto in modo che un’azione contraria all’insita libertà dell’uomo, venisse accettata, assimilata ed incorporata nello spirito, come “naturale”. Il libro de La Boétie resta un’opera attuale, valida per la comprensione di fenomeni che, nella storia, hanno segnato i grandi crimini contro l’Umanità.

 

JUNIOR

il-litigio-la-chiave-di-sophia Il litigio – Claude Boujon, età di lettura dai 3 anni

I protagonisti di questo racconto sono due conigli: uno marrone, Bruno; uno grigio, Bigio. Vicini di tana, i due signori conigli a volte litigano tra loro, così come può accadere a noi uomini con i nostri vicini da casa, con i nostri amici o con i nostri parenti. Di fronte alle avversità, però, anche i coniglietti sanno mettere da parte ragioni ed orgoglio. Chi sarà mai, dunque, a preoccuparli così tanto da farli riavvicinare? Il testo, grazie anche alle illustrazioni chiare ed ordinate, è adatto a tutti i bambini in età della scuola dell’infanzia.

 

Sonia Cominassi, Anna Tieppo, Sara Roggi, Federica Bonisiol

 

 

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La meraviglia dell’album illustrato. Intervista ad Anna Castagnoli

Anna Castagnoli, illustratrice, autrice e teorica dell’album illustrato per bambini, con il suo blog Le figure dei libri, è da anni in prima linea nella comunicazione della cultura del libro per l’infanzia. Da poco è uscito il suo ultimo libro Il manuale dell’illustratore, Editrice Bibliografica.
In questa intervista ci invita a esplorare il mondo dell’album illustrato, a capirne il linguaggio. E scopriamo come la filosofia sia anche il modo naturale di un bambino di vedere le cose, facendosi sempre domande.

Come ti sei avvicinata al mondo dell’illustrazione e perché hai deciso di scrivere un blog su questo tema?

Ho iniziato a vent’anni proprio per caso, mia madre aveva scoperto i corsi d’illustrazione estivi a Sarmede e mi propose di partecipare. Poi però ho fatto tutt’altro: mi sono laureata in filosofia e ho lavorato nel sociale, mantenendo comunque la mia passione per la scrittura, il disegno e la poesia. Verso i trent’anni qualcuno ha visto le mie illustrazioni e mi ha detto che era un peccato non continuare, è stata la spinta che mi serviva: sono tornata a Sarmede e ho deciso di dedicarmi completamente agli album illustrati. Ho scoperto un mondo dietro ai libri per l’infanzia che non conoscevo e che riuniva tutte le mie passioni: il racconto breve, l’arte, le immagini, il tutto in un linguaggio destinato ai bambini, quindi forse con un filtro più dolce che però mi emozionava.

Per quanto riguarda il blog, invece, il merito è di mio marito. Lui è sempre stato più “tecnologico” di me, così mi spinse a realizzare questo progetto, Le Figure dei Libri, nel quale analizzo diversi tipi di album infantile e do alcuni consigli ad aspiranti illustratori. Il poter condividere con altre persone la mia passione, l’interazione con i lettori, la loro accoglienza entusiasta, mi hanno stimolata a investire sempre di più sul blog; questo mi ha aiutata anche a darmi un’organizzazione, a essere puntuale, ad avere una progettualità. Ho sempre scritto con un punto di vista molto personale, appoggiandomi alla storia dell’arte, all’estetica, ai miei studi di filosofia. E alla fine il blog mi ha permesso di costruire una carriera.

In questi anni ho visto come ci sia davvero molta gente interessata a capire come funzionano le immagini, credo sia una tendenza destinata a crescere. Diventa importante riuscire a tradurre la cultura visiva in un linguaggio semplice, il blog è un mezzo molto utile in questo senso.

 

Di che tipo di linguaggio parliamo quando ci riferiamo all’album illustrato infantile?

Mi sono chiesta a lungo se il linguaggio dell’album avesse una specificità.

Credo che la comunicazione dell’album si possa riassumere nel cercare di utilizzare un linguaggio molto mimico e poco simbolico. Ci sono diversi tipi di illustrazione, ed effettivamente quella destinata al mercato editoriale adulto si carica spesso di significati simbolici, usa cioè molto la metafora. Invece nell’album per bambini la messa in scena è semplice, quasi teatrale, rivolgendosi a un pubblico che può essere anche a digiuno da riferimenti culturali. Dal punto di vista della pura percezione, l’immagine dell’album punta ad attivare i neuroni specchio, un particolare tipo di neuroni molto antichi, quelli impiegati nel riconoscimento delle emozioni e del corpo. È quindi un linguaggio molto più immediato, che però magari un bambino capisce subito e un adulto no, perché sulla sua capacità percettiva agiscono diverse sovrastrutture.

Poi c’è l’integrazione tra testo e immagini. Nella storia della letteratura c’è stata una vera e propria evoluzione fino al linguaggio dell’album illustrato così come lo conosciamo oggi. Per esempio, le fiabe tradizionali, come quelle di Perrault, non erano pensate per essere illustrate; successivamente la scrittura per album ha delegato alle immagini gran parte delle informazioni, ma le due dimensioni, il testo e l’illustrazione, devono essere complementari nella creazione del significato complessivo del libro. Facendo questo lavoro mi sono accorta di come in realtà ci sia una scarsissima cultura dell’immagine, spesso si pensa che con un libro illustrato il bambino impari meno, invece non si tiene conto di quanto il bambino possa fare esperienza nell’assimilare linguaggi diversi.

 

In questo periodo si è assistito ad un vero e proprio boom del libro illustrato per bambini, come te lo spieghi?

Credo che il mercato per bambini in realtà non sia mai stato in crisi, proprio perché è un settore nel quale si risparmia meno, oltre al fatto che leggere è una fase dell’educazione e della crescita assolutamente necessaria. Però, secondo me, questa rapida esplosione del mercato editoriale per bambini non è proporzionale alle vendite effettive.

Poi si può parlare anche di reazione generale al mondo digitale, perché comunque l’album illustrato è un oggetto che ti offre il gusto della scoperta sensoriale. Un po’ come il ritorno al vinile per i nostalgici. D’altronde ci vorranno ancora molti anni prima che si sviluppino dei linguaggi capaci di sfruttare e integrarsi appieno con il sistema di comunicazione digitale, come per ogni grande rivoluzione tecnologica. In questa fase di transizione c’è comunque il bisogno di appoggiarsi ancora a degli oggetti, e, soprattutto, il bambino ha bisogno di poter sfogliare un libro.

Anche i blog credo abbiano fatto il loro lavoro. Alcuni, per esempio, si propongono di aiutare maestre e genitori a capire come utilizzare al meglio gli album, quindi c’è probabilmente anche un rinnovato e diffuso interesse pedagogico alla base di questo sviluppo.

 

Come si costruisce un album illustrato?

L’album illustrato è un’opera creativa totale, che conta nella sua progettazione con l’aiuto di diversi attori: accanto all’illustratore e all’autore, hanno un importanza fondamentale l’editore, il grafico, la tipografia… tutto il libro va pensato nel suo insieme perché funzioni, non basta accostare delle immagini a un testo. E in questo senso il lavoro più importante è quello dell’editore, che agisce proprio come un grande regista, cercando di trovare un punto di incontro tra illustratore e autore, e integrando i due diversi linguaggi.

 

Che cos’è lo stile in un album illustrato? Quanto conta a livello di comunicazione?

Sicuramente lo stile segue delle mode, ad esempio alcune illustrazioni degli anni Ottanta forse oggi risulterebbero un po’ kitsch, ma credo che questo sia più un discorso per adulti che per bambini. Lo stile è certamente importantissimo, è un canale nel quale si riversa tutto il codice culturale dell’immagine, ma non è detto che il lettore bambino ne colga le diverse sfumature, perché magari non ha ancora elaborato un sistema di lettura o sostrato culturale che lo aiuti a decodificare tale immagine. Quello che il bambino riceve deve essere l’emozione, un elemento che accenda la sua curiosità, l’album deve trasmettere una certa emozione al di là della tecnica usata come medium.

Sul lato formale, oggi c’è una ripresa dell’estetica del primo Novecento, dove predomina il bianco. L’album in effetti nasce come spazio della pagina bianca, quindi penso che le preferenze siano un po’ cicliche.

Poi, personalmente, ci sono album che trovo esteticamente molto belli ma che magari mi lasciano fredda, trovo molto più interessante quando emerge qualcosa di inconscio e una certa sfumatura non del tutto ragionata.

 

Dopo la laurea in filosofia, come sei riuscita a conciliare questa disciplina con la tua attività di autrice, illustratrice e critica?

La filosofia mi ha insegnato a esercitare il pensiero, a costruire un ragionamento logico e ad arrivare a delle conclusioni attraverso l’analisi. Un metodo, quindi, che mi è utile non solo a livello lavorativo ma anche nella vita di tutti i giorni. Mi piace anche il fatto che non ci siano delle risposte, come per gli album, preferisco quando la domanda resta aperta, lasciando qualcosa su cui indagare.

Privilegiare le domande alle risposte è un sistema che nella progettazione di un libro infantile permette di evitare un discorso troppo retorico, che sarebbe poco fertile dal punto di vista creativo. La filosofia partecipa proprio nel modo in cui si usa la creatività per parlare di certi temi a un bambino. Sempre offrendo uno stimolo a farsi domande e ad essere curioso. Ti racconto questo aneddoto, perché spiega tutto: tempo fa ho letto La grande domanda di Wolf Erlbruch a una bambina; alla fine del libro ci sono due pagine bianche sulle quali il lettore deve scrivere la sua risposta, ma in realtà questa grande domanda non viene mai detta in tutto il testo. Ecco, lei scrisse “una cosa ci ha creati”, al che rimasi piuttosto sorpresa sapendo che la famiglia non era affatto religiosa, quindi mi decisi a indagare e le chiesi “e perché ci ha creati?” e lei rispose “è la grande domanda!”. Aveva perfettamente capito il senso del libro.

 

Proprio il farsi domande, un esercizio che appunto la filosofia ci insegna, è in qualche modo legato al concetto di meraviglia. Un’emozione che secondo me l’album illustrato può portare sia a bambini che ad adulti, e che credo sia fondamentale per conoscere il mondo. Che cosa significa per te questa parola?

Ho un ricordo molto vivido che posso portare ad esempio: mia madre alla finestra con dei pezzetti di vetro in mano. Me li mostrò sotto un raggio di luce dicendomi che erano pietre preziose. Sento ancora quella sensazione data dal luccichio delle pietre, dalla mano di mia madre che si schiude, dalle sue parole. Questa è per me la meraviglia, profondamente connessa al concetto di bellezza, o meglio, alla scoperta della bellezza. Molto diversa dal sublime, dove invece ti poni di fronte a qualcosa già con una certa predisposizione. La meraviglia è qualcosa che trovi dove non te l’aspetti. È certamente un’emozione più naturale per un bambino, per il quale ogni cosa è nuova, una scoperta.

Secondo me, poi, ha anche un significato legato alla semplicità, sento che è un’esperienza capace di restituirmi una certa armonia. La meraviglia di fronte alla bellezza dell’arte, per esempio, riflette una specie di ordine cosmico che quando lo riconosciamo ci riassetta. Lo vedo anche nei miei corsi: all’inizio i miei allievi sono spaventati e disegnano male, poi piano piano si rilassano, provano, sbagliano, fanno scoperte e i loro lavori risultano quindi più armonici.

 

Hai dei suggerimenti di lettura che ti piacerebbe condividere, magari tra le tue scoperte più recenti?

Recentemente ho letto Sole luna stella, testo di Kurt Vonnegut e illustrazioni di Ivan Chermayeff, un libro pubblicato negli Stati Uniti negli anni Ottanta, e ora edito in Italia da Topipittori. Lo trovo bellissimo perché è un testo che parla della nascita di Gesù in senso totalmente laico. Tutta la storia è narrata dal punto di vista del neonato che apre gli occhi e impara a vedere il mondo e riconoscere le luci e le forme.

Anche Dimodochè, di Gek Tessaro, Edizioni Lapis. Un libro semplicissimo che dà il senso del piacere del lavoro, della creatività, del costruire… mi ha fatto pensare un po’ alle Città Invisibili di Calvino.

E poi, uno degli ultimi che ho recensito nel blog, Il Viaggio Incantato di Mitsumana Anno, di Emme Edizioni: un delicato racconto senza parole di un lungo viaggio intorno al mondo, dentro alla nostra cultura e attraverso il nostro immaginario fantastico.

Come libro di studio sull’album illustrato mi è piaciuto molto Il bambino estraneo. La nascita dell’immagine dell’ infanzia nel mondo borghese, di Dieter Riechter. Un saggio che parla della storia dell’infanzia, ovvero di come il bambino venga concepito all’interno della società borghese, attraverso un’analisi storica della letteratura infantile. Ci dà la misura di quanto l’idea di una società d’infanzia influenzi tutta la produzione editoriale per bambini e viceversa.

Infine, un classico di ricerca estetica, da leggere assolutamente: Per una semiotica del linguaggio visivo, di Meyer Shapiro.

 

Claudia Carbonari

 

Immagine di copertina: Anna Castagnoli durante il corso da lei tenuto a Sarmede. Fonte: Martina Cavaglia

 

 

La ricerca di un equilibrio interiore: “Nessuno si salva da solo”

C’è chi, nella vita di coppia, ama lasciarsi cullare dall’emozione del momento, chi preferisce mantenere un certo grado di razionalità, chi ancora sceglie di ritagliare ampi spazi per se stesso o chi, invece, sente di essere sufficientemente appagato impiegando la totalità del proprio tempo con il partner. In tutti questi casi essenziale è ritrovare un equilibrio interiore, una coerenza con se stessi e con l’altro che permetta di vivere con serenità il tempo quotidiano e le relazioni sociali, pur nell’infinita dinamicità che caratterizza l’esistenza. Non sempre questo è possibile, anzi al giorno d’oggi appare come una lontana chimera, questo lo spettro delineato da Margaret Mazzantini nel romanzo Nessuno si salva da solo, dove l’autrice riflette sul dramma di tante coppie contemporanee nelle quali vengono spesso a crearsi fratture che si trasformano in irrimediabili voragini.

«Eppure lui non era così cambiato. Lo stesso sguardo disponibile a ogni negoziazione possibile pur di essere amato e accettato. Gli stessi imbrogli. Era lei che lo guardava da una prospettiva diversa»1. Non c’è più affinità nella coppia, manca l’empatia, cadono gli elementi che rendevano la loro relazione unica e i due interessati finiscono per guardarsi l’un l’altro come dei perfetti estranei… perché? Che cosa è andato perduto? Cosa è cambiato?

Difficile rispondere a queste domande ma, guardando con sincerità all’interno di noi stessi, possiamo notare come nessuno di noi è immobile, bensì in evoluzione, un’evoluzione data dalle esperienze quotidiane, dal passare del tempo, dalla vita stessa. Se ci fermiamo a riflettere e osserviamo l’ “io” di qualche anno fa ci accorgiamo che è diverso dall’ “io” attuale, alcune vicende lo hanno mutato e magari alcuni aspetti si sono accentuati e altri invece nascosti. Così talvolta il cambiamento ci allontana e chi ci è accanto diventa estraneo, fa parte del nostro passato anche se quel passato ritorna sempre e sembra attuale.

«Non si possono dire le cose. Le parole salgono dal fondo ma restano lì come pesci morti. Non ci sono veri responsabili. Puoi ritenerti innocente. È semplicemente andata così»2.

L’equilibrio si è rotto, ciò che era unitario ora è diviso, ciò che era vero è diventato puro ricordo.

Proprio su questo punto, sulla necessità di staccarsi dal passato, un passato che sembra attaccato a noi come un filo, la Mazzantini indaga, mettendo in risalto la difficoltà contemporanea di avere una percezione reale di se stessi, di capire cosa fa parte di noi e cosa no. Si tratta di un aspetto riscontrabile in molte coppie e in molti uomini d’oggi: è difficile essere in equilibrio con se stessi, convivere con i propri piccoli e grandi drammi senza rinchiudersi in una egoistica contemplazione del proprio fabbisogno. Laddove la bilancia comincia a pesare troppo verso il proprio ego, laddove l’apertura verso l’altro viene meno, i pesi e le misure vengono scombussolati e la struttura oscilla pericolosamente: si è rotto l’equilibrio.

Di fatto ciò che la Mazzantini ci riporta in questo romanzo è una contemporaneità che ricerca ma non trova questa concordia, uomini che si interrogano in continuazione sui propri errori senza trovare una risposta che li appaghi.

Da questa riflessione si apre un’altra difficile parentesi: quale risposte l’uomo contemporaneo è in grado di trovare sulla propria esistenza? In un mondo che sembra ormai rispondere a qualsiasi esigenza fisica e fisiologica c’è una vera risposta alle intime domande umane?

Delia e Gaetano sembrano non trovare tregua: chiedono a se stessi, chiedono all’altro, ma gli interrogativi si accumulano fino a diventare una sorta di montagna che riempie la coscienza e non li lascia respirare. Anche la ricerca di un senso nell’ambito religioso sembra vacillante, non una via d’uscita valida che possa dare una risposta al proprio dramma.

Tuttavia «Nessuno si salva da solo», afferma la Mazzantini in chiusura: l’uomo ha bisogno di sentirsi in equilibrio, ha bisogno di trovare una via su cui contare e in cui credere, una via che può essere la sua guida.

Cercando bene questa soluzione, questo equilibrio forse è raggiungibile, così come sembra per Delia alla fine del romanzo; non smettiamo di cercare, non smettiamo di credere e di avere la forza di ricominciare, perché un appoggio da qualche parte è sempre possibile.

Anna Tieppo

NOTE:
1. M. Mazzantini, Nessuno si salva da solo, Milano, Mondadori, 2011, p. 96
2. Ivi, p. 31

[Immagine tratta da Google Immagini]

 

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