La lettura che ci unisce: alcuni libri di Sepúlveda da leggere

Tanti sono stati, in questi ultimi giorni, gli omaggi e i ricordi legati alla scomparsa di Luis Sepúlveda. Scrittore, giornalista, ecologista, cittadino; anzi, come diceva lui, cittadino prima di tutto il resto. È infatti un uomo che vale la pena conoscere e lo si può fare attraverso i suoi libri: se la scrittura non ci conquista, difficilmente ci lascerà indifferente l’uomo che ne è autore. Ecco perché in questi giorni sono tante le condivisioni sul web, segno del fatto che la lettura, sebbene possa sembrare una mera attività solitaria, è invece capace di far avvicinare le persone, permettendo loro di condividere uno stesso romanzo e allo stesso tempo di immaginarne, tra le righe, mille diverse prosecuzioni. Con un solo libro, gli scrittori che più amiamo condividono con noi lettori i frutti della loro creazione letteraria e della loro ricerca artistica, regalandoci di fatto molto di più: la possibilità di immaginare, di fantasticare, di mettere in pausa la nostra quotidianità. Questa faticosa quarantena ce lo sta dimostrando ogni giorno di più! È dunque pensando ai benefici della lettura, che anche noi de La Chiave di Sophia vogliamo omaggiare lo scrittore Luis Sepúlveda; e quale modo migliore per farlo se non proponendovi quelle pagine che con tanta maestria ci ha regalato? Ecco a voi qualche consiglio di lettura.

 

il-vecchio-che-leggeva-romanzi-d-amore-chiave-di-sophiaIl vecchio che leggeva romanzi d’amore

Antonio José Bolivar Proaño vive ai margini della foresta amazzonica ecuadoriana. La vita non è stata semplice per lui, e tutto ciò che gli rimane è custodito nella capanna in riva al grande fiume: un dipinto che lo ritrae insieme alla moglie e alcuni romanzi d’amore, quelli in cui trova conforto e pace. Un viaggio poetico e suggestivo nei meandri della foresta amazzonica, attraverso gli occhi di un uomo che si nutre di storie e vive nel rispetto della natura e dei suoi segreti.

 

storia-di-un-gatto-e-del-topo-che-divento-suo-amico-libro-chiave-sophiaStoria di un gatto e del topo che diventò suo amico
Età di lettura: dagli 8 anni

Un racconto di una straordinaria amicizia tra due animaletti così diversi tra loro. Qui il gatto di turno non vuole papparsi nessun topo, così come il topolino non vuole scappare da nessun feroce felino. Non appena faranno conoscenza l’uno dell’altro, i due stringeranno infatti un autentico legame, facendosi reciprocamente compagnia, supportandosi con costanza e condividendo i momenti della quotidianità che altrimenti sarebbe piatta e senza gioie. Un racconto dolce e veloce da leggere, adatto tanto ai più piccoli, se letto loro dai genitori, quanto ai più grandicelli. A proposito delle sue favole, lo scrittore cileno disse che «come in quelle antiche, nelle mie favole sono sempre protagonisti animali e questo ti permette di vedere da lontano il comportamento umano per comprenderlo meglio». 

 

3762570Il mondo alla fine del mondo

Una nave giapponese ha perso parte dell’equipaggio nei mari del Cile e ha subito dei danni. Un giornalista esule cileno legato a Greenpeace decide di tornare nel suo Paese per seguire il caso e scopre che l’imbarcazione stava praticando illegalmente la caccia ai cetacei. Un romanzo breve e avventuroso da cui emerge tutta la passione ecologista dello scrittore cileno. Consigliato a chi già crede in questi valori ma soprattutto a chi ancora non sa di crederci.

 

Sstoria-lumaca-scopri-importanza-lentezza-audiolibro-chiave-sophiatoria di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza
Audiolibro, durata 1h 10min

Quale periodo migliore per scoprire la magia degli audiolibri, come sottofondo alle faccende domestiche o per intrattenere i vostri bambini? Disponibile gratuitamente anche online, questa storia vi farà compagnia per un’oretta, facendovi riflettere ancora una volta sull’importanza della nostra percezione e gestione del tempo.

 

Siamo sicuri che in molti in questi giorni hanno comprato o rispolverato da uno scaffale un libro di Sepúlveda e siamo sicuri che questo, ancora una volta, ci farà sentire un po’ più vicini. Non ci resta che augurarvi buone letture e buon ascolto!

 

La Redazione

 

[Photo credits Wikipedia]

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Riscoprire il valore del libro e della lettura

Il dominio della virtualità e la digitalizzazione crescente hanno marginalizzato il libro, sostituendo il tempo, lento e paziente della lettura con la bulimia di informazione che passa attraverso social media e social network. I flussi inarrestabili e ingovernabili di informazioni stanno operando una metamorfosi antropologica che può essere sintetizzata come un passaggio da homo cogitans a homo videns, laddove il vedere non è più preceduto né seguito dall’esercizio del pensiero autonomo. Questo lo si riscontra quotidianamente: la compagnia del libro e l’esercizio della lettura hanno lasciato spazio allo scroll, allo scorrere delle dita su smartphone e tablet. I capi sono chini, non più su un libro, ma sui prolungamenti bionici delle nostre braccia, che ormai vicariano perfino le nostre menti.

Il libro e la sua fruizione sembrano non poter competere con la rapidità e il dinamismo che contraddistinguono la civiltà tecnologica. L’incanto del libro sembra svanito. Alla lettura si preferisce il consumo di video, immagini, notizie flash costituite solo da titoli ad effetto e prive di contenuti. La pratica consumistica, a servizio di una società che ci preferisce fruitori compulsivi, piuttosto che esseri pensanti, catalizza la nostra attenzione, impoverendola di ogni riflessione e mediazione operata dall’intelletto, chiudendo gli orizzonti e ogni prospettiva ulteriore rispetto al pensiero dominante. Come dimostrano i più recenti studi1, questo conduce inevitabilmente a un impoverimento delle facoltà intellettive con perdita di equilibrio interiore, saggezza e una drastica riduzione del pensiero critico.

I libri e il loro significato sembrano entità museali, relitti affondati negli abissi del mare. Il libro, tuttavia, ha la forza sorprendente di creare incrinature rispetto all’omologazione e al conformismo dominanti, di introdurre discontinuità nello status quo. Non è forse questo che vuole mostrarci l’artista Jorge Mendez Blake, inserendo proprio un libro alla base di un muro di mattoni nell’opera ribattezzata per l’appunto L’impatto del libro (2007)? Simbolicamente, l’artista intende comunicare che, seppur in maniera minima, il libro genera un cambiamento, un’impercettibile breccia all’interno di un muro apparentemente statico.

Il libro e la sua lettura generano in chi legge delle fenditure che minano la stagnazione del pensiero, che sovvertono le idee fisse, generando riflessioni nuove, favorendo la conoscenza di prospettive diverse, incoraggiando la costruzione di un pensiero laterale e critico rispetto all’omologazione della società ipermoderna. Il libro sta alla persona e alla realtà, come quel volume installato da Blake sta al muro. Una modificazione in apparenza irrilevante eppure capace di interrompere la continuità lineare del muro e di creare un lievissimo dislivello che, altrimenti, non vi sarebbe. Il libro apre una fessura sulla realtà esterna, ci invita ad abbandonare ogni rigido schematismo, a cambiare punto di vista sul mondo e sulla narrazione che di esso ci viene quotidianamente proposta e imposta.

Il libro può riportarci inoltre in contatto con la nostra interiorità stimolando il colloquio interminabile con noi stessi, aiutandoci talvolta a trasformare le nostre ferite in feritoie attraverso le quali far passare la luce di un nuovo inizio, di una nuova opportunità di consapevolezza e di senso. Il libro apre finestre sul mondo e su noi stessi. Oltre ogni confine, il libro invita ad abbandonare pregiudizi figli di una nefasta povertà educativa e culturale.

Il libro è sempre incontro con il diverso, con qualcosa di altro. In questo senso nutrirsi attraverso un libro significa relazionarsi con l’alterità, dapprima la propria, quella che ci abita e che talvolta affiora in maniera perturbante e in un secondo momento con quella dell’altro, simbolicamente rappresentata dal libro. A questo si aggiunge il fatto che il libro è sempre e ulteriormente apertura ad altro. Infatti, lungi dall’esaurire la conoscenza e la ricerca, il libro le stimola, suggerendo l’accesso ad altri testi, pertanto a nuovi orizzonti e nuove prospettive. Proprio in questo senso il libro è un potente antidoto contro ogni idea, pensiero, volontà che voglia proporsi come definitiva, restringendo le possibilità di una riflessione altra, differente.

Per questo, come non pensare al fatto che una delle prime mosse di ogni regime dittatoriale è quella di prendere il controllo e attivare la censura sui libri e su coloro che li scrivono, proibendone l’accesso, mettendoli all’indice o addirittura eliminandoli? Questo delirio è necessario ad ogni forma di governo autoritario al fine di favorire l’instaurazione e il mantenimento di un pensiero unico. Contrariamente, l’insegnamento che proviene dal libro è quello dell’apertura contro ogni forma di chiusura, della libertà di pensiero contro ogni forma di restrizione.

Diversamente da ogni tentativo sociale, finanziario e politico di appiattire la vita al già dato, il libro è un orizzonte sconfinato e vitale che nutre l’esistenza, che le concede un ampio respiro permettendole così di trascendersi. È questa l’intramontabile la lezione del libro: di non essere mai sufficientemente esaustivo, di invitare sempre ad esplorare nuovi territori, sconosciuti, impensati, aprendo varchi nei diversi muri, fisici, psicologici o sociali e nell’abolire confini, aprendo la mente di chi legge affinché s’incammini verso l’infinita materia della conoscenza e verso l’alterità che feconda la vita, che ne dilata l’orizzonte e che la riempie di significato.

 

Alessandro Tonon

 

NOTE:
1. Cfr. M. Spitzer, Demenza digitale. Come la nuova tecnologia ci rende stupidi, Corbaccio, Milano, 2013.

la chiave di sophia 2022

Libri selezionati per voi: agosto 2017!

Leggere per… Rilassarsi, informarsi, evadere, fantasticare…

Leggere sdraiati nel divano durante il tempo libero; e leggere in viaggio, in piedi contro ad un finestrino, trasportati dal rumore macchinoso dell’autobus di linea.

Leggere per dovere, rispettando gli ordini dettati da qualche prof durante gli ultimi giorni di scuola; e leggere per passione e piacere, rapiti dalle trame e dai personaggi dei nostri autori preferiti.

Puntuali, in questo mese di piena estate, i nostri consigli di lettura!

 

ROMANZI CONTEMPORANEI

paula-la-chiave-di-sophia Paula – Isabel Allende

Quella di Paula è una storia vera. La sofferenza raccontata è il lungo urlo prolungato di una madre che deve dire addio alla figlia. Allende, accovacciata sul letto ospedaliero della figlia, ripercorre la sua vita e la genesi della sua famiglia, quasi a voler assicurare a Paula, se mai si fosse risvegliata, una piena memoria delle vicende e delle persone con cui la sua vita è intrecciata. Nonostante l’aggravarsi della sua condizione, il lettore rimane attaccato alle pagine e, come un amico fedele, accompagna instancabilmente l’autrice nel suo addio alla figlia.

9788867159055_la_societa_letteraria_sella_di_lepre-la-chiave-di-sophia Là società letteraria di Sella di Lepre – Pasi Ilmari Jääskeläinen

La storia prende piede nel piccolo paese di Sella di Lepre dove vive una giovane e bella supplente, Ella Milana, con il sogno di diventare scrittrice e di entrare a far parte della Società letteraria della cittadina, ormai famosa in tutto il mondo. I suoi scritti verranno ben presto notati ed Ella vi sarà catapultata dentro, scoprendo che la Società letteraria di Sella di Lepre non è come sembra e che oscuri segreti vengono celati. Segreti che Ella, vestendo i panni dell’investigatrice, porterà gradualmente alla luce.

 

UN CLASSICO

fosca-la-chiave-di-sophia Fosca – Igino Ugo Tarchetti

Tra le migliori espressioni letterarie della Scapigliatura, il romanzo di Igino Ugo Tarchetti narra la vicenda di un triangolo amoroso, nel quale il protagonista si trova sentimentalmente coinvolto. Diviso tra due donne: Clara, donna angelo, luce di un amore retto e onesto, e Fosca, sorta di femme fatale, bruttissima e maledetta, espressione di un amore tormentato, l’io narrante vive un groviglio di passioni contrastanti che non gli permettono di scegliere razionalmente la propria compagna, secondo dei canoni precisi, lasciandolo in balia delle proprie pulsioni e dei propri dubbi interiori. Consigliato a tutti coloro che apprezzano le storie amorose di stampo decadente, l’opera di Tarchetti esprime l’immagine di un soggetto malato che trova a confrontarsi con figure che lo attraggono e lo respingono allo stesso tempo e che, in fondo, rappresentano un alter-ego dell’io stesso.

 

SAGGISTICA

discorso-sulla-servitu-volontaria-la-chiave-di-sophia Discorso sulla servitù volontaria – Etienne de la Boétie

È possibile essere schiavi e al contempo volerlo? In che modo si diviene attivamente passivi di un potere dominante? In questa breve ma intensa opera, Etienne de la Boetie ci guida nel percorso che avrebbe condotto l’essere umano a rinunciare alla sua naturale libertà originaria, assecondando volontariamente il potere del più forte. La ragione di un tale asservimento? L’abitudine. L’habitus, attraverso la ripetizione consolidata nel corso dei secoli, avrebbe fatto in modo che un’azione contraria all’insita libertà dell’uomo, venisse accettata, assimilata ed incorporata nello spirito, come “naturale”. Il libro de La Boétie resta un’opera attuale, valida per la comprensione di fenomeni che, nella storia, hanno segnato i grandi crimini contro l’Umanità.

 

JUNIOR

il-litigio-la-chiave-di-sophia Il litigio – Claude Boujon, età di lettura dai 3 anni

I protagonisti di questo racconto sono due conigli: uno marrone, Bruno; uno grigio, Bigio. Vicini di tana, i due signori conigli a volte litigano tra loro, così come può accadere a noi uomini con i nostri vicini da casa, con i nostri amici o con i nostri parenti. Di fronte alle avversità, però, anche i coniglietti sanno mettere da parte ragioni ed orgoglio. Chi sarà mai, dunque, a preoccuparli così tanto da farli riavvicinare? Il testo, grazie anche alle illustrazioni chiare ed ordinate, è adatto a tutti i bambini in età della scuola dell’infanzia.

 

Sonia Cominassi, Anna Tieppo, Sara Roggi, Federica Bonisiol

 

 

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Intervista a Ginevra Bompiani. Il mestiere dell’editore? Inventare, sostenere la qualità e ascoltare

Ginevra Bompiani muove i suoi primi passi nell’editoria dopo il liceo, entrando a lavorare nella casa editrice del padre Valentino Bompiani e imparando così le basi del mestiere dell’editore. Era un mondo dell’editoria molto diverso dal nostro attuale, un mondo dove governavano principalmente gli uomini, dove i tempi per avere un libro erano molto lunghi, e dove non c’erano gli agenti letterari.

Mentre il padre è sempre stato un editore attento al mercato e alle sue logiche, Ginevra Bompiani crede fortemente nel gusto personale e nella gradevolezza di un libro. Così nel 2002 con amici, in particolare con Roberta Einaudi, fonda la casa editrice Nottetempo.

Scrittrice, traduttrice e saggista, ha trascorso diversi anni a Parigi e a Londra per poi trasferirsi a Roma e nei dintorni di Siena, anche per insegnare per anni letterature comparate all’Università di Siena.
Tra i suoi libri ricordiamo Le specie del sonno (1975), Spazio narrante (1978), Mondanità (1980), L’incantato (1987, Premio selezione Rapallo-Carige), e il recente Mela Zeta (2016): il suo intenso, prezioso libro sul tempo e la memoria

In un’intervista passata lei ha affermato che dall’esperienza e dal rapporto con suo padre ha imparato che l’editoria prima di tutto è un servizio e che l’editore è protagonista nel senso che deve mettere in luce il suo carattere e gusto nelle proprie scelte editoriali. Quali possiamo dire essere i valori e i principi genuini che dovrebbe avere un buon editore indipendente?

Non posso dire come dev’essere un editore, ma soltanto come volevo essere io: ho sempre pensato che il lavoro editoriale fosse molto creativo, sia nell’invenzione e produzione dei libri che nella forma del volume. Mi è molto piaciuto per esempio produrre il libro di Luciana Castellina e Milena Agus Guardati dalla mia fame; a partire da un racconto di Castellina su un evento efferato nelle Puglie del primo dopoguerra, farlo raccontare da due scrittrici così diverse, secondo due punti di vista opposti. Oppure chiedere a una studiosa di fisica, Monica Colpi, di spiegarmi in un libretto (Buchi neri evanescenti) la scommessa perduta da Stephen Hawking.  Ma anche la pagina si può inventare, per renderla più leggibile; la copertina, e così via…
Inventare, sostenere la qualità, essere in ascolto. Questo intendo per ‘servire’.

Dalla sua esperienza con Nottetempo, a suo avviso qual è la fase o le fasi più importanti dal momento che giunge un manoscritto fino alla sua pubblicazione?

Sono tutte importanti. Se il libro non ha raggiunto la compiutezza, è molto importante il dialogo con l’autore. E poi tutte le fasi, che sono molte, fino a renderlo quell’oggetto agile e leggero, dietro al quale è difficile immaginare il grande lavoro che lo ha fabbricato.

Il mercato editoriale è ancora in crisi. Le copie vendute negli ultimi anni sono diminuite ancora e sono calati anche i prezzi di copertina, la vendita degli e-book sembra rivoluzionare il mercato dell’editoria ma ancora con fatturati modesti. A suo parere come possono interagire in futuro cartaceo e digitale? Possiamo parlare veramente di una morte della carta?

Non credo proprio, per ora. Ai lettori piace toccare il libro, sfogliarlo, tornare indietro. Da noi il digitale non ha fatto ancora una grande strada. Quando la farà, speriamo che ne godano le foreste.

Mentre la percentuale di lettori in Italia è ancora molto bassa, aumenta la percentuale di scrittori. Il progressivo aumento di neo-scrittori è facilitato dal successo del self-publishing e dall’editoria a pagamento ma anche dalla nascita esponenziale di blog. Quanto può incidere questa tendenza a suo parere sul futuro dell’editoria?

Purtroppo credo che ci siano più scrittori che lettori. Ma uno scrittore che non legge è raramente interessante. Il web sta cambiando molte cose e sembra una strada senza ritorno. Bisogna stare con occhi e orecchie puntate per capire a quali radure, a quali marine ci porterà.

I grandi gruppi editoriali italiani e le loro fusioni hanno decretato le logiche del mercato editoriale italiano ma anche il consumo e l’acquisto dei libri. Con grandi store di marca, autogrill, supermercati, libreria di catena e premi letterari, sempre di più i grandi gruppi riescono a vendere e monopolizzare in modo capillare il mercato del libro in Italia. Possiamo parlare di monopolio del mercato editoriale? O di una volontà di creare un’egemonia politico-culturale?

La direzione è quella, ma quando si apre una strada maestra, accanto a lei si snoda sempre un viottolino che va da tutt’altra parte. Il viottolino in questo caso è fatto dalla piccola editoria di qualità, che, io credo, continuerà a inventare e creare e scoprire nelle pieghe del mercato. Dopo tutto il mercato è una leggenda, non bisogna crederci troppo.

Il caso Amazon. Il grande colosso che ha monopolizzato i processi di distribuzione del libro (e non solo) nel mondo. Potremmo dire che con Amazon sono cambiati anche le abitudini all’acquisto di un libro. Può essere recuperato a suo avviso quel sincero e genuino rapporto tra editore-libraio e libraio-cliente?

Non c’è dubbio che sia comodo ricevere dei libri senza muoversi di casa, soprattutto libri difficili da trovare in libreria. Ma la gente soffre di solitudine e se il libraio sa fare il suo lavoro, potrà mantenere questo rapporto ancora a lungo.

Una domanda per i nostri lettori: che cos’è per lei Filosofia? Quale possiamo dire essere la filosofia che ha accompagnato fin dalle origini Nottetempo e il suo essere editore?

Questa non è una domanda: è un trabocchetto! Auguri a voi.

 

Quando entriamo in una libreria non possiamo non rimanere incredibilmente sorpresi nel vedere così tanti libri negli scaffali, l’uno diverso dall’altro per il formato, per la carta, per la copertina, per la rilegatura e per i molteplici colori. Se a questo ci aggiungiamo quel profumo di carta lavorata che solo i libri possiedono, capiamo quanto il prodotto libro sia frutto di lunghi e articolati processi.

Il più delle volte scegliamo un libro guardando la casa editrice e la copertina, dimenticandoci spesso che l’universo libro e la sua qualità sono dati da tutte quelle persone che partecipano alla sua creazione: dalla correzione, all’editing, dalla scelta della carta e del suo formato all’impaginazione.

In un mondo in cui i grandi gruppi editoriali soffocano il mercato editoriale, puntando al numero di vendite e dimenticandosi dell’arte del libro, esistono ancora piccole e medie realtà dove il prodotto-libro è curato in ogni sua parte.

Ginevra Bompiani ne è esempio con Nottetempo: una casa editrice che fin dalle sue origini aveva in mente un’idea ben chiara di libro, un libro che si immedesimasse in modo naturale col il lettore, un oggetto-libro che, oltre al contenuto, pensasse un po’ allo stesso modo alla forma del libro.

È importante che il libro abbia un contenuto intenso ma anche una sua grande leggibilità, leggerezza aerea, che sia quindi un libro amichevole, un vero e proprio compagno. La lettura è una cosa difficile, un’operazione solitaria, e quindi il libro dev’essere un oggetto comodo e leggibile: importante per Nottetempo infatti è la fisicità del libro in totale simbiosi con la fisicità del lettore.

Un’editoria quindi che guarda più alla realtà che al mercato, un’editoria che fa più il mestiere dell’editore, in senso passionale e appassionato, che non il mestiere dell’imprenditore, e in questo la personalità e professionalità di Ginevra Bompiani emerge in modo evidente.

Elena Casagrande

Pordenonelegge 2016: festa del libro, festa della vita

PNLegge 1 - La chiave di SophiaHo scelto questo titolo un po’ retorico perché in realtà è stata proprio questa l’impressione generale che ho tratto da questo festival, che dal 14 al 18 settembre ha festeggiato la XVII edizione tingendo Pordenone di giallo. Un giallo solare e vitale – “acuto”, direbbe Kandinskij, punzecchia – che sventolava a festa su ogni strada, sopra le teste di tutti, ma anche il giallo negli occhi del gattone nero Proust che dalle vetrine dei negozi osservava sornione passanti curiosi ed organizzatori indaffarati.
Sì, la città tutta era attiva ed entusiasta: gli “angeli” volontari, i cittadini e gli ospiti affamati di eventi, la cameriera della locanda con il suo librone dove da anni colleziona le dediche degli autori di passaggio. E poi sì, anche gli autori, e tutto quello che ci hanno lasciato nella mente e nell’anima.

C’è vita nelle storie di suor Rosemary Nyiumbe, che con ago e filo ricorda alle donne d’Uganda sfuggite alle grinfie dei ribelli che una dignità l’hanno ancora e che è preziosa; la vita, secondo lo psichiatra Eugenio Borgna, va ricercata in parole silenziose e sguardi invisibili; c’è vitalità e amore nella musica di Francesco De Gregori e nel segno di Luigi Boille – perché nemmeno le mostre d’arte mancano in questa edizione del festival. C’è un mondo di spunti da scoprire nel racconto di vita di Dacia Maraini, c’è la vita dell’arte raccontata dal sociologo Alessandro Del Lago, e c’è l’architettura che dà la vita negli scenari di guerra, come quella dell’architetto Raul Pantaleo. Ci sono i valori della vita quotidiana che la cruda modernità sembra spingerci a dimenticare, come ci fa notare la filosofa Roberta De Monticelli, ed allo stesso PNLegge 3 - La chiave di Sophiamodo un altro filosofo, Leonardo Caffo, c’invita a ricordare la dignità degli animali e a dare più valore alle loro vite. Poi ci sono le storie dall’Arabia Saudita di Raja Alem con la sua piccola Khatem, una bambina divisa tra un corpo femminile ad una sessualità maschile, così come il cucciolo di tigre siberiana uscita dalla penna di Susanna Tamaro si ribella ad una vita che si declina entro schemi fissi e ripetitivi; la giornalista Concita De Gregorio dà voce alle ragazze, dai 5 ai 90 anni, ai loro pensieri più o meno inaspettati ma assolutamente autentici. Il giornalista Bruno Arpaia ci spalanca gli scenari di vita futura, quella durissima vita che ci toccherà se non prenderemo sul serio il cambiamento climatico, quella che stanno già subendo i migranti di cui ci parla anche la giornalista Lilli Gruber; cambiamenti di cui pure il meteorologo Luca Mercalli offre una prospettiva. Il letterato Nuccio Ordine ci ha ricordato come i classici della letteratura possono trovare vita e valore anche nella nostra quotidianità, un po’ come lo psicoanalista Massimo Recalcati ha elogiato la lettura come conoscenza del sé e degli altri, principio che vale per noi adulti così come per i bambini e i ragazzi: molti eventi erano dedicati proprio a loro, che sono infinite fonti di energia e creatività – e l’hanno dimostrato.

C’era anche, e giustamente, molta attualità: si è parlato di “caos geopolitico” causato dalle guerre e dalle migrazioni, calandole nel contesto attuale senza marginalizzare la memoria storica e senza dimenticare i cambiamenti che tutto questo provoca all’interno della nostra visione d’orizzonte, il modo in cui essi toccano il PNLegge 4 - La chiave di Sophianostro sentire, la nostra coscienza; ugualmente per il terrorismo, quel mondo islamico che comincia a farci paura e al quale invece dovremmo rapportarci con più coscienza, con forza di spirito e non fisica, viscerale. Non a caso il festival ha richiamato voci straniere (e voci italiane a parlare di cultura straniera), perché il confronto con l’altro possa aiutarci a convivere più serenamente su questo pianeta. La prospettiva mondiale poi è stata giustamente affiancata da quella locale, dunque sono state condivise storie legate al nostro territorio, il suo paesaggio, geografia, politica, gastronomia. Si è parlato molto anche di tecnologia e del modo inevitabile in cui ha modificato le nostre vite, perciò è stato spesso evidenziato il pericolo nel nostro modo di usarla ma anche quanto sia scorretto demonizzarla come strumento.

Ad intervenire sono stati davvero in tanti, fare una selezione è davvero complicato. Citerei però per concludere la docente della LUISS di Roma Francesca Corrao, che ci ha offerto un po’ di conoscenza dell’Islam citando in particolare Le mille e una notte, questa storia terribile di un re persiano che fa giustiziare le sue spose perché spaventato dal genere femminile, a lui estraneo – finché non arriva Shahrazad: con i suoi racconti, lei gli insegna che esiste anche un mondo bello e delle persone buone: il racconto, la condivisione e la conoscenza sbriciolano i muri della paura ed anche il re finisce per cambiare idea – in un certo senso, guarisce. Noi siamo quel re, e per sbriciolare la paura dobbiamo continuare a cercare storie.

Parlare di cultura è parlare di vita. E quando la cultura si raccoglie insieme, con tutte le sue innumerevoli sfumature e in un’atmosfera di festa, non puoi fare a meno di sentirti più vivo, ed anche più ricco.

Giorgia Favero

“Solo per pazzi” -essere uomo, essere lupo

Fosse profonda saggezza o schietta ingenuità, chi sapeva vivere così nell’attimo fuggevole, chi abbracciava così il presente e sapeva apprezzare ogni piccolo fiore sul margine della via, ogni piccolo valore dell’istante che fugge, doveva certo dominare la vita.

Leggere un libro talvolta aiuta a vedere le cose della vita da un’altra prospettiva e permette di entrare in contatto con se stessi attraverso la riflessione che le parole, via via susseguendosi, scatenano.

Alcuni libri possono cambiare la vita perché scavano nel profondo Io, arrivando a toccare la coscienza, risvegliando antichi sentimenti, sensazioni sopite, nascoste, dimenticate, dando voce alle immagini della nostra fantasia.

Il lupo della steppa di Hermann Hesse è uno di quei testi che entrano dentro, scivolano nell’anima e diventano un tutt’uno con essa.

Soltanto per pazzi’, ci dice Hesse prima che iniziamo a leggere il suo libro. Una dedica insolita che mi ha subito fatto pensare che lo scrittore avesse scelto il suo pubblico, sapendo già che solo dei “pazzi” avrebbero potuto calarsi nei panni del protagonista Harry.

Ma come non immedesimarsi in questo personaggio così attuale?

Un uomo bloccato e condizionato da un senso di impotenza che non gli permette di essere felice, caratterizzato da un profondo dissidio interiore tra la razionalità umana (ordine, cultura, spirito) e l’istintività del lupo (caos, passione).

Un contrasto che porta all’isolamento totale perché si vede l’impossibilità di riconoscersi nella società e di essere riconosciuti dalla stessa, in quanto essa limiterebbe la libertà di spirito dell’uomo e del suo essere una molteplicità di Io diversi.

Da quando lo scrittore “ci dà in mano” il manoscritto del protagonista “Memorie di Harry Haller” e il personaggio inizia a parlarci in prima persona di come un giorno qualunque, avesse sentito il

desiderio selvaggio di sentimenti forti,

per uscire dalla solita routine, non possiamo fare a meno di entrare in piena empatia con lui.

Il lettore, infatti, da questo momento inizia il viaggio attraverso la sua coscienza, alla ricerca del lupo che interiormente gli appartiene, cercando di capire chi esso sia.

Nel lupo della steppa avveniva questo: che nel suo sentimento faceva ora la vita del lupo, ora quella dell’uomo, come accade negli esseri misti, ma quando era lupo, l’uomo in lui stava a guardare, sempre in agguato per giudicare e condannare… e quando era uomo il lupo faceva altrettanto […] Specialmente molti artisti appartengono a questa categoria. Costoro hanno in sé due anime, due nature, hanno un lato divino e uno diabolico, e le loro capacità di godere e di soffrire sono così intrecciate, ostili e confuse tra loro come in Harry il lupo e l’uomo.

Un contrasto che vive anche l’uomo moderno, tra la rigidità delle condizioni imposte o scelte attraverso un gioco di morali condizionanti, e la necessità di essere animale, di vivere l’istinto, di seguire l’odore, la sensazione…l’indipendenza.

Eppure, è un circolo vizioso: quando il lupo raggiunge questa autonomia (o libertà), si rende conto che essa stessa è per lui una condanna, in quanto innaturale e questo lo porta all’isolamento perché nessuno, se non un pazzo, ha la capacità di condividere la sua vita siffatta.

Trovare un compromesso tra le due parti? Certo, sarebbe la soluzione per vivere nella coerenza con se stessi e con gli altri, ma l’uomo non può farlo perché è un essere in continuo divenire

è un tentativo, una transizione, un ponte stretto e pericoloso fra la natura e lo spirito, tra l’uomo e il lupo

L’uomo si trova, dunque, condannato a vivere nella società, immerso negli stereotipi del perbenismo che spesso sfociano nel qualunquismo, cercando la via di mezzo tra gli opposti che lo contraddistinguono.

Eppure nella vita arriva sempre il momento in cui ci si ritrova a fare i conti con se stessi e ad uscire, volenti o nolenti, dagli schemi, a liberare il lupo che è ingabbiato dentro di noi, come per il protagonista Harry che da un momento all’altro, grazie all’incontro fortuito con Hermine, si ritrova a vivere di istinto, di sensazione, di emozioni semplici ma forti: mangia, beve, balla, ride come non faceva da moltissimo tempo e solo grazie a lei.

Hermine è una donna non colta ma molto astuta che vive di passione e istinto ed è in grado di capire Harry dal primo sguardo e di scorgerne i suoi desideri più nascosti.

Questa Hermine l’ho avvertita come un grandissimo occhio che mi ha osservato mentre la leggevo, mentre cercavo di catturarla con l’immaginazione senza però riuscirci; è un personaggio che ci fa vedere, nelle lacerazioni di Harry, i nostri conflitti interiori che, anche se non lo vogliamo ammettere, ci appartengono.

Nonostante questa scoperta, o meglio, il riconoscere il nostro oscuro dualismo, riusciamo alla fine a trovare la via della salvezza proprio seguendo passo passo tutte le contorsioni positive e negative della vita di Harry: egli stesso comincia a capire che la soluzione risiede solo nella forza dell’umorismo, nel prendere la vita per quello che è, un gioco.

Lei deve imparare a ridere, questo è richiesto. Deve comprendere l’umorismo della vita, l’allegria degli impiccati. Deve imparare ad ascoltare questa maledetta musica della radio della vita e ridere di questo strimpellio.

E proprio alla fine di questo viaggio, il lettore, insieme ad Harry, si ritrova pronto per la vita, per affrontarla al meglio perché conosce ormai le regole del gioco e le sue contraddizioni; infatti, dopo l’excursus nel magico teatro solo per pazzi, Harry si rende conto che solo l’umorismo è la chiave di svolta per soprassedere la rigidità delle convenzioni e delle regole, perché

Vivere nel mondo come se non fosse il mondo, rispettare la legge standone al di sopra, possedere come se non si possedesse, rinunciare come se non ci fosse rinuncia: tutte queste esigenze si possono realizzare unicamente con l’umorismo.

Essendoci questa via d’uscita positiva dal mondo della ‘steppa’, Hesse ci tiene a precisare che il libro non tratta la storia di un uomo disperato, ma della guarigione dalla disperazione di un uomo che ha saputo credere nel potere della casualità e si è fatto trasportare dalla passione, riuscendo a capire in extremis che la felicità non può essere data dal rinnegare il proprio dualismo ma dall’assecondarlo.

L’insegnamento forte da trarre da questo capolavoro è che di fronte alla complessità della vita, nelle sue infinite contraddizioni, tra gioie e disgrazie, non bisogna mai prendersi troppo sul serio, perché l’uomo stesso è contraddittorio, caratterizzato da infiniti Io, infinite personalità diverse ed opposte tra loro e solo se si è consapevoli di questa condizione si riuscirà a vivere serenamente.

A colui che abbia visto la scissione del proprio io facciamo vedere che può ricomporre i pezzi in qualunque momento e nell’ordine che più gli aggrada, raggiungendo in tal modo una varietà infinita nel gioco della vita. Come il poeta con un pugno di personaggi crea un dramma così noi con le figure del nostro io sezionato costruiamo gruppi sempre nuovi con nuovi giochi, nuove tensioni, nuove situazioni. (…) La figura che oggi diventa insopportabile, domani sarà secondaria e innocua. La cara figurina che per un po’ le è parsa condannata alla disdetta, nel gioco successivo la farà principessa. Buon divertimento!

Valeria Genova

[citazioni dal testo Il lupo della steppa di Hermann Hesse]

Selezionati per voi: maggio 2016!

LIBRI

Maggio è tradizionalmente il mese dedicato ai fiori, in particolare alle rose, da sempre simbolo di grazia, bellezza, perfezione. Proprio la rosa, nel suo fascino soave, è l’incarnazione del mistero, percorsa da spine che ne proteggono l’anima, quasi a custodire tra i petali il segreto della sua maestosità. Mistero che avvolge la natura nella sua interezza, così assorta nell’atto di sbocciare, germogliare, aprirsi, dischiudersi.
Le storie che vi suggerirò questo mese parlano di segreti, di pensieri occulti, di verità celate tra le pagine.

Charlotte Link Oltre le apparenze - La chiave di SophiaOltre le apparenze – Charlotte Link

Gillian Ward ha una vita apparentemente invidiabile, un marito affascinante, un’azienda ben avviata, una villetta in un quartiere tranquillo e una bella figlia. Tuttavia qualcuno nell’ombra osserva ogni suo movimento e scopre che dietro la superficie lustra della sua esistenza si nascondono delle crepe profonde. Intanto, nel cuore di Londra, un killer uccide donne sole senza alcuna pietà. La stessa Gillian potrebbe essere in pericolo? Esiste una connessione tra la vita di Gillian e le azioni del killer? Una storia che parla di solitudini, di rapporti umani artefatti, di drammi e psicologie complesse.

F Diotallevi Le stanze buie - La chiave di SophiaLe stanze buie – Francesca Diotallevi

1864, Torino. Vittorio Fubini è un impeccabile maggiordomo, lavora in un’elegante dimora torinese finché Alfredo Musso, suo zio, non viene a mancare. Pur non avendo mai conosciuto lo zio di persona, Vittorio nutre verso di lui un debito di riconoscenza. Proprio per questo, seppur malvolentieri, Vittorio decide di assecondare le ultime volontà dello zio che, anch’egli maggiordomo, lo prega di prendere il suo posto presso la villa dei conti Flores, a Neive, nella campagna torinese. Nella grande dimora tra le colline, Vittorio scoprirà ben presto che un segreto è intrappolato tra le fredde mura, l’eco di un dolore non ancora sopito. Cercherà la verità, mentre un sentimento prepotente e sconosciuto si farà spazio nel suo cuore, mutando per sempre ogni particella del suo essere.

L. Moriarty, I segreti di mio marito - La chiave di SophiaI segreti di mio marito – Liane Moriarty

Cecilia Fitzpatrick è una donna affermata e soddisfatta. Ha un marito ambito, un lavoro che è fonte di orgoglio, tre splendide bambine, intelligenti e vivaci. La sua vita sembra una cartolina patinata, uno scorcio di perfetta esistenza borghese, pulita e ordinata come la sua dispensa, dove ogni cosa è riposta in un contenitore con etichetta. Ma questo equilibrio si rivelerà traballante e instabile, sin dal giorno in cui Cecilia troverà in soffitta una lettera di suo marito destinata a lei, da aprire dopo la sua morte. Quale segreto nasconde John-Paul? Le certezze diventano domande, il futuro un enorme interrogativo, le cose a cui si dava importanza perdono valore, e persino il passato dovrà essere riletto, analizzato, scrutato con occhi diversi, fino ad avvolgere tutto con una luce nuova, la luce della verità.

LIBRI JUNIOR

dov'è la mia mammaDov’è la mia mamma? Julia Donaldson, Alex Scheffler età di lettura dai 2 anni

Chi da piccolo non ha mai perso di vista per un attimo la propria mamma o il proprio papà? Chi non ha provato di conseguenza quel rapido e fitto senso di preoccupazione che porta con sé tremarella alle gambe ed occhi spaesati? Per i cuori dei più piccini questa non è affatto una sensazione da poco! Per fortuna la situazione in cui viene a trovarsi la scimmietta protagonista di questo bellissimo album illustrato non è così difficile, tutt’altro! Alla seconda pagina, infatti, con un “Su con la vita!” arriverà in volo la prode e simpatica farfalla Rita. A suon di rime ed ottime e nitide illustrazioni, il racconto si farà una vera e propria avventura di conoscenza e scoperta! Dopo aver incontrato animali di varie caratteristiche e dimensioni, sempre con il sostegno dell’amichetta svolazzante, riuscirà la scimmietta a trovare i suoi genitori?

FILM

La primavera a maggio entra nel vivo, portando con sé l’evento cinematografico più importante dell’anno: il Festival di Cannes, giunto quest’anno alla sua sessantanovesima edizione. Tante star in arrivo, ma soprattutto molti film destinati a segnare la programmazione dei prossimi mesi. Se sul versante festivaliero la situazione è dunque molto interessante, nelle sale italiane scarseggiano invece i titoli degni di nota. Nonostante ciò, abbiamo selezionato per voi i tre film da non perdere questo mese:

Al di là delle montagne - La Chiave di SophiaAl di là delle montagne – Zhangke Jia

Presentato in concorso alla scorsa edizione del Festival di Cannes, il secondo film del cinese Zhangke Jia racconta la storia di un amore sofferto per una giovane donna di cui si invaghiscono due ragazzi, amici sin dall’infanzia. Il loro sentimento rischierà di dividerli per sempre in una storia che racconta gli affascinanti mutamenti della società cinese nel corso degli ultimi anni. Un’altra grande sorpresa del cinema orientale. USCITA PREVISTA: 5 MAGGIO.

Tutti vogliono qualcosa - La Chiave di SophiaTutti vogliono qualcosa – Richard Linklater

Dopo il grande successo di Boyhood il regista di culto Richard Linklater torna dietro la macchina da presa per dirigere una commedia leggera, ma allo stesso tempo molto ben costruita. La storia è quella di un gruppo di ragazzi appena arrivati al college, pronti a vivere un’esperienza che cambierà per sempre la loro vita. Il regista racconta con grande maestria le vicissitudini dei suoi personaggi e riportando in vita il fascino degli Anni 80 ci regala un film da non perdere. USCITA PREVISTA: 12 MAGGIO.

51817192 Stars filming scenes on the set of the upcoming movie 'Going In Style' in New York City, New York on August 5, 2015. Stars filming scenes on the set of the upcoming movie 'Going In Style' in New York City, New York on August 5, 2015. Pictured: Michael Caine, Morgan Freeman, Alan Arkin FameFlynet, Inc - Beverly Hills, CA, USA - +1 (818) 307-4813

 

Insospettabili sospetti – Zach Braff

Dal genio di Zach Braff, l’attore protagonista della serie culto Scrubs, arriva una commedia amara che ci fa riflettere sul nostro tempo. Dopo aver perso tutti i propri risparmi a causa di una truffa da parte della banca, tre insospettabili pensionati decidono di vendicarsi e di riprendersi ciò che spettava loro di diritto. Un film a prima vista leggero e senza pretese, che nasconde però un cuore pieno di riflessioni e di amarezza. Bravissimi i tre protagonisti: Morgan Freeman, Micheal Caine e Alan Arkin. USCITA PREVISTA: 19 MAGGIO.

Stefania Mangiardi – Federica Bonisiol – Alvise Wollner

[Immagini tratte da Google Immagini]