Perché Sanremo è…Tradizione!

 

La tradizione non consiste nel mantenere le ceneri ma nel mantenere viva una fiamma. Jean Lèon Jaurès

Stasera è una grande sera perché ritorna, per la sessantacinquesima volta, il Festival di Sanremo.

Molti lo guardano da sempre, altri non lo guarderanno, altri ancora lo criticheranno minuto dopo minuto.

Fatto sta che il Festival non lascia indifferenti e fa parte della nostra tradizione da più di mezzo secolo, qualcosa vorrà pur dire.

La tradizione è fondamentale per l’Uomo, gli serve per sopravvivere legato al suo passato che è la forma temporale che gli dà la sostanza che ha nel presente e preserverà nel futuro.

Tradizione deriva dal Latino e letteralmente significa “consegnare, trasmettere”, essa, infatti, rappresenta qualcosa che viene trasmesso di generazione in generazione, senza modifiche di sostanza ma solo di forma; non è indice di nostalgia per il passato ma è lo strumento che ci permette di guardare al futuro con i piedi appoggiati su basi solide e consolidate da altri prima di noi.

La tradizione non è una banale abitudine sociale acquisita in maniera meccanica e scontata, è un’esperienza che l’uomo deve fare per interiorizzare e fare proprio ciò che gli viene trasmesso, non è, quindi, da considerarsi una comoda alcova in cui riposare sottraendosi alle fatiche della vita, ma uno strumento che ci mantenga legati al passato con fatica e continue esercitazioni.

La tradizione non si può ereditare e chi la vuole deve conquistarla con grande fatica. Thomas Eliot

Sanremo è Tradizione, perché è un Festival che i nostri avi ci hanno ‘consegnato’ come simbolo di un Paese che, dopo tante sofferenze, si è trovato povero, inerme ma unito dalla musica e dall’orgoglio di essere Italiani.

Sanremo è il Festival della canzone, la manifestazione canora per eccellenza che ci ha donato le voci più belle della nostra musica e le canzoni più ascoltate. Snobbarlo significherebbe un po’ fare un torto a chi ci ha reso grandi nel mondo attraverso l’arte.

Conoscere e amare il nostro folclore significa onorare il linguaggio della nostra bandiera. Eddie Cantor

A chi lo guarderà, ma anche a chi non lo farà e a chi lo bistratterà vorrei dire che Sanremo non è solamente sinonimo di musica, ma lo è anche di storia, amore, patriottismo, orgoglio e rinascita.

Valeria Genova

[Immagini tratte da Google Immagini]

 

 

Poesia senza poeta

Bisogna in ogni caso insistere sul fatto che il poeta deve sviluppare o acquisire la coscienza del passato e continuare a svilupparla per tutta la sua carriera. Ciò facendo, il poeta procede a una continua rinuncia al proprio essere presente, in cambio di qualcosa di più prezioso. La carriera di un artista è un continuo autosacrificio, una continua estinzione della personalità. […] quanto più perfetto è l’artista, tanto più rigorosamente separati resteranno in lui l’uomo che sof­fre e la mente che crea, tanto più perfettamente la mente assimilerà e trasmu­terà le passioni che sono il suo materiale. T. S. Eliot

Vociferare attanagliante

Latte torbido

Putrefazione di un riflesso puro

Sabbia sgretolante malvoluta

e bagliori pesca di una notte

mai voluta

Sordo assordato assordante

 assoluto

povertà indiscriminata

schiavi tristi e nostalgia

nobiliare

Alice Amico

Alice ha diciassette anni, e non penso abbia studiato il correlativo oggettivo di Eliot. So per certo che conosce lo “stream of consciousness”. Non so se Eliot abbia completamente ragione sull’abbandono della personalità, ma so che Matisse dipingeva con la cravatta. Sono quasi sicuro che Alice non conosca Eliot, e sono quasi sicuro che Eliot abbia mischiato l’uomo che soffre e la sua mente prima di dividerle. Sono sicuro sicuro che artista sia chi punta a “qualcosa di più prezioso”, chi si fa madre e cova il proprio figlio, chi il figlio lo scaglia come fa l’arco con la freccia [L’immagine è di Kahil Gibran il profeta.]. E penso che del resto del nostro passato siamo costituiti, eccetto che per quell’attimo (quell’unità di Plank) che è il nostro presente, e che quindi questo e la nostra personalità costituiranno inevitabilmente il DNA della poesia, ma essa contemporaneamente sarà altro da noi proprio perché dal nostro corpo e dalla nostra mente si stacca per entrare a far parte del mondo sensibile.

In un’altra parte del discorso di E. il fare poesia viene accostato ad un processo scientifico, la mente del poeta è vista come un filamento di platino, il quale introdotto in un ambiente contente ossigeno e biossido di zolfo crea acido solforico, “ciò nonostante nell’acido che si è formato non c’è traccia di platino, né il filamento risulta toccato dal processo”. Non sono sicuro che l’arte sia totalmente assimilabile al processo descritto, e tuttavia il mio è un invito a riflettere sulla precedenza dell’arte generata rispetto a chi la genera, è allo stesso tempo uno sputo su un occhio agli artisti creati da critici e agenzie di pubblicità, all’artista elevato a semi-divinità di modo che anche una sua pisciata sia presa per oro liquido. Invito a guardare/ascoltare/annusare ogni opera d’arte come un tentativo di creare “qualcosa” di bello o di buono, ad osservare con pazienza e senza pregiudizi, e consapevoli che il giudizio non è sulla creazione ma sulla nostra percezione di essa, il chi l’ha generata deve importare solo dopo, molto dopo.

Non sono sicuro che l’artista esista, sono convinto che non sia l’abito a determinarlo, sono convinto che l’arte esista, che la poesia sia, e non so se Alice sia d’accordo con Eliot o con me ma le rubo tre versi per spiegarmi meglio:

Rifletto

Sono un cerchio concentrico

Concentrato

P.S. il fatto che Alice abbia 17 anni non è rilevante né in positivo né in negativo, l’importante è la sua poesia: ricca di tentativi coraggiosi e di riuscite meravigliose… inoltre tengo a precisare che questo articolo non sarebbe esistito senza un nostro scambio di opinioni.

Gianluca Cappellazzo

[Immagini tratte da Google Immagini]