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decalogo

04 Apr 2020
Sticky Post By Matteo Astolfi Posted in Articoli Recenti, Filosofia pratica Permalink

L’otium ai tempi della quarantena

Sticky Post By Matteo Astolfi On 4 aprile 2020

Oggi la mancanza di tempo vuoto è direttamente proporzionale alle aspettative che riponiamo nella nostra vita: chi sta bene non ha tempo. Ai tempi del Covid-19, con la quarantena obbligatoria, molti di noi hanno ritrovato molto di questo tempo perduto. Restiamo solo noi per salvarci dall’angoscia e dalla frustrazione. Ecco dunque un Decalogo dell’Otium che vuole mostrare la vita alternativa di una mente ‘sfaccendata’ che senza più una routine, può ritrovare se stessa.

 

1. Non cercate connessioni che non ci sono

Cicerone e Ovidio, grandi mastodonti dell’impegno pubblico nell’antica Roma, tenevano in gran conto l’Otium: questo è sinonimo di pax contrapposta al labor che «forgia le spade e inimica le misere città»1, ed è ritenuta una dimensione estremamente produttiva, una possibilità di meditazione efficace2. Evitate quindi di fare inutili comparazioni con la vita frenetica precedente: ci facciamo ingannare dal fatto che era piena di abitudini ormai consolidate, frustranti ma sicure, di cui ci lamentiamo ma che non vogliamo abbandonare.
 

2. Tutto scorre

Eraclito ci ha insegnato che ogni volta che saltiamo in un fiume non ci bagniamo mai nella stessa acqua: allo stesso modo, la situazione che stiamo vivendo è soltanto un tuffo in un fiume che non smetterà di scorrere; oggi, è soltanto un piccolo episodio nella storia delle nostre vite.
 

3. Non mancare (per gli altri)

«Nella guerra tra fanatismo e nichilismo sono i più deboli a cadere come birilli»3. La minaccia del Virus ci ha livellati tutti quanti allo stesso modo ed è un’opportunità per smettere di farci la pelle a vicenda con i nostri giudizi: approfittiamone per avvicinarci ed esserci per gli altri e ritrovare un po’ di rispetto reciproco.
 

4. Rispetta le regole

La situazione corrente ci mette alla prova con le regole istituite apposta per fare fronte all’emergenza. Le regole servono e Wittgenstein e Benjamin, ci ricordano perché: senza le regole non potrebbe essere scritta nemmeno una frase ed esse esprimono un’etica che è nostro compito comprendere. È pur vero che tendiamo sempre a infrangere le regole quando le riteniamo stupide, ma nel caso rammentate bene il giuramento di Ippocrate: assicuratevi bene, con sincerità, di non nuocere a nessuno.
 

5. Trova la tua valvola di sfogo

Scoprire se stessi significa capire come stare meglio: gli stessi maestri Zen hanno ammesso la necessità di allentare le briglie alle proprie passioni. Non che questo legittimi comportamenti estremi né tantomeno rappresenta l’apice del percorso spirituale, ma a volte è importante sfogarsi per trovare il proprio equilibrio.
 

6. Fai le cose perché desideri farle, non perché tu debba

Seneca scriveva: «Non sono sfaccendati quelli i cui piaceri costano molta fatica»4: è sfaccendato solo colui che si dedica alla saggezza e alla cura di se stesso. Non c’è niente di male a dedicarci pigramente alla stimolazione piacevole dei nostri sensi: la pigrizia, infatti, è qualcosa di attivo e assolutamente non scontato. La pigrizia è intima.
 

7. Sii per te stesso

Cerca il tuo Io interiore ed esteriore: non dare per scontato ciò che sei solo perché un’assurda serie di abitudini giornaliere ti ha modellato. Quando cambia il contesto cambiamo anche noi e tornano a galla tutta una serie di sfumature che prima avevamo seppellito sotto le priorità quotidiane.
 

8. Rilassati mentre gli altri si stressano

Studi scientifici affermano che l’umore è assai più contagioso di ogni virus: è difficile preservare il proprio benessere quando ci sono persone, là fuori, che in qualche modo turbano il tuo stato di quiete. Ritagliatevi il vostro spazio per calmarvi e tornate ad essere ‘centri di positività permanente’… per voi e gli altri.
 

9. Coltiva la buona comunicazione

Il mondo di oggi si rivolge a noi con tecniche di comunicazione negative tentando di turbarci, confonderci o, peggio, ingannarci. Ritroviamo invece il dialogo, riscopriamo la comunicazione perduta basata sull’ascolto
empatico e il ragionamento. Inoltre la relazione con gli altri è lo specchio della relazione con noi stessi.
 

10. Mantieni la tua mente flessibile

Non esiste una vera “pillola per la felicità”: al contrario, la serenità va perseguita giorno dopo giorno e i suoi acerrimi nemici sono la rigidità e l’ansia. Non a caso, il monaco buddhista Takuan Soho scriveva: «L’effetto dell’apprensione sulla mente è quello di privarla della sua libertà».

 

Matteo Astolfi

 

NOTE:

1. Orazio, Le Odi, I , 1
2. Cicerone, De Officiis III, 1
3. O. Benjamin, D. Eutsey, Il vangelo secondo Lebowsky, p. 71
4. Seneca, De Brevitate vitae, libro XII

[Photo credits Suheyl Burak su unsplash.com]

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L’otium ai tempi della quarantena aprile 9th, 2020Matteo Astolfi
20 Set 2018
Sticky Post By Silvia Pennisi Posted in Articoli Recenti, Bioeticamente, Relazioni Permalink

Curare non significa solo guarire. Nasce la “Carta dei diritti del bambino inguaribile”

Sticky Post By Silvia Pennisi On 20 settembre 2018

Gli sviluppi e gli avanzamenti della medicina avvenuti negli ultimi decenni hanno reso diagnosticabili e guaribili numerose malattie, ma parallelamente hanno contribuito a tramutare patologie acute in croniche. Inoltre, si è assistito all’aumento di stati patologici riconducibili a cause di tipo ambientale, nonché a stili di vita e di comportamento erronei che sono diventati fonte di traumatismi da incidente, malattie metaboliche e cardiocircolatorie, malattie psicosociali.

Questo cambio di prospettiva ha reso necessaria l’introduzione in medicina del concetto di curabilità nel senso più ampio del termine, ovvero, come alternativa alla guarigione laddove non è possibile curare in senso strettamente medico-clinico.

Ed è proprio dal  principio per il quale curare non significa solo guarire che nasce “La Carta dei Diritti del Bambino Inguaribile”.

Il documento, elaborato nel maggio 2018 presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, è un decalogo stilato per garantire cure equanimi a tutti i bambini le cui condizioni di salute sono particolarmente gravi e croniche o che si trovano nelle fasi terminali della vita.

Questa Carta nasce, non a caso, dopo le recenti e complesse vicende avvenute in Gran Bretagna che hanno avuto come protagonisti due bambini e i loro genitori: Charlie Gard affetto da una sindrome da deplezione del DNA mitocondriale e Alfie Evans affetto da una patologia neurodegenerativa rara sconosciuta. In entrambi i casi si è accesa una controversia giudiziaria che ha avuto come protagonisti da un lato i genitori dei bambini e dall’altro i medici della struttura ospedaliera che li aveva in cura. In entrambi i casi è stata svilita l’importanza dell’alleanza terapeutica tra famiglia e medici che prevederebbe una piena compartecipazione nel percorso di cura, condivisione e collaborazione nelle decisioni da prendere e da attuare.

Alla base del decalogo, c’è il primo articolo che dichiara il diritto del bambino e della sua famiglia alla migliore relazione con il medico e il personale sanitario: la comunicazione ed il consenso informato rappresentano i valori imprescindibili sui quali si fonda il processo di cura.

Il secondo articolo sancisce il diritto all’educazione sanitaria per il bambino e per i suoi familiari: è solo attraverso la piena comprensione della patologia e del trattamento ad essa riservato che può prendere avvio una reale partecipazione al percorso terapeutico di tutte le parti in esso coinvolte.

Strutture sanitarie ed equipe medica devono garantire il diritto del bambino e della sua famiglia di richiedere e ottenere un secondo consulto clinico, come spiega l’articolo 3 della Carta: «un approfondimento o un’opinione medica aggiuntiva da parte di sanitari e strutture con comprovate competenze su una diagnosi ricevuta o un trattamento prescritto».

Al piccolo paziente deve essere garantito il massimo livello di cure e di assistenza per assicurarne le migliori possibilità di sopravvivenza. Il bambino e la sua famiglia, hanno quindi il diritto ai migliori approfondimenti diagnostici (articolo 4), che si traduce nel «diritto a essere indirizzati e a consultare le strutture che abbiano maggiore esperienza e qualificazione, anche in ambito extranazionale».

Nel suo quinto articolo il decalogo stabilisce il diritto del bambino di accedere alle migliori cure sperimentali «approvate da Comitati Etici che si avvalgano di specifiche competenze pediatriche, nell’ambito di studi condotti secondo le Linee Guida per la Buona Pratica Clinica recepite dalla Legislazione europea, e condotti nell’ambito di rigorose procedure scientifiche basate sulle migliori evidenze derivate dalla letteratura internazionale».

Il punto più controverso nei casi di Charlie Gard e Alfie Evans è stata la decisione delle strutture sanitarie di riferimento, confermate a livello giudiziario, di non autorizzare il trasferimento dei bambini in altre strutture e Paesi sopprimendo così la volontà dei genitori; ecco che l’articolo 6 della Carta affronta proprio tale questione. In particolare si afferma il diritto della famiglia «alla scelta di un medico, di un’equipe medica e di una struttura sanitaria di propria fiducia, anche trasferendosi in Paese diverso dal proprio» deve essere rispettato dall’ospedale in cui il bambino è ricoverato.

L’articolo 7 del decalogo prevede il diritto del bambino alla continuità delle cure e delle cure palliative quindi ad un adeguato trattamento del dolore e ad un adeguato sostegno psicologico.

Se la Carta è stata stilata proprio per tutelare i diritti del bambino inguaribile ecco che viene ribadito il concetto secondo il quale curare non significa solo guarire. L’articolo 8 conferma, infatti, il diritto del bambino al rispetto della sua persona anche nella fase finale della vita, garantendo trattamenti di sostegno (medico, psicologico, sociale e spirituale) adeguati e proporzionati alla condizione astenendosi da ogni irragionevole somministrazione di trattamenti. Allo stesso tempo viene sottolineato che «il mantenimento del legame affettivo tra genitori e figlio è parte integrante del processo di cura. Curando i bambini si cura l’intero nucleo familiare».

L’articolo successivo, il numero 9 richiama proprio l’attenzione al vissuto del bambino malato e della sua famiglia attraverso un appropriato accompagnamento psicologico e spirituale.

Infine, l’articolo 10 stabilisce il diritto del bambino e della sua famiglia, alla partecipazione nelle attività di cura, ricerca e accoglienza.

Se è vero che la medicina non è in grado di garantire la guarigione a tutti i bambini, allo stesso tempo e paradossalmente è vero che anche l’inguaribilità può essere curabile perché curare non significa solo eliminare la patologia: il prendersi cura in qualche modo trascende l’obiettivo della guarigione.

 

Silvia Pennisi

 

[Photo credits: Janko Ferlič via Unsplash.com]

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Curare non significa solo guarire. Nasce la “Carta dei diritti del bambino inguaribile” settembre 20th, 2018Silvia Pennisi
26 Apr 2017
Sticky Post By Tommaso Meo Posted in Articoli Recenti, Attualità Permalink

Il decalogo di Facebook contro le fake news: utili consigli o dannosa foglia di fico?

Sticky Post By Tommaso Meo On 26 aprile 2017

Suo malgrado Mark Zuckerberg nella palude della post verità, della disinformazione e delle fake news, ci si trova con entrambi i piedi. Facebook da un po’ di tempo a questa parte è accusato della circolazione e soprattutto della proliferazione delle bufale sulle bacheche di mezzo mondo. In realtà la questione delle cosiddette fake news (ma è vero che sono solo notizie false e non notizie non vere ma verosimili?) interessa tutto l’internet, oltre che il mondo di chi le notizie dovrebbe darle, ovvero il giornalismo. Da qui l’importanza per gli addetti dell’informazione di scovare, quasi in tempo reale, le notizie fasulle e smentirle. Non è facile, ma si può e si deve fare e la voglia c’è a giudicare dal numero di associazioni, siti e campagne di fact checkers (controllori di fatti testualmente) neonate.

Questo succede da una parte della barricata: la resistenza delle persone fisiche o al massimo delle categorie. Dall’altra però, che è la parte di chi i servizi e le infrastrutture per operare in rete le fornisce (e sono veramente poche persone, ahi noi!) fino a poco tempo fa c’era solo silenzio. Dopo l’elezione di Donald Trump e le successive critiche al social network di Zuckerberg, reo secondo alcuni di aver spostato molti voti a favore del tycoon non eliminando le bufale che varie pagine facevano circolare, il Ceo finalmente è sceso in campo. Zuckerberg ha scritto un post (eh sì la comunicazione istituzionale ormai si fa così, bando alla nostalgia) in cui rifiutava le critiche più accese, e essere sostanzialmente una della cause della vittoria di Trump, ammettendo però che le notizie false sono un problema, sebbene Facebook non sia un media editor e che quindi in generale ognuno di noi è per lo più responsabile di ciò che vede in bacheca a causa delle sue connessione. Il problema c’è, è reale,e noi possiamo migliorarci, ammette in soldoni Zuck.

Ad oggi qualcosa si sta muovendo. Come aveva annunciato a ottobre, Google a inizio aprile ha lanciato il servizio di news verificate, sia su Google News che sul motore di ricerca. In pratica consiste in un’etichetta in calce alle notizie che sono state verificate, rimandando alla fonte. Sul versante Facebook, negli stessi giorni, la novità è stata invece la pubblicazione di un decalogo di regole per aiutare gli utenti a riconoscere una notizia non vera quando ne incontrano una. Eccole qui:

1. Non ti fidare dei titoli: le notizie false spesso hanno titoli altisonanti scritti tutti in maiuscolo e con ampio uso di punti esclamativi. Se le affermazioni contenute in un titolo ti sembrano esagerate, probabilmente sono false.

2. Guarda bene l’URL: un URL fasullo o molto simile a quello di una fonte attendibile potrebbe indicare che la notizia è falsa. Molti siti di notizie false si fingono siti autentici effettuando cambiamenti minimi agli URL di questi siti. Puoi accedere al sito per confrontare l’URL con quello della forma attendibile.

3. Fai ricerche sulla fonte: assicurati che la notizia sia scritta da una fonte di cui ti fidi e che ha la reputazione di essere attendibile. Se la notizia proviene da un’organizzazione che non conosci, controlla la sezione “Informazioni” della sua Pagina per scoprire di più. 

4. Fai attenzione alla formattazione: su molti siti di notizie false, l’impaginazione è strana o il testo contiene errori di battitura. Se vedi che ha queste caratteristiche, leggi la notizia con prudenza.

5. Fai attenzione alle foto: le notizie false spesso contengono immagini e video ritoccati. A volte le immagini potrebbero essere autentiche, ma prese fuori contesto. Puoi fare una ricerca dell’immagine o della foto per verificarne l’origine.

6. Controlla le date: le date degli avvenimenti contenuti nelle notizie false potrebbero essere errate e la loro cronologia potrebbe non avere senso.

7. Verifica le testimonianze: controlla le fonti dell’autore per assicurarti che siano attendibili. La mancanza di prove o il riferimento a esperti di cui non viene fatto il nome potrebbe indicare che la notizia è falsa.

8. Controlla se le altre fonti hanno riportato la stessa notizia: se gli stessi avvenimenti non vengono riportati da nessun’altra fonte, la notizia potrebbe essere falsa. Se la notizia viene proposta da fonti che ritieni attendibili, è più probabile che sia vera.

9. La notizia potrebbe essere uno scherzo: a volte può essere difficile distinguere le notizie false da quelle satiriche o scritte per divertire. Controlla se la fonte è nota per le sue parodie e se i dettagli e il tono della notizia ne rilevano lo scopo umoristico.

10. Alcune notizie sono intenzionalmente false: usa le tue capacità critiche quando leggi le notizie online e condividile solo se non hai dubbi sulla loro veridicità.

 

Facebook ha anche fatto capire che questo è un primo passo e che quindi presumibilmente le iniziative e gli strumenti per ripulire le bacheche dalle news fasulle si moltiplicheranno nei prossimi mesi. Ma intanto cosa si può dire delle dieci regole di Zuckerberg? Che non sono regole in primo luogo, ma consigli per individuare se una notizia “puzza” di bufala o no. Sembrerebbe quindi che il social voglia dare una metodologia a ogni utente, invitandolo a porsi delle domande quando un post di notizie gli appare davanti. Giusto porsi delle domande, tutti d’accordo, ma dopodiché scattano i problemi.

Innanzitutto parlano dei contenitori e non dei contenuti. Invitano cioè a concentrarsi sulla veste grafica della notizia. Controllare l’URL (fattoquotidaino.it invece di fattoquotidiano.it per esempio), verificare data e cercare tramite ricerca inversa di immagini se queste sono reali o meno. Tutte cose giuste ma che da un lato, come dice il blog Valigia Blu (attento a fake news e debunking), sono fatte di solito da chi maneggia gli strumenti dell’informazione e ha una buona conoscenza media di internet. Per non parlare del fatto che l’URL non è propriamente messo in risalto in un post su Facebook. Dall’altro sono comunque semplicistiche − fare caso a macro errori o titolazioni esagerate ecc − proprie di un tipo di bufale che ormai si sta sempre più aggiornando e perfezionando. Oltretutto un altro problema è che questa guida non tiene conto delle opinioni o delle notizie non fasulle ma tendenziose.

Proprio Valigia Blu spiegando e criticando le linee guida di Facebook cita un esperto e propone una controguida che come principio generale invita ad arrivare al cuore della notizia servendosi dei metodi di internet. Si consiglia quindi di verificare se la notizia sia già stata verificata (calembour voluto), per esempio andando su uno dei vari siti di factchecking, risalire direttamente alla fonte per valutarne l’attendibilità e leggere altri articoli a riguardo, per controllare l’autorevolezza. Se ci si perde ricominciare da capo.

Detto questo, in poche parole i consigli del social network sono se non dannosi poco utili in un contesto sempre più complicato e per bufale più studiate e raffinate. Pur sempre un inizio, penserà qualcuno. Mi fido anch’io, ma Zuck, puoi fare di più (e lo possiamo fare tutti nel nostro piccolo).

Tommaso Meo

[Immagine tratta da Google Immagini]

 

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Il decalogo di Facebook contro le fake news: utili consigli o dannosa foglia di fico? dicembre 26th, 2017Tommaso Meo
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