Tra identità virtuale e digitale: un soggetto fluido

Nell’era della grande rivoluzione digitale e della pervasività delle diverse tecnologia, l’uomo ha modificato non solo la percezione della realtà in cui vive ma anche l’essenza stessa di ciò che lo caratterizza: la proprio identità. Identità che viene riscritta davanti ad uno schermo di un computer, riposizionata nella fitta rete di relazioni virtuali e soggetta costantemente al grande divenire delle dinamiche del web.
Internet è diventato il luogo per eccellenza della nostra immaginazione, luogo in cui molteplici realtà parallele si intrecciano e dove la nostra identità perde la proprio fisicità per acquistare fluidità.
Se per Charles Taylor, filosofo canadese il cui pensiero si è concentrato in particolare sulla genealogia del ‘sé moderno’, l’identità dovrebbe indicare “la visione che una persona ha di quello che è, delle proprie caratteristiche fondamentali, che la definiscono come essere umano” e soprattutto denoterebbe “un’esperienza individuale che non può mai essere completamente scissa da quella sociale”, dobbiamo ammettere una nuova forma di socialità: quella digitale.
Parlare di identità digitale e identità virtuale sono due cose completamente diverse e molto spesso si usa l’una per indicare l’altra; possiamo intende l’identità virtuale come quell’identità potenziale, possibile e immaginaria che però non ha manifestazione concreta, mentre l’identità digitale è il risultato delle informazioni e risorse concesse da un sistema informativo, in poche parole è l’identità che un utente delle rete determina utilizzando siti internet e social network.
Chiaramente con il diffondersi dei social network è avvenuta una vera e propria rivoluzione dell’identità online, rendendo predominante quella digitale su quella virtuale.
Un’identità che ora può essere confermata o smentita da un vasto pubblico, con un semplice like o con un commento; un’identità che risulta allo stesso tempo pubblica e privata, esposta e nascosta insieme, reale ma anche finta, dove i soggetti possono scegliere diversi modi con i quali esprimersi e interagire con altri soggetti.

Se accettiamo l’idea che l’identità non sia qualcosa di dato per sempre ma un processo, ecco che le nuove configurazioni sociali ci spingono a dover definire con nuovi strumenti e nuove visioni quel che noi siamo e sentiamo di essere1 .

Queste identità, nate dall’interazione uomo-macchina danno vita ad un nuovo soggetto la cui essenza ora si manifesta frammentata e molto più complessa. Questo ‘soggetto virtuale’ appare disseminato nella rete, capace anche di non distinguere più la realtà dalla virtualità, mosso dal forte desiderio di poter diventar altro da Sé.
Questo diventare qualcos’altro diventa possibile proprio nelle fitta rete del Web: il soggetto ha la possibilità di poter sperimentare un se stesso diverso, di poter relazionarsi in modo diverso e quindi allontanarsi più che mai dalla realtà alla quale è legato.
È veramente possibile abbandonare il nostro legame con la realtà? O nonostante questa gratificazione nel diventar altro rimaniamo comunque legati all’identità reale di partenza?
Una cosa è chiara: i computer e il web consentono una libertà smisurata, con le loro infinite possibilità di mutamento, manipolazione, ricomposizione e adattamento; consentono all’utente di essere allo stesso tempo unico ma anche molteplice. Ciò che è importante è l’esser consapevoli dell’utilizzo che facciamo della rete e dei social network, saper trovare la giusta misura tra il digitale e la realtà.

Viviamo nei cervelli l’uno dell’altro, come voci, immagini, parole sullo schermo. (…) Siamo personalità multiple e ci comprendiamo a vicenda2.

Elena Casagrande
NOTE:
1 cit. E. Petrassi, Bentrovati. Nel cyberspazio!.
2 Cit. da S. Turkle, La vita sullo schermo. Nuove identità e relazioni sociali
nell’epoca di Internet
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