Come stai? Bene! (sbagliato)

Come stai?

A volte dietro questa semplice domanda si nascondono le risposte più impensate, anche dalle persone che crediamo di conoscere bene. Spesso quelle risposte vengono bloccate, represse, ingoiate e rimangono dentro come macigni, mentre la nostra bocca pronuncia un flebile “bene grazie”.

L’apparenza a cui siamo costretti il più delle volte è un’abitudine deleteria, un’usanza che ci uccide dentro per dare dimostrazione della nostra perfezione all’esterno.

Perché siamo costretti a mentire, a fingere benessere, a pensare che tutto stia filando liscio? Per paura, per bisogno e necessità. Per gli altri. Si mente pensando all’altro, a chi potrebbe soffrire del tuo malessere, a chi potrebbe sì consolarti ma non aiutarti.

Eppure tutto poi viene fuori, in un modo o in un altro.

Occhi acuti, sguardi attenti e orecchie in ascolto percepiscono ogni minimo cambiamento, ogni espressione diversa e piano piano ti inducono ad estrarre dal petto quel macigno, senza che tu debba necessariamente dare spiegazioni.

La mente in queste situazioni è assolutamente assuefatta, percorre imperterrita la sua strada, ascolta le parole altrui ma le sente da lontano, come una eco, a volte fastidiosa, altre confortante, ma comunque inutile ad interrompere la sua corsa.

Quale corsa poi?

Un percorso ardito verso il nulla, verso qualcosa che si prospetta già determinato, finito, senza uscita eppure una strada che ti rapisce e ti inghiotte come un vortice senza darti il tempo nemmeno di respirare.

Arriva poi un giorno, quando la mente si ritrova sotto acqua, in apnea da troppo tempo, e, anche se lei continuerebbe lo stesso in tali condizioni, il fisico dice basta! e inizia a mandare segnali di malessere, quello stato che la mente aveva represso, vivendo di mezze felicità, di attimi di gioia e di gabbie costruite ad hoc.

E quella domanda ‘come stai?’ inizi a fartela tu. Sì, inizi finalmente a parlare con te stesso, a cercare chi sei o chi sei diventato e perché sei diventato così. Le risposte ovviamente non arrivano perché la mente continua a mentire e a non ascoltare il corpo.

E perché mente?

Perché vuole vivere!

Perché nonostante il dolore, la sofferenza che si possono provare in determinate situazioni, la mente si sente viva!

Il dolore non è qualcosa che va bypassato o da cui occorre scappare, il dolore è qualcosa che va attraversato, vissuto fino in fondo, perché no anche subìto per poterlo conoscere e per dire, una volta superato, di avercela fatta veramente, senza più la paura di ricadere nello stesso tunnel.

A volte la vita ti permette di avere queste esperienze che all’inizio sembrano casuali, capitate per chissà quale motivo, solo alla fine delle stesse ti rendi conto che niente è per caso e che erano le ennesime prove per conoscere di più se stessi.

Dire per ogni cosa “a me non capiterà mai” è sbagliato. Può capitare tutto a tutti ma questo non vuol dire essere persone cattive, false, amorali.

La nostra vita ha bisogno di scosse di amoralità, di finzione e di sorpresa per aiutarci a capire i nostri limiti, le nostre debolezze, le nostre mancanze o le nostre necessità, altrimenti se tutto filasse sempre liscio non potremmo mai capire cosa vogliamo veramente dalla vita, perché saremmo adagiati ad una routine in cui tutto scorre come sempre.

Ora la routine a me fa paura, come mi fanno paura il mare calmo o il cielo sereno. Sono tutti momenti di apparente stasi in cui tutto può succedere all’improvviso. La vita che ti sorprende ogni giorno, il mare mosso o il cielo tempestoso ti turbano sicuramente perché non danno certezze, però ti mettono alla prova, ti sfidano, minando le tue certezze, mettendo alla prova la tua coerenza, cercando di farti guardare dentro per trovare la forza che nella routine non hai bisogno di manifestare.

Recentemente, la scrittrice di Harry Potter, J.K.Rowling, durante il discorso ai laureandi di Harvard ha speso bellissime parole per il concetto del “fallimento”:

Fallire ha voluto dire spogliarsi dell’inessenziale. Ho smesso di fingere di essere qualcos’altro se non me stessa e ho iniziato a indirizzare tutte le mie energie verso la conclusione dell’unico lavoro che per me aveva importanza. Non mi occupavo davvero di nient’altro, se non trovare la determinazione nel riuscire in un campo a cui credevo di appartenere veramente. Ero finalmente libera perché la mia più grande paura si era davvero avverata, ed ero ancora viva […]

Una certa dose di fallimento nella vita è inevitabile. È impossibile vivere senza fallire in qualcosa, a meno che non viviate in modo così prudente da non vivere del tutto – in quel caso, avrete fallito in partenza.

Fallire mi ha dato una sicurezza interiore che mai avevo raggiunto superando gli esami. Fallendo ho imparato cose su me stessa che non avrei mai imparato in un altro modo. Ho scoperto che ho una volontà forte, e più disciplina di quanto avessi pensato; ho anche scoperto che avevo amici veramente inestimabili.

Il sapere che vi rialzate più saggi e più forti dalle cadute significa che sarete, da allora in poi, sicuri nella vostra capacità di sopravvivere.

Non conoscerete mai voi stessi, e la forza dei vostri legami, fino a quando entrambi non saranno provati dalle avversità.

Una tale conoscenza è un vero dono, per tutto ciò che avrete vinto nella sofferenza, e per me ha più valore di ogni altra qualifica abbia mai guadagnato.

Il fallimento come il dolore, come il senso di colpa o il senso di assenza e mancanza, sono occasioni!

Occasioni per liberare noi stessi dalle gabbie mentali in cui ci ostiniamo a vivere.

Occasioni per sentirci liberi di dimostrare chi siamo senza vergognarci.

Occasioni per urlare agli altri che sì, nemmeno noi siamo perfetti!

Una volta raggiunta la consapevolezza del fallimento come occasione, ci saremo davvero rialzati più forti di prima e avremmo capito la forza di noi stessi che prima era celata dentro di noi.

Stay hungry

Stay foolish

è un frase ormai anche troppo utilizzata, eppure è un motto che deve far parte della nostra vita sempre e comunque.

Essere affamati, avere voglia di prendere a morsi la vita, qualunque cosa essa ti presenti davanti è lo spirito che ti permette di affrontare le avversità.

Essere folli è andare incontro all’imperfezione, abbandonando la strada del consueto, del banale e del finto perfetto, perché solo nella follia assapori veramente il gusto della vita, dolce o amaro che sia, e solo la follia ti concede il lusso di osare, sbagliare e ricominciare.

L’abitudine spesso sbiadisce i colori

Ravviviamoli perdendo, ogni tanto, l’equilibrio.

Valeria Genova

[Immagine tratta da Google]