Eros e Thanatos: da Leopardi a Freud, da rue Jules Verne a Chesil Beach

«Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte/ ingenerò la sorte»: si apre così – dopo l’epigrafe menandrea ‒ la seconda canzone leopardiana del Ciclo di Aspasia, intitolata appunto Amore e Morte. Doni divini, l’amore e la morte sono indissolubilmente legati perché l’esperienza dell’uno porta di fatto a desiderare l’altra. Per il poeta recanatese, l’incanto dell’amore eleva l’animo di chi lo prova potenziandone le facoltà e la consapevolezza per scontrarsi però, ancora più duramente del consueto, con la desolazione della realtà fino a disprezzare il mondo e a desiderare di uscirne. La passione amorosa suscita infatti spavento nell’innamorato che presagisce l’inevitabile sofferenza dell’immensità di un desiderio che non potrà mai essere totalmente appagabile.

«Forse gli occhi spaura
allor questo deserto: a sé la terra
forse il mortale inabitabil fatta
vede omai senza quella
nova, sola, infinita
felicità che il suo pensier figura:
ma per cagion di lei grave procella
presentendo in suo cor, brama quiete,
brama raccorsi in porto
dinanzi al fier disio,
che già, rugghiando, intorno intorno oscura»

Questa idea non è da interpretare in una riduttiva chiave biografica ma da ricondursi all’ambito della leopardiana teoria del piacere: il desiderio non rimane inappagato perché l’amore non è corrisposto ma perché, anche se lo fosse, il valore dell’amata si rivelerebbe inferiore all’immensità del sentimento dell’innamorato che trova quindi nella morte un foscoliano porto di quiete e un modo per sottrarre il proprio sentimento assoluto e infinito alla disillusione e alla caducità eternizzandolo.

I medesimi poli, Eros e Thanatos, vengono ripresi in chiave psicanalitica, formulati in termini di pulsione di vita e pulsione di morte, da Freud nel saggio Al di là del principio di piacere (1920). Si tratta di un dualistico conflitto psicologico – erede dei due principi cardine empedoclei, Filìa e Neikòs – tra la tendenza biologica e psichica aggregativa e quella distruttiva. Dualistico è in generale il sistema freudiano imperniato su una dialettica, se si vuole analoga a quella leopardiana, tra il principio di piacere, che domina le pulsioni, e il principio di realtà, che governa le rappresentazioni di ciò che è reale anche se non piacevole. Nel saggio Disagio della civiltà (1929) Freud estende tale dinamica al livello sociale partendo dalla constatazione dei limiti che la società impone all’uomo nel raggiungimento della felicità indirizzandone le pulsioni libidiche anche in modo inoffensivo, attraverso ad esempio la scienza e l’arte. L’uomo è quindi aggressivo per natura e la società, una sorta di Super-Io di massa («Ciò che iniziò con il padre si compie nella massa»), impedisce di sfogare l’aggressività generando nell’individuo frustrazione e senso di colpa.

Amore, morte e figura paterna sono l’asse portante della pellicola più discussa di Bernardo Bertolucci, additata dai benpensanti e forse sopravvalutata dalla critica – persino in occasione della sua morte, il 26 novembre dello scorso anno ‒ Ultimo tango a Parigi (1972), dove Paul viene ucciso, in un epilogo tragico e romantico, da Jeanne con la pistola del padre di lei e dopo aver indossato il chepì di quest’ultimo.

Fare l’amore è per entrambi ricerca della propria identità: nell’appartamento di rue Jules Verne, dove spinti da motivi diversi – Paul per tentare di sottrarsi a una vertigine di morte ritrovando se stesso nella dissacrazione e nella violenza e Jeanne per vivere un’avventura come le altre, forse più eccitante e più strana – si incontrano senza sapere il nome l’uno dell’altro, emergono a brandelli le loro esperienze precedenti.

Funzionali nel delineare il percorso cognitivo dei protagonisti i luoghi. Paul compie il proprio specifico itinerario tra due esterni ‒ la strada lungo cui cammina all’inizio e il balcone su cui muore alla fine – passando attraverso esperienze di chiuso: la sua è quindi una conquista dello spazio, la propria risalita all’aperto, dove si aspetta la vita ma trova la morte proprio per aver confuso i luoghi, per voler vedere Jeanne fuori dall’appartamento di rue Jules Verne, per voler affermare la propria presenza anche dove non accettato. A Jeanne invece è negata l’esperienza di un esterno totale, il suo cammino si svolge nelle zone di ambivalenza (il set del fidanzato, la casa materna) e l’appartamento di rue Jules Verne non è per lei condizione di risalita ma zona franca e circoscritta e alla fine rimane al di qua della porta a vetri del balcone, dentro casa sua.

La morte si insinua parallela all’amore già nei titoli di testa con i quadri di Francis Bacon Vita in decomposizione ed è soprattutto Paul che vive questi indizi di morte: il suo albergo è dominato dalla presenza della moglie appena suicidatasi, l’appartamento di rue Jules Verne è forse per lui metafora della tomba, i ballerini sono truccati come una maschera funeraria. Ultimo tango a Parigi si configura quindi come uno psicodramma che attua quella regressione freudiana allo stadio biologico, ricercata dai protagonisti, come metafora di violenza e di morte: si pensi allo scherzo atroce del topo che Paul fa trovare nel letto a Jeanne e alle atroci parole di insulto con cui Paul accompagna la propria sodomizzazione.

Amore, morte, figura paterna e tabù sociali si intrecciano anche nel dramma sentimentale di Dominic Cook, On Chesil Beach (2018), tratto dall’omonimo romanzo (2007) di Ian McEwan ‒ che ne è lo sceneggiatore. Inghilterra, 1962 ‒ un anno prima della Beatlemania, con l’uscita dell’album Please, Please, Me, e della rivoluzione sessuale – e la prima notte di nozze tra Florence, violinista eterea, ricca e all’antica, e Edward, neolaureato con lode in Storia, della provincia inglese, rude e aggressivo. Soli, vergini, in un hotel della costa, arenati sulla spiaggia di ciottoli di Chesil Beach nonostante la complicità e un corteggiamento bucolico, impacciati, imbarazzati, tra zip che si incastrano, scarpe che non si sfilano, mani che danno solletico e non piacere, goffi e inibiti, prigionieri dell’educazione rigida e delle convenzioni sociali. Attraverso una lunga serie di flashback che rallenta la tragica prima volta e carica l’atmosfera di tensione (non certo erotica), lo spettatore coglie gli indizi che contribuiranno a separare irreversibilmente i due innamorati: la madre di Edward in seguito a un incidente è affetta da disturbi mentali e Florence ha subito la collera e gli abusi del padre. Irrigiditi dal timore di fare un passo falso, angosciati dai ricordi, la prima notte d’amore è disgustosa e umiliante soprattutto per Florence, che nonostante sia bollata da Edward come “frigida” tenta un ultimo gesto di riconciliazione, atteso invano, negato per orgoglio e che sigillerà il loro destino.

All my loving darling, I’ll be true

 

Rossella Farnese

 

[Photo credits unsplash.com]

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Film selezionati per voi: giugno 2017!

A giugno inizia l’estate ed i cinema all’aperto: se volete organizzarne uno con i vostri amici o con i vostri parenti, noi abbiamo qualche bella proposta per voi. E se invece volete affidarvi ai cinema, magari con l’aria condizionata, abbiamo selezionato quelli che per noi sono i migliori film in uscita per questo mese.
Buona lettura!

 

FILM IN USCITA

i-figli-della-notteI figli della notte − Andrea De Sica
Uscirà in appena 40 sale in tutta Italia il convincente esordio alla regia di Andrea De Sica, nipote del leggendario Vittorio. Un vero peccato per un film che avrebbe meritato di sicuro una distribuzione più ampia e diffusa. La trama racconta le vite di un gruppo di giovanissimi ragazzi di buona famiglia, confinati in un’inospitale accademia arroccata sulle Alpi per ricevere un’educazione ferrea che li trasformi nella classe dirigente del futuro. Inutile dire che due di loro si ribelleranno al sistema e cercheranno di evadere dall’incubo che li attanaglia. Un po’ Attimo fuggente un po’ Solitudine dei numeri primi, il film è una delle opere prime più convincenti di questa stagione. USCITA PREVISTA: 1 GIUGNO 2017.

 
sieranevada_La chiave di SophiaSieranevada − Cristi Puiu
Non lasciatevi trarre in inganno dal titolo: l’ultima opera del regista Cristi Puiu è un originalissimo affresco della Romania contemporanea, raccontata attraverso lo sguardo di una chiassosa famiglia locale, riunita in un modesto appartamentino di Bucarest per un’indimenticabile cerimonia funebre. Tre ore di dialoghi serrati e attualissimi, ambientati a settantadue ore di distanza dall’attentato contro la redazione di Charlie Hebdo. Un ritratto di famiglia in interno costruito con una sceneggiatura impeccabile. Imperdibile per capire, da una nuova prospettiva, il presente in cui viviamo. USCITA PREVISTA: 8 GIUGNO 2017
civilta-perduta_La chiave di SophiaCiviltà perduta − James Gray
Tratto dal bestseller Z la città perduta di David Grann, il nuovo acclamatissimo film di James Gray racconta l’incredibile storia, basata su fatti realmente accaduti, di un esploratore chiamato Percy Fawcett che negli anni ’20 del Novecento scomparve nel cuore delle giungle amazzoniche per cercare il regno di El Dorado. Un’ossessione, alimentata dalla passione, che cambierà per sempre la vita dell’impavido avventuriero. Tra ambientazioni mozzafiato e un cast ricco di celebri attori (Robert Pattinson e Sienna Miller, per citarne due tra i tanti) il film si presenta come uno dei titoli più interessanti di questo mese. USCITA PREVISTA:22 GIUGNO 2017
 
 

UN DOCUMENTARIO

la-pazza-della-porta-accantoLa pazza della porta accanto − Antonietta De Lillo
Alda Merini racconta la propria vita, oscillando tra pubblico e privato, soffermandosi sui capitoli più significativi della sua esistenza in questo raffinato documentario dell’italiana Antonietta De Lillo. L’incontro, avvenuto nel 1995, è la testimonianza importantissima di un grandissimo pilastro della poesia italica. Per chi è già edotto sull’opera e soprattutto sulla biografia della Merini, inscindibile dall’opera stessa, c’è il privilegio di un’osservazione ravvicinatissima, nell’intimità di un’abitazione privata che, pur in quel poco che s’intravede, è già un altro personaggio e set affascinante. Chi non la conosce bene invece proverà comunque la curiosità di scoprirne il mistero profondo che l’ha trasformata in una figura immortale della nostra letteratura. Se l’argomento vi appassiona, da giugno potrete recuperare l’opera in dvd, distribuito dalla casa cinematografica Mariposa.

 

UN CLASSICO

imperatore La chiave di sophia L’ultimo imperatore – di Bernardo Bertolucci, 1987
Il prossimo 23 ottobre compirà 30 anni il capolavoro intramontabile di Benardo Bertolucci. Traendo spunto da Sono stato imperatore, l’autobiografia di Pu Yi (imperatore Quing della Cina) il film del regista italiano racconta una storia straordinaria, considerata ancora oggi una vera e propria pietra miliare della cinematografia mondiale. Vincitore di ben nove premi Oscar (record assoluto per un film italiano) e di nove David di Donatello, L’ultimo imperatore va ricordato per i suoi splendidi costumi, per le indimenticabili ambientazioni e per una sceneggiatura a dir poco impeccabile, capace di restituirci un protagonista piccolo ma titanico al tempo stesso. Fonte di ispirazione per tantissimi film e videoclip musicali degli anni successivi, il capolavoro di Bertolucci è un’opera che deve essere vista almeno una volta nella vita.

 

UN FILM D’ANIMAZIONE

nocedicocco la chiave di sophia Nocedicocco, il piccolo drago – di Nina Wels e Hubert Weiland
Basato sulla popolare serie di libri per bambini del tedesco Ingo Siegner, dedicata al draghetto sputafuoco più curioso che ci sia. Nocedicocco il piccolo drago è senza dubbio uno dei cartoni animati più originali in uscita al cinema questo mese. La storia parla di un cucciolo di drago che non riesce a spiccare il volo. Le ali graciline che spuntano dalla sua schiena sono ancora troppo acerbe per decollare e così Nocedicocco dovrà appellarsi a tutta la sua tenacia e all’aiuto dei suoi amici più cari per coronare il suo sogno ed entrare così nell’età adulta. Impreziosito da tematiche molto attuali come il bullismo, l’alimentazione vegetariana e la visione introspettiva del sé, questo cartone saprà divertire sia i più piccoli che i loro genitori. USCITA PREVISTA: 1 GIUGNO 2017

UNA SERIE TV

fargo_La chiave di SophiaFargo (Terza stagione) − Noah Hawley
Liberamente ispirata all’omonimo capolavoro del 1996 diretto dai fratelli Coen, la terza stagione della serie televisiva
Fargo raggiunge nel mese di giugno il suo apice narrativo. Dopo due stagioni antologiche, pensate cioè per narrare una storia ogni volta diversa, anche in questa nuova serie di episodi, ambientati in Minnesota nel 2010, tornano le tematiche cardine di un classico intramontabile (l’assurdità della violenza, l’importanza della tenacia, il valore della giustizia) impreziosite da una meravigliosa lotta fratricida messa in scena da un irriconoscibile Ewan McGregor. Straordinaria l’interpretazione di David Thewlis nei panni del terribile V.M. Varga. Dieci episodi di pura estasi televisiva attualmente in programma, in Italia, su Sky Atlantic. Non perdetela!

 

Per le nostre proposte mensili di lettura, invece, date un’occhiata a questo articolo.

Alvise Wollner

[Immagini tratte da Google Immagini]

 

 

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