Il nostro piccolo segreto

 

2014 – New York – ore 02.45

“Preferirei se ora tornassi a casa tua… non mi piace dormire in compagnia.” Si gira su un fianco per non far vedere il volto rigato di lacrime, si copre il corpo ancora nudo e chiude gli occhi. Vittoria se ne sta così, nel buio della stanza, trattenendo quasi il respiro, mentre ascolta paziente i movimenti dell’uomo che si riveste. Lo ascolta andare in bagno. Lo ascolta mettersi le scarpe. Lo ascolta mentre beve un sorso d’acqua dalla bottiglia lasciata sul comodino accanto al letto. Lo ascolta anche mentre le dà un bacio delicato sulla guancia sussurrandole un saluto. Lo ascolta chiudersi la porta alle spalle. Non resiste un solo minuto in più su quel letto, Vittoria. Rimasta finalmente sola va in bagno e lascia scorrere l’acqua della doccia, aspettando che il vapore inondi la stanza. Si ferma per un momento, lì, appoggiata sullo stipite della porta, tra la camera da letto e il bagno, ancora nuda, con lo sguardo perso. Il pensiero torna a Lui, come ogni volta. La camera ancora calda, umida, odora ancora dei loro corpi mischiati. Il suono di una sirena giù in strada la distoglie dai suoi pensieri. Si passa veloce una mano tra i suoi corti capelli corvini e, svelta, inizia a togliere le lenzuola. Quando il letto rimane spoglio, finalmente, si lascia andare in una lunga, depurante, doccia bollente.

Era sempre stato così, per Vittoria.

Sarebbe sempre stato così, per lei.

Anche dall’altra parte del mondo.

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Un orco in famiglia

Nel Marzo 2014 l’Agenzia Europea per i diritti fondamentali pubblica alcuni dati significativi riguardanti la violenza sulle donne.

In generale, il trentatré percento delle donne europee ha subìto violenza (sessuale, psicologica o fisica) almeno una volta nella vita.

Numericamente parlando, ciò vuol dire che una donna su tre ha subìto violenza nella propria vita.

Proviamo solo per un momento ad immaginare di passeggiare tra le vie delle nostre città ed a pensare che i volti di donne apparentemente felici, serene, senza preoccupazioni non siano altro che una maschera dietro alla quale si nasconde una sofferenza che non si può descrivere a parole. Sofferenza dovuta ad una violenza inflitta, nella maggior parte dei casi, da parte dei partner i quali dovrebbero essere le prime persone a donare affetto incondizionatamente senza pretendere nulla in cambio.

La situazione in Italia non è migliore rispetto al resto d’Europa; i dati italiani riportano numeri agghiaccianti: il ventisette percento delle donne dopo il quindicesimo anno di età e l’undici percento delle ragazzine prima dei quindici anni ha subìto violenze; su questo utlimo dato, in particolare, vorrei richiamare la vostra attenzione.

Ventuno milioni di donne europee ha subìto violenza in età inferiore ai quindici anni. Altro shock: in più della metà dei casi la violenza deriva da parenti e familiari.

“I genitori? Praticamente erano all’oscuro di tutto. Il padre sicuramente, mentre la madre, se pure possa aver intuito vagamente qualcosa, probabilmente ha preferito fare finta di nulla per non turbare l’equilibrio familiare“. Questo è quanto dichiara la Procura riguardo ad un caso di violenza a Piacenza.

La ragazzina vittima della violenza da parte dello zio aveva solo 12 anni. Il fratello di lei, dopo aver scoperto l’accaduto, ricattò la piccola costringendola con la forza a concedersi anche a lui dopo averla minacciata.

Facendo una piccola ricerca in internet, purtroppo, di casi come quello appena citato se ne trovano molti. Ma la vera domanda è: quante altre situazioni di questo genere sono presenti all’interno delle mura di casa nel nostro Paese? Quante storie di abusi e violenze si celano dietro ad un portone di casa?

Il silenzio può essere motivato da molti fattori: dalla minaccia, il poco coraggio, la vergogna, la paura. Proprio per questo è arrivato il momento di dare voce alle donne di qualsiasi età, religione, colore della pelle e nazionalità per denunciare ogni tipo di violenza.

“Casa è amore, non paura”, come ha scritto la mia collega Nicole due settimane fa, e dovrebbe essere così in qualsiasi posto del mondo.

Noi donne siamo state per troppo tempo in una posizione di sottomissione che ci costringeva a cadere nel vuoto senza poter urlare. Il silenzio tanto odiato e temuto alla fine restava l’unico vero conforto che ci rimaneva, ci abbracciava e non ci lasciava mai sole; da condizione di vita imposta si trasformava, quasi, in amico fidato su cui fare affidamento, la cui dipendenza era una stato cui era impossibile fuggire.

IO DICO BASTA!!!

Non possiamo chiuderci in una gabbia con il silenzio a farci da sbarre, non possiamo vivere aspettando la nostra ora di aria. Non si può vivere di immaginazione!

Vivere la vita in bilico ci porterà prima o poi a precipitare in un baratro senza fine, saltate!! Lo dovete ai vostri figli, alle vere persone che vi vogliono bene, ma soprattutto a voi stesse!

Qualsiasi donna merita una vita ricca di emozioni, felicità e soprattutto rispetto.

IO DICO BASTA…E TU?

Katia Maistro

[immagini tratte da Google Immagini]