E se fossimo alle porte di una rivoluzione evolutiva? In un futuro lontano (ma non troppo) sarà possibile “stampare” organi grazie a stampanti 3D dotate di “inchiostro” a base di cellule. Questi organi artificiali potranno poi essere trapiantati sostituendo le parti malate o danneggiate del nostro corpo: un ulteriore passo verso l’immortalità? Probabilmente sì. Il tempo sarà l’unica variabile in gioco nell’inesorabile progresso tecnologico che un giorno ci consentirà di replicare e sostituire qualunque parte del corpo. Persino il cervello un giorno sarà stampabile? Il cervello è stato definito “il pezzo di materia più complesso dell’universo” ma è pur sempre materia finita con determinate caratteristiche. Una volta studiate e mappate, si potranno replicare? Avremo interi corpi “di riserva” in grado di superare il naturale decadimento materiale e in cui ci potremo trasferire a nostro piacimento? Tutto è possibile anche se gli interrogativi si susseguono veloci: che cosa siamo noi e che cosa il nostro corpo? come faremo a trasferirci in un altro corpo? il mio bagaglio di conoscenze resterà intatto? E soprattutto: sarò ancora proprio io? Ma la vera domanda che questa prospettiva ci pone è: che cos’è la coscienza? Dove ha sede? E poi, è davvero “solo” materia ciò di cui siamo fatti? Per alcuni studiosi la risposta potrebbe essere affermativa, basti pensare a come ogni singola emozione può oggi essere spiegata in termini biologici come scambio di enzimi, ormoni, neurotrasmettitori, elettricità, et cetera.
Tutto è materia, persino un concetto come la felicità è una relazione chimica all’interno del nostro corpo. Tuttavia, la replicabilità dell’intero corpo umano ci fa pensare il contrario. Infatti, per quanto possa essere riprodotto esattamente il mio corpo, nulla farà in modo che il mio punto di vista si sdoppi. Vale a dire che l’altro corpo sarà sempre “altro” da me. Il cervello è la parte del nostro corpo in cui “risiediamo” più che in altre? Forse sì: trapiantare il cuore, ad esempio, non cambia chi siamo, mentre trapiantare un cervello probabilmente sì. E di conseguenza anche la ipotetica sostituzione di un cervello non lascerà il mio punto di vista intatto ma, se ipotizziamo che la sede della mia coscienza sia proprio il cervello (dove si troverebbe “diffusa” tra le varie aree cerebrali e ne emergerebbe quale combinazione di attivazioni, come alcuni recenti studi hanno suggerito), io mi spegnerò nel momento in cui il mio cervello sarà staccato da un corpo, e resterò legato ad esso. Ecco allora che, forzando il corso di questa fantasiosa ipotesi, forse un giorno troveremo il modo di trasferirci in un corpo nuovo di zecca semplicemente trapiantando il nostro cervello (dopo che avremo trovato anche il modo di conservarlo adeguatamente nel tempo), come fosse un pilota in una nuova automobile.
Questo potrebbe rivoluzionare quella che per millenni è stata la strategia dei geni, intenti a garantirsi nuovi corpi in cui essere ospitati («Noi siamo macchine da sopravvivenza ‐ robot semoventi programmati ciecamente per preservare quelle molecole egoiste note sotto il nome di geni» scriveva Richard Dawkins nel 1976), portando la teoria evolutiva ad una nuova dimensione, quella individuale appunto, superando quella propria della specie. Non più una lotta per la sopravvivenza di molecole all’interno di individui, non più una lotta tra individui per la sopravvivenza della specie, ma la prosecuzione dell’individuo stesso che abbia trovato il modo di superare i limiti naturali eternando ostinatamente se stesso attraverso nuovi supporti che superino il tempo.
Fabio Fornaroli
Fabio Fornaroli è laureato in filosofia e appassionato di tecnologia e neuroscienze. Lavora nell’ufficio stampa di una azienda di trasporti pubblici locali ed è autore del progetto musicale “La Finestra”.
[Immagine tratta da Google immagini]