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Rapporto Uomo-Natura: un difficile equilibrio

Il visibile e crescente degrado del nostro pianeta, la progressiva distruzione degli ecosistemi, quali ad esempio le foreste pluviali, la desertificazione, i cambiamenti climatici, l’uccisione indiscriminata e ingiustificata di animali (balene, elefanti, tigri, ecc.) ci impone una preoccupata riflessione sulle problematiche ambientali.

Su tali problematiche si possono sviluppare dei ragionamenti sulla base di due aspetti:

  • un’analisi tecnico-scientifica delle conseguenze, spesso devastanti, provocate dall’attività umana e delle possibili soluzioni tecniche e gestionali;
  • un approfondimento della portata dei principi etici e delle conseguenti elaborazioni culturali in rapporto con le politiche ambientali.

La problematica ambientale, nel corso degli ultimi anni, ha assunto un ruolo sempre più preminente sul modo di pensare, di percepire, e di giudicare le priorità sociali da parte della popolazione.

Nelle società democratiche questo approccio sta infatti condizionando inevitabilmente l’opinione dominante in base alla quale poi operano i decisori politici e la dirigenza dell’industria.

L’etica ambientale, con una sostanziale azione politica in campo economico, fa essenzialmente perno sul concetto di “sviluppo sostenibile”. Tale approccio che, apparentemente, è ormai universalmente riconosciuto, si differenzia però nell’azione politica in due interpretazioni dell’espressione non facilmente conciliabili.

Infatti per gli ambientalisti l’espressione deve essere interpretata in chiave di far sempre e comunque prevalere il “sostenibile”, mentre per i governanti e per l’industria, come anche fatti recenti in Italia hanno dimostrato, viene più considerato lo “”sviluppo” e quindi la difesa degli interessi economici.

È sempre più vitale che l’uomo e i pubblici poteri che egli contribuisce a determinare ed orientare, accedano, in modo sempre più convinto, al valore etico della tutela ambientale e della condivisione e compartecipazione responsabile delle risorse naturali.

L’umanità deve pensarsi non in termini di intenso e sistematico sfruttamento delle risorse, ma piuttosto di presenza armoniosa che garantisca, a tutto l’ecosistema, non una sopravvivenza rischiosa, ma un equilibrio attento agli interessi vitali di tutte le creature del pianeta.

Su questa prospettiva pesano in particolare gli interrogativi relativi alla possibilità che lo sviluppo dei Paesi emergenti sia conciliabile con la compatibilità ambientale e che i Paesi sviluppati riducano effettivamente l’impatto ambientale complessivo dei loro sistemi economici.

In questo contesto dobbiamo trovare risposte alle domande etiche nelle politiche ambientali.

Abbiamo bisogno di una “nuova” etica, o è sufficiente obbedire alle etiche tradizionali? Quali sono i fondamenti più appropriati per una nuova etica ambientale? Qual è il processo con cui possiamo ottenere politiche ambientali eque e un nuovo “contratto sociale globale” tra Paesi in via di sviluppo e Paesi industrializzati?

Matteo Montagner

[Immagini tratte da Google Immagini]

 

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